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Autore: EmaEspo96    13/11/2012    4 recensioni
Elizabeth è come una sorella per Elijah. Da tanti anni, ormai, non ha fatto altro che prendersi cura di lei. Eppure lei pare aver dimenticato tutto, tutto quello che aveva vissuto nei suoi precedenti anni, tutto quello che aveva provato. Ha dimenticato ciò che è. La riporta a Mystic Falls per far in modo che qualche ricordo ritorni a galla ma ciò non farà altro che portare nuovi problemi in quella cittadina...
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Quell'urlo interruppe prepotentemente quanto stava accadendo all'interno della dimora dei Lockwood. Ci furono scambi di sguardi veloci, confusi prima che gruppetti di persone iniziassero a movimentarsi verso l'esterno. In testa al gruppo, ovviamente, la proprietaria di casa raggiunse la donna che aveva emesso quell'urlo scoprendola proprio dietro la dimora. Perfino gli occhi del sindaco Lockwood andarono sgranandosi alla vista di quella scena ed ingoiò prepotentemente un urlo in gola.
<< Chiamate lo sceriffo Forbes, muovetevi! >> gridò la signora Lockwood.
Si avvicinò alla ragazza in piedi che guardava il corpo morto, adagiato al suolo con la schiena contro una parete della casa. Una ragazza, un'invitata a quella festa, la cui testa sembrava stesse per staccarsi da un momento all'altro come se qualcosa le avesse morso la gola con tanta ferocia da strapparle carne e pelle. La ragazza in piedi si teneva la testa perplessa e la signora Lockwood la raggiunse incitandola a spostarsi, prima che arrivasse lo sceriffo Forbes.
<< Qui non c'è niente da guardare, allontanatevi immediatamente. >> affermò la madre di Caroline, prima che prendesse il telefono e si accertasse di chiamare altre truppe.
E nel mentre lo faceva, lanciò un'occhiata a Damon, Stefan ed Elena che nel frattempo si erano immersi nel gruppo che era venuto a formarsi lì intorno. Lo sguardo di Damon saettò su Stefan che scosse il capo sconvolto. Nessuno di loro aveva mai toccato quella ragazza, Stefan era il più indicato ma da come stava reagendo era ovvio che non l'avesse mai nemmeno guardata. Elena si strinse a lui trattenendo gli occhi che si gonfiarono di lacrime per il solo fatto d'aver assistito all'ennesima morte mentre Elizabeth restò al fianco di Damon. Sembrava spaventata tanto quanto gli altri, con quegli occhi scuri sgranati che si incollavano sulla figura della ragazza giacente al suolo.
<< Dobbiamo andare via. >> sussurrò Elijah, una volta portatosi il gruppo fuori dalla mischia.
Elena si passava le mani tra i capelli, era sconvolta. Cos'altro li stava minacciando ancora? Stefan la strinse in un leggero abbraccio mentre le persone si radurono sconvolte nel giardino dei Lockwood.
<< Non possiamo andarcene, sospetterebbero di noi. >> sussurrò Elena, guardando l'Originario.
Elizabeth continuava a lanciare occhiate al corpo che veniva trasportato dai paramedici giunti sul luogo. Li fissava con insistenza e la sua espressione era indecifrabile. Sembrava spaventata ma allo stesso tempo soddisfatta, una soddisfazione che cercava di non far leggere nel proprio volto.
<< Ed invece, Elena, non possiamo restare qui. Quella ragazza è stata divorata, il che vuol dire che c'è un vampiro incredibilmente affamato che si aggira in questa città. Non posso permettere che qualcun'altro faccia del male ad Elizabeth. >> ammise Elijah, guardando seriamente la Gilbert.
Elizabeth lo sentì e volse immediatamente a lui lo sguardo, come se fosse sorpresa da quelle parole da lui dette in quel preciso istante. Lo guardava e le labbra s'incresparono a formare un leggero sorriso, quasi impercettibile. Elena li guardò uno ad uno e solo infine portò il suo sguardo su Elizabeth, non nascondendo quanto anche lei fosse preoccupata di questo, ma una ragazza era appena stata uccisa in maniera spaventosa e loro dovevano scoprire assolutamente chi era stato a farlo.
