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Autore: bik90    05/11/2012    2 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinque anni dopo…
<< Miyuki, sei pronta? >> urlò Mai rivolta alla bambina mentre le preparava il pranzo << Forza che nonno è arrivato >>.
<< Eccomi mamma! >> rispose la figlia precipitandosi in cucina.
Afferrò il suo pranzo e stava per correre verso la porta di casa, quando la voce della madre la bloccò.
<< Non ti dimentichi niente, signorina? >>.
Miyuki si voltò sorridendo e tornò indietro. Diede un bacio sulla guancia della donna.
<< Ti voglio bene, mamma! >>.
<< Ti voglio bene! >> rispose Mai che ogni volta che ascoltava quelle parole dalla figlia, sentiva il cuore le si riempiva di gioia.
La porta di casa si chiuse e lei tornò a immergersi nelle sue faccende prima di recarsi al ristorante. La loro era una routine che non veniva mai spezzata. Casa, lavoro, servizi vari e ovviamente la piccola Miyuki che occupava perennemente il centro dei pensieri di entrambi i genitori. Lavò velocemente le stoviglie sporche e, mentre si asciugava le mani, si soffermò a guardare alcune foto che avevano sulle mensole. Con nostalgia ne osservò una che ritraeva Saori e Miyuki insieme quando frequentavano l’asilo insieme. Ora sua figlia andava in prima elementare mentre l’altra bambina era all’ultimo anno della scuola materna.
Natsuki…, pensò con una fitta al cuore.
Le capitava spesso di pensare all’amica da quando se n’era andata e, ogni volta, non poteva fare altro che tornare a quella mattina in cui l’aveva chiamata.
 
Era molto presto, l’alba era sorta da poco e lei dormiva nel letto con suo marito. Aveva sentito il cellulare vibrare visto che teneva inserita la modalità silenziosa e lo aveva cercato a tentoni sul comodino. Nel leggere il nome della mora sul display era sobbalzata e si era affrettata ad alzarsi. Il suo primo pensiero prima di attivare la conversazione era stato per Saori. Possibile che fosse successo qualcosa alla bambina?
<< Natsuki? >> aveva domandato leggermente preoccupata.
Per diversi secondi nessuno le aveva risposto, tanto d’aver creduto che fosse caduta la linea.
<< Mai… >> aveva sussurrato alla fine l’amica.
La rossa aveva compreso immediatamente che l’altra stava piangendo.
<< Natsuki, che è successo? Saori sta bene? >>.
<< Sì, lei sì >> le aveva detto la ventiseienne dagli occhi verdi << Io…io me ne sono andata… >>.
Per un attimo il cuore di Mai aveva smesso di battere.
<< Che diavolo vuol dire “me ne sono andata”? >> aveva chiesto alzando il volume della voce.
Dall’altra parte del telefono non si era sentito niente.
<< Natsuki, rispondi! >>.
La mora aveva esitato ma alla fine aveva ubbidito. Aveva pronunciato un’unica frase che era bastata e far gelare il sangue nelle vene della rossa. Mai si era dovuta sedere per cercare di non cadere e aveva fatto un respiro profondo. Stava per dire qualcosa, quando la telefonata era stata bruscamente chiusa. In preda all’ansia, aveva provato a richiamare. La prima volta il cellulare di Natsuki aveva suonato a vuoto, la seconda, invece, le era risultato spento.
Maledizione!, aveva esclamato silenziosamente gettando il cellulare il terra e prendendosi il volto con entrambe le mani.
Quella era stata l’ultima volta che l’aveva sentita.
 
Non aveva mai avuto il coraggio di confessare a Shizuru quella telefonata dell’amica, di dirle ciò che le aveva confessato e, forse anche per questo, i rapporti con le due famiglie si erano deteriorati. Shizuru non riusciva a capacitarsi del gesto di Natsuki, del fatto che l’avesse lasciata senza uno straccio di spiegazione, che avesse perfino abbandonato la figlia cui sembrava tanto affezionata. Lentamente aveva iniziato a chiudersi in se stessa e le loro visite erano diventate sempre più sporadiche fino a scomparire quasi del tutto. Dopotutto, Mai era amica di Natsuki e senza di lei la rossa non si sentiva più a suo agio in quella casa. I silenzi tra loro divennero imbarazzanti finché, in tacita intesa, diminuirono la loro frequentazione quella delle bambine. Anche Tate aveva preso male la scelta improvvisa della mora di scappare dalle sue responsabilità; lui, che era così attaccato alla propria figlia, non si capacitava di come si potesse scegliere deliberatamente di abbandonarlo. Sua moglie non gli aveva rivelato la verità, non l’aveva fatto con nessuno. Condannava senza mezzi termini quello che Natsuki aveva fatto soprattutto perché a pagarne le conseguenze sarebbero state Shizuru e Saori.
