Don’t look at the world- You may cry now
[altresì
nota come Shamandalie]
Note iniziali:
Tendenzialmente basata sul manga, ma tendenzialmente priva di spoilers.
In
questa fic ipotizzo che Al abbia di nuovo il suo corpo e le vite di
tutti siano
tornate serene. Più o meno.
Se volete una fic con personaggi lucidi ed affatto confusi, uguali a
sé stessi,
una storia
d’amore stucchevole e serena,
amore ricambiato, una coppia strana ingiustificata e non trattata in
maniera
realistica, questo è ciò che NON troverete qui.
Quindi, se vi va, leggetela.
Apprezzo immensamente i commenti, anche perché la fic non
è ancora conclusa;
incoraggiamenti ed opinioni fanno sempre piacere. Anche se non si
può
discernere molto dal prologo, spero deciderete di seguire questa fic
mettendo
da parte il presupposto della coppia e che potrete apprezzarla.
Non sarà molto lunga, ma composta di altri tre capitoli ed
un epilogo; i capitoli
saranno in terza persona e decisamente più lunghi del
prologo.
La mia Beta-reader ci ha sul serio versato il sangue sopra. Si
è tagliato
stampando la fic per prendere appunti pezzo per pezzo: grazie (tante),
Sìl-Sìl,
per le informazioni per l’anima.
Se cedi anche un braccio o il tuo scalpo a Truth-kun potremo completare
la
trasmutazione di questa fic. Ops, che discordo stupido.
Oh, riguardo alla plausibilità dell’AlxWin
(sì, rivelo tutto da ora…), c’erano
graziose scene nel volume 11, uscito questo mese. Inoltre di solito Al
si
preoccupa per Winry quasi quanto Ed.
Ed entrambi
litigarono per sposarla,
quindi…trovatelo assurdo, ma io non lo trovo assurdo.
Anche se, è risaputo, parteggio per l’EdWin ed ho
scritto una EdxRiza: nella
vita si sperimenta tutto, eh.
E rendere plausibili coppie così è una bella
sfida.
Okay, vi ho annoiati abbastanza. Leggete e, ribadisco,
apprezzerò immensamente un
commento! è_é;
Prologo
Perché alla fine lo sapevo, che la sua testa non
sarebbe mai stata del tutto
piena di me.
Lo sapevo, che non ero, tra loro due, che il terzo incomodo, quello
ingombrante.
Ed era anche divertente, alle volte, fare battute concitate, deriderli
gentilmente per non scaricar loro addosso la mia desolazione in quella
situazione.
"Al, la cena è
pronta!"
E’ adorabile sentire la sua voce chiamarmi senza impronte
dissestate a renderla
un eco equivoco, un folto scintillio biondo che si volta senza
guardarmi.
Senza far sembrare che stia chiamando lui e non me, lui ed i suoi occhi
del
colore dei miei, ma che ai miei preferiva.
Io e lui eravamo una combinazione di colori identica, ma se lui era
rosso vivo
io ero, in contrasto, un ceruleo amabilmente scolorito. Scarni residui
di cielo
in un tramonto significativo.
Pacato, conciliante e di poco risalto, senza passione né
disperazione, solo
l’amaro conforto di fratello devoto e vittima contrita.
Perché non chiama me. Non cerca me, nei miei occhi, ma
affoga in un mare di
ricordi così denso che a volte potrebbe soffocarla.
Di sbieco, mi guarda dalla soglia di casa, un guizzo incolore degli
occhi
mentre mi scruta avida ed infelice.
Si sente confortata perché non me ne andrò mai
via, ma nel contempo sono un
qualcosa di soffocante, per lei, io e quello che rappresento. La
persona che
rappresento.
Non vorrei pensarlo, ma
Dio, quanto lo detesto!
Per colpa sua lei mi ama
ed odia così
tanto…
-
Continua
nel [capitolo 1.Ghost inside]