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Autore: Jade MacGrath    30/05/2007    1 recensioni
[Stargate Atlantis] [incompleta]A causa di Thelan e Phebus, e dei loro irrisolti 'problemi di coppia', la dottoressa Weir si ritrova incinta nientemeno di Sheppard. E Kolya decide che non c'è momento migliore per rapire la donna e vendicarsi del suo nemico...
Genere: Generale, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Weir, John Sheppard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elizabeth lo guardò scioccata, e poi scoppiò a ridere.

“Carson, andiamo! Io, incinta? A meno che non sia stata un’immacolata concezione, non vedo come possa essere possibile…”

“Ho ripetuto i test tre volte. Non c’è errore.”

“Magari hai confuso i campioni. Ti occupi anche della salute dei nostri rifugiati Athosiani…”

Carson fece segno di no con la testa, come fece per ogni possibile scusa che Elizabeth riuscì a trovare.

“No, Carson, deve esserci un motivo. Deve! Perché io non… io non ho… O mio Dio, Carson, io non ho…”

Si portò una mano tremante alla bocca, cercando di non crollare di fronte al dottore. Al momento pensava ad una sola altra possibilità, e la terrorizzava. Anche Carson era arrivato alla stessa conclusione, e il solo pensiero che qualcuno ad Atlantis potesse essersi macchiato di una colpa simile, e contro Elizabeth Weir per di più, lo fece inorridire.

Diede un sedativo ad Elizabeth, sempre più sconvolta ad ogni secondo che passava, e una volta certo che dormisse andò a cercare Sheppard. Non aveva intenzione di violare il segreto medico/paziente, ma sapeva che il colonnello stava aspettando una scusa qualsiasi per scappare dall’ufficio e tornare al capezzale di Elizabeth. Fin dal tentato assedio da parte di Kolya e dei Genii, John aveva sempre tenuto d’occhio Elizabeth con più attenzione di prima, cercando sempre di fare in modo che Elizabeth non si accorgesse di questa attenzione speciale. Qualcuno avrebbe potuto insinuare che tale interesse non fosse solamente professionale… ma anche se non lo era, quei due avevano troppo buon senso per non sapere cos’era meglio fare.

Atlantis prima, il resto poi.

Come aveva immaginato, John fu più che felice di lasciare McKay e Zelenka a bisticciare tra di loro, e lo ringraziò sentitamente per tutto il tragitto. Quando chiese novità di Elizabeth però, il medico disse che sarebbe stata Elizabeth stessa a parlargliene, se si sentiva di farlo. E non ci fu niente che John poté dire per fargli cambiare idea o anche solo per avere un accenno vago sulla sua condizione. Il colonnello arrivò fino al suo letto, e si sedette accanto a lei. Notò che aveva le guance bagnate di lacrime, e sommato alla reticenza di Carson a parlare fu più che sufficiente a mandare la paranoia di Sheppard fuori scala. Che cosa poteva essere successo ad Elizabeth di così grave che Carson non poteva dirgli, e che aveva ridotto la stoica dottoressa Weir in lacrime? Stava forse morendo? Aveva contratto qualche malattia aliena durante una delle sue missioni diplomatiche? Andava così poco fuori Atlantis… se era così, era profondamente ingiusto. Perché lei?

 

 

Circa un’ora più tardi, Elizabeth iniziò a muoversi leggermente, segno che stava per risvegliarsi. John posò la rivista che stava sfogliando e si avvicinò al suo letto, sedendosi e prendendole la mano.

“Elizabeth?”

Elizabeth aprì piano gli occhi, un attimo disorientata. Non capiva perché si trovasse in infermeria. Poi ricordò tutto: il malessere, le analisi, e…

La realtà le piombò addosso come un muro di mattoni. Era incinta. Senza sapere come, dove, quando… e soprattutto chi. Una nuova ondata di lacrime iniziò a uscire dai suoi occhi, quando realizzò che tutto quanto successo non era un incubo, ma la pura e semplice realtà, e d’istinto abbracciò John nascondendo la sua faccia contro il suo collo e iniziando a singhiozzare.

John aveva spalancato gli occhi per la sorpresa del gesto, come l’altra volta che Elizabeth l’aveva abbracciato dopo che l’aveva creduto morto, ma questa volta reagì subito e la strinse forte tra le braccia.

Usando quel tono di voce che riservava solo a lei, Sheppard chiese ad Elizabeth che fosse successo.

Cercando di ricomporsi, Elizabeth sciolse l’abbraccio e si asciugò gli occhi. John la guardò preoccupato, e le domandò di nuovo che le avesse detto Beckett sulla sua salute.