Natsuki, ma dove sei?, si chiese prendendosi qualche minuto per riflettere sulla sua amica, Saresti fiera della tua bambina, sai? È cresciuta così tanto in questi anni e ti somiglia moltissimo. Ogni volta che guardo i suoi occhi mi sembra di vedere i tuoi. Grandi, espressivi, dolci…delle volte ho l’impressione che riesca a leggere nella mente degli altri. Shizuru dedica anima e corpo alla bambina, non potevi affidarla a persona migliore; anche se…ci manchi, Natsuki. Mi manchi tantissimo.
Si alzò in piedi scuotendo la testa e afferrò con una mano un piatto pulito per riporlo a posto. Aprì lo stipetto e improvvisamente qualcuno suonò alla porta. Andò ad aprire convinta che fosse la solita vicina anziana che le chiedeva dello zucchero e, invece, quando si trovò davanti alla figura di una donna della sua stessa età, sobbalzò per la sorpresa. Il piatto le sfuggì di mano rompendosi mentre lei rimase per qualche istante immobile sulla soglia temendo che il cuore le si fermasse da un momento all’altro.
<< Ciao Mai >> disse la nuova arrivata abbozzando un timido sorriso.
<< Non ci posso credere! >> esclamò l’altra gettandole le braccia al collo per stringerla.
Chiuse gli occhi senza riuscire a reprimere le lacrime che iniziarono a rigarle il volto e temette che fosse la sua immaginazione a giocarle uno scherzo. Non sarebbe stata la prima volta, infatti, che la sua mente le facesse vedere cose che in realtà non erano accadute. Si ritrovò ancor prima di rendersene conto a stringere tra le dita il tessuto del suo giubbotto. Alzò gli occhi sul suo volto e sorrise. Non era scomparsa, era proprio lì davanti a lei. Era reale.
<< Sei tornata >>.
 
Shizuru controllò l’ora e sospirò. La riunione si stava protraendo e lei non sarebbe riuscita a liberarsi per le quattro. Si alzò in piedi e con molta grazia uscì dalla stanza chiedendo scusa per la telefonata che doveva fare. Andò nel suo ufficio e compose il numero della persona che stava cercando.
<< Izumi, ho un favore da chiederti >> disse non appena l’altra ebbe attivato la conversazione.
<< Shizuru-san, credevo che fosse in riunione a quest’ora >>.
<< Infatti >> rispose la trentatreenne appoggiandosi alla scrivania << So che ti ho dato il pomeriggio libero ma ho bisogno di te >>.
Un sorriso increspò le labbra dell’altra donna.
<< Shizuru-san può chiedermi qualunque cosa >> miagolò Izumi leccandosi le labbra.
<< Dovresti andare a prendere Saori a scuola. Esce alle quattro >>.
Cosa?, avrebbe voluto urlare la donna, Mi hai chiamata per fare da baby-sitter a quella piccola mocciosa?
<< Ma certo >> rispose con tono calmo << Mi metto subito in macchina >>.
<< Grazie, sapevo di poter contare su di te >> disse Shizuru << Saprò ricompensarti per questo piccolo favore >> aggiunse con una nota suadente.
 
Mai fissava alternativamente la tazza e tè che le aveva porto e la sua amica che era in silenzio. L’aveva portata al ristorante con sé e finalmente avevano terminato di servire i clienti. Ora, almeno fino ad ora di cena, avrebbero potuto avere un po’ di pace. La trentunenne non aveva voluto mangiare niente ma la rossa aveva insistito almeno per farle bere qualcosa. E invece Natsuki fissava il liquido ambrato senza toccarlo. Mai le accarezzò i capelli facendola sussultare e le sorrise mentre si sedeva accanto a lei. Era felice di vederla, di sapere che stava bene, di poterle finalmente parlare. Nell’osservarla si rese conto di quanto le fosse veramente mancata e di come non fosse poi cambiata così tanto. Si domandò cosa stesse pensando; aveva conservato quello sguardo freddo verso il mondo che rendeva impossibile decifrare le sue riflessioni. Avrebbe voluto farle moltissime domande sulla sua vita in quel periodo lontana da Tokyo, su dove fosse vissuta e cosa avesse fatto; eppure in quel momento tutti i suoi interrogativi avevano perso importanza. Lei era tornata, non riusciva a pensare ad altro. Dopo quello che aveva passato, aveva trovato la forza di superarlo. Sarebbe andato tutto bene, ne era sicura. Non le importava che Tate non avesse preso bene la notizia del suo ritorno; quando l’aveva vista al ristorante l’aveva a mala pena salutata con un cenno del capo, ma lui non sapeva, non conosceva cosa avesse spinto l’amica a comportarsi in quel modo. Aveva sempre pensato che Natsuki fosse una persona forte e il tempo che aveva impiegato a metabolizzare quello che le era relativamente poco secondo lei. Era fermamente convinta che l’altra donna fosse tornata per restare, ancora non sapeva di sbagliarsi. La mora si voltò impercettibilmente verso la cucina dalla quale provenivano voci di bambini e Mai le sorrise una seconda volta.