<< Mi dispiace Elena, ma Elijah ha ragione. Il sangue di Elizabeth potrebbe addirittura renderlo molto più forte, oltre che più affamato. >> affermò Damon, guardando Elena.
<< Voglio scoprire chi è stato a fare tutto questo. >> commentò Elena, determinata.
Stefan la guardò preoccupato, non poteva permettere che Elena si facesse del male. Ma la conversazione non riuscì ad andare avanti perché lo sceriffo Forbes si avvicinò minacciosamente a loro. Tutti si voltarono verso la donna che li guardava seria, sospirò pesantemente.
<< I vostri problemi non c'entrano nulla in tutto questo, vero? >> domandò lo sceriffo, guardandoli uno ad uno.
Si guardarono tra loro ed infine Damon si scostò da Elizabeth incitando lo sceriffo a seguirlo, allontanandosi dal gruppo di qualche passo. Le si mise al fianco guardandola con un'espressione seria, sospirò anch'egli scocciato dalla situazione incredibilmente pesante.
<< La prego di non fare parola su nulla, ritorniamo con gli attacchi degli animali. Purtroppo è qualcosa di molto più grande di noi. Potrebbe esserci un vampiro affamato che si aggira per Mystic Falls, si assicuri che tutti prendano la verbena o almeno la maggior parte delle persone della cittadina. Dobbiamo trovarlo ed ucciderlo. >> bisbigliò Damon.
Lo sceriffo lo guardò, guardò il gruppetto posto lì accanto ed infine ritornò su Damon.
<< Cercate di risolvere questa situazione di cui parli il prima possibile. Intanto andate via di qui. >> sussurrò, dopodiché si avvicinò maggiormente a Damon << Mi dispiace ma non accetterò nessun'altra morte dopo questa, sono stufa di tutto quello che i vampiri stanno portando in questa città. >> bisbigliò tagliente verso di lui, ed infine si allontanò.
Elizabeth guardò Damon, lui ricambiò il suo sguardo e così si guardarono anche Elena e Stefan. Quando Elijah appoggiò la sua mano su una spalla di Elizabeth la invogliò a muoversi, senza che nessuno di loro badasse a quale fosse il motivo per cui si era chiusa nel mutismo. Quegli occhi scuri della rossa incrociarono gli occhi chiari di un individuo che la fissava insistentemente, poco lontano: lo sguardo di Joseph la scrutava incredulo, come se lui avesse capito molto più di quanto avessero fatto loro in quel momento. E nonostante Elena non avesse voluto andare via da lì, tutti si avviarono verso le case. Stefan accompagnò Elena, Jeremy e Bonnie a casa Gilbert mentre Elijah, Elizabeth e Damon si avviarono verso la dimora dei Salvatore. Mentre tutti si stavano allontanando, all'ingresso della casa dei Lockwood, Tyler stringeva una mano di Caroline mentre la invogliava a seguirlo verso la sua auto, per poterla riaccompagnare a casa.
<< Tyler. >> lo chiamò una voce femminile, inducendolo a voltarsi.
Il sindaco Lockwood, o meglio la signora Lockwood, li guardava con un'espressione severa. Si era fermata all'ingresso della casa a guardarli e Tyler incrociò lo sguardo di sua madre, assolutamente curioso. Anche Caroline si voltò forzando un sorrisino per niente contento per quanto accaduto in quella casa quella sera, ma voleva apparire quantomeno gentile nei confronti di quella che poteva reputare sua suocera.
<< Dovresti restare qui, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno di fidato per capire cos'è successo stasera. >> affermò la donna, guardando il figlio che in poco tempo restò sorpreso da quelle parole.
<< Accompagno solo Caroline a casa, non voglio che torni da sola. >> rispose Tyler, appoggiando una mano sulla spalla di Caroline che guardava incuriosita la scena.
<< Io voglio che resti qui, Tyler. Ho bisogno del tuo aiuto. Caroline è abbastanza sveglia e forte da proteggersi da sola. >> rispose ancora la signora Lockwood, fulminandolo col solo sguardo.
Tyler la guardò con un'espressione irritata, come se non credesse a quanto sua madre stesse dicendo.
