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Autore: S05lj    09/11/2012    1 recensioni
La storia si svolge nell'universo alternativo di Mortal Kombat 9 ed è un'ulteriore what if.
Shao Kahn indice un nuovo Mortal Kombat, con la differenza che questa volta sembra voler dare la possibilità agli edeniani di tornare indipendenti dal suo reame. Kitana non può lasciarsi sfuggire questa possibilità e chiede aiuto ai terrestri. Sembra si stia per preparare un nuovo Mortal Kombat.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.4 Il Dragon King

Sindel si svegliò con un urlo disperato, di dolore e paura.
Si guardò attorno, era al sicuro, ad Edenia, davanti a lei Shang Tsung la stava guardando con occhi preoccupati.
-Tutto bene? - Anche la sua voce tradiva una certa apprensione.
-Io… - Sindel si portò una mano alla fronte, era madida di sudore. -Ho fatto solo un brutto sogno. -

Shang Tsung tolse le mani dalle sue spalle.
-Adesso tutto bene? - Chiese nuovamente.

-Si… si adesso sto bene. Grazie. - Si guardarono per qualche istante negli occhi, poi Shang Tsung si alzò e si allontanò repentinamente da lei, come se avesse fatto o detto qualcosa che l’avesse irritato.
Sindel lo guardò dirigersi al fuoco ridotto ormai a qualche mozzicone di legno in qua e in là, e soffocarlo completamente buttandoci sopra la cenere.

-Alzatevi… adesso. -
Il sole non era ancora spuntato e il cielo si stava schiarendo molto lentamente, le albe, come i tramonti, ad Edenia duravano molto di più che su altri reami, e forse era proprio questo a contribuire ancora di più quell’aria magica e perché no, anche romantica impercettibile da altre parti.
Sindel si alzò senza fare storie.
-Ci mettiamo già in marcia? - Chiese.

-Non era questo che intendevo. - Le fece cenno con la testa di seguirlo e la portò nel prato tra loro e il bosco. L’erba alta che si muoveva solleticata dal vento gli arrivava a metà gamba.
-Cos’ hai in mente di fare? - L’atmosfera stava divenendo più tesa a causa dell’irrequietezza della donna.

-Calmatevi. Non siate sempre così guardinga nei miei confronti. - L’uomo allargò le braccia con un sorrisetto canzonatorio. -Mi sono impegnato a mostrarvi la mia buona fede. Non credete? -
-Questo era ieri. Non so cosa ti passi per la testa oggi. -
-Allora sarete felice di sapere che non voglio fare altro che un po’ di riscaldamento. -
-Riscaldamento? - Quella era una richiesta veramente bizzarra.

-Si. Niente trucchi, niente magia, niente Chi. Sola e semplice scherma di combattimento. - Lo stregone parlava fissandola in volto, con la testa leggermente china.
-Perché? -
-Perché vi ho salvato la vita per ben due volte solo ieri. In combattimento non posso badare a me, l’avversario e a voi contemporaneamente. -
-Mi stai dicendo che mi sottoponi ad un test? E che succede se non lo supero? -
Shang Tsung sorrise, ma questa volta non c’era allegria nel suo volto, né scherno, questa volta il suo era un ghigno maligno, terribilmente minaccioso.

Sindel annuì, sinceramente essere messa alla prova nel combattimento, lei che combatteva dall’età di 5 anni, le sembrò un’idea ridicola, eppure si ricordava fin troppo bene solo il giorno precedente, come non riuscisse a concentrare le sue energie, tanto meno a combattere in maniera ordinata ed efficiente, in fin dei conti, anche se il suo orgoglio ne risultava ferito, non se la sentiva di giudicare male il suo alleato, se desiderava metterla alla prova.

-Pronta milady? - Shang Tsung si mise in posizione di combattimento sorridendole mentre il suo tono canzonatorio le faceva salire il sangue al cervello.
-Pronta. - Sindel prese posizione, rispondendogli con freddezza.
-Cominciamo allora. - Shang Tsung attaccò. Il suo pugno fu veloce, quasi inaspettato, quando le arrivò davanti al volto si fermò, senza colpirla, lei si parò, ma era stata troppo lenta, se n’era accorta, se fosse stato un colpo vero l’avrebbe presa in pieno.