Quando Elizabeth abbassò gli occhi e gli disse che era incinta, John sentì per un secondo una vampata di gelosia verso chiunque fosse il responsabile. Aveva un rapporto speciale con lei, ma sapeva che non poteva diventare niente di più di una profonda amicizia. Però c’era qualcosa

 Che non quadrava. Per quanto inaspettata, una gravidanza non portava alla crisi di pianto a cui aveva appena testimoniato. E le chiese che altro ci fosse da dire.

Facendosi forza, Elizabeth confessò a John che non sapeva come fosse rimasta incinta o di chi fosse il bambino.

John la prese di nuovo tra le braccia per confortarla. Le giuro con voce calma e fredda, anche se erano due sentimenti che stava facendo veramente fatica a mantenere, che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per trovare il bastardo che le aveva fatto quello. Nella mente di John il trovarlo coincideva con l’ucciderlo, ma non diede voce a quel pensiero, preferendo per il momento tenerlo per sé.

Decise di occuparsi in prima persona delle indagini, senza informare nessuno. Carson gli aveva detto che gli Antichi avevano delle macchine incredibili per le analisi del dna e che avrebbe tentato la sorte per cercare di identificare il colpevole, anche se a quello stadio della gravidanza poteva essere troppo presto. Comunque, sperava che da qualche parte nei filmati di sorveglianza ci fosse il necessario per inchiodare chiunque avesse fatto quello ad Elizabeth.

Mentre Carson stava spiegando a Elizabeth come si sarebbe svolto l’esame e quanto tempo sarebbe servito per un risultato, Elizabeth prese un respiro profondo e gli disse che appena possibile, avrebbe interrotto la gravidanza. Voleva che chiunque l’avesse violentata fosse rimpatriato e punito, ma voleva anche di più dimenticare l’intera faccenda. Quel figlio indesiderato che le cresceva dentro non l’aiutava.

John sentì quella sera della sua decisione, e al pari di Carson (che le aveva consigliato anche di rivolgersi alla Heighmeyer )non poteva biasimarla. Le disse che non c’era nessun problema se voleva prendersela comoda per qualche giorno finché non fosse in grado di concentrarsi sul lavoro, ma Elizabeth gli aveva scoccato un’occhiataccia. Se c’era una cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era di annullarsi nel lavoro. Aveva sempre funzionato benissimo, quando non voleva pensare alla sua vita o a quello che le era capitato in passato.

Intanto le ricerche di Sheppard continuavano, ma era cercare un ago in un pagliaio. Elizabeth continuava a ripetere che non aveva nessun ricordo, quindi nessuna idea di dove fosse stata aggredita. E Atlantis era enorme, sarebbe potuto essere stato dovunque.

Poi, d’un tratto, vide sé stesso camminare di notte per la città deserta. Fermò l’avanzamento veloce, e si concentrò su quanto vedeva. Era proprio lui, non c’era dubbio, e non era sonnambulo. Camminava, si guardava intorno, parlava tra sé e sé. Quella cadenza però gli era familiare… e quando si sentì parlare, rivolgendosi a sé stesso come se fosse un’altra persona, d’un tratto comprese.

Thelan! Il soldato che aveva recuperato dal guscio e che si era impossessato del suo corpo mesi prima! D’un tratto il suo cuore iniziò a battere furiosamente. Se Thelan era sopravvissuto dentro di lui dopo che tutti erano certi fosse morto, forse anche Phebus…

Continuò a seguire la sua versione posseduta tutta la notte, ma non fece altro che ammirare la città e camminare in solitudine. Sheppard decise allora di controllare se Thelan lo aveva portato a fare una passeggiatina notturna anche altre volte, e gli si fermò il cuore quando vide che durante una di queste, aveva incontrato Weir, sotto l’influsso di Phebus.

Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella storia, e quando vide quello che era successo nella palestra, era totalmente incredulo.

Era lui?

Lui aveva messo incinta Elizabeth?

Se non fosse stata una cosa tanto grave, l’avrebbe trovata quasi ironica. Aveva passato una notte con Elizabeth, e nessuno dei due se lo sarebbe ricordato. Anche se, pensò, c’era una prova tangibile di quanto successo che stava crescendo dentro di lei…

D’un tratto ricordò quello che Elizabeth aveva detto di voler fare, e preso il cd col filmato di sorveglianza andò diretto da lei.

Non sapeva cosa avrebbe detto. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe detto lui. Ma era una cosa che avrebbero dovuto decidere insieme, di questo era sicuro.

 

 

  
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