<< Che diavolo stai dicendo? >> domandò, nervoso, mentre Caroline gli sussurrava di calmarsi. Dopotutto, poteva davvero ritornare a casa da sola.
Nel momento in cui Carol, la madre di Tyler, stava per aggiungere altro qualcuno fece il suo ingresso nella scena. Uscì dalla casa dei Lockwood avvicinandosi a Caroline che, di rimando, lo guardò nauseata.
<< Non preoccuparti Tyler. Accompagnerò io personalmente Caroline a casa, e quando arriverà ti farò telefonare così che tu sia sicuro che non l'ho sfiorata nemmeno con un dito. >> commentò Klaus con un gran sorriso sornione che fece rabbrividire Tyler.
La signora Lockwood sembrò d'accordo con quanto proposto dall'Originario, non nutriva una particolare simpatia nei confronti di Caroline e sia lei che Tyler l'avevano ormai capito. Tyler lanciò un'occhiata a Caroline come se cercasse una risposta nel suo sguardo. Nonostante alla Barbie Vampira non piacesse assolutamente la compagnia di Klaus, non poteva permettere che Tyler finisse in un brutto quarto d'ora con sua madre né tanto meno che lei la odiasse ancora di più. Annuì verso il ragazzo, scorgendo di sottecchi la signora Lockwood che si avviò verso l'interno. Caroline si avvicinò a Tyler stampando un morbido ed affettuoso bacio, ricco di passione, sulle sue labbra nonostante avessero gli occhi di Klaus piantati addosso, occhi che fecero per distogliersi nel momento in cui i due entrarono in contatto. Dopodiché Tyler si avviò verso l'interno seguendo sua madre e Klaus iniziò ad incamminarsi insieme a Caroline.
<< Sappi che, il fatto che io abbia accettato di tornare a casa insieme a te non fa di te una persona simpatica o per la quale nutra un particolare interesse. >> specificò la bionda, lanciandogli un'occhiata omicida. Klaus sorrise divertito.
<< Tranquilla biondina. Voglio solo portarti a casa, nessun secondo fine. Anch'io voglio accertarmi che tu arrivi nella tua camera sana e salva, dolcezza. >> sussurrò con un tono decisamente caldo rispetto all'aria invernale e fredda che albergava su Mystic Falls.
 
Damon spalancò la porta della casa dei Salvatore invogliando Elizabeth ad entrare subito dopo di lui, seguita infine da Elijah. Stefan avrebbe dovuto tenere d'occhio anche Bonnie e Jeremy insieme ad Elena mentre Elijah e Damon sarebbero tornati a casa per tenere sotto controllo Elizabeth. Tutti sapevano quanto i vampiri bramassero il suo sangue e probabilmente il fatto che ormai si fosse a conoscenza della sua presenza a Mystic Falls non faceva altro che peggiorare le cose.
<< Vado di sopra a cambiarmi. >> sussurrò debolmente Elizabeth, iniziando a salire le scale.
Damon ed Elijah si guardarono e l'Originario annuì, dandogli silenziosamente il permesso di seguirla al piano di sopra. Nonostante avesse voluto essere lui ad accompagnare Elizabeth per tenerla costantemente sotto controllo, non voleva intromettersi nella particolare relazione che si stava creando fra quei due. Osservò Damon salire di sopra sino a sparire subito dopo la rossa, perdendosi poi con lo sguardo per il salone. Era attento a qualsiasi cosa si muovesse o facesse rumore, fin troppo attento in realtà.
Elizabeth aprì la porta della propria camera senza nemmeno attendere Damon che la stava seguendo e non riuscendo a richiudere la stanza proprio a causa del Salvatore. Si voltò verso di lui e gli sorrise debolmente. Nell'espressione lei sembrava affranta, stanca, pensierosa.
<< C'è qualcosa che non va, Elizabeth? >> domandò Damon, fissandola a pochi passi da lei.
Lei si voltò interamente verso di lui e lo fissò, tradendo un pizzico di disperazione nel volto. Strinse le labbra guardandolo e lui aggrottò la fronte come se non s'aspettasse una simile reazione. Quasi istintivamente allargò le braccia vedendola pochi secondi dopo avanzare verso di lui con passi decisi e spingersi tra le sue braccia. Lui la accolse stupito stringendola con un braccio ed immergendo una mano tra i suoi capelli. La sentiva singhiozzare misteriosamente contro il suo petto. Probabilmente era sconvolta per quello che aveva visto o per il fatto che, nuovamente a causa sua, qualcuno era morto.