Si allontanò e alzò una gamba in un calcio rotatorio esterno, l’uomo si scansò di lato.
-Siete prevedibile e rigida. - Le girò intorno e le passò un braccio intorno alla gola. -Dovete essere più fluida. Vi ricordate la vita che scorre dentro il vostro corpo? - Sindel si abbassò roteando sul busto, liberandosi dalla presa e gli tirò una spazzata. Shang Tsung balzò in dietro con una capriola, atterrando fluidamente sull’erba. -Vi ricordate come combattevate una volta? -

Sindel ebbe un flash-back, era tanto tempo fa, suo marito era appena morto e lei costretta a sposare Shao Kahn, Kitana era appena una bambina, avrà avuto si e no 4 anni, era la sua unica ragione di vita e la sua unica preoccupazione. Lei sapeva già che cosa l’attendeva, non avrebbe sopportato di vivere una vita con quel demonio, aveva già deciso cosa ne sarebbe stato di lei.
Ma sua figlia, la piccola Kitana, non poteva andarsene senza metterla al sicuro, un giorno si sarebbe dovuta difendere probabilmente dallo stesso Shao Kahn. Così la portò nel cortile del castello, dove c’era un’ arena di allenamento che ormai non usava più nessuno. Si ricordava che aveva guardato sua figlia negli occhi, i suoi stessi occhi, e aveva osservato il suo visino tondo, che nel crescere le sarebbe assomigliato sempre di più.

-Adesso Kitana, voglio che tu faccia esattamente ciò che faccio io. Seguimi d’accordo? -
Lei aveva annuito con convinzione sempre guardandola con gli occhi sgranati.
-Questi movimenti Kitana… imparali a memoria, ogni giorno. -

Adesso che guardava Shang Tsung avvicinarsi con un altro pugno, un calcio, poi un altro, Sindel chiuse gli occhi ricordandosi ciò che aveva insegnato alla figlia, e cominciò a muoversi con il vento di Edenia che l’accompagnava. Movimenti fluidi, come il lago che accoglie l’acqua impetuosa di un fiume, la forza non si combatte con altra forza, ma con la calma. Questo aveva detto a sua figlia. Questo doveva ricordarsi.

Shang Tsung le sorrise, dietro i suoi colpi, insieme cominciarono una scherma calcolata, precisa, studio delle arti marziali primordiale.
Un osservatore esterno avrebbe potuto definire quell’allenamento una danza di arti marziali, ogni singola mossa era calcolata e precisa, ogni passo, ogni movimento, tutto rientrava in quella splendida danza di combattimento.
Andarono avanti per qualche ora, il sole finalmente cominciava a gettare i suoi primi raggi sul paesaggio e sulle due figure.

Shang Tsung si allontanò e le fece il saluto Shaolin, con il quale si ringrazia il proprio avversario.
-E’ un piacere avervi di nuovo in piena forma mia signora. -
Sindel sorrise forse troppo contenta per quel gesto, ricambiò il saluto.
-Grazie a te per avermi riportata qui. -

-Credo che adesso siamo pronti per andare. -

Sindel lo osservò mentre apriva un portale, e senza preavviso la sua mente tornò a quel periodo di troppi anni addietro, quando insegnava a sua figlia le basi del combattimento.
-Kitana… ricordati, tutti i giorni dovrai venire qui e ripetere questi movimenti, anche senza di me. Capito? -
-Si, mamma! - La bambina le sorrise piena di gioia. -Diventerò una combattente come te mamma! - E si allontanò agitando braccia e gambe in gesta che probabilmente dovevano imitare mosse di combattimento. Mentre si allontanava tutta contenta, passò vicino ad un uomo, alto circa 185 cm, dai lunghi capelli neri legati in una coda bassa, con qualche ciuffo che liberatosi dall’elastico si posava sulla sua fronte, gli occhi allungati, neri, come il petrolio e la bocca circondata da un pizzetto, ben curato dello stesso colore dei capelli.
L’uomo guardò la bambina che gli corse vicino, lo salutò con una manina paffuta e continuò fino all’ingresso.
Quando lei si avviò per seguire Kitana e gli passò vicino, l’uomo le rivolse la parola.
-Non sapevo che fosse un’esperta di arti marziali mia signora. -
Sindel lo guardò con occhi tristi che non sfuggirono all’occhio attento del suo interlocutore.
-Non abbastanza. - Rispose lei rimanendo a guardarlo con una domanda che non voleva saperne di uscirle dalla gola. -Shang Tsung… - Cominciò, ma abbassò immediatamente lo sguardo, non poteva chiederglielo. -Devo andare… Shao Kahn non vuole che parli con nessuno. -
Si avviò di passo svelto, con la testa china.
-Mia signora… - La richiamò lui. -Siete sicura che non ci sia niente che volete chiedermi? -
Lei non rispose, abbassò lo sguardo e rientrò velocemente nel castello.

