La storia è incentrata sul gruppo de Serpeverde e sulla coppia Draco/Pansy, si ambienta nel corso del sesto anno di scuola di Harry Potter, quindi dopo il quinto libro, "L'ordine della Fenice"; la trama si snoda quindi come se tutti gli avvenimenti descritti ne "Il Principe Mezzosangue" non fossero mai avvenuti.
Nel gruppo delle Serpi niente è come appare, tutto è come loro vogliono che sia. Se appartieni ai Serpeverde ogni cosa è ai tuoi piedi, persino i sacrifici che sei cotretto a compiere...
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Millicent Bullstrode, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i personaggi citati in questa fanfiction appartengono
a J.K.Rowling, così come gli ambienti e la maggior parte delle situazioni
descritte, io ho preso solo la libertà di inventare qualcosa, qualche
nome e niente di più. Nonostante i personaggi non mi appartengano credo
di averli caratterizzati in maniera un po' diversa da come si vede nella saga
di Harry Potter, ma trattandosi per lo più dei Serpeverde ho potuto
spaziare, visto che questo gruppo è delineato dall'autrice solo marginalmente.
In questa pagina
potete vedere i volti che ho dato ai miei personaggi.
Capitolo 1
Snakes in the basket
Standing at the beginning
Snakes in the basket
Lie to lead you astray
Snakes in the basket
Force to make you betray
Your innermost truths hid away
La sala comune era scura come al solito, il fuoco scoppiettava
nel camino, cercando, anche lui, di fare il minor rumore possibile, come se
volesse rispettare i pensieri e i desideri di chi gli stava di fronte.
Non era una bella giornata, non c’era il sole, faceva freddo, un freddo
terribile, il cielo era di un indecifrabile grigio-biancastro che prometteva
la caduta di una consistente coltre di neve e Pansy se ne stava lì davanti
al fuoco, leggendo distrattamente un libro, girando le pagine una dopo l’altra,
seguendo il filo della storia solo parzialmente.
Le vacanze di Natale erano ormai alle porta, quattro o cinque giorni al massimo
e la scuola si sarebbe finalmente interrotta per due intere settimane; era di
pessimo umore per svariati motivi, non ultima la discussione che si era tenuta
poche ora prima proprio in quella Sala.
Una litigata che aveva coinvolto alcuni Serpeverde tra cui lei, Millicent, Blaise,
Theodor, Tiger, Goyle e naturalmente anche lui: Draco.
Anzi era stato proprio lui ad innescare il tutto con una delle sue tante pungenti
battutine da padrone del mondo, l’ennesima battutina rivolta verso di
lei; a volte avere una simile confidenza con Draco non portava a niente di buono,
anzi portava a continui battibecchi, continui commenti e osservazioni, continue
occhiate di sfida.
Sì perché lei poteva.
Se qualcuno avesse osato aprire bocca per redarguire Draco Malfoy su una qualunque
cosa sarebbe probabilmente finito schiantato contro un muro in meno di una manciata
di secondi, come più volte era successo a Theo, a Tiger, Goyle o a quelle
stupide matricole del primo o secondo anno che avevano la presunzione di poter
aprire bocca davanti a lui, davanti a voi.
Ma lei poteva.
Poteva squadrarlo da capo a piedi con disapprovazione.
Poteva ridere a qualche sua frase stupida.
Poteva inarcare con noncuranza un sopracciglio disapprovando il suo abbigliamento.
Lei poteva.
Era un mutuo accordo tra di loro, tra i Serpeverde, Draco era indubbiamente
il leader, la persona a cui ogni richiesta andava fatta, perché senza
il suo consenso non era possibile muovere un muscolo nella loro casta, lui era
un Malfoy lui decideva cosa andava fatto e cosa non andava fatto, ma quello
che forse la gente non sapeva era che gli uomini Serpeverde facevano di certo
capo a lui, ma per le donne, e non solo, il discorso era diverso…
Per quanto tutte fossero indubbiamente soggette alla forte personalità
di Draco e alle sue scelte, fin da subito nelle schiere femminili un altro personaggio
si era imposto come alterego del giovane Malfoy, qualcuno di altrettanto arrogante,
qualcuno di altrettanto incisivo, di altrettanto autoritario: Pansy.
