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Autore: _LilianRiddle_    12/11/2012    3 recensioni
" Non ricordo quando m’innamorai per la prima volta di lei. E ha sentito bene. Per la prima volta. Perché con lei, ogni giorno, era diverso. Ogni santissimo giorno m’innamoravo nuovamente di lei. E non chiedetemi come sia possibile una cosa del genere. So solo che riusciva sempre a stupirmi. Sempre. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo – Un po’ di anni e qualche vita dopo.

 
- E poi? Che cos’è successo dopo, mamma? – chiese impaziente Alice.
- Dopo quando, scusa? – risposi stranita.
- Dai zia, insomma! Non ti puoi fermare così, sul più bello. Com’è andata a finire? – riprese Luke.
Io guardai Sara. Che cosa potevo rispondere? Poi mi venne l’illuminazione.
- Poi si sono sposate! –
 I due si guardarono straniti. E come potergli dare torto? Qui in Italia non ci si poteva sposare sei amavi una persona del tuo stesso sesso. E venivi anche emarginato se si veniva a sapere in giro. Era anche per questo che Lillà e Nin non erano volute rimanere in Italia ma erano partite per la Spagna. Dopo che Lillà e Nin si ritrovarono, infatti, i genitori di Phoebe la vennero a prendere. Trascinarono in Italia le due ragazze, sperando nel supporto dei genitori di Miranda. Ma non ottennero nulla. La madre e il padre di Miranda accettavano e approvavano la figlia, e non vedevano l’ora che le due ragazze si sposassero. Dopo lotte sconvolgenti, litigate furiose e pianti disperati, Heidi e Russell Percival ritornarono in Canada. E ci rimasero per il resto della vita. Phoebe non rivide più i genitori, ma riallacciò i rapporti con i suoi fratelli, che adoravano la loro sorellina e la sua ragazza. Nel frattempo, io e Sara ci conoscemmo. Scoprii che lei era la psicologa di Miranda, che si era rivolta a lei per sbloccare i suoi ricordi, proprio come aveva fatto Phoebe con me, e ci raccontammo le varie esperienze trascorse con le due ragazze. Alla fine, diventammo così legate che io e Chuck, felicemente fidanzati e in procinto di sposarci, decidemmo di comprare la villa di fianco a casa di Sara e di suo marito. Phoebe e Miranda, invece, andarono a vivere in Spagna, ripresero la scuola, e si diplomarono. Ora Phoebe è una bravissima insegnante d’asilo, mentre Miranda una fantastica giocatrice di basket.
Alice e Luke erano… come dire, molto diversi. Lei era testarda, irriverente, libera. Non seguiva nessun tipo di regola e domarla era praticamente impossibile. E lui… beh, lui era l’esatto contrario. Pacato, ligio alle regole, serio. Ma testardo quanto lei. Forse anche di più. Per questo da bambini non sono mai riusciti ad andare d’accordo. Mai. Il gioco non durava neanche cinque minuti, e loro se le erano già date di santa ragione. Inutile dire che fino ai quindici anni ha sempre vinto Alice. Poi, le parti si sono capovolte. Luke è diventato sempre più sicuro di sé, pur mantenendo la serietà e la pacatezza, che gli donavano quel fascino che piaceva a tutte le ragazze, tranne che ad Alice. Lei, d’altro canto, si andò via via a chiudersi in sé stessa, per colpa del suo orgoglio e della sua diffidenza. Però diventò bella. Boccoli biondi ad incorniciare un viso d’angelo e occhi blu oltremare, scuri come gli abissi marini, per completare l’opera. Non passava giornata che non si insultassero o urlassero contro. Se lei era nella stessa stanza di lui, ecco che Luke iniziava ad infastidire Alice. Così, lui non poteva entrare in una sala che Alice si vendicava. Era impossibile vivere con loro due. Così io e Sara abbiamo deciso che forse era meglio dare qualcosa da fare a queste due bombe che ci ritrovavamo al posto dei figli. Abbiamo dato loro nome e cognome di Lillà e Nin e gli abbiamo detto di cercare la loro storia. Sapevamo che non l’avrebbero trovata, non qui in Italia, almeno, ma adesso i due ragazzi riescono a trattarsi civilmente per almeno qualche ora.
- Si sono sposate?! – esclamarono in coro.
- Certo. In Spagna, due anni dopo essersi ritrovate. Pensate, avevano solo tre anni più di voi, erano senza lavoro e stavano ancora studiando. – intervenne Sara. Adorava quella parte del racconto, e io lo sapevo bene.
- Vuoi raccontare tu la fine, Saretta? – chiesi.
- Certo, There. -
 

