Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: The Edge    10/11/2012    2 recensioni
Questa storia narra di quattro ragazzini che lavorano e vivono nella periferia londinese.
Non viene specificato con esattezza il tempo in cui avvengono i fatti, non sono ai giorni nostri, ma nemmeno cinquanta anni fa.
Il tempo serve, ma non esiste, e per questo ho preferito comportarmi così.
Buona lettura
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Elizabeth si tolse la giacca e domandò “State bene?”
“una meraviglia” risposero in coro Bernie e William, John alzò le spalle e Zoe non rispose, ma salì di corsa le scale e chiuse la porta.
La donna alzò gli occhi al cielo e si sedette sulla poltroncina.
Era difficile tornare a vivere in quella casa.
La mattina dopo Zoe non uscì dalla stanza, rimase in silenzio a disegnare.
John, al limite della sopportazione, bussò deciso alla sua porta.
“Zoe so che sei li dentro! Aprimi!”
“…”
“Dai, fai la brava e apri la porta”
“…”
“ZOE!”
La ragazza aprì la porta e domandò “si può sapere cosa vuoi?”
“Sapere quando costano le ciambelle, ma secondo te? Voglio sapere perché hai preso a comportati di nuovo in questo modo”
“Fatti miei.”
“Mi sto facendo in quattro pur di aiutarti e tu mi ringrazi così? Cerco di starti vicino e mi tratti così?”
“Smettila di fare la vittima”
“IO? Ma sentila, io cerco di aiutarla e questa mi dice di non fare la vittima”
“Jo.. basta!”
“Dovrei essere io a dirlo! Ti stai comportando da bambina, te ne redi conto? Ieri sera soprattutto.”
“Ma saranno cavoli miei se decido di comportami in un certo modo. Non sei nessuno per dirmelo”
“Ah sì? Non sarei nessuno? Benissimo”
“Cioè, John.. non voglio discutere in questo momento.”
“Sono mesi che è impossibile parlare con te, o piangi o ti arrabbi. Mi sembra di stare insieme ad un pezzo di marmo. Ora basta!”
Zoe strinse i pugni e disse con voce rotta “Mi sono stufata.” Corse giù per le scale, aprì la porta e andò in strada, lasciando John solo nella sua stanza.

Mentre camminava per le strade, la ragazzina teneva lo sguardo basso. All’improvviso sentì uno strano scricchiolio, alzò lo sguardo e vide ‘Denti Neri’ davanti a sé.
L’irlandese cominciò a correre, perdendosi tra le viuzze, inseguita dall’assassino di suo padre.
 
Hell fremeva di rabbia, era sudato, i capelli brizzolati sparati in aria, l’espressione da pazzo dipinta sul viso. Fissava Zoe con una sorta di disgusto e odio.
La ragazza era seduta per terra, con i vestiti imbrattati di terriccio, il viso pieno di tagli ed ematomi.
Non passava nessuno in quella piccola stradina della capitale Irlandese.
L’uomo si gettò sulla ragazzina, la riempì di calci e pugni “Devi morire!” continuava a ripeterle, ma Zoe scivolava via dal suo raggio di azione.
L’irlandese si alzò in piedi barcollando, con una mano si aggrappò ad un vaso rotto e con l’altra al cancelletto di una vecchia abitazione disabitata, Adam sogghignò “McCloud sei allo stremo, le gambe non ti sorreggono più, sei stanca e io ti ho picchiata per bene, però con te non ho finito. Voglio vedere la vita abbandonare il tuo corpo, e una volta stecchita, porterò il tuo cadavere davanti alla casa di tuo padre, in modo che i tuoi amici ti possano seppellire.” Zoe deglutì, incapace di parlare.
‘Denti Neri’ prese dal taschino della camicia un coltellino.
“Tranquilla non ti ucciderò con questo, per te ho in serbo qualcosa di speciale.. Voglio solo farti qualche taglietto con questa lama”, l’individuo si mosse in fretta, impedendo alla ragazza di scappare. La tenne ferma e le fece due tagli sulle gambe, non tanto profondi, ma quel che bastava per ostacolare la sua fuga. Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime di dolore. Zoe cadde a terra nuovamente, ansimando, sentiva il sangue che colava dai pantaloni, una sensazione di freddo lungo tutto il corpo.
“Mi ammazzi per favore. Non ne posso più. L’unico rimpianto che ho è che non posso chiarire il discorso che ho avuto con John. ” Biascicò la ragazzina in tono di supplica, Adam la fissò incuriosito e si sedette accanto a lei
“Perché dici questo? Vuoi davvero morire?”
 “Sento dolore in tutto il corpo, voglio farla finita. Non importa a nessuno se passo a miglior vita.” L’uomo le domandò, il suo sguardo era cambiato, così come il tono di voce, non era più minaccioso “E come mai? Voglio dire, i.. tuoi amici, tua madre..”
 “Loro forse piangeranno la mia morte. Però la mia vita è stata uno schifo, l’orfanotrofio, le botte continue, le prese in giro, la mancanza di affetto da parte della mia famiglia. Almeno quando non sarò più qui, potrò andare a rifugiarmi nelle braccia di mio papà, come facevo da bambina.” Adam sembrò ragionare su quelle parole
“Io… mi dispiace. Sono stato uno stupido. Ho rovinato tutto. Ho massacrato inutilmente l’uomo che aveva reso felice l’unica donna che io abbia mai amato. Ero geloso, Zoe ricorda che la gelosia è la cosa più brutta in cui una persona possa cadere” la ragazza notò che l’aveva chiamata col nome e non con il cognome, stupita domandò
“ E ora cosa vuol fare?” Hell fece un sorriso sincero, si strappò dei pezzi di stoffa dalla camicia
 “Voglio rimediare per quello che posso. Ti ho fatto del male.. ti prego di perdonarmi. So che finirò all’inferno, ma non importa. Voglio provare a tornare per pochi minuti il ragazzo che ero. Sai, tua madre mi insegnava tante cose, e qualcosina ho imparato” detto ciò l’uomo iniziò a tamponare i tagli sulle gambe che egli stesso aveva provocato. Fermò l’emorragia, il suo sguardo non era più pieno di odio, ma di rimorso. Zoe lo guardava con tanto d’occhi, incredula. Hell domandò
 “Ce la fai a camminare?” la ragazza si mise in piedi, e traballando sulle gambe, fece un paio di passi
“si.. ce la faccio”
Adam Hell la guardò “Ti prego di scusarmi di nuovo, sono una feccia della peggior specie. Porta le mie scuse anche ad Elizabeth” e prima che Zoe potesse rispondere, l’uomo di piantò nel petto il coltello che aveva usato per ferirla. Uno spruzzo di sangue arrivò a colpire la camicia grigia che la ragazzina indossava, macchiandola per sempre.