<< Ehi... >> sussurrò Damon delicatamente, un po' insicuro ed inesperto in qualsiasi movimento facesse.
Ancora provava fatica a consolare pienamente qualcuno senza usare modi troppo bruschi o schietti, per dire. Lei lo strinse, strofinandosi col viso contro il suo petto per come si era abbassata contro di lui e solo dopo lo sollevò portandolo contro una sua spalla. Strinse a sua volta Damon.
<< E' stata colpa mia... >> sussurrò con un fil di voce direttamente all'orecchio del ragazzo.
Damon scosse immediatamente il capo sospingendola indietro così da poter perfettamente guardare il suo viso. Non riuscì a non notare i suoi occhi pieni di lacrime che cercava di trattenere con tutte le sue forze.
<< Non è colpa tua. E' così sempre. Le persone muoiono, Elizabeth, non puoi accollarti le colpe ogni volta che accade. >> le sussurrò, fissandola nei suoi occhi scuri.
Fece per sfregare le sue dita contro le gote della ragazza cogliendone le piccole lacrime che erano colate e raccogliendole, per far in modo che il suo viso non si bagnasse ulteriormente. Lei lo guardava persa in quegli occhi color ghiaccio e forzò un sorriso poco convinto per far in modo che Damon non si preoccupasse ulteriormente di lei. Era questo che voleva, che Damon non si preoccupasse di lei. Sentì una stretta allo stomaco, qualcosa di troppo forte affinché lei trattenesse una smorfia su quel limpido viso, una smorfia che non passò inosservata agli occhi di Damon. Ne restò sorpreso, confuso e perplesso al contempo. Si scostò definitivamente da Damon indietreggiando e tenendosi la pancia.
<< Elizabeth. Elizabeth, che ti prende? >> domandò Damon preoccupato mentre avanzava di pochi passi verso di lei, passi che lei ricreava continuando ad indietreggiare.
Elijah riuscì a sentire ogni singola parola, ogni singolo movimento dei due al piano di sopra tant'è che non servì chiamarlo affinché lui varcasse velocemente la porta d'ingresso della camera. Vide Elizabeth piegarsi in avanti prima di spalancare la bocca e rigettare una notevole quantità di sangue direttamente sulla pavimentazione. La vomitò stringendosi il tessuto del vestito e martoriandolo sotto la sua stessa forza. Damon sgranò gli occhi a quella scena, sconvolto tanto quanto Elijah che stava poco dietro di lui. Mentre l'Originario stava per muovere qualche passo verso di lei Damon riuscì a precederlo correndo - come un vampiro - sino ad affiancarla. Le tenne le spalle ascoltando il suo respiro affaticato e sentendola tossire sangue, ma non era il suo. Il suo aveva un altro profumo. Quel sangue era di qualcun'altro ed entrambi i vampiri lo capirono quasi immediatamente. Una mano di Elizabeth si aggrappò alla giacca di Damon, lo strinse con forza mentre cercava di riportarsi eretta. Capì in quel momento il motivo per cui la sua fame poteva essere colmata solo dal sangue di vampiro: il sangue umano non riusciva nemmeno a tenerlo in corpo. Deglutì pesantemente chinando indietro la testa non accorgendosi di quanto i due vampiri presenti stessero faticando solo a guardarla, nessuno dei due sapeva come comportarsi. Sorrise socchiudendo gli occhi con quella cascata di capelli rossi che ricadevano sulle mani di Damon ancora adagiate sulle sue spalle, ma non spiccicò parola. Riaprì gli occhi incontrando lo sguardo di Elijah e gli sorrise tranquilla, ridacchiando qualche attimo dopo. Si mosse velocemente ed inaspettatamente affinché Damon si accorgesse della figura di Elizabeth che si rigirò tra le sue braccia piantando due canini aguzzi e sporchi di sangue nel suo collo, facendosi spazio tra i tessuti dei suoi vestiti. Gli strappò un improvviso urlo di dolore mentre succhiava volgarmente il sangue dalle sue vene, con gusto; era affamata, incredibilmente affamata. Non riuscì a berne troppo visto che Elijah si fiondò verso di lei allontanandola da Damon e stringendola con due braccia spesse e forti che le avvolgevano le spalle.