***

 
Aspettavo quel momento da anni. Sospettavo che io avessi già iniziato ad aspettarla quando era ancora insieme a me, cinque anni fa. E l’avevo aspettata per così tanto tempo, che quei pochi minuti che separavano la mia entrata dalla sua, sembravano durare secoli.
Mi guardai attorno. Non c’erano tante persone. Giusto quelle poche che erano entrate nei nostri cuori. Alla mia destra c’erano la mia famiglia e i miei amici. Mia madre e mio padre era in prima fila, dietro c’erano Giulia ed Elisa, le mie migliori amiche. Di Hope nessuna traccia. Lillà aveva insistito tanto per chiamarla, per far in modo che venisse, ma lei aveva rifiutato. Categoricamente. Chissà perché, poi. Forse faceva ancora troppo male. Forse. In fondo, spostata verso l’interno, c’era Sara con la sua famiglia. Aveva il pancione, presto avrebbe avuto una bambina.
A sinistra, invece, c’erano tutti i fratelli di Lillà. C’era William, ormai rispettabilissimo chirurgo, Matteo, che stava avviando il suo nuovo studio da avvocato e Blaise, che alla fine ha avuto il coraggio di dire “No!” ai suoi genitori ed ha intrapreso la carriera di musicista.
E dietro c’è Theresa con Chuck, felicemente sposati. Anche lei ha il pancione e presto, forse lo stesso giorno in cui dovrà partorire anche Sara, darà alla luce un bellissimo bambino.
Ad un certo punto, la musica cambia. Ecco è il momento. La prima cosa che pensai quando la vidi fu: Nero. Non mi potevo aspettare niente di meglio. Stava indossando un vestito nero. Da sposa, bellissimo. Aveva le maniche lunghe, di ciffon rosa antico che si univano alla parte davanti che arrivava fino sotto il seno. Da lì, partiva un’ampia gonna di pizzo di un nero leggerissimo, quasi impalpabile. Magnifica. Assolutamente, completamente, magnifica.
Non mi accorsi neanche che arrivò davanti a me fino a quando suo fratello Blaise non mi consegnò la sua mano. Fu allora che seppi che tutto questo era vero e che non stavo sognando tutto.
- Ciao Nin. Hai visto che bel cielo blu che c’è oggi? – sussurrò.
Alzai gli occhi al cielo.
- Già. – risposi. – È proprio un bel colore. –
L’officiante cominciò a parlare. Penso che né io né Lillà avessimo seguito una sola parola di quello che diceva fino al fatidico momento del: “Scambiatevi le promesse”.
- Adesso? – chiesi.
Lillà rise.
- Certo che me lo devi promettere adesso, Nin. Quando me lo vuoi promettere? –
Sorrisi.
- Beh, io mi ero anche preparata tutta un discorso da farti, però, insomma, me lo sono dimenticato. E non ridere, disgraziata, perché se io ora decidessi di scappare dall’altare, tu non avresti più una moglie e nessuno ti prenderà con sé. Quindi non ridere di me e della mia incapacità di ragionare in questo momento, ok? Bene. Quindi. Ecco, io non so da che parte cominciare. Perché è così difficile dirti che ti amo? Dio, io ti amo, ma ho così paura a dirtelo in questo momento. Ho paura che tutto questo possa finire, ho paura che tutti gli anni che ci avevano separate prima, adesso arrivino e distruggano tutto un’altra volta. Ho paura di sbagliare, ho paura di litigare con te, un giorno, e di dimenticare perché ti ho detto di sì oggi. –
Mi guardai in giro e, in quel momento, notai che in fondo alla navata centrale c’era Hope. E, in un lampo, mi ritornò in mente quel vecchio tema che avevo scritto un giorno di tanti anni fa, quando ero in prima superiore e ancora non accettavo il fatto di amare Phoebe. Mi venne in mente il conflitto che si era creato dentro di me quando era venuto il momento di scegliere. Quando fui costretta a  scegliere fra la speranza di Hope e l’amore di Phoebe. Quando paragonai l’una al Paradiso e l’altra all’Inferno. E quando decisi che era vivere una vita intera all’Inferno con Phoebe che pochi giorni in Paradiso con Hope. Avevo deciso la strada più difficile, complicata e tortuosa che potessi mai trovare e nonostante ciò, se dovessi tornare indietro. Sceglierei Lillà altre mille volte. E in quel momento, guardando Hope in fondo alla chiesa, compresi il perché di quella scelta: lei, semplicemente, non mi avrebbe mai amato come mi ama Phoebe. In quel modo così totalizzante, così contorto e incomprensibile che solo noi potevamo resistere.
Riportai gli occhi sulla mia Lillà e ripresi a parlare, prendendole il viso fra le mani.
- E quindi ho paura. Semplicemente. Una fottutissima paura di quello che potrà succedere. Ma tu sei qui, adesso. Sei qui e mi stai sposando. E lo hai scelto tu. Sei stata tu a rompermi l’anima finché non ti ho detto di sì, finché non ho acconsentito a portarti all’altare. E sei il mio Inferno personale, ricordi? Te lo dicevo sempre quando eravamo a scuola. Ti odiavo e ti odio ancora adesso, e penso ancora che tu sia incredibilmente irritante e saccente, ma, vedi, tutto questo impallidisce di fronte all’amore che io provo per te. Quindi, ti prometto che resterò con te fino a quando lo vorrai, e anche se non lo vorrai tu, perché se tu non mi vorrai più, beh, lo vorrò io per tutte e due. –
Phoebe piangeva. Il viso della mia Lillà brillava di tante piccole gocce di rugiada. Gliene asciugai due o tre, poi la lasciai fare da sola. Prese un bel respiro e cominciò a parlare.
- Dannazione, ragazza inutile, mi fai sbavare il trucco se mi dici queste cose! E poi, casomai, sei TU il mio Inferno personale. Tu, che ti alzi alla mattina cantando a squarciagola e, dopo anni che ti conosco, mi domando ancora come cazzo fai. Insomma, è inconcepibile, io alla mattina ho bisogno di un’ora e mezza per ricominciare a parlare e tu non fai in tempo ad aprire gli occhi che già blateri! Tu, che ti compri quegli assurdi vestiti da ragazzo solo per coprire quel corpo stupendo che hai, perché pensi che tutti stiano a guardare te. L’unica che ti considera, qui dentro, cara mia, sono io. Tu, che sei bella in qualsiasi momento della giornata. Che sei bella mentre fai colazione con quel pigiama caldissimo che hai, e sei bella quando piangi, quando ridi, quando sorridi e quando ti arrabbi. E amo quando suoni per me. Quando ci mettiamo in sala, io con il violino e tu con il pianoforte, e iniziamo a suonare qualsiasi cosa ci venga in mente, e non abbiamo neanche bisogno di parlare, solo musica e basta. E amo, amo scrivere per te. Amo la tua voce, amo farti leggere le mie storie perché solo tu ne cogli veramente il senso. Amo sentirti leggere. Finché tu leggerai per me, io non smetterò mai di scrivere. E finché vorrai, ti prometto che resterò con te per amarti, onorarti e tutte le altre cose che si dicono in questi casi. Ti sopporterò per tutta la vita, se fosse necessario e, se non mi vorrai più, beh, peggio per te. Ti resterò accanto comunque, come ho sempre fatto, come sto facendo adesso e come farò per tutto il tempo che ci resterà da vivere insieme. –
E detto questo ci baciammo. Non demmo neanche il tempo al prete di dire la famosissima frase: - Ora può baciare la sposa. – tanto era il bisogno di sentire ancora una volta le nostre labbra unite. Uscimmo dalla chiesa abbracciate e, dopo poco più di un’ora di ricevimento, scappammo via per la nostra luna di miele che, tra l’altro, non è ancora finita.
 