A tutti nelle schiere Serpeverde era bastato un solo sguardo per capire che
matricola o no, in quel primo anno sotto i lunghi capelli corvini e dietro gli
occhi verde scuro si celava qualcosa contro cui era meglio non mettersi contro,
uno spirito nascosto dietro una apparente timidezza usata come scudo iniziale
nei confronti di tutte le persone.
Draco si era subito rivelato per quello che era: un Malfoy.
Anche con i ragazzi più grandi fin dal suo primo anno si era fatto strada
nella gerarchia Serpeverde, guadagnando i loro consensi, la loro approvazione,
entrando immediatamente nella squadra di Quidditch, facendo subito capire che
nessuno poteva dargli ordini o dirgli quello che doveva o non doveva fare, grande
o piccola che questa persona fosse.
Per Pansy la storia era stata totalmente diversa: era rimasta nell’ombra
ad osservare le persone a conoscerle, a studiarne i punti deboli e quelli di
forza, si era fatta le giuste amicizie senza farsi notare per tutti i primi
due anni di scuola, rimanendo solo la piccola Pansy, la ragazza dagli occhi
torbidi e dal sorriso evanescente.
Era stato solo al momento giusto che aveva messo le cose in chiaro, una sera,
all’inizio del suo terzo anno si trovavano tutti nella Sala Comune Serpeverde,
Clarence Goodwin del settimo anno, si era pesantemente lasciato cadere sul divano
accanto a lei, distogliendola da una lettura in cui lei era totalmente immersa.
Pansy aveva semplicemente alzato la testa per fissarlo mentre lui sciolinava
frasi di dubbio gusto e patetici tentativi di approccio, dopo pochi istanti
si era alzata chiudendo rumorosamente il suo libro e cercando un posto più
tranquillo, e in quel momento Goodwin aveva commesso l’errore che difficilmente
si sarebbe dimenticato.
Si era alzato a sua volta prendendola per un polso, chiedendole non troppo educatamente
se si divertiva così tanto a fare la ‘Verginella schizzinosa’,
nell’arco di una manciata di secondi Pansy l’aveva colpito con una
ginocchiata allo stomaco e un violento manrovescio al viso, facendolo finire
per terra prima di finirlo con un Petrificus Totalus, che l’aveva lasciato
agonizzante sul pavimento per oltre due ore.
Nella sala era sceso il silenzio, e un semplice sorriso di soddisfazione si
era aperto sulle labbra della ragazza nel momento in cui l’intero gruppo
dei Serpeverde si era scostato per farla passare mentre si dirigeva verso i
dormitori femminili, tutto il gruppo compreso Draco, che le aveva rivolto
un’occhiata complice e divertita.
Quello era stato il momento in cui l’intera casata Serpeverde aveva capito
di non avere un solo leader, ma di dover temere anche gli occhi scuri e ammaliatori
della piccola Parkinson.
Era stato Draco per primo, il giorno dopo, a sedersi accanto a lei a colazione,
iniziando a renderla partecipe di un piano contro l’odioso Potter, che
stavano organizzando per quella sera stessa, e il gelo era sceso a tavola quando
Pansy aveva osato contraddire Malfoy, proponendo la sua idea per realizzare
lo scherzo come migliore e più efficace; Draco l’aveva squadrata
per un attimo, decidendo se concederle o meno il beneficio del dubbio, cosa
che aveva infine deciso di fare.
E non se n’era pentito nemmeno per un istante, soprattutto nel momento
in cui Potter e i suoi tirapiedi erano stati sbattuti in punizione da Piton
grazie alle idee della sua nuova intrigante alleata.
We were strangers, starting out on a journey
Never dreaming, what we'd have to go through
Now here we are, I'm suddenly standing
At the beginning with you
“Hai intenzione di tenere il muso per il resto della
tua vita?”
