Capitolo Decimo
Always
Casa Beckett
Friday 01.30 a.m.
Avvolta nel vecchio, morbido maglione color porpora di sua madre, se ne stava accoccolata sul divano della
sala da pranzo, con una tazza di tè ormai tiepida tra le mani, a sfogliare controvoglia le pagine di quel
romanzo inglese che Lanie le aveva caldamente raccomandato.
Era ormai notte fonda e fuori dalla finestra infuriavano vento e grandine.
Kate sentiva le palpebre pesanti come due saracinesche di ferro, ma sapeva che, nonostante la stanchezza,
non sarebbe mai riuscita a chiudere occhio.
Erano giorni che trascorreva le nottate in bianco, a fissare il soffitto, con quell'unico, martellante pensiero
fisso nella testa, che le impediva di rilassarsi e, peggio ancora, di concentrarsi sul lavoro, come avrebbe
dovuto.
Chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolino, afferrò il telecomando e accese la tv.
Basta, doveva assolutamente darci un taglio.
Non poteva e non voleva continuare a pensare a lui.
Aveva preso una decisione...una decisione logica e ben ponderata...
Lo aveva estromesso dalla sua vita per un motivo preciso, una ragione importante, sulla quale aveva
riflettuto con attenzione, per giorni.
E lui l'aveva accettato, aveva capito.
Allora perchè continuava a domandarsi se fosse stata davvero la scelta giusta?
Perchè non poteva semplicemente andare avanti...dimenticare?
La risposta la conosceva benissimo e forse era proprio quello a spaventarla più di ogni altra
cosa.
Non riusciva a rinunciare a lui.
Non era mai stata un tipo particolarmente facile da trattare, ma Castle era riuscito a scalfire
man mano la dura corazza di ghiaccio nella quale per lungo tempo si era nascosta, e,
superando l'ostacolo apparentemente invalicabile del suo carattere così introverso e poco
socievole, era riuscito a raggiungere il suo cuore.
Ripensando agli anni trascorsi al suo fianco, Kate si rese conto di non riuscire a ricordare un solo sorriso
che non fosse in qualche modo legato a lui...una battuta divertente...una smorfia buffa...un suo gesto
inaspettato...
Dopo la morte di sua madre, lui era stato il primo, e probabilmente l'unico, a restituirle il sorriso e la gioia
di vivere.
Montgomery aveva ragione.
Era sempre stata una poliziotta in gamba, anche prima dell'arrivo di Castle nella squadra, ma
prima di lui, non era mai riuscita davvero a guardare il lato divertente della vita.
Forse perché, semplicemente, aveva smesso di credere nella sua esistenza.
Sopravviveva e basta.
L'ennesimo spot pubblicitario, sparato a volume inaudito dalla tv, la distolse bruscamente
dai suoi pensieri.
Afferrò il telecomando e premette il tasto di spegnimento.
Stringendo al petto uno dei cuscini, si alzò dal divano e si diresse verso la camera da letto.
Se non altro, aveva bisogno di riposare un po' gli occhi.
Aveva appena oltrepassato la soglia, quando sentì qualcuno bussare alla porta.
Due...tre...quattro colpi.
"Ma che diavolo...?!"
Con cautela, si avvicinò in punta di piedi, e gettò un'occhiata attraverso lo
spioncino.
"Castle, che ci fai qui a quest'ora?" esclamò poi, spalancando di colpo l'uscio.
Rick era appoggiato con la spalla contro lo stipite della porta.
Grondava acqua dai capelli e dagli abiti...sembrava quasi che stesse dormendo in piedi.
Quando sentì la voce di Kate, alzò lentamente lo sguardo.
Non sembrava particolarmente lucido.
"Sei ubriaco, Rick?" lo apostrofò severamente Beckett.
"Non direi, no" fece lui, scuotendo la testa.
"Sei fradicio, adesso ti chiamo un taxi e ti faccio riaccompagnare dritto a casa!" aggiunse Beckett,
allontanandosi dall'uscio per raggiungere il telefono.
Castle però fu più rapido e, dopo averla raggiunta con una falcata, le si piazzò davanti
sbarrandole la strada.
"Castle, per favore..." lo pregò debolmente Beckett.
Non riusciva neppure a guardarlo negli occhi.