Adesso quello stesso uomo era davanti a lei, si ricordava i suoi occhi di quel tempo, non erano così vitrei, così tenebrosi, cosa era avvenuto?

Shang Tsung si voltò, ritrovandosi gli occhi di Sindel puntati addosso, con una strana espressione in volto, quasi preoccupata. Fece finta di niente.
-Le armate dell’Outworld stanno partendo per la Terra, il portale ci trasporterà fuori città. Nessuno si curerà di noi, nella confusione. -
-Come fai a sapere tutte queste cose? Non ti sei mosso stanotte. -
-Non con il corpo. -

Entrambi entrarono e si ritrovarono nelle lande desolate dell’Outworld. Erano in una posizione elevata, potevano vedere i portali aperti, enormi e spaventosi, in cui l’imponente esercito dell’Outworld entrava.

Shang Tsung ebbe un tremito, incredibile, credeva ormai di aver dimenticato le sue origini terrestri, eppure, vedendo quei mostri assetati di sangue e massacri, diretti verso il suo reame natale gli fece un brutto effetto, sentì il sangue ribollirgli nelle vene per la rabbia.
-C’è qualcosa che non va? - Gli chiese la regina di Edenia al suo fianco.
-No. - Shang Tsung distolse lo sguardo voltandosi. -Adesso sta a voi guidarmi dal Dragon King. -

Sindel annuì e si avviò verso l’entrata della città.
Proseguirono lungo le mura che circondavano le città fino a che non arrivarono ad uno scolo fognario. Sindel si portò con le spalle allo scolo e fece 5 passi, sempre con il fianco sinistro al muro, dopodiché poggiò le mani e spinse. Le pietre si spostarono, rientrando verso l’interno e rivelando uno stretto passaggio con delle scale che scendevano ripide verso le profondità.

Incredibile, tutti quegli anni nel castello e Shang Tsung non conosceva quel passaggio segreto.
Le scale gli portarono in un tunnel sotterraneo pieno di cunicoli.
-Speriamo che la mia memoria non faccia cilecca proprio adesso. - Nonostante le sue parole Sindel si muoveva agilmente tra quei corridoi.
-Come siete venuta a conoscenza di questi passaggi? -

Sindel si fermò ad un incrocio cercando di ricordarsi la strada.
-Era qui che venivo a nascondermi da Shao Kahn… - Si voltò verso di lui guardandolo negli occhi. -… il più delle volte non era una saggia decisione. - I loro occhi s’incatenarono per qualche istante. -Alla fine dovevo comunque tornare e subire la punizione per la mia insolenza. - Si voltò ancora, nascondendogli il volto, ma non aveva bisogno di guardarla in viso per sapere che era triste.

-Gli faceva ogni giorno. -
Sindel lo guardò con espressione interrogativa.
-Gli esercizi che le insegnasti. Kitana continuò a farli ogni giorno, anche dopo la vostra morte. - Le si avvicinò. -Vi somiglia molto sapete? -
Accorgendosi della tensione che si stava creando lo stregone alzò il volto di scatto. -Dobbiamo andare di qua? - Chiese rompendo quell'intesa dei loro sguardi.