<< Lasciami mangiare! >> urlò lei.
Stava dando di matto ed agli occhi dell'Originario non sembrava assolutamente l'Elizabeth che aveva conosciuto in tutti quegli anni, nemmeno quella affamata. Sembrava un'altra persona. Lei lo afferrò per le braccia e fece forza chinandosi in avanti e catapultando la figura di Elijah al di sopra del proprio corpo piantandolo con la schiena al suolo, senza preoccuparsi di sangue. Giocava sul fatto che quei due erano rimasti troppo sconvolti e, soprattutto, li aveva presi alla sprovvista per contare sulle loro piene capacità di combattimento. Afferrò Elijah ancor prima che lui potesse riportarsi in piedi e lo lanciò, come fosse una palla, contro Damon. Aveva un sorriso insano stampato su quel piccolo viso da ragazza innocente con due occhi scuri ed iniettati di sangue e due canini che volevano sporgersi dalla fame che avevano. Inoltre, il sangue di Damon aveva iniziato a scorrerle in corpo e le dava una vitalità ed una forza fuori dal normale, umanamente e vampiricamente parlando. Rise cristallina, divertita dalla situazione, ma non diede loro tempo di seguirla che corse via con quella velocità che caratterizzava i vampiri e sparì dalla stanza riportandosi nel salone. Fu nel momento stesso in cui Chloe varcò la soglia d'ingresso della casa restando allibita da quella visione di Elizabeth che aveva davanti a sé, una Elizabeth completamente in rosso: oltre che coi capelli e col vestito, anche quelle labbra grondavano il sangue perso e quello preso da Damon. Ghignava piacevolmente verso la vampira.
<< Oh mio Dio, Elizabeth che ti prende? >> domandò ma l'altra non poté darle una risposta migliore.
Le corse incontro azzannandole il collo con ferocia, come volesse staccarle la testa dal collo, e si nutrì di quanto più sangue poteva. Chloe si lasciò scappare un unico, sonoro e lungo urlo straziante mentre stringeva i capelli di Elizabeth cercando di allontanarla ma nemmeno con tutta la sua forza riuscì ad allontanarla dal suo sangue. Elizabeth la lasciò lanciandola al suolo come fosse un giocattolo utilizzato e sparì all'esterno della casa prima che Elijah o Damon potessero seguirla. Damon corse giù per le scale avvicinandosi preoccupato a Chloe, dopo aver urlato il suo nome per richiamarla. Si chinò verso di lei raccogliendole il capo per scoprirla svenuta.
<< Che diavolo le prende!? >> gridò Damon verso Elijah che l'unica cosa che riuscì a fare fu scuotere il capo ancora sconvolto.
Non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte di Elizabeth, nemmeno in preda alla fame. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quel sorriso insano che aveva dipinto le sue candide labbra facendo fatica a ritornare alla realtà per porre rimedio a questa situazione.
<< Dobbiamo trovarla. >> esordì verso Damon.
Non sapeva quante altre persone avrebbe dovuto uccidere prima di essere sazia. Non sapeva quante altre persone ancora avrebbero dovuto fare la stessa fine di quella ragazza alla festa. Perché ormai aveva capito, era stata Elizabeth ad ucciderla.
 
<< Ti ho trovata d'incanto stasera, dolcezza. >> bisbigliò Klaus verso Caroline che gli camminava al fianco.
Era notte fonda a Mystic Falls. Molte persone non c'erano in casa, o dormivano, ma nonostante questo le strade erano desolate come ogni notte. La cittadina era piccola, i negozi preferivano chiudere prima visti i continui attacchi animali che si verificavano in tutta Mystic Falls. Camminavano l'uno accanto all'altra su quel marciapiede libero dalle persone e Klaus aveva le braccia distese lungo i fianchi mentre Caroline si teneva con entrambe una borsetta, attenta a qualsiasi movimento dell'Originario. Non si fidava di lei prima e non si stava fidando nemmeno in quel momento. Dopotutto era Klaus, il vampiro che ha ucciso la sua migliore amica e che ha minacciato la vita di tutti gli abitanti di Mystic Falls. D'un tratto i passi di Caroline si fermarono voltandosi col corpo completamente verso Klaus.