<< Tranquilla, Miyuki è una brava bambina >>.
A quelle parole, Natsuki arrossì.
<< E’…è cresciuta parecchio… >> constatò dandosi subito dopo della stupida.
Era ovvio che lo fosse! Sono trascorsi cinque anni Natsuki! Cinque!
<< Ti…ti somiglia…è molto…è molto carina… >>.
Gli occhi della rossa s’illuminarono per quel complimento.
<< Dici? Grazie >> rispose << Anche la tua ti somiglia moltissimo >>.
<< Davvero? >> esclamò la trentunenne dagli occhi verdi con curiosità sincera. Involontariamente sorrise sentendosi riempire d’orgoglio.
Mai guardò il grande orologio a parete e annuì. Sapeva che i bambini dell’asilo uscivano da scuola alle quattro ed erano le quattro meno un quarto. Le prese una mano stringendogliela.
<< Perché non vai a costatarlo tu di persona? >>.
 
Izumi Takako guidava diretta all’istituto scolastico con una leggera stizza. Oggi, che aveva ricevuto il pomeriggio libero, era stata incaricata di fare da baby-sitter a quella mocciosa della figlia di Shizuru-san finché quest’ultima non si fosse liberata. Com’è che si chiamava? Non se lo ricordava nemmeno. Quella bambina era odiosa, stava sempre attaccata alla gonna della madre e non la lasciava mai sola. Insopportabile soprattutto perché la trentatreenne pareva adorarla. Per fortuna si trattava di Shizuru Fujino. Dubitava che avrebbe sopportato la presenza ingombrate di un figlio se si fosse trattato di un’altra donna, di certo si sarebbe rifiutata di prenderla, e delle volte anche portarla, all’asilo. Sapeva che in questo modo si sarebbe ingraziata la madre della piccola che sapeva essere molto generosa nel suo modo di ricompensare. Si leccò involontariamente le labbra mentre ci pensava. Odiava profondamente quella bambina; se fosse stato per lei, l’avrebbe spedita in un qualche collegio lontano da Tokyo e soprattutto lontano da Shizuru-san.
Questo non è detto che accada, si disse frenando e incolonnandosi dietro un’utilitaria.
Gettò una veloce occhiata allo specchietto retrovisore e si sorrise. Il suo rapporto con la donna non era solo lavorativo, erano quattro anni che erano fidanzate e che lei le faceva da segretaria. Fin da quando l’aveva vista la prima volta, aveva capito che sarebbe stata sua. Non si sarebbe fatta scappare quella donna di abbagliante bellezza. Il fatto che fosse madre era solo un piccolo ostacolo. Era sicura di essere entrata nel cuore della trentatreenne ma non fino al punto da suggerirle come comportarsi nell’educazione della figlia. Uno dei suoi obiettivi, però, era spedirla il più lontano possibile così da avere il cento per cento dell’attenzione della donna. Sin da bambina era sempre stata considerata viziata ed egoista, abituata ad ottenere tutto quello che voleva e crescendo le cose non erano cambiate. Adesso, che aveva venticinque anni, lavorava e meditava per liberarsi di quella mocciosa. Strinse con forza il volante mentre ripartiva nel ripensare a quando le aveva confidato che quella non era sua figlia naturale. Poco ci era mancato che le urlasse di spedirla a quella donna che aveva avuto la brillante idea di mollarle la poppante. Che insulsa donna doveva essere Natsuki Kuga, la precedente compagna di Shizuru-san. La cosa che trovava più assurda era che la trentatreenne pareva essere stata davvero innamorata di lei tanto da chiederle di darle un figlio. Da una parte era lieta che ciò fosse già avvenuto; almeno la donna non le avrebbe chiesto di farlo lei, anche se l’idea di essere al secondo posto non le andava a genio. Doveva riuscirci, non avrebbe fallito. Shizuru-san sarebbe stata solo sua.
