Anime & Manga > My HiME - My Otome
Segui la storia  |       
Autore: bik90    01/11/2012    2 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yukino osservava nervosamente il suo caffè che aveva ordinato al bar dell’aeroporto. Gettò una veloce occhiata al display che segnalava l’ora e si morse il labbro inferiore.
<< C’è qualche problema signorina? >> le domandò l’uomo che l’aveva servita.
La ventiseienne si affrettò a scuotere il capo con un mezzo sorriso e si allontanò senza nemmeno aver toccato la tazzina. Era così nervosa che credeva si sarebbe messa a gridare. Fece un respiro profondo e si appoggiò al vetro dell’ampia vetrata che mostrava un cielo grigio e uggioso.
Forse pioverà, pensò con un velo di malinconia, Ma io non sarò più qui.
Fece qualche passò verso una sedia libera bloccandosi a metà strada quando l’altoparlante annunciò il suo volo. Prese il cellulare dalla borsa e controllò se c’erano chiamate perse. Nessuna. Quasi con rabbia lo rimise e s’incamminò verso il gate.
Ti prego chiamami, ti prego chiamami, ti prego chiamami, continuava a ripetersi mentre avanzava.
Possibile che non contasse più niente? Quel silenzio che si portava dentro minacciava di farla impazzire. S’accorse di aver stresso con forza la sua carta d’imbarco e la donna che gliela controllò le lanciò un’occhiata poco gentile. Yukino provò a sorridere in segno di scusa mentre si sistemava gli occhiali ma non ci riuscì bene. Si mise in fila insieme ad altra gente che chiacchierava tra loro con allegria e sospirò.
Dove sei Haruka?
 
Anche quella mattina, come tutte, Youko si alzò presto. Si stiracchiò mentre era ancora nel letto e la prima cosa che fece fu mettere la caffettiera sul fuoco. Si massaggiò il collo dal quale sentiva provenire un leggero dolore e sbadigliò. Guardò l’orologio a parete e per un attimo pensò alla sua amica Midori. Lo faceva spesso, soprattutto da quando la donna le aveva comunicato di essere incinta e successivamente di aver partorito. Abbassò gli occhi sulle varie foto che le aveva mandato del suo bambino e le venne da sorridere. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe riuscita a mettere la testa a posto e a diventare addirittura mamma? Si passò una mano tra i corti capelli scuri mentre osservava i grandi occhi di Yoshiki che fissavano l’obiettivo con uno sguardo curioso. Era davvero un bel bimbo. Da quando Midori aveva iniziato a seguire l’uomo della sua vita, il professore che la portava con sé tra i vari scavi sparsi nel modo, era tornata a Tokyo sempre di meno e con la gravidanza si era trasferiti in modo definitivo in Egitto. Si sentivano abbastanza spesso ma non era, ovviamente, la stessa cosa. Doveva ammettere che le mancava quella ragazza esuberante e spiritosa capace di non dormire per giorni se c’era qualcosa che prima doveva fare. Sempre piena d’energia, sorridente e spiritosa; così la ricordava e sapeva che, se fosse rimasta così, suo figlio sarebbe cresciuto in maniera eccellente. L’unica cosa che all’inizio la preoccupava era il compagno che Midori si era scelta. Non lo conosceva e quindi non si era mai permessa di esprimere un qualunque tipo di giudizio ma non si era voluto sposare con l’amica nemmeno dopo aver scoperto che sarebbe diventato papà. Scosse il capo. La trentaquattrenne non era certo una sciocca, sicuramente aveva ponderato attentamente la situazione prima di decidere di avere un bambino. Si versò il caffè pronto e si sedette per fare colazione. Stava per portarsi la tazza alle labbra quando qualcuno bussò alla sua porta. Si alzò quasi di scatto domandandosi chi potesse essere. Abitava all’ultimo piano di una tranquilla palazzina e, tranne le riunioni di condominio, gli altri inquilini erano persone che si facevano gli affari propri. Raramente qualcuno aveva bussato alla sua porta per chiederle qualcosa. Sperò che, chiunque fosse, non le facesse perdere troppo tempo. Tra una mezz’ora doveva scendere per recarsi a scuola. Sbirciò dall’occhio magico ma la persona dietro la porta era avvolta da un lungo mantello scuro e aveva il volto nella penombra del cappuccio. Ingoiò un groppo di saliva.