<< Allora, mettiamo in chiaro una cosa Klaus. Io non ho accettato di farmi accompagnare a casa affinché tu possa provarci tutto il tempo. >> disse, guardandolo infastidita << Secondo punto, possiamo terminare la recita adesso. Posso tornare a casa da sola, non c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta. Ho accettato solo per Tyler. >> continuò, fissandolo dritto negli occhi.
Klaus perse il suo sorriso per qualche attimo fissandola incredulo. Ma non ebbe il tempo di risponderle che l'attenzione di entrambi venne attirata da continui singhiozzi non molto distanti da loro: qualcuno stava piangendo, silenziosamente. Klaus guardò Caroline cercando di capire se lei avesse o meno intenzione di soccorrere un'ipotetica fanciulla in pericolo. Ma Caroline non ricambiò il suo sguardo, si mosse con passo veloce ed umano lungo il marciapiede per riuscire a scorgere la provenienza di quei singhiozzi. Non vi mise molto a rilevare il punto scoprendo uno dei tanti vicoletti chiusi di Mystic Falls dentro il quale, affacciandosi, non scorgeva altro che tre bidoni della spazzatura che si affiancavano ad un lato del vicolo. Assottigliò lo sguardo seguita da Klaus che le stava dietro attento a qualsiasi cosa si muovesse lì dentro non volendo rischiare che qualcuno aggredisse improvvisamente la bionda lì presente. Sapeva essere ostinato più di chiunque altro nonostante lei non l'avesse trattato nel migliore dei modi nemmeno l'attimo prima. Un paio di gambe sbucavano da dietro i bidoni, delle gambe spesse e maschili che non accennavano a muoversi, oltre che un mezzo busto disteso disordinatamente al suolo. Insieme ad esso la punta di due piccoli piedi femminili, di cui uno nudo, sbucavano annunciando una posizione seduta di una seconda presenza insieme a quell'individuo che non dava segni di vita. Caroline mosse qualche passo verso l'interno ma Klaus le prese gentilmente il braccio intimandola a stare indietro, una richiesta che la bionda non gradì con quell'occhiata omicida che gli regalò; l'ennesima, da quando si conoscevano. L'Originario iniziò ad avanzare verso l'interno del vicoletto scoprendosi maggiormente la visuale che aveva della scena: non gli importava fino a quel momento, non gli interessava sapere chi o cosa avesse ucciso qualcun'altro. Avrebbe preferito tornare a casa con Caroline e cercare in qualche modo di conquistare la sua fiducia. Ma dovette ricredersi quando si accorse di chi si nascondeva oltre quei bidoni senza preoccuparsi della propria igiene, chi singhiozzava incessamente standosene seduta al fianco di un cadavere. Perché era questo che era, quell'uomo. Un cadavere totalmente prosciugato la cui testa era stata staccata a suon di feroci morsi, un cadavere dagli occhi sgranati che fissava incessantemente il vuoto.
<< Elizabeth. >> bisbigliò Klaus incredulo, attirando l'attenzione della rossa e di Caroline al contempo.
Elizabeth sollevò lo sguardo verso di lui. Aveva le labbra totalmente tinte di rosso, un rosso intenso che colava lungo il mento. Occhi gonfi dalle continue lacrime che colavano lungo le guance mescolandosi al sangue che macchiava la sua bocca. Sollevò quell'espressione disperata verso l'Originario che la fissava perplesso. Conosceva Elizabeth da molto, moltissimo tempo. Perfino per lui, per quel perfido e sudbolo opportunista di Klaus, Elizabeth era come una sorella minore. Una sorella di cui aveva conosciuto ogni atteggiamento, ogni comportamento, ogni segreto. Ed Elizabeth non era mai arrivata a tutto questo, non era mai arrivata ad uccidere un essere umano per saziare la sua fame, anzi lei non era mai nemmeno arrivata a provare una fame così incontrollabile. Caroline si avvicinò a lei precedendo Klaus che era rimasto spiazzato davanti ad una scena del genere.