Sapeva che se lo avesse fatto, anche solo per un istante, tutta la sua forza di volontà
sarebbe miseramente crollata in mille pezzi.
Per tutta risposta, Castle afferrò il cordless e lo lanciò lontano, sul divano.
"Sai perché stanotte sono venuto qui da te, Kate?" le domandò poi "Ho pensato a lungo a
quello che mi avevi detto, al fatto di voler chiudere i rapporti e il resto e volevo chiamarti
per parlare un po', per chiarirci...proprio quando stavo digitando il tuo numero
sulla tastiera del telefono, mi è squillato il cellulare. Esposito voleva invitarmi in
un locale...birra, ragazze, musica..."
Kate avvertì qualcosa di pesante, come un macigno, crollarle nello stomaco.
"Ho deciso di andarci per svagarmi e all'inizio è stato tutto grandioso! Abbiamo chiacchierato, abbiamo
bevuto e per un po' sono riuscito perfino a divertirmi e a non pensare a te e ai nostri casini...poi due ragazze
si sono avvicinate al nostro tavolo e hanno cominciato a parlare con noi, a fare un po' le civette, e l'unica
cosa a cui riuscivo a pensare era... "ma che diavolo ci faccio qui?..."
"Non vedo cosa c'entri questo con me" obiettò Kate.
"C'entra eccome" ribattè prontamente Castle "Prima di te, mi ero convinto di aver chiuso
con le storie serie...Gina, Meredith...sentivo di non essere il tipo giusto per un rapporto
duraturo e pensavo seriamente di aver chiuso per sempre con certe cose! Poi sei arrivata tu
e tutto è diventato confuso...incomprensibile! Tu mi confondi, Kate, lo hai sempre fatto!
Stasera quelle ragazze erano pronte a divertirsi e a fare follie, mentre io..."
Beckett fece un gesto d'impazienza.
"Avresti potuto raccontarmi le tue goliardie notturne anche domani mattina..." iniziò a dire,
chiaramente infastidita dalla piega che stava prendendo quella conversazione, ma Castle
non le permise di andare oltre.
Le afferrò con fermezza il polso, trattenendola.
"No, devi ascoltarmi!" la zittì con tono deciso "Avevo accettato l'invito di Esposito, perché speravo di
distrarmi e di non pensare a te, e invece sono solo riuscito a tirarmi indietro, come un verginello intimidito,
davanti a delle belle ragazze che avevano mostrato interesse per me..."
"Castle, io..."
"No, devi lasciarmi finire di parlare stavolta, altrimenti non riuscirò più a dirti queste cose ed
è giusto che tu le sappia! Capisco perché hai deciso di allontanarmi da te, vuoi proteggermi e vuoi
proteggere te stessa dalla sofferenza. Lo capisco, davvero, ma non lo trovo giusto! Hai perso tua madre,
Kate, ed è un dolore che io posso a stento immaginare e comprendere, ma voglio chiederti una cosa: pensi
che lei avrebbe desiderato questo per te? Una vita senza amore? Una vita colma di rimpianti e cose mai
vissute? Non pensi che avrebbe desiderato vederti felice? E' vero, a volte la felicità può essere anche
accompagnata dal dolore, ma io penso che per certe cose valga la pena soffrire un po'...il
dolore rende tutto reale, Kate! Questo non è il mondo delle favole e noi non siamo i
protagonisti di una storia con un lieto fine già scritto e stampato! Ogni giorno la nostra vita
si crea e si distrugge attorno a noi e tutto ciò che possiamo fare, è cercare di affrontare gli
eventi così come si presentano, traendone il meglio possibile quando non possiamo
cambiarli e migliorandoli quando ce ne viene data l'occasione. Il punto è ...nessuno può
sapere che cosa accadrà domani o dopodomani o tra un mese o un anno...quello che
possiamo fare è godere di ogni istante in più che ci viene concesso, accanto alle persone che
amiamo e con le quali vogliamo condividere le piccole gioie quotidiane e, perchè no, anche
le sofferenze! Ciò che conta davvero è riuscire a costruire qualcosa di importante
sfruttando il tempo che ci viene concesso, imparare a creare, giorno dopo giorno, dei nuovi
ricordi da aggiungere a quelli passati! Io voglio davvero stare con te, Kate, è la cosa che
desidero di più al mondo... " ripensò alle parole di sua madre e continuò "... però so che in
amore non si può costringere qualcuno a fare ciò che non desidera, anche se il dolore
sembra strapparti via il cuore dal petto...e se tu hai deciso di allontanarti, io non posso fare
altro che accettarlo...e farmi da parte..."