<< Chi è? >> domandò cercando di apparire tranquilla.
<< Io >>.
Quella voce…possibile che fosse proprio lei? Con mano tremante si affrettò ad aprire.
<< Midori? >> disse con voce incerta << Sei davvero… >>.
<< Ciao Youko! >> esclamò la rossa entrando e allungando le braccia per poterla abbracciare << Sono così contenta di vederti! >>.
<< Che cosa… >> chiese l’altra donna arretrando leggermente ma senza riuscire a non sorridere per quella visita.
Midori si tolse il mantello di dosso lasciandolo cadere per terra e solo in quel momento Youko poté vedere il marsupio nel quale dormiva beatamente il bambino nonostante le urla della madre.
<< Yoshiki? >> disse la rossa << Ehi Yoshiki, su svegliati! Guarda dove ti ho portato >>.
Il bambino aprì gli occhi e si guardò intorno ancora assonnato. Sbadigliò come se tutto quello che osservava non gli interessasse e alla fine posò i suoi grandi occhi scuri sulla dottoressa. La donna sentì il cuore riempirsi di un calore che mai aveva sperimentato e tutte le domande che aveva da porgere all’amica per il suo arrivo improvviso svanirono.
<< Ciao Yoshi-chan >> disse avvicinandosi sorridendo.
Nel sentirsi chiamare in modo così affettuoso Yoshiki sorrise a sua volta e allungò le braccia verso di lei.
<< Oh, ti è bastato un saluto per farti crollare! >> affermò Midori in tono divertito << Sei proprio un maschio! >>.
Youko le chiese il permesso di prenderlo e, quando l’ebbe ricevuto, sollevò il bambino stringendolo contro di lei. Gli diede un bacio sulla guancia paffuta e respiro il suo odore. Nella sua vita aveva visto parecchi bambini anche più piccoli ma lui era speciale, era il figlio della sua migliore amica. Lo tenne in braccio per un po’ cullandolo e camminando avanti e indietro per la casa. Ogni tanto gli sussurrava qualcosa di gentile e gli sorrideva. Midori intanto si era seduta e aveva iniziato a sgranocchiare biscotti.
<< Certo che potevi anche dirmelo che saresti arrivata! >> esclamò la dottoressa mettendosi seduta di fronte all’altra.
La rossa si grattò la testa sorridendo e socchiudendo leggermente gli occhi.
<< Sai, è stata una cosa improvvisa >>.
<< Tutto bene? >> chiese Youko notando immediatamente il disagio in quelle poche parole pronunciate.
<< Ma sì, certo! >> rispose Midori prendendo un altro biscotto.
<< Sei sicura? Dov’è Yuudai-san? >>.
La rossa chinò lo sguardò a quella domanda.
<< Lui…lui non c’è. Ha ottenuto un lavoro per un anno in Islanda >>.
Per diversi minuti nessuna delle due parlò comprendendo cosa significava. La donna dai corti capelli scuri ebbe una fitta al cuore e le sue labbra s’incresparono in un sorriso triste. Sicuramente Midori avrebbe voluto seguirlo ma si rendeva anche conto che con un bambino così piccolo la cosa migliore da fare era avere un minimo di stabilità. Allungò una mano verso l’amica stringendogliela.
<< Io non…non sapevo cosa fare e così… >>.
<< La mia porta è sempre aperta per te e tuo figlio. Hai fatto bene a venire qui >>.
La rossa le sorrise.
<< Grazie >>.
 
Prese il cellulare in mano, lo fissò per un momento e poi tornò a posarlo sulla scrivania. Aveva già chiamato tre volte, non poteva farlo di nuovo. Eppure… Lo riprese in mano, tolse il blocco tasti e cercò tra le ultime chiamate il suo numero. Era il primo della lista. Guardò l’ora. La riunione sarebbe terminata tra pochi minuti, forse un quarto d’ora. Shizuru odiava essere interrotta mentre illustrava ai soci l’andamento stagionale delle loro quote azionarie e le innovazioni da immettere sul mercato a meno che non fosse veramente importante. A quel pensiero arrossì leggermente e prese a dondolarsi con la sedia.