<< Oh mio Dio, Elizabeth. >> mormorò la bionda, accovacciandosi davanti a lei.
Le carezzò una guancia lanciando occhiate fugaci al cadavere adagiato al loro fianco. Come avrebbe dovuto comportarsi? Non poteva di certo permettere che qualcuno li scoprisse e soprattutto scoprissero che era stata Elizabeth a farlo. Raccolse una sua lacrima prima di cercare di invogliarla ad alzarsi, ignorando dove avesse potuto finire l'altra scarpa della ragazza.
<< Elijah lo sa? >> domandò Klaus strappandosi da quell'improvviso silenzio.
La rossa si riportò in piedi aggrappandosi a Caroline. Strinse le labbra a quella domanda poco prima di stringere gli occhi e lasciarsi scappare ennesime lacrime. Elijah lo sapeva e non avrebbe dovuto saperlo, Elijah l'aveva vista mentre vomitava il suo reato come punizione per aver ucciso una persona. Damon, l'aveva vista. E non riusciva a perdonarselo. Si aggrappò a Caroline riaprendo gli occhi solo dopo qualche istante, senza porre risposta alle parole dell'Originario lì presente, ma quando lo sguardo finì per posarsi sul collo scoperto della bionda i suoi occhi non fecero altro che iniettarsi di sangue. Aveva ancora fame, una fame incontrollabile ed insaziabile che risvegliava la parte più lontana, più assopita, più sconosciuta di lei. Premette quelle dita con maggiore forza contro le braccia della bionda ringhiando in maniera sommessa per trattenere quella fame crescente nei confronti della vampira. Fu Klaus a notarla ed avvicinarsi a lei con uno scatto vampirico, strappandola dalle braccia della bionda in maniera brusca. Lui non era come Elijah, aveva i suoi modi per porre rimedio a delle situazioni ed era uno dei suoi principali problemi se davvero voleva essere apprezzato da Caroline. La prese per una spalla e per la gola piantandola con la schiena contro la parete, senza stringerla con troppa forza ma quanto bastava per tenerla inchiodata in quel punto. Ignorava che, se solo lei avesse voluto, avrebbe potuto rendersi più forte di lui. Strinse di nuovo gli occhi ed i denti ringhiando sotto lo sguardo leggermente spaventato e confuso di Caroline che restò alle spalle di Klaus.
<< Adesso calmati, Elizabeth. >> ordinò Klaus, guardandola con un'espressione seria.
Lei tossì, tossì a bocca chiusa. Sentì di nuovo quell'insopportabile senso di nausea, quella voglia di vomitare tutto ciò che aveva preso con la forza, quella punizione che il suo corpo le dava per essersi nutrita di un essere umano. Non aprì bocca sollevando il viso verso l'alto, così da evitare di colpire Klaus in qualche modo ma non riuscì completamente a trattenere quel sangue che non voleva restarle in corpo, quel sangue che colò sottoforma di gocce lungo le estremità delle sue labbra. L'Originario la guardò sconvolto allentando immediatamente la presa su di lei e dandole la possibilità di piegarsi in avanti e rigettare al suolo tutto quel sangue che aveva bevuto dal corpo dell'uomo disteso al loro fianco. Caroline si portò le mani alla bocca palesando tutto lo stupore e la paura che stava provando in quel momento.
<< Oh mio Dio. >> sussurrò tenendosi la bocca ed Elizabeth si sforzava a soffrire meno di quanto stesse facendo, in qualsiasi modo.
<< Devo portarla a casa, da Elijah. >> sibilò Klaus verso Caroline, senza guardarla << Dovrai occuparti tu del cadavere. >> annunciò, voltandosi a guardare Caroline.
Lei restò esterrefatta, non riuscendo a credere alle parole che Klaus aveva appena pronunciato. Scostò le mani dalla bocca guardandolo nervosa ed accusatoria.
<< Sono la figlia dello sceriffo. Credi che io possa fare una cosa del genere!? >> domandò Caroline non alzando troppo il tono di voce.
