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Autore: Joe McFly    30/05/2007    1 recensioni
Una storia (vera) che ha dell'incredibile. Una famiglia intende andare in vacanza in un luogo che conosce solo di nome. Ma perchè avere paura? Cosa potrebbe mai accadere? Quando la realtà supera ogni fantasia, una vacanza può trasformarsi in un'avventura spaventosa. Leggere per credere...
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. La casa degli amici

Per entrare in paese, facemmo molta fatica. Le uniche due strade che portavano ad esso erano troppo strette e le macchine non ci passavano. Così prendemmo l’unica strada più larga. [Col cavolo! Le lumache facevano a spintoni per passare… in più era persino contro senso! Mica ci preoccupavamo dei vigili? Non c’era anima viva… Ma forse perché era tardi? Chissà…].
Arrivati in paese, parcheggiammo le auto nella piazza principale [non c’erano altre auto. La gente andava in giro in calesse, forse…] e scendemmo ad ammirare il paese.
Avete presente quei paesi stile ‘800, tipo “Nome della rosa”, con le chiese antiche e tutto in pietra? Le avete presenti? Uguale… Persino la chiesa nella piazza, datata 1820 [Pensavate che scherzassi?].
Ovviamente, neanche una mezza persona in giro [parlo di persone vive, perché di spiriti credo ce ne fossero]. Era talmente depressivo e solitario quel paese, che potevi notare le formiche chiedere l’autostop per il prossimo paese (vivibile).
L’Amico (che ci aveva accompagnato) ci spiegò che nel palazzo di fronte [Palazzo? Era, sì e no, alto come lo scivolo della piazza comunale] ci abitavano gli studenti per studiare in riposo [L’unico “riposo” era quello eterno dei morti dell’800, altrochè! E, comunque, non vedemmo alcuno studente, nel tempo che fummo lì. Anzi, non vedemmo alcuno... Stop!].
Dopo, l’Amico andò via, mentre noi andammo a vedere le case.
Vi descrivo prima la casa dei nostri amici e poi quella della nostra famiglia.

La casa degli amici: Per arrivarci dovevi oltrepassare mezzo paese, tra vicoli ciottolosi ed isolati. Passavi accanto a qualcosa che doveva essere o una chiesa sconsacrata, o un cimitero vivente. Poi, finalmente, dovevi svoltare a destra e passare sotto un passaggio angusto, con il tetto ad arco [sembravamo Indiana Jones alla ricerca del Santo Graal]. Si… Sembrava una catacomba!
Quando, alla fine del corridoio dannato arrivavi nella casa, scoprivi, molto elegantemente, che questa, in precedenza, era stata una cantina dove ci lasciavano i salami ad invecchiare. E forse anche il vino. Infatti, il piano di sotto era un grande stanzone, con i ganci sul tetto e un odore di paglia e d’antico che è tutto un programma. Era stata allestita, con poca cura, a cucina, con un tavolo che era in piedi per miracolo e 2 sedie.
Il resto doveva sedersi sui gradini che portavano al piano di sopra. Salite le scale, trovavi una porta di legno scorrevole che divideva piano terra al piano superiore.
Il piano superiore era formato da un ingressino [4m x 4] che dava su un balcone [1m x 0,5], il quale donava una bella vista sulle catacombe. Le stanze per dormire erano 2 [piccolissime] e la cosa più bella era il bagno. 3m x 2, aveva [molto intelligentemente] il WC di fronte ad una finestra [che non si poteva chiudere] che dava sul balcone.
Donammo il premio Pulitzer all’architetto!
Ma per quanto fosse orrenda, era abbastanza vivibile. La cucina [cantina] era comunque grande e ci si poteva arrangiare. E le stanze da letto, visto che si doveva solo dormire, erano sufficienti.
Chi andò male fummo noi [ovviamente!]…

   
 
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