<< Natsuki, quante volte ti ho detto di non farlo? Potresti farti male >>.
Il suono improvviso della sua voce per poco non le fece perdere l’equilibrio. Si voltò verso la porta arrossendo ancor più di prima.
<< Shizuru! >> esclamò vedendola avanzare col passeggino << Come mai sei già qui? >>.
Si alzò in piedi per avvicinarsi alla bambina che dormiva.
<< La mia riunione è finita prima del previsto e abbiamo pensato di passare a trovarti. Ricordo che non avevi impegni pe ora di pranzo >>.
Natsuki si chinò sulle ginocchia e sorrise mentre con un dito accarezzava la manina chiusa a pugno di Saori. Guardò fuori dall’ampia vetrata e tornò a fissare la sua compagna e la piccola.
<< Non credi di esserti vestita troppo leggera oggi? >> le domandò notando il completo elegante che indossava Shizuru << Non vedi che fuori è nuvoloso? >>.
La ventottenne le rivolse un ampio sorriso e si trattenne dal ridere.
<< Mi piace quando fai la gelosa >> rispose posando la giacca su una sedia vuota.
<< Gelosa io? Non è assolutamente così. Lo dico per te e ovviamente per Saori. Non vorrei che si ammalasse >>.
<< Ma come siamo premurose >> constatò Shizuru spingendola verso il divano << Sai Natsuki, sto pensando di prendermi una segretaria. Così prenderà lei tutte le chiamate che vuoi farmi mentre io sono impegnata >>.
<< Assolutamente no! >> disse la mora.
La sua compagna le si sedette a cavalcioni sulle gambe senza smettere di sorridere.
<< Perché no? >> chiese con aria innocente << E’ una grande utilità >>.
<< Ho detto di no e quindi è no >> ribatté ferma sulla sua posizione l’altra << Al massimo puoi avere un segretario >>.
Shizuru scoppiò in una sonora risata e si prese il rimprovero di Natsuki sull’elevato volume della sua voce. L’attimo dopo la baciò stringendola contro il suo corpo. Adorava sentire la sua gelosia palese, il desiderio di possessione nei suoi confronti, il suo corpo che fremeva quando lo toccava. La amava tantissimo.
<< Perché non una segretaria? >> ripeté maliziosamente.
<< E me lo chiedi anche? >>.
La donna si tirò su leggermente la gonna per essere più comoda e tornò a sedersi iniziando a muovere lentamente il bacino. Con le mani sollevò la maglia della mora arrivando subito al seno. Lo mordicchiò inebriandosi dell’odore della sua pelle. Natsuki poteva sentire la biancheria intima della sua compagna strusciarsi contro il suo ginocchio e diventare umida. Ansimò iniziando ad eccitarsi.
<< Shizuru… >> mormorò gettando un’occhiata al passeggino << …non…non possiamo…Saori... >>.
La ventottenne la baciò nuovamente per impedirle di continuare.
<< Dovrai essere molto silenziosa allora >> le sussurrò in un orecchio prima di leccarglielo mentre le apriva la cerniera del jeans << Non vogliamo svegliare la nostra bimba, vero? >>.
Natsuki si portò il dorso della mano sulla bocca per impedirsi di gemere e lo morse. Sentiva le dita di Shizuru insinuarsi con movimenti leggeri e precisi sotto il suo intimo senza smettere di muoversi. Ormai erano entrambe eccitate. La mora afferrò con entrambe le mani i suoi glutei stringendoli e avvicinandoli a lei. Questa volta toccò a Shizuru gemere mentre l’altra sorrideva e infilava una mano sotto la gonna.
<< Shizuru, fa silenzio >> disse la ventiseienne con una nota divertita nella voce senza fermarsi << Non vogliamo svegliare la nostra bimba, vero? >>.
