Volevo ringraziare tutti
coloro
che mi hanno seguito e in particolare a Micky90 (grazie per i
commenti!).
Volevo avvertirvi che proprio in
questo capitolo è richiesta la vostra fantasia (come dicevo
nell’introduzione).
Maggiore sarà la vostra immaginazione, maggiormente lo
apprezzerete.
E poiché stiamo per giungere al
termine, è doverosa una domanda: se Venom è
superiore a Spider-man, come farà
questi a sconfiggerlo, se mai lo sconfiggerà?
Ho dovuto sforzare un po’ le
cose, ma spero di non avervi deluso.
Ci risentiremo nell’ultimo
capitolo! Buona lettura…
Solo
che Spider-man non riusciva a capire perché,
improvvisamente, era andato via,
si era lasciato staccare. Ripensava a quello che aveva detto in
precedenza:
“Non
sono stato io a rimanerti attaccato: eri tu a volermi!”.
Forse
era davvero solo questo: bastava rifiutare Venom per non esserne
più vittima, o
lui c’era riuscito solo perché più
potente?
Nessuno
avrebbe risolto i suoi dubbi. L’unico in grado di poterlo
fare era ora dinanzi
a lui, intento ad annientarlo.
Ma
se ancora non lo attaccava era perché era ancora molto
legato a Spider-man e
gli costava fargli del male. Seppur in passato lo aveva fatto, era
perché Eddie
Brock voleva la morte di Peter. Venom voleva l’unione.
E
adesso che, invece, era Venom a volere la sua morte, in che modo si
sarebbe
difeso?
“Hai
perso la tua ultima opportunità. Questa volta proverai il
lato oscuro di me,
quello che molti hanno già sperimentato: il dolore.
Perché stavolta, è la tua
morte che desidero. Non ho più bisogno di
te…”.
Spider-man,
seppur già sapeva questo, rimase ferito
nell’orgoglio: l’amore era reciproco e
pure lui si sentiva legato “sentimentalmente” al
Simbionte. Sentirsi rifiutato
fu per lui un duro colpo. Con il dolore nel cuore e la rabbia negli
occhi,
partì in contrattacco, completamente impazzito.
“Hai
già provocato troppo dolore agli altri. È ora di
eliminarti una volta per
tutte”.
Con
uno scatto, gli balzò contro. Mentre Venom fermò
un suo braccio, con l’altro
riuscì a dargli un pugno, mettendolo al tappeto e, con una
capriola, ritornò coi
piedi per terra. Si voltò, unì i pugni e
cercò di colpire il corpo inerme di
Venom.
Ma
questi si alzò in piedi e, girando su se stesso,
colpì col braccio Spider-man,
scaraventandolo contro il muro.
Spider-man,
a terra, si rialzò. Grazie ad una ragnatela, salì
sopra il palazzo, subito
seguito da Venom.
Appena
Venom mise piede sulla terrazza, Spider-man cercò di
colpirlo, ma questi si
scansò.
“Dimentichi
che anche io ho un debole “senso di
ragno”?”, disse, colpendolo in pieno petto
e sbalzandolo più in là.
Ancora
una volta, Spider-man si rialzò. Con una mano al petto e col
sangue che gli
colava dalla bocca, rimase un momento immobile per recuperare le forze.
Quando
Venom si accorse di questo, si rilassò e fissò il
nemico con il suo sorriso
soddisfatto, mostrando, come sempre, i suoi acuminati denti.
“Non
ti attacco, tanto non ho fretta. So che, comunque, non potrai mai
distruggermi.
Renditene conto: il primo a cui mi son legato sei stato tu e da te ho
ottenuto
una straordinaria forza e nuovi poteri. Se mi fossi legato ad un comune
mortale, a Brock, per esempio, ne sarebbe uscito un semplice uomo colmo
di
rabbia e leggermente più potente. Ma, pieno dei tuoi poteri,
mi è bastato un
semplice corpo ospite per raggiungere la forma attuale e diventare,
finalmente,
Venom. Rafforzando il mio corpo ospite, ho aumentato la mia forza ed ho
imparato ad eludere il tuo senso di ragno.
Sei
stato tu a dar vita a Venom. Ed è giusto che sia Venom a far
fuori te”.
Spider-man
era colto da rabbia, ma aveva appena sperimentato che questa non
bastava a
distruggerlo. Doveva usare la testa, come aveva fatto sempre. I
semplici poteri
non erano sufficienti a fare di lui Spider-man. Era uscito indenne da
mille
situazioni anche grazie all’ingegno. Ora doveva fare lo
stesso.
Ma
per quanto ci pensava, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare
una
soluzione a quel dilemma. Sapeva che Venom aveva ragione, in tutto. E
le sue
continue frasi goliardiche erano un attentato alla sua concentrazione.
“Inutile
che ci provi. Non puoi uccidermi. Prima dovevo condividere il mio
volere con
quello del corpo ospite, che lasciavo vivo. Ed ero già
più forte di te.
Figurati adesso che il corpo diventa ed è solo il mio
scheletro, un essere
inanimato. Posso sfruttare al massimo i miei poteri ed il mio volere.
Sono
invincibile, per te…”.
In
questi momenti, Spider-man si affidava sempre ai ricordi dello zio Ben,
che lo
aveva aiutato e gli aveva regalato la forza per andare avanti.
Ricordare le sue
parole, gli fu utile. Non era certo di ciò che stava per
fare, ma era pur
sempre un tentativo…
Per
nulla colpito dalle parole di quello oscuro essere, Peter disse
ciò che sentiva
e, ad ogni parola, sentiva un’energia nascergli dentro.
“Sai,
una volta mio zio mi disse: “Da un grande potere, derivano
grandi
responsabilità”. Questo io l’ho capito
solo col tempo… E inizialmente ho
creduto che i miei poteri potessero donarmi solo gioia. Adesso, invece,
mi
viene da pensare che alle volte siano solo una maledizione. Venom, so
per certo
di aver capito cosa volesse dire mio zio. Mio zio non volle solo
rinfacciarmi
le mie responsabilità, volle anche dirmi che ci saranno
sempre degli ostacoli
che dobbiamo superare, che con la forza possiamo abbattere e che
più andiamo avanti,
più grossi saranno gli ostacoli. Ma ce la faremo
sempre…
Tu
sai ancora poco del genere umano. Venom, sappi che: “Da un
grande potere
derivano grandi responsabilità… Ma anche nuovi
punti deboli”.