Passò davanti ad un negozio di Chanel dove era solita vestirsi. Quello sarebbe stato il primo che avrebbe visitato se non avesse avuto quel contrattempo. Sospirò mentre osservava la vetrina e ad un tratto vide una macchina uscire dal parcheggio e lasciare il posto vuoto. Rallentò lentamente mentre guardava l’ora. Magari avrebbe potuto chiedere solamente se erano arrivato qualcosa di nuovo. Quanto avrebbe potuto impiegare? Non molto. Decise in fretta. Si parcheggiò velocemente e uscì dall’auto inserendo la sicura. Si voltò verso la vetrina e sorrise radiosa.
 
Natsuki osservava nervosamente il portone dal quale dovevano uscire i bambini al suono della campanella. Non sapeva nemmeno lei perché era lì, Saori sicuramente non l’avrebbe riconosciuta e non le si sarebbe avvicinata. Eppure il desiderio di vederla era stato così forte da non riuscire a tenerlo a bada. Le parole di Mai le avevano fatto sentire una piacevole sensazione all’altezza dello stomaco. Sua figlia….le somigliava. Incredibile. Le somigliava. Non poteva non sorridere nel ripensare a ciò che l’amica le aveva detto. Prima di recarsi fuori la scuola, la rossa le aveva raccontato qualcosa della sua bambina come se non fosse sparita per cinque anni ma fosse stata semplicemente via per questioni di lavoro. Una morsa gelata l’avvolse per qualche istante mentre ripensava a come la sua vita era cambiata cinque anni prima. Mai non aveva mai mostrato rabbia o odio nei suoi confronti; si vedeva chiaramente da come i suoi occhi fossero luminosi dalla gioia per averla rivista. Era sinceramente contenta che fosse tornata. Non poteva di certo dire la stessa cosa di Tate, ma d’altronde che si aspettava? Che le saltasse al collo felice del suo ritorno? Solo con l’amica si era confidata perché sapeva che non ne avrebbe parlato con nessuno. Non avrebbe sopportato sguardi di pena nei suoi confronti soprattutto per quello che le era accaduto dopo. Preferiva essere odiata. Si morse il labbro inferiore gettando l’ennesima occhiata al suo orologio da polso. Ancora qualche minuto. Guardò l’edificio scolastico e un lieve sorriso le increspò le labbra. L’istituto che Shizuru aveva scelto per la bambina era uno dei migliori e più costosi in tutta Tokyo. Comprendeva asilo, elementari, medie e superiori in modo che i ragazzi crescessero in un ambiente famigliare senza subire il trauma dei cambiamenti. In questo modo si assicurava anche un rapporto più intimo con i singoli studenti. Era esattamente la scuola che la trentatreenne aveva reputato ottima e non poteva darle torto.
Shizuru…, pensò con una nota malinconica, …ti ho pensata così tanto in questi anni. Spero che tu non abbia creduto che ti abbia dimenticato. Una cosa del genere non potrebbe mai accadere, mai. Nemmeno quando l’inferno mi ha inghiottita è successa.
Improvvisamente pensò che la donna sarebbe andata a prendere la figlia. Questo significava che l’avrebbe vista, anche solo di sfuggita ma sarebbe successo. Prima non si era soffermata molto su questo punto, adesso era terrorizzata dall’idea che poteva accadere. Si guardò in giro senza vederla. Non doveva essere ancora arrivata. Il suono della campanella le fece capire che il momento era arrivato. Involontariamente si avvicinò al cancello di ferro battuto afferrando due sbarre con entrambe le mani e vi poggiò sopra la fronte. Sentì i genitori che attendevano i propri figli fare lo stesso e nel momento in cui uscirono iniziare a chiamarli. Il cuore prese a batterle forte nel petto per l’emozione. Stava per vederla. Comprese immediatamente chi fosse Saori e il fatto d’averlo capito senza problemi la fece sorridere. Rise sottovoce e dovette trattenersi dal piangere. La bambina avanzava tra i compagni in modo calmo, senza urlare come facevano gli altri e senza correre, vestita in modo impeccabile nella sua divisa scolastica. Aveva i capelli lunghi e sciolti, lo zainetto sulle spalle e in una mano stringeva un disegno. Si guardò intorno cercando la madre e alla fine incontrò gli occhi di Natsuki. La donna tremò e le nocche delle dita le divennero bianche per quanto stava stringendo le sbarre. Mai aveva ragione, solo un cieco avrebbe detto che non le somigliava. Inaspettatamente la piccola le sorrise come se la conoscesse da sempre e prese a camminare nella sua direzione. Ad ogni passo che faceva, la trentunenne non sapeva se urlare dalla gioia o scappare il più lontano possibile. Era meravigliosa.