Fece una breve pausa, guardandola intensamente negli occhi.
"So che probabilmente questo mio inutile e infinito monologo non servirà a farti cambiare
idea su noi due..." aggiunse ancora, in tono più dolce " ...ma avevo davvero bisogno di dirti
queste cose, perché ...non so...forse, voglio poter essere sicuro di aver fatto tutto ciò che
era in mio potere per tenerti con me e, se umiliare me stesso presentandomi a casa tua nel
bel mezzo della notte, rientra nella categoria...bene, vorrà dire che accetterò
l'umiliazione..."
"Io non credo che ..." iniziò a dire Beckett.
"Non pretendo niente" la interruppe Castle, sfiorandole delicatamente la guancia
con il dorso della mano "Volevo solo che sapessi la verità, tutto qui..."
Si staccò da lei, indietreggiando di alcuni passi.
"Sarà meglio che me ne torni a casa adesso..." aggiunse infine, con la voce un po' roca e
tremante di freddo.
Kate scrollò la testa, scoccandogli un'occhiata intenerita.
Se ne stava lì in piedi davanti a lei, bagnato fradicio, con quell'aria irresistibile da cucciolo
intirizzito, stampata in faccia.
Accidenti a lui, come diavolo faceva ad essere sempre così maledettamente adorabile?
"Castle..."
Chiamò il suo nome ad alta voce, dolcemente, come se fosse la cosa più naturale del
mondo. Dimenticò di colpo la logica, i suoi ragionamenti razionali e, per la prima volta in vita sua, decise di
affidarsi al suo cuore.
Si avvicinò a lui, abbastanza da riuscire a sfiorargli il petto con la punta delle dita.
"...non voglio che tu te ne vada...resta..."
Quelle parole fluirono dalla sua bocca senza alcun freno, come un irrefrenabile fiume in
piena, e improvvisamente, niente di tutto ciò che aveva costruito nella sua mente ebbe più
senso. Avvertì le braccia di Castle attorno ai suoi fianchi e un'ondata di calore la investì in
pieno, annebbiandole ogni pensiero.
La semplice vicinanza dei loro corpi la faceva impazzire...
ll suo respiro caldo sul collo...quelle mani grandi e forti che le accarezzavano piano la schiena...
Sollevò il viso, incatenando il suo sguardo a quello di Castle.
Fece per parlare, ma lui la zittì con un bacio.
"Ti prego, non dirmi che hai già cambiato idea" le sussurrò a fior di labbra, fissandola intensamente negli
occhi.
occhi.
Lei si limitò ad annuire.
"Stavo per dire...sarà meglio togliere questi vestiti bagnati se non vuoi rischiare una polmonite..."
E così dicendo, fece scivolare le mani verso il petto di Castle, cominciando lentamente a
sbottonargli la camicia.
"Qualcosa in contrario, scribacchino?" lo apostrofò scherzosamente, mordendosi il labbro
inferiore con fare malizioso.
"Niente in contrario, detective" ribattè Castle con aria sorniona, sfiorandole appena il collo
con la punta del naso "Adoro il fatto che ti preoccupi in questo modo per la mia
incolumità..."
Le baciò ripetutamente il collo, appena sotto l'orecchio sinistro, procurandole un brivido
d'eccitazione lungo la schiena.
"Rick... " gemette Kate, con la voce strozzata dal piacere.
"Mmh?" fece lui, scostandosi quel poco che gli permise di guardarla negli occhi.
Beckett sentì il cuore impazzirle nel petto e capì che quello era il momento giusto.
Ora o mai più.
"Io...io ti amo..." disse in un sussurro.
Castle le sorrise dolcemente.
Le sistemò con un mano un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, poi si chinò leggermente in
avanti e le sussurrò sottovoce "Ti amo anch'io...sempre..."
"E per sempre" completò Beckett.
ANGOLO DELL'AUTORE: Ooook. Via al lancio della frutta marcia XD Aahahaahah scherzo...spero che il capitolo finale sia stato di vostro gradimento ...e un grazie speciale a tutti quelli che hanno seguito la mia storia, recensendo i capitoli! Alla prossima :)