La voce di Millicent risuonò alla sua destra facendola girare verso l’amica
che la fissava seduta sul bracciolo del divano con una espressione saccente
e incuriosita, le braccia incrociate al petto e gli occhi cristallini fissi
su di lei.
“A te probabilmente sì vecchia strega!” tuonò la brunetta
girando l’ennesima pagina del libro senza aver nemmeno finito di leggere.
“Sei permalosa Parkinson, e insopportabile…” rispose la Bullstrode
con tono di sfida lasciandosi cadere accanto a lei in maniera elegante.
Millicent Bullstrode.
Si dice a volte che esistano delle anime gemelle, delle persone assolutamente
in sintonia in tutto e per tutto, persone a cui basta uno sguardo per capirsi
e sapere cosa fare; si dice di solito di un uomo e una donna, di una coppia
che si completa a vicenda, ma in questo caso, in questo particolare frangente,
non c’era espressione più adatta per indicare il legame tra le
due ragazze che si stavano ora scambiando uno sguardo arrogante l’una
verso l’altra.
Si conoscevano da sempre, da quando avevano coscienza del mondo, le loro madri
erano amiche fin dai tempi della scuola, e i loro padri in affari l’uno
con l’altro; avevano mosso insieme i primi passi, detto insieme le prime
parole, frequentato insieme lezioni di pianoforte, di danza e di equitazione,
avevano frequentato le stesse compagnie, le stesse feste e poi naturalmente,
la stessa scuola nella stessa casata: Serpeverde.
Millicent infatti non era da meno di Pansy in nulla, nemmeno nella scala gerarchica
della loro casata, ad Hogwarts, lei era semplicemente al fianco di Pansy, come
arroganza, come determinazione, come odio verso i Grifondoro e la loro schiera
di pezzenti, come rispetto che le altre persone, tutte, avevano nei suoi confronti.
Era assai frequente vederle camminare fianco a fianco lungo i corridoi del castello,
precedute dal sordo ticchettio dei tacchi delle loro scarpe con a seguito le
altre ragazze Serpeverde e subito dietro un nugolo di tirapiedi di quasi ogni
casata, Grifondoro esclusi, pronti a scattare ad ogni loro cenno.
“Io sono permalosa Bullstrode, ma tu sei una vecchia megera che morirà
zitella!” ribatté Pansy spostandosi con noncuranza una ciocca di
capelli dietro l’orecchio mascherando appena un sorriso divertito.
“Stavamo solo puntualizzando il fatto che Draco aveva tutte le ragioni
di questo mondo per schiantare quell’inutile Tassorosso dopo il commento
che aveva fatto su di te…” puntualizzo Milly scrollando le spalle
con noncuranza.
“Come se io andassi dietro agli stupidi commenti scontati di un inutile
Tassorosso…” sorrise l’amica chiudendo il libro e girandosi
per guardare la bionda.
“Ti piace, eh? Questo suo essere terribilmente possessivo?” scherzò
Millicent mettendosi a ridere e Pansy con lei non riuscendo a farne a meno.
“Da morire…” commentò avvicinando la testa a quella
della compagna di casata, abbassando il tono di voce come se le stesse rivelando
un segreto, “…mi scopro ad essere più ragazzina di quanto
non vorrei essere…!” continuò con uno sguardo d’intesa.
Non c’era dubbio su questo: Draco era possessivo, ai limiti dell’umana
sopportazione.
Non era plateale, questo mai, ma era subdolo, e diretto, capace di far capire
a tutti quando la cosa lo irritava, quando un gesto era andato oltre il limite
consentito, quando un commento era arrivato dove non sarebbe mai dovuto arrivare.
Perché Pansy era fuori dalla portata di tutti, questa era una cosa che
Draco aveva voluto mettere subito in chiaro, fin da quando aveva iniziato a
considerarla come un’alleata, molto prima che diventasse la sua ragazza.
La sua ragazza.
Non era un termine che né Draco né Pansy avevano mai usato per
definirsi, loro erano, e basta.