A quelle parole la più grande sorrise e la baciò con trasporto prima di iniziare ad ansimare nella sua bocca.
 
Si accorse che era sera quando qualcuno bussò alla porta del suo studio. Si stiracchiò leggermente spegnendo il computer e andò ad aprire. Rimase sorpresa nel vedere il portiere sulla soglia.
<< Shogo? >> domandò inarcando il sopracciglio.
<< Signorina Kuga, buonasera >> salutò cordialmente l’uomo con un mezzo sorriso << Sto informando tutti i condomini che c’è stato un black out nel quartiere. Mi sono già informato ed entro domani dovrebbe venire qualcuno ad aggiustare >>.
Natsuki si voltò appena e solo in quel momento si rese conto che fuori, sulla strada, era buio pesto.
<< Le consiglio di affrettarsi a tornare a casa >> continuò cordialmente Shogo.
<< Grazie Shogo, raccolgo le mie cose e volo via! >>.
Si salutarono e dopo nemmeno dieci minuti, la mora scendeva diretta verso la sua moto. Uscì dal palazzo guardando prima a destra e poi a sinistra prima di attraversare la strada. Da quando l’altra palazzina era in fase di ristrutturazione, la mattina non si trovava un posto neanche a pagarlo oro. Sospirò sperando che si muovessero. Erano mesi ormai che erano in quella situazione. Camminò velocemente sul marciapiede iniziando a intravedere la sua Ducati. Per fortuna non pioveva e non aveva piovuto per niente durante il pomeriggio. Dopo la visita di Shizuru nel suo studio, aveva pregato la donna di tornare a casa con la bambina temendo che potesse raffreddarsi. Niente passeggiata al parco, niente shopping, niente di niente; solo divano, un bicchiere di vino e un buon libro mentre l’attendeva. Passò davanti al cantiere senza soffermarsi a controllare come stessero procedendo i lavori. Shogo le aveva riferito che avrebbero cambiato colore della facciata a favore di una tinta neutra. Scosse il capo, queste cose non l’avevano mai interessata. Era talmente assorta nei suoi pensieri da non notare un movimento alle sue spalle. Quando si accorse dell’uomo che l’aveva afferrata con forza, era già per terra.
<< Ehi, tu! Lasciami! >> urlò con poca grazia cercando di liberare i polsi dalla sua presa.
L’uomo la fissò in silenzio e Natsuki tremò di paura.
<< Ti ho detto di lasciarmi! >>.
Alla poca luce delle stelle riuscì a vederlo discretamente bene. Non era giapponese, lo capì immediatamente. Alto, muscoloso, capelli biondi tendenti al bianco e un paio d’occhi azzurri da mozzare il fiato. Se si fosse trovata in un’altra situazione probabilmente avrebbe fatto un commento positivo sui suoi iridi. Provò a rialzarsi ma l’uomo le era salito a cavalcioni sul corpo per impedirle di muoversi.
<< Se non lo fai entro due secondi, mi metto a urlare! >>.
A quelle parole, l’assalitore si guardò intorno per un solo attimo come se si stesse assicurando che non ci fosse nessuno e sorrise. Si chinò sul suo volto facendo strusciare la sua guancia ispida per la barba contro quella liscia della donna. La mora riconobbe immediatamente l’odore dell’alcool. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo provando per l’ennesima volta a rialzarsi.
<< Brutta merda, ti ho detto di lasciarmi andare! Adesso! >>.
L’uomo sembrava non essere spaventato dalle sue grida e dal suo modo di trattarlo. Era forte, abituato ai lavori pesanti e per nulla spaventato dalla fatica. Le sorrise nuovamente mentre le bloccava i polsi con una sola mano. Con quella libera scese velocemente verso il jeans e glielo sbottonò.
Oh no, no, no!, pensò con terrore, No, no! Non voglio!
