PROLOGO

Poteva andare in mille altri modi.
Se avesse sentito la sveglia cinque minuti prima, se non ci avesse impiegato così tanto per recuperare il calzino finito sotto il letto, se non avesse dimenticato il libro in hotel e non fosse dovuto tornare a recuperarlo di corsa, se il suo tassista non fosse stato così scandalosamente lento e attento alle regole, se quelle due ragazze che chiedevano una foto avessero avuto un’idea più chiara sull’uso di una macchina fotografica.
O ancora: se si fosse accorto due minuti prima che aveva sbagliato gate, se –prima ancora- non si fosse rovesciato addosso il caffè, non avesse dovuto aprire la valigia, tirare fuori una maglietta pulita e non avesse dovuto cambiarsi nello stretto e scomodo bagno aereoportuale.
Se non fosse rimasto impigliato nel guinzaglio di un cane decisamente troppo esuberante e di un padrone decisamente troppo imbranato, se avesse corso un po’ più in fretta.
Ma forse sarebbe stato comunque inutile, forse tutta quella sfilza di ritardi e contrattempi non c’entrava niente, e qualcos’altro sarebbe andato storto ugualmente: una perturbazione sull’Oceano Atlantico, uno sciopero degli addetti ai lavori.
Harry non era mai stato un tipo che credeva al destino o al fato, ma del resto non avevo mai nutrito molta fiducia nella puntualità delle compagnie aeree.
Quando mai un aereo decolla in orario?
Non gli era mai successo di perdere un aereo in vita sua. Mai.
Eppure, quando arriva al gate, lo trova già chiuso. Sono le 16:24, e una barriera metallica gli impedisce di salire sull’aereo.
Ha quattro minuti di ritardo, una sciocchezza. Il tempo di farsi una tazza di tè, di ascoltare una canzone, di uscire di casa a comprare il giornale, di una pausa fra una lezione e l’altra.
Ogni giorno, in tutto il mondo, migliaia di persone prendono il loro mezzo all’ultimo secondo, ringraziano con un sorriso e si lasciano sprofondare nel sedile con il fiatone e l’aria di chi è stato miracolato.
Harry Styles, invece, no.
Nella sala d’attesa del gate, osserva il muso dell’aeroplano voltarsi verso la pista e prendere velocità, staccarsi dal suolo e diventare un puntino minuscolo nell’azzurro cielo newyorkese.
Dall’altra parte dell’oceano, la sua famiglia si prepara a festeggiare in grande stile il compleanno di sua madre.
Alle sue spalle, la ragazza con il posto 18A sul prossimo volo per Londra sgranocchia un sacchetto di mais tostato, senza preoccuparsi delle briciole che le cadono sulla camicia.
Chi avrebbe mai immaginato che quattro minuti potessero cambiare tutto?

Salve!!! Ecco qui il prologo, domani pubblicherò il primo capitolo :) E' una storia senza pretese, credo che avrà solo una decina di capitoli, di cui due sono già pronti. Ho già chiara la trama della storia, mi piacerebbe sapere che ne pensate!! Un bacio E.