-Si. - Lo seguì un poco con lo sguardo, poi finalmente dette voce alla domanda che le ronzava in testa.
-Cosa ti ha portato nell’Outworld? -

-Perché lo volete sapere? - Chiese guardingo.
-Perché la prima volta che ti vidi, nel castello di Shao Kahn… eri differente. -
-Ero più giovane. -
-No… è qualcosa di più profondo, era nel tuo sguardo, una cosa che adesso non c’è più. -

Shang Tsung le sorrise con sufficienza. -Siamo alleati mia regina, ma niente di più. -

Sindel assottigliò lo sguardo nel contemplarlo.
-Hai paura di me? -
Lo stregone sbuffò altezzoso come il suo solito. -Non sopravvalutatevi, non siete una guerriera così abile. -
-Non era del combattimento che parlavo. - Sindel sorrise dello sguardo preoccupato di lui. -Hai paura di provare qualcosa pr me, non è così? -
-Siete troppo sicura di voi. - Rispose ritrovando la sua boriosità. -Piuttosto voi, dovreste smetterla di guardarmi con occhi tanto languidi. -

Quando voleva, sapeva essere davvero antipatico.
Ma Sindel era superiore, e con una scrollata di spalle e uno sguardo altrettanto altezzoso gli passò davanti e riprese il cammino.
-Seguimi. -


I corridoi sotterranei cominciarono a farsi più luminosi, grazie a delle torce a muro e più larghi.
-Siamo arrivati nelle segrete del castello. - Salirono delle scale strette e ripide, e una porta li condusse in una cella, aperta.
Una delle entrate al regno sotterraneo degli Shokan era proprio nelle segrete del castello, Shang Tsung lo sapeva bene, visto che ci era stato condotto molti anni prima.
Il passaggio che conduceva nel regno di Goro era scavato nella pietra e sembrava l’ingresso di una miniera, via via che avanzavano il caldo diveniva sempre più insopportabile, i loro vestiti si bagnarono di sudore, i respiri si fecero affannosi e le energie cominciavano ad abbandonarli.

-E’ troppo caldo, torniamo indietro. - Sindel si appoggiò al muro non avendo più la forza di continuare.
-Non aumenterà ancora. Stringete i denti. -
Sindel si sforzò di riprendere il cammino, ma metteva a fatica un piede dietro l’altro, il caldo insopportabile la portò addirittura a togliersi il gilet che le aveva donato Shang Tsung il giorno prima, in confronto a patire il caldo accettava di buon grado perfino mostrare qualche cm in più di pelle.

Il passaggio si aprì in un gigantesco cratere che scendeva vorticosamente nelle profondità della terra. Ai margini c’erano scale e ponti che permettevano il passaggio, ma nessuna balaustra che proteggesse i passanti nel caso gli fosse venuto un colpo di vertigini.
-Laggiù ci sono le miniere Shokan. - Lo stregone lanciò solo una rapida occhiata nelle profondità, non erano ricordi che rievocava piacevolmente. Il lavoro, il dolore fisico, la disperazione. In quegli anni il suo spirito e il suo corpo vennero messi a dura prova.

Sindel si sporse appena, ma la distanza incalcolabile della profondità di quel pozzo le fece venire il capogiro e si aggrappò alla spalla dell’uomo.
-E’ disumano. Le persone vengono mandate quaggiù a lavorare? -
-Oh no, vengono mandate quaggiù a morire. - Shang Tsung sorrise senza allegria. -Solo che a volte qualcuno riesce a risalire. -

Sindel lo fissò quasi spaventata vedendo i suoi occhi emanare una luce cupa e violenta.
-Ma a che prezzo? - Gli chiese.
-Al prezzo della sua anima. - Le rispose lanciandole una rapida occhiata, salvo poi indicare un corridoio dall’altra parte. -Di là si dovrebbe arrivare alla città Shokan. Se la memoria non mi inganna. -

-Ne è valsa la pena? - Gli chiese Sindel seguendolo.
-Prego? -
-E’ valsa la pena vendere la propria anima per riemergere dall’inferno? -
Lui le sorrise in modo saccente, sollevando le sopracciglia in un’espressione quasi odiosa.
-Adesso ho un’intera legione di anime dentro di me. -
-Ma non ne hai una tua. - Rispose lei.

Shang Tsung la fissò tornando serio, non sembrava aver apprezzato quel commento.
-La mia anima non è morta nelle miniere Shokan. - Disse poi in tono cupo. -E’ morta sulla Terra. - Aggiunse voltandosi, in un sussurro talmente basso che la donna non riuscì a sentire.