Iniziò a divincolarsi ma fu tutto inutile. La presa sulle sue mani non accennava a diminuire. Nonostante lei non si fosse mai considerata una donna debole, quell’uomo era nettamente superiore a lei. Non sarebbe riuscita a sopraffarlo. Iniziò a piangere ancor prima di rendersene veramente conto. Sentì la cintura dell’aggressore aprirsi e il tessuto del pantalone strusciare contro le sue gambe mentre scendeva. Incrociò il suo sguardo e quegli occhi così glaciali la fecero tremare. Sentì un senso di nausea farsi strada dentro di lei. Avrebbe voluto vomitare. Chiuse gli occhi non riuscendo a sopportare quello che sarebbe accaduto. Il colpo della penetrazione che le arrivò fu brusco e privo di qualunque calore. Natsuki sobbalzò senza smettere di piangere e gemette di dolore ad ogni spinta che sentiva. Quando finalmente lo sconosciuto venne dentro di lei, si alzò e se ne andò senza mai voltarsi indietro. La mora singhiozzò immobile per diversi secondi prima di trovare la forza di mettersi seduta. Appoggiò la schiena contro la ruota di una macchina parcheggiata lì e finalmente vomitò provando un senso di sollievo. Si accorse di tremare mentre si puliva col dorso della mano. In fretta si chiuse il jeans dopo essersi sistemata lo slip e si prese le gambe raggomitolandosi in posizione fetale.
 
Mai stava finendo di mettere a posto una delle due sale del ristorante. Si asciugò la fronte e si appoggiò stanca al bastone col quale stava lavando. Guardò l’ora e pensò che era molto fortunata ad avere dei suoceri che si prendevano cura della bambina mentre lei e Tate lavoravano.
<< Io ho finito di là >> disse l’uomo mettendosi lo straccio che aveva usato per asciugarsi le mani sulla spalla destra.
La rossa annuì asciugandosi il sudore.
<< Anch’io >> commentò gettando un’occhiata all’intera grandezza del ristorante.
<< Andiamo a casa? >>.
La ventiseienne annuì nuovamente.
<< Allora poso queste casse vuote sul retro e andiamo >>.
Senza aspettare una risposta da parte della moglie, si avviò lasciandola sola. Mai s’infilò il giubbotto e tirò su la zip mentre apriva la porta principale e aspettava sulla soglia. Fece un sospiro e sorrise pensando che presto sarebbe tornata dalla sua Miyuki. Quella bambina aveva il potere di farle dimenticare la stanchezza e i problemi che avevano al ristorante. Non era facile per loro ma erano contenti dell’impresa nella quale avevano deciso di imbarcarsi. Lei e suo fratello erano sempre stati bravi a cucinare fin dal liceo e, una volta terminato, la cosa più ovvia le era parsa aprire un’attività tutta loro. Akira e Tate li avevano supportati e si erano mostrati favorevoli ad una società a quattro mani nonostante gli interessi divergenti dei due cognati. Il grande aiuto l’avevano ricevuto dai genitori del marito che avevano permesso loro di aprire un mutuo con la banca e che giornalmente si occupavano della figlia. Senza di loro non sarebbe stato possibile. Tate le circondò con le braccia il bacino dandole un leggero bacio sulla guancia.
<< Pronta? >> le chiese anche se sapeva già la risposta.
Chiusero il ristorante e si avviarono verso la macchina. L’avevano acquistata qualche mese dopo il matrimonio, nessuno dei due poteva più andare avanti solo con la bicicletta. Misero le cinture di sicurezza e Tate guidò verso casa del padre e della madre. Il tragitto era breve ma Mai era talmente stanca che si appisolò quasi subito.
<< Vuoi che salga solo io? >> le domandò una volta che ebbe parcheggiato a pochi metri dalla palazzina scuotendola leggermente.
La moglie gli sorrise dopo aver aperto gli occhi e scosse il capo aprendo lo sportello. Come di ruotine, i suoceri erano entrambi svegli. Il signor Takeshi era in poltrona quando entrarono mentre la moglie era in piedi. Spense la televisione tenuta con volume minimo e li salutò entrambi.
<< Finita anche questa giornata? >> chiese in tono ironico l’uomo alzandosi.
Mai sorrise e Tate annuì.
<< Finita. Miyuki? >>.
<< E’ in cameretta, indossa già il pigiama >> rispose la madre << Fa attenzione a non svegliarla Tate >> aggiunse notando il ventiseienne muoversi.