Non si potevano definire amanti semplicemente, perché c’era qualcosa
di molto di più di quello che appariva; se gli altri li consideravano
tali era solo perché loro volevano che fosse così.
Erano nato tutto naturalmente, come se fosse il naturale sviluppo di una amicizia
tra le due persone che avevano indiscutibilmente il comando.
Nel corso nel terzo anno erano diventati i punti di riferimento della casata
dei Serpeverde, gli organizzatori degli scherzi, delle feste clandestine, erano
loro a gestire quel commercio nascosto di alcolici che rendeva le feste dei
Serpeverde decisamente migliori di quelle di ogni altra casata; erano loro a
organizzare le fughe notturne a Hogsmade con Millicent, Blaise, Daphne e Theo,
le ore passate a bere e ridere a “I Tre Manici di Scopa”, tornando
a Hogwarts barcollanti, intenti a cercare di non far rumore e a non essere scoperti,
minacciando le matricole addormentate nella sala comune di non far mai parola
delle loro scappatelle.
Era diventato un rapporto in cui bastava uno sguardo per capirsi, un gesto per
sapere cosa fare, una mossa per dare il via alle cospirazioni contro i Grifondoro
che il più delle volte finivano a loro favore, e che quando non era così
sfociavano in ore di punizione in cui Pansy e Draco passavano il tempo a litigare,
accusandosi l’un l’altra di aver fatto qualcosa di sbagliato o di
non aver prestato attenzione a questa o quella cosa.
Erano finiti in punizione da soli quella sera di novembre nel corso del quarto
anno quando lei l’aveva provocato come sempre, quando lui aveva risposto
alla sua sfida con quel suo solito fare arrogante, in un battibecco eterno che
li aveva portati a sfoderare le bacchette l’uno contro l’altra minacciando
di usare chissà quale incantesimo, ma ogni minaccia era poi caduta nel
nulla nel momento in cui si erano avvicinati guardinghi e lui le aveva preso
il polso della mano che reggeva la bacchetta tirandola contro di sé per
baciarla.
Era stato il momento in cui avevano cessato di essere semplici alleati, semplici
compagni, ed erano diventati ancora più pericolosi, ancora più
temuti, perché in ogni gruppo, in ogni casata vale il detto ‘l’unione
fa la forza’, e se l’unione era la loro, era di certo meglio stare
alla larga da ogni possibile scontro.
“Ma tu sei una ragazzina Parkinson, piccola, viziata e insopportabile…”
rise Millicent appoggiando la testa all’indietro contro lo schienale inclinandola
poi per fissare Pansy.
“E’ incredibile come questi aggettivi ti si adattino perfettamente,
non credi?” rispose lei inarcando un sopracciglio, facendo sbuffare la
bionda, divertita.
“Vado a prepararmi per la cena…” esclamò alzandosi
e lisciandosi la gonna dell’uniforme che entrambe avevano reso più
corta del normale grazie a un semplice incantesimo “…uso il tuo
shampoo, il mio l’ha finito Daphne!” continuo portandosi i capelli
dietro un orecchio e dirigendosi verso le scale dei dormitori senza aspettare
risposta.
Pansy aprì di nuovo il libro accavallando le gambe e cercando di concentrarsi
di nuovo nella lettura, disturbata da un leggero borbottio proveniente dal fondo
della sala, alzò gli occhi vedendo un gruppetto di quattro ragazzi intenti
a leggere una copia della Gazzetta del Profeta fin troppo divertiti.
“Allora la piantate?” tuonò lei fissandoli senza pietà
e facendoli zittire all’istante.
“Scusa Pansy…” disse una delle ragazze, una bionda dagli occhi
chiari e slavati abbassando poi lo sguardo e rimettendosi a parlare sottovoce
con gli amici.
“Come siamo nervose…” arrivo una voce dall’entrata della
sala.
Non aveva bisogno di vedere chi era per riconoscere il suo tono, quello arrogante,
accattivante, quello di sta dicendo esattamente quello che vuole dire in quell’esatto
e preciso momento: Draco.