Proseguirono in silenzio, quegli ultimi scambi di battute lo avevano lasciato con l’amaro in bocca, e perfino Sindel sembrava sentirsi in colpa.
Quando arrivarono nella città Shokan Sindel sgranò gli occhi per lo stupore. In verità non sapeva neppure lei cosa aspettarsi da una città sotterranea, ma quello era senza ombra di dubbio incredibile.

La città era enorme, illuminata da centinaia di migliaia di fiaccole e bracieri che le infondevano un colore giallastro. Le case sembravano fatte di terra, erano tutte con il tetto quadrato, posizionate su più livelli della città, in cima all’ultimo livello c’era un castello enorme, tutto di pietra. Le strade erano acciottolate e si dividevano in molte direzioni. Per visitare tutta la città le ci sarebbero voluti minimo 3 giorni.

-Quello lassù è il castello della famiglia reale Shokan. - Shang Tsung si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore, dopodiché si rivolse nuovamente alla donna.
-Dove si trova il tempio di Onaga? -

-Una parte del suo tempio si estendeva sotto terra, nella città degli Shokan.-
-Allora dobbiamo salire per poterlo vedere. -

Camminare per quella città deserta le dette una strana inquietudine. Insomma, non ci si abitua mai a camminare in un posto dove sembra tutto a posto, ma non vedi nessuno.
-Dove sono tutti i bambini? -
-Al sicuro. - Rispose lo stregone.
Arrivati in cima, le case si diradavano, proseguirono lungo la strada, fino a che non lo videro.

Il tempio di Onaga sembrava un tempio giapponese a più piani, con i tetti sporgenti ad ogni piano, costruito con pietra d’ebano.
-Eccolo. - Sindel affrettò il passo, non vedeva l’ora di togliersi da quel caldo insopportabile, ma quando fu vicina alla porta sentì la voce di Shang Tsung gridarle:
-A terra! -

Lei eseguì senza troppe domande, e vide un coltello fischiarle sopra la testa. Non aveva visto da dove fosse partito. Alzò la testa di scatto e vide un’ombra nera correrle in contro, d’istinto alzò le braccia davanti al viso, parando appena in tempo il calcio destinatole.

Il colpo la buttò lo stesso in dietro, nel cadere la perse di vista, un ombra nera in quella maniera si confondeva con il colore delle mura del tempio, le riapparve a sinistra, lei rotolò per schivare un altro calcio, ma un teschio infuocato interruppe l’attacco dell’ombra passandole attraverso e facendola sparire.

Shang Tsung le si avvicinò e allungò una mano per aiutarla. -Abbiamo compagnia. -
-Chi era? -
-L’ombra di Noob Saibot. - Si misero spalla a spalla. -Se la sua ombra è qui, ci deve essere anche lui… da qualche parte. -
-Come può un ombra combattere ed essere solida? -
-Hai mai letto la favola di Peter Pan? -
-Chi? -
-Ah già… niente lascia stare, è una fiaba terrestre. -
-Eccola! -

Sindel si vide quella macchia scura, dalla forma umana arrivarle in contro, era completamente nera, e intorno a se aveva una strana aurea viola tendente al nero, quando le arrivò vicino saltò con un calcio volante, lei parò alzando l’avambraccio e tentò di colpirla con un pugno, ma l’ombra svanì intorno alla sua mano.
-Ma come diavolo faccio a colpire un ombra? -

Shang Tsung era concentrato a scrutare le mura d’ebano del tempio, cercando il vero avversario.
-Eccoti! - Richiamò a se il Chi e tirò un teschio di fuoco contro il muro.
Una figura nera si staccò dalla parete e rotolò sul terreno prima di rialzarsi.

Un ninja completamente vestito di nero, con gli occhi bianchi, luminosi, come se nascondesse dentro di se una luce accecante.
-Tieni occupata l’ombra. Io penso a lui. - Shang Tsung avanzò lentamente, con i muscoli tesi, pronti a scattare in caso di attacco da parte del suo avversario.
-Adesso sei diventato una pedina del tuo assassino? -

-Quan Chi mi ha fatto rinascere più forte di quanto sarei mai potuti diventare altrimenti. -
Shang Tsung richiamò a se l’energia delle fiamme e alzando una mano al cielo fece incendiare il terreno sottostante al ninja nero, il quale non sembrò curarsene e prese ad avanzare.
Lui sorrise divertito a ritirò la mano vicino a se, dalle fiamme poco prima evocate partirono tre teschi infuocati che uscendo dal terreno seguivano le orme dell’avversario.