Zoe McCloud camminava con fatica, ogni passo era una tortura. Con notevole sforzo riuscì ad arrivare davanti alla porta di casa, bussò e appoggiò la fronte sulla soglia. Bernie aprì e sorresse l’amica “Zozo che ti è successo?”
 “A..A..A..Adam”
 “cosa ti ha fatto?”
“mi ha picchiata, stava per uccidermi, si è pentito, mi ha fermato l’emorragia alle gambe e si è suicidato”
Bern incredulo, scosse la testa “Adesso vado a chiamare tua mamma, che è andata a fare spese, dato che Will ha mangiato tutto quello che c’era nella dispensa. Te la senti a stare da sola?”
 “No.. non ce la faccio.”
 “Resto io con lei. Vai pure Bern” il rosso comparve da dietro la porta, appena vide le condizioni in cui era Zoe, una morsa d’acciaio gli strinse lo stomaco.
Il moro uscì di corsa, doveva fare in fretta, l’irlandese era sul punto di svenire e bisognava curarla.

John non aveva dimenticato il litigio, ma capì che era meglio mettere da parte l’orgoglio e aiutare l’amica. Le passò un braccio sulla schiena, e la tenne dritta. Era talmente leggera che il ragazzo si permise di tenerla sollevata da terra, le fece appoggiare i piedi sulle sue scarpe.
Non le disse nulla, ma i suoi occhi grigio azzurri parlarono per lui, era preoccupato e non sapeva come comportarsi. Zoe era zitta, teneva strette le labbra per non urlare dal dolore, infatti i tagli che aveva sulle gambe si erano riaperti, sentiva le ferite bruciare e il sangue colare giù dai pantaloni.
Elizabeth e Bernie entrarono pochi istanti dopo, la donna si tolse in fretta e furia la mantella e si avvicinò alla figlia “Cos’è successo? Chi ha osato conciarla così?” le rispose il moro “è stato ‘Denti Neri’. Zoe ha detto che dopo averla malmenata si è pentito e si è suicidato.” Elizabeth stette zitta, ma le lacrime cominciarono a rigarle le guance. Con un sospiro chiese gentilmente se la lasciavano da sola a curare la figlia.

I due ragazzi uscirono e si sedettero sui gradini.
John si passò le mani tra i capelli e mormorò “Quell’uomo ha avuto un attimo di buonsenso. Meno male che è viva” l’amico gli diede una pacca sulla spalla “Zoe è forte, anche se dalla costituzione non si direbbe. Ce la farà, come ha sempre fatto.”
 “E’ vero che è forte, però ne ha passate tante. Mi domando cosa abbia fatto di male per essere stata costretta a subire tutto questo. Vedere morire il proprio padre, venire usata come un affilacoltelli, finire in orfanotrofio dove nessuno le credeva, lavorare con noi, incontrare Adam Hell e suo figlio. È un miracolo che non sia impazzita.”
 “caspita John, questo  il discorso più lungo che tu abbia mai fatto! Comunque hai ragione. Rendila felice, mi raccomando.”
 “ci proverò.”
 “no, non devi provare. Devi farlo. Anzi, dobbiamo farlo noi tre. Dobbiamo riuscire a toglierla dai suoi incubi e portarla a fare una vera vita, senza pazzi omicida che vogliono farle del male.”
 “Giusto. Penso anche che dovremmo rimanere qui a Dublino ancora per un po’, non è poi così male” “Piuttosto amico, hai risolto la faccenda?”
 “il litigio intendi? No, non sono ancora riuscito a parlarle, e non mi sembrava il caso discuterne adesso.” “Ah, capito. Però vedi di combinar qualcosa, non l’ho mai vista così.”


Angolo dell'autrice:
Ho scritto questo capitolo mentre ascoltavo il buon Bowie e direi che non è venuto per niente male!
Questo capitolo mi piace, lo ammetto. 
Spero che possa piacere anche a voi, lasciatemi una recensione per piacere.
Grazie mille a tutti.
Vostra The Edge
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: The Edge