<< Ha fatto la brava? >> domandò Mai con ogni volta.
Michiko annuì. Sua nuora era molto premurosa con la bambina, forse anche perché non la vedeva spesso come avrebbe voluto. Tate, intanto, aveva aperto senza fare rumore, la porta della camera. Sua figlia dormiva nel lettino circondata dai cuscini per evitare che potesse farsi male nel muoversi. Le si avvicinò sentendosi l’uomo più fortunato del mondo per quel dono che gli era stato fatto. la sollevò cercando di non svegliarla e si inebriò dell’odore che mandava quel corpicino.
<< Mamma… >> mormorò la piccola aprendo gli occhi.
L’uomo sorrise dandole un bacio.
<< Sono papà, adesso andiamo da mamma >> le disse semplicemente.
Non appena Mai la vide, le accarezzò i capelli baciandole la piccola mano stretta a pugno.
<< Ci vediamo domani, grazie di tutto >> sussurrarono i due coniugi dirigendosi verso la porta d’ingresso.
<< Buonanotte >> rispose Michiko prima di chiudere.
<< Non so cosa farei se non ci fossero i tuoi >> affermò Mai dopo che il marito ebbe sistemato la bambina nel suo seggiolino.
Tate le sorrise accarezzandole una guancia prima di mettere in moto. Con molti sacrifici, stava andando tutto bene.
 
Infilò la chiave nella serratura facendo attenzione a non fare rumore. Era tardissimo, non sapeva bene che ora fosse. Subito dopo l’aggressione non se l’era sentita di tornare a casa ed era rimasta ferma, aspettando di sentirsi meglio. Ma quella sensazione non era arrivata; anzi, più il tempo passava e più il disprezzo per se stessa aumentava.  Aveva mandato un messaggio a Shizuru senza dilungarsi molto su quello sul motivo che la spingeva a fare tardi. Subito dopo aveva spento il cellulare e aveva vomitato ancora. Non era possibile che fosse capitato proprio a lei! Stava andando tutto così bene, finalmente erano una famiglia ed erano felici.
Perché?, si domandava in continuazione senza trovare una risposta.
L’unica cosa certa era che non riusciva a non provare disgusto.
Si recò in bagno gettando con rabbia gli indumenti che indossava per terra e mise a correre l’acqua. S’infilò sotto la doccia cercando di smettere di tremare. L’acqua calda che bagnò il suo corpo non riuscì a farle provare sollievo. Si sentiva sporca nonostante lo sfregare continuo della spugna sulla sua pelle. Il bagnoschiuma mandava un aroma gradevole in tutta la stanza eppure lei sembrava non sentirlo. Si appoggiò al vetro della cabina e scoppiò in lacrime per l’ennesima volta. Un uomo, uno sconosciuto l’aveva…non riusciva nemmeno a pronunciare quelle parole, il solo pensiero le faceva provare il desiderio di scomparire il più lontano possibile. Si guardò il corpo nudo soffermandosi sul lividi che lentamente stavano comparendo sulla sua candida pelle. Era orrendo, cosa avrebbe raccontato a Shizuru? Come avrebbe potuto guardarla negli occhi con la consapevolezza di quello che le era successo? E la sua compagna come avrebbe reagito? Sarebbe riuscita ad amarla lo stesso o avrebbe provato la stessa ripugnanza che sentiva lei per se stessa? Le sarebbe rimasta accanto per pietà? No, non era quello che voleva.
E io invece?, si domandò improvvisamente la mora chiudendo gli occhi per un secondo, Come farò a guardarla negli occhi, a sorriderle, a dirle che va tutto bene? Come? Con quale coraggio potrò farlo?
Lentamente scivolò per terra provando freddo. Non era una sensazione fisica; era una morsa gelata che le aveva afferrato lo stomaco e il cuore, che minacciava di non farla respirare. Osservò la punta dei piedi come se non si riconoscesse e alla fine si alzò in piedi chiudendo il telefono della doccia. Si fissò allo specchio non riuscendo a riconoscersi. Improvvisamente sentì la voce di Shizuru chiamarla. Si affacciò nella loro stanza e sorrise appena anche se non poteva vederla.