 

***

 
Suonarono alla porta appena Sara finì di raccontare, con almeno mezz’ora di ritardo.
- Ma dov’eravate finite? – esclamai aprendo.
- Theresa! – urlò abbracciandomi Phoebe. – È tutta colpa di Nin! Non trovava più il braccialetto che le avevo regalato l’anno scorso per il nostro anniversario. –
- Non ci credere, There. – disse sospirando Miranda, abbracciandomi a sua volta. – Lillà si è dimenticata a che ora dovevamo venire qua da voi. –
Abbracciarono tutti, poi le due ragazze si fermarono davanti a Luke ed Alice.
- Questi sono i vostri figli? – chiese Lillà guardando dal basso verso l’alto Luke.
- Sì, bella mia. Sono i nostri ragazzi. –
- Beh, hai fatto proprio un ottimo lavoro, Theresa. Luke è proprio un gran bel ragazzo! –
- Lillà! – esclamò indignata Miranda. – Ma ti sembra il modo? –
- Ma è vero! –
- Tanto è incredibilmente stupido, ehm… Phoebe, giusto? – chiese Alice prendendo i cappotti delle ospiti e portandoli nell’altra stanza.
- Sì, certo, se io sono stupido tu sei un opossum, strega! –
- Taci, essere immondo. –
Sedendosi, Miranda e Phoebe si sorrisero.
- Che carini. – disse Lillà.
- Già. Da quant’è che siete fidanzati, voi due? –
Alice si strozzò con l’acqua che stava bevendo, mentre Luke bevve per mascherare il rossore delle guance.
Le due si presero per mano, ricordando le litigate che facevano quando avevano la stessa età di Alice e Luke e che ancora infiammavano il loro rapporto.
- Guardate che io ho sposato la mia peggior nemica. E vi giuro, non c’è niente di più bello di lei. – sussurrò Phoebe ai due ragazzi. E loro si guardarono, trovando qualcosa di diverso nello sguardo l’uno dell’altra. Trovandoci, forse l’amore.
 

Fine.

 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Non pensavo che mettere la parola “Fine” a questa storia fosse così doloroso.
Quarantuno pagine di world. 21.111 parole. Me stessa dentro questa storia.
Si, è fin troppo difficile finire questa storia. Però tutto ha una fine e, se le storie non finissero mai, non ce ne sarebbero mai di nuove e, magari, di ancora più belle.
Questa storia è dedicata a PhoenixFelicis per motivi che non sto qui ad elencare, perché tanto lei li sa già tutti <3
E un ringraziamento enorme anzi, più di enorme, megagalattico, va a Fire 97, a cui i voglio tanto bene, anche se abitiamo a chilometri e chilometri di distanza.
In conclusione, spero che questa storia vi sia piaciuta così come è piaciuto a me scriverla.
Baci e alla prossima,
Lily.
 

  
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