Noob saltò schivando per un pelo il colpo, quando fu nel punto più alto della sua elevazione, un portale viola si aprì e lo risucchiò all’istante.
Lo stregone era sinceramente stupito e si accorse troppo tardi del portale che si apriva dietro di lui.
Noob lo colpì con un calcio alla schiena che solo per miracolo non gli ruppe qualche vertebra, il terrestre rotolò in avanti, ma si rialzò immediatamente, in tempo per vederselo piombare addosso come una furia.

Alzò le mani davanti al volto parando una serie di pugni, ma poi una gomitata lo colpì al fianco sinistro, facendolo piegare in due. In quel momento notò che la figura del ninja si stava sdoppiando, stavano combattendo in due, lui e la sua ombra.

Il primo pensiero fu che diavolo stava combinando Sindel, ma poi la vide a terra, che faticava a rimettersi in piedi, si teneva l’addome e stava sputando sangue.
Shang Tsung cercò di balzare in dietro e sferrare un calcio frontale, ma qualcuno lo afferrò alle spalle, voltandosi vide l’ombra nera che lo tratteneva.

Noob si concesse qualche secondo per godere di quella scena, poi lo colpì al volto, al viso, all’addome, prima di fare un passo in dietro e sferrargli un poderoso calcio alla bocca dello stomaco, che lo fece piegare in due. L’ombra dietro di lui lo lasciò cadere in ginocchio, dopodiché gli afferrò i capelli, per fargli osservare il suo carnefice.
Noob lo guardò da dietro quegli occhi bianchi, chinando appena la testa, poi si preparò ad un calcio rotatorio che gli avrebbe quanto meno spezzato il collo, se non addirittura staccata la testa dal corpo.
-E’ finita. - Disse il ninja alzando la gamba.

-Non ancora. - Sindel lo colpì con un calcio alla schiena, che lo fece piegare all’indietro, poi roteando in una piroetta si parò davanti a Shang Tsung, quasi difendendolo con il proprio corpo.
Lo stregone si voltò e roteò su un fianco, colpendo l’ombra dietro di se con un calcio, e quella svanì nel nulla.

Noob si era lanciato contro Sindel, e non le lasciava un momento di tregua, pugni potentissimi la stavano facendo arretrare pericolosamente verso il muro del tempio.
Shang Tsung si rialzò e lo colpì con un calcio dietro al ginocchio, facendolo piegare, ma prima che lo potesse colpire ancora, qualcosa gli afferrò i piedi e lo fece sbilanciare in dietro.
L’ombra di Noob gli comparve davanti, cominciando a prenderlo a calci, ma rotolando di fianco, riuscì a colpirla e questa svanì ancora.

Sindel colpì Noob con una ginocchiata al volto, poi lo colpì con una gomitata tra capo e collo, facendolo piombare al tappeto, fece per dargli il colpo di grazia, ma venne bloccata alle spalle dall’ombra. Prima che il ninja nero potesse colpirla, una palla di fuoco lo colpì alla schiena e lo scaraventò diversi metri di distanza.

L’ombra passò una mano sotto la gola di Sindel, cominciando a strozzarla, la regina cercò invano di liberarsi, e i colpi che portava sembravano andare tutti a vuoto.
Con gli occhi lucidi per la poca aria che le entrava nei polmoni, vide Shang Tsung combattere contro il ninja. I due si scambiavano combinazioni potenti e veloci. Shang Tsung lo colpì al volto con il palmo della mano, se fosse stato umano sarebbe stato un colpo fatale, ma a lui lo fece solamente indietreggiare. Lo stregone ne approfittò per colpirlo ancora con un calcio volante, che lo fece nuovamente volare al tappeto. Mentre era a terra lo colpì con un calcio sullo sterno, poi lo afferrò con una mano per il bavero del vestito e l’altra glie la mise al petto.
-Hai ancora un’anima. - Disse compiaciuto di quella scoperta, mentre la mano sul petto del ninja diveniva verde.