<< Tutto a posto? >> le domandò la ventottenne senza accendere la lampadina << Che ore sono? >>.
<< E’ molto tardi, mi spiace averti svegliato >>.
Shizuru sbadigliò.
<< Dai, sbrigati >>.
Natsuki si vestì velocemente.
<< Vado a vedere Saori >> sussurrò trattenendo a stento le lacrime.
<< Dorme, Natsuki >> mormorò l’altra con voce impastata di sonno.
<< Ci…ci metto un attimo >>.
Uscì dalla camera da letto per dirigersi in quella attigua della bambina. entrò senza fare rumore e si avvicinò al lettino dove la figlia dormiva placidamente. Nel vederla così tranquilla e serena, una lacrima le rigò la guancia.
<< Ciao… >> sussurrò sentendo il labbro inferiore tremarle << …ciao Saori… >> con una mano le accarezzò la pelle trovandola incredibilmente morbida << Lo sai piccola? Da quando sei arrivata la mia vita non è stata più la stessa. Ancora prima di nascere mi ha stravolto. Sentirti crescere dentro di me è stata una sensazione unica, speciale, meravigliosa. Ti amavo ancora prima di vederti. Ho cercato di essere una brava madre per te, sperando che tu potessi vedere solo il lato positivo di me stessa perché io non sono sempre stata una brava persona. Quando ero un’adolescente, ho fatto delle cose brutte ma poi ho conosciuto mamma Shizuru e mi ha salvata. È tutto merito suo se tu sei qui, sai? Lei è sempre stata la mia forza, la mia luce, la mia vita. Non oso immaginare cosa sarei diventata se non l’avessi incontrata sulla mia strada >> sorrise per un attimo prima di tornare a parlare << La mamma ti vuole bene, Saori. Sei una bambina speciale, questo devi averlo sempre presente. Sono sicura che Shizuru farà un ottimo lavoro con te, lei ti adora e ti crescerà nel modo giusto. Io… >> scoppiò a piangere non riuscendo a trattenersi << …mi dispiace tanto piccola. Vorrei restare con te, vorrei vederti crescere ma…non posso. Non ci riesco, Saori. Non potrò essere più una brava mamma dopo quello che mi è successo. È complicato, troppo complicato. Sarai felice lo stesso, lo so. È questa sicurezza che mi spinge a farlo e anche se non sarò fisicamente con te nel tuo piccolo cuoricino ci sarà sempre un angolino destinato a me. Non ti dimenticherò mai, bambina mia >>.
Si chinò per baciala e cercò di non svegliarla. Saori si mosse leggermente e iniziò a ciucciare un ciucciotto invisibile. Natsuki sorrise nel vederla in quel modo. Avrebbe portato il ricordo della sua compagna e della sua bambina nel suo cuore per sempre. Sarebbe stato il suo sole nel buio e nel grigio della sua vita. Si allontanò dal lettino e chiuse delicatamente la porta alle sue spalle. Non poteva più restare lì, quello non era più il suo posto. Lo faceva per loro, affinché non vedessero che orrore si portasse dentro. Aveva creduto di potersi gettare tutto alle spalle ma non era stato così. Il tempo si era beffato di lei ancora una volta. Senza fare rumore scese al piano terra. Immediatamente le andò incontro il cucciolo di pastore tedesco e lei si chinò per accarezzarlo.
<< Mi raccomando Duran >> gli disse guardandolo negli occhi << Comportati bene, sii un bravo cane da guardia. Ti sto affidando la mia famiglia >>.
Si alzò in piedi e gettò un’ampia occhiata a quella che era sempre stata la sua casa. Una fitta al cuore le mozzò il respiro.
Non posso più restare qui, si ripeté per l’ennesima volta, Come può tornare tutto come prima? È la cosa migliore che possa fare per loro.
Col cuore pieno d’angoscia uscì e si diresse verso la sua moto con l’intenzione di non tornare più.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > My HiME - My Otome / Vai alla pagina dell'autore: bik90