<< Ciao >> disse Saori come se la conoscesse da sempre << Tu sei l’amica della mamma, vero? >>.
L’amica della mamma?, si domandò Natsuki, Shizuru le ha parlato di me?
Si chinò per arrivare alla sua altezza e allungò una mano per sfiorarle il viso. S’impose di non tremare ma la bambina sembrò non farci caso.
<< Sì >> rispose infine inghiottendo l’emozione che provava << Io…io sono un’amica della mamma. Mi chiamo Natsuki >>.
<< Io sono Saori Fujino >> affermò la piccola facendo un leggero inchino.
Incredibile, Shizuru le aveva dato un’educazione non indifferente. La mora rimase sorpresa da quel gesto ma si affrettò a sorriderle. Le accarezzò nuovamente la guancia beandosi di quel contatto.
<< Ciao Saori. Sei davvero una bambina bellissima >>.
<< Grazie Natsuki >> rispose Saori con un sorriso senza inserire nessun suffisso << Sei venuta a prendermi? >>.
A quella domanda, la donna si guardò intorno notando che Shizuru non era arrivata. Ma che fine aveva fatto? Come poteva lasciare la loro bambina di soli cinque anni ad aspettare fuori la scuola da sola? Tornò a fissare il volto perfetto di Saori e le sorrise decidendo in fretta.
<< Sì >> disse << Andiamo >>.
 
Izumi aveva parcheggiato in fretta di fronte alla scuola.
Merda, si ripeteva scendendo di corsa, Merda! Ho fatto tardi. Se quella mocciosa fa la spia con Shizuru-san è la fine.
Si guardò intorno notando che non c’era più nessuno e si alzò velocemente la manica del giubbotto per controllare l’ora. Aveva tardato di dieci minuti circa.
Ma dove cazzo è?, si domandò avanzando verso il portone principale.
<< Chiedo scusa >> disse fermando la prima persona che stava uscendo << Sono terribilmente dispiaciuta per il mio ritardo ma ho avuto un imprevisto, può dirmi dov’è Saori Fujino? È all’ultimo anno d’asilo, la classe dovrebbe essere la A. Ho qui una delega da parte della madre se ci fossero dei problemi >>.
L’insegnante la guardò leggermente sorpresa.
<< Non c’è più nessun bambino a scuola >> disse.
<< Cosa? >> esclamò Izumi sentendosi il modo crollare addosso << Non è possibile, si starà sicuramente sbagliando >>.
Per un attimo l’altra donna rimase immobile; poi tornò indietro. La venticinquenne le andò dietro sentendo l’ansia assalirla. E ora dove diavolo si era cacciata? Vide la maestra chiedere informazioni al bidello che scosse il capo limitandosi a ripetere quello che anche lei aveva riferito a Izumi.
<< Lei è sicura che la bambina non sia andata via con qualcun altro che è venuto a prenderla? >>.
Qualcun altro? E chi?, avrebbe voluto urlare la ragazza, Oh merda!
Scosse il capo cercando di rimanere calma. Shizuru sarebbe andata su tutte le furie se non avesse ritrovato la mocciosa.
<< Io l’ho vista allontanarsi con una donna, credevo fosse sua madre >> s’intromise l’uomo che aveva compreso di quale bambina stessero parlando.
<< Una donna? >> ripeté Izumi << Impossibile, sua madre è al lavoro >>.
Perfetto, ci mancava solo la maniaca adesso.
<< Sì, sono andate via insieme >>.
<< Credo che a questo punto occorra chiamare la signora Fujino >>.
Fantastico, pensò la venticinquenne prendendo il cellulare dalla tasca e prevedendo una terribile tempesta, Shizuru-san mi sbranerà viva se non le ritrovo quella dannata bambina.
Compose il numero della compagna e non dovette attendere a lungo prima di sentire la sua voce. La immaginò nel suo ufficio seduta dietro la scrivania con le gambe accavallate e, nonostante la critica situazione, un brivido la scosse.
<< Shizuru-san >> disse senza lasciarla parlare << Ho un problema >>.
  
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