Noob sorrise a fatica. -Sconfiggi un nemico stregone… ma perdi un alleato. -
Shang Tsung si voltò verso Sindel, l’ombra la stava strozzando e lei priva di difese si era accasciata in ginocchio, ma lo stregone non se ne pesò molto.
-Non è così facile. -

Sindel spalancò gli occhi divenuti completamente bianchi, facendo leva su di una gamba spiccò un salto che la lasciò sospesa in aria.
-Adesso basta. Mi hai stancata. - Facendo uso del Chi richiamò a se le forze e dalla sua bocca fuoriuscì un grido, simile ai banschee. Le onde sonore prodotte dal suo grido investirono l’ombra facendola scomparire all’istante.

Noob cercò di rialzarsi, ma si sentì stranamente debole, le forze gli mancarono, il corpo fu attraversato da tremiti, poi lentamente, si abbandonò ad un sonno eterno.
Sindel vide per la prima volta la tecnica del risucchia anime, e la trovò disumana. Vide un’essenza verde fuoriuscire dal corpo del ninja nero, vorticare intorno a quello dello stregone e poi scomparire nella sua mano. Gli occhi di Shang Tsung brillavano di un verde intenso, poi tornarono quelli di sempre.

-Siete sicura che il Dragon King, si trovi qui dentro? -
-Si. -
Entrambi si avvicinarono all’entrata, era chiusa, ma non trovarono difficoltà ad aprirla con un calcio ben assestato. All’interno del tempio, in netto contrasto con l’esterno, l’aria era rarefatta, e sembrava di entrare in una cella frigorifera. I loro aliti fuoriuscendo emettevano una nuvolina di vapore ben visibile.

-Perché prelevi l’anima delle persone? - Chiese Sindel all’uomo.
-E’ un metodo di apprendimento. Facendo divenire il mio avversario una parte di me, io ne apprendo ogni segreto, comprese le tecniche di arti marziali. Il mio corpo si arricchisce di esperienza, e la mia mente di sapere. -
-Così facendo… potresti diventare invincibile. -
-L’idea era quella. Almeno al principio. -
-Poi che è successo? -
-Mi sono reso conto di avere dei limiti. - Si voltò verso un corridoio. -Le iscrizioni sul muro della vita di Onaga, vanno da quella parte. -

-Laggiù si dovrebbe trovare la sala principale. La sala del trono, dove è stato avvelenato dovrebbe trovarsi all’ultimo piano. -
Salirono lungo delle grosse scalinate a chiocciola, lungo il tragitto attraversarono molti piani, e incontrarono strane statue dall’aspetto molto realistico.
-Questo è l’esercito di Onaga. I suoi uomini caddero in questo stato, come il loro padrone. -
-L’esercito di terracotta di Qin Shi Huang. -
-Come? -
-Sulla Terra un imperatore cinese fece costruire un'intera armata di terracotta, ci sono molte leggende che narrano di un loro risveglio. Tutta questa storia la ricorda molto. -
-Voi terrestri siete strani. - Ammise Sindel guardandolo con sospetto.

Proseguirono ancora verso la cima, finché non arrivarono in una stanza enorme, spoglia, se non per una statua gigantesca al centro. Sembrava un uomo, almeno aveva due gambe e due braccia, stava seduto su di un trono, anch’esso di pietra che seppur era grande, in confronto alla sua statura sembrava minuscolo. Aveva delle ali ripiegate dietro la schiena, le mani e i piedi avevano degli artigli lunghi almeno 20 cm, il volto sembrava un misto tra un drago e un uomo, le sopracciglia ossee erano corrugate, in un ringhio.

-Questo è Onaga. - Disse Sindel. -Puoi risvegliarlo? -
Shang Tsung si massaggiò il pizzetto osservandolo attentamente.
-Non dovrebbe essere un grosso problema se il suo sonno è dovuto ad uno stato di morte apparente. - Si allontanò di qualche passo.

-State in dietro. Per sicurezza. - Lo stregone rimase immobile, borbottando qualcosa in una lingua che Sindel non conosceva, il suo corpo si circondò di una luce verde chiara e intensa, poi tra le sue mani si formò una gigantesca palla luminosa. Percepì una frase.
-Fuoco della vita. - Le mani s’incendiarono e alla palla luminosa di prima si aggiunsero delle fiamme vorticose, dopodiché allargò le braccia e la palla cominciò a roteare su se stessa divenendo una sfera di luce, dopodiché si scagliò contro la statua e sparì appena la toccò.