“Come siamo noiosi…” ribatté lei scambiando le gambe
accavallate e riportando gli occhi sulle pagine del suo libro, che ora poteva
leggere in pace senza alcun vociare insistente e fastidioso alle sue spalle.
I suoi passi risuonarono decisi sul marmo nero del pavimento fino a fermarsi
davanti a lei, finchè non si sedette sul tavolino di mogano scuro davanti
al piccolo divano di velluto verde su cui Pansy stava leggendo una interessante
storia di elfi, goblin e orchi selvaggi.
“Non puoi essere davvero arrabbiata con me…” rise lui cristallino,
sinceramente divertito dall’atteggiamento distaccato di Pansy.
“Non ce l’ho con te Draco, ti sto ignorando è diverso”
risponde serafica la ragazza girando come se niente fosse una pagina del libro
e ricominciando a leggere di come Flintas l’elfo aveva ucciso Gundar il
goblin. Pansy fece mentalmente nota di ricordare a Theodore quanto fossero stupidi
i libri che le prestava, leggibili certo, ma con nomi e personaggi troppo surreali
perfino per il mondo della magia. “Questo libro fa schifo!” disse
tutto ad un tratto richiudendolo rumorosamente sulle sue ginocchia e lanciandolo
con espressione annoiata sulla poltrona alla sua sinistra “Theo ha dei
gusti pessimi ultimamente!” continuò alzandosi in piedi e sistemandosi
il maglioncino incurante degli sguardi del ragazzo davanti a lei. “Stai
invadendo il mio spazio Malfoy!” statuì alludendo al fatto che
era bloccata tra lui, il divano e la piccola poltrona nera su cui aveva lanciato
il libro.
“Stai invadendo il mio spazio Malfoy…” le fece il verso con
quella voce stridula e insopportabile che faceva ogni volta che voleva imitarla
“…stai diventando una vecchia strega acida e noiosa!” continuò
appoggiando i gomiti sulle ginocchia e guardandola dal basso verso l’alto
con gli occhi verdi e indagatori fissi su di lei.
Pansy inclinò semplicemente la testa abbozzando un sorriso ironico poi
alzò la gamba destra portando il piede sul tavolino esattamente tra le
gambe di Draco spingendo con forza il pesante mobile di legno, facendo stridere
in modo insopportabile le gambe contro il pavimento marmoreo e lucido fino ad
allontanarlo da lei quel tanto da permetterle di andarsene indisturbata, non
senza aver nuovamente attirato su di sé l’attenzione di tutti i
presenti in sala.
“Tu sei pazza Parkinson!” rise Malfoy di gusto, guardandola allontanarsi
verso la scalinata dei dormitori, seriamente colpito dalla sua reazione, e convinto
del fatto che in lei non ci fosse mai niente di prevedibile, nemmeno un singolo
gesto.
“Forse Malfoy…” commentò lei fermandosi al primo scalino
e girandosi con la mano sinistra appoggiata alla ringhiera di legno chiaro “…ma
almeno per un po’ non potrai dire che sono noiosa!” concluse con
tono perentorio ricominciando a salire verso la sua camera.
Snake eyes, I'm watching
Snake eyes, look out
Snake eyes, it's coming
Snake eyes, ain't no escaping from the snake eye
Note dell'autrice
Questa è la prima fanfiction che scrivo dedicata
al mondo di Harry Potter, spero quindi di non aver combinato niente di grave
e spero soprattutto che possa piacere a qualcuno, grazie a tutti quelli che
la leggeranno!
Credits: le canzoni usate sono "Snakes
in the Basket" dei No Doubt, "At the Beginning" di Richard Marx
and Donna Lewis e "Snake Eyes" degli AC/DC.
Ringraziamenti: Il più grande ringraziamento va a Ju
(Magical_Illusion su questo sito) per avermi ispirato e avermi
fatto venire la voglia di scrivere. Questa fanfic è interamente dedicata
a lei! Grazie anche a Lys per il supporto e i consigli musicali!