Per qualche secondo non successe niente, poi dalla statua si irradiarono raggi di luce ovunque, la roccia cominciò a sgretolarsi, rivelando la pelle dell’essere intrappolato dietro.
Con un ruggito furioso la roccia schizzò in mille pezzi, rivelando finalmente il Dragon King Onaga.

-Chi è stato?! - Ruggì in un tono furioso, più che grato.
-Io. - Shang Tsung fece un passo avanti. -Io, mio signore. -
Onaga si chinò in avanti, avvicinando il suo viso a quello dell’uomo, sembrò annusarlo.
-Tu? Un essere così piccolo e insignificante? -

-Vi ho liberato per chiedere il vostro aiuto. -

Onaga scattò in avanti, un movimento talmente veloce che Shang Tsung neppure lo vide, la mano artigliata si chiuse intorno al suo collo e lo sollevò da terra.
-Chi sei tu insignificante essere umano per venire qui a chiedere il mio aiuto?! -

Sindel urlò di fermarsi.
-Mio signore vi prego… - Sindel alzò le mani in segno di resa. -Vi prego mio signore… sono la regina legittima di Edenia. Un altro regno… - Si inginocchiò. -Vi supplico di risparmiargli la vita. -

Onaga gettò l’uomo a terra come fosse una bambola di pezza. Lo stregone tossì e annaspò aria.
-Non l’ho neppure visto arrivare. - Disse, più rivolto a se stesso che alla donna. -E’ troppo potente… -
Sindel osservò l’imponente figura del Dragon King sedersi sul suo trono.
-Immagino di dovervi ringraziare per avermi svegliato. Quindi non vi ucciderò. Ma andatevene immediatamente dal mio tempio. -
-Non possiamo. - Sindel si alzò fronteggiandolo.
-Come?! - La voce di Onaga ebbe incrinatura di rabbia, le sue mani artigliate afferrarono i braccioli del trono mentre si sporgeva appena in avanti. -Come osi parlarmi con tanta insolenza donna! - Tuonò alzandosi nuovamente. -Inginocchiati al mio cospetto e chiedi pietà per la tua vita, se non vuoi morire. -

-Non siamo noi i vostri nemici. E vi stiamo facendo 2 favori. -
Onaga incrinò la bocca in quello che si poteva definire un sorriso, mostrando i denti affilati.
-Due favori? Donna devi essere pazza. -
-Vi offriamo la possibilità di vendetta contro Shao Kahn. -

A quel nome il Dragon King drizzò le spalle, tutto ad un tratto aveva ritrovato interesse nei due individui che lo avevano risvegliato.
-Shao Kahn? E’ ancora vivo? -

-Vivo, si, e più forte che mai. Per questo vi abbiamo risvegliato. Per questo siamo qui. -
Onaga scattò in piedi. -E’ diventato più potente dici? - Rise sommessamente. -Sarà molto interessante. Dove si trova? -
-Nel’Earthrealm mio signore, sta conducendo una guerra contro quel regno. -

Onaga gli fissò intensamente.
-Io combatterò solo per uccidere Shao Kahn. Non mi interessano le vostre intenzioni, tanto meno quale sia il vostro regno, ma l’Outworld è mio e ucciderò chiunque provi a portarmelo di nuovo via. - Spiegò le ali e le mosse fendendo l’aria, in men che non si dica, decine e decine di guerrieri dragoni giunsero al suo cospetto, anche il suo esercito si era risvegliato.

Parlò loro in una lingua sconosciuta e i suoi uomini volarono fuori dalla finestra, Onaga si rivolse nuovamente ai due umani.
-Immagino che questo faccia di noi degli alleati. Quindi ci vedremo nell’Earthrealm. -

-Si, mio signore. -
-Grazie signore. -
Onaga si alzò in volo ed uscì dalla finestra seguendo i suoi uomini che lo attendevano fuori.
-Non è poi così male. - Disse Shang Tsung guardando con le sopracciglia sollevate la sua compagna.
-L’importante è che riesca a uccidere Shao Kahn. -

  
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