Klaus si avvicinò ad Elizabeth, le passò una mano tra i capelli raccogliendoglieli dietro la nuca e poi la sollevò, dopo essersi accertato che aveva sputato fuori ogni singola goccia di sangue superflua, portandosela in braccio come fosse una principessa. Lei gli si aggrappò al collo come fosse una bambina ma si stringeva le mani per evitare di azzannarlo. Solo in quel momento Klaus si voltò verso Caroline guardandola seriamente.
<< No Caroline, tu non sei così. Non sei il tipo di persona che occulta cadaveri per il bene di una persona per cui non prova il minimo interesse. Ma so che lo faresti per i tuoi amici, per la tua famiglia, per la tua vita. Prova ad immaginare cosa potrebbe succedere se scoprissero tutti l'esistenza dei vampiri. >> commentò Klaus verso di lei, sotto il suo sguardo incredulo. << Lo farei io se potessi, ma non posso lasciarti da sola con lei. Stava provando a morderti appena due minuti fa. >> aggiunse, continuando a fissarla intensamente tanto che Caroline si perse in quegli occhi seri e per la prima volta preoccupati per qualcuno << Te lo chiedo per favore. >> pronunciò, con un tono di voce più basso << Fa quanto io ti ho richiesto e poi torna a casa. Non dimenticarti di chiamare Tyler. >> annunciò infine, iniziando ad avviarsi verso l'uscita di quel vicoletto.
Caroline restò immobile, in piedi, nei pressi di quel cadavere. Avrebbe dovuto davvero occultarlo? Klaus non aveva torto, non lo aveva per niente. Eppure, sebbene ci fosse una parte di lei che non voleva ascoltarlo, lui gliel'aveva chiesto in una maniera così seria e preoccupata che in pochi secondi l'idea di ignorare la realtà dei fatti le era totalmente sparita dalla testa.
 
<< Ho avvisato Alaric, Stefan. Ho detto loro di chiamarci in caso la trovino. >> annunciò Damon scendendo di fretta le scale che portavano al salone dei Salvatore.
Elijah camminava avanti ed indietro per la stanza. Avrebbe dovuto contattare anche Klaus e Rebekah, ma loro l'avrebbero sul serio aiutato a trovarla? Anni e anni di vita li avevano portati ad allontanarsi sempre di più l'uno dall'altro e sapeva quanto Klaus e Rebekah fossero subdoli, opportunisti, non raccomandabili. Eppure erano la sua famiglia. Volse lo sguardo a Damon.
<< Andiamo a cercarla. >> affermò con poca calma non lasciandosi scappare l'annuire di Damon.
Si voltò verso la porta avanzando con lunghi passi decisi e poi la aprì scrutando il viale che separava l'ingresso della casa dei Salvatore dalla strada. Elijah fu il primo a vederlo, fu il primo a vedere la persona che portava la sua Elizabeth come fosse una principessa, la stessa persona di cui aveva dubitato pochi secondi prima.
<< Niklaus. >> sussurrò l'Originario avanzando di qualche passo verso l'esterno.
Pochi passi che divennero ampie falcate verso il fratello allargando le braccia e raccogliendo Elizabeth, sottraendola dalle sue braccia. Solo in quel momento lei aprì gli occhi e fece in modo che Elijah l'accompagnasse a poggiare i piedi freddi per terra. Gli si aggrappò contro con entrambe le mani e sollevò lo sguardo verso di lui con quegli occhi scuri pieni di lacrime.
<< Li ho uccisi... >> mormorò, singhiozzando. Lui la guardò e la strinse in un abbraccio che la costrinse a spingere il volto, sebbene bagnato e sporco, contro una sua spalla.
Damon li guardava oltre la figura di Elijah e Klaus faceva altrettanto, tradendo la curiosità che sentiva verso ciò che stava accadendo, ancora.
<< Non importa Elizabeth, non importa. >> sussurrò Elijah sollevando il suo sguardo verso il fratello. Silenziosamente, senza parole, lo ringraziava. Klaus gli sorrise sornione.
Entrarono all'interno della casa così che nessuno avesse potuto vederli o sentirli, in quel momento. Elizabeth si accomodò sul divano cingendo un bicchiere di bourbon in entrambe le mani ed Elijah si sedette al suo fianco. Damon la guardava ma lei non osava ricambiare il suo sguardo. Klaus era rimasto in piedi e fissava intensamente la rossa in attesa di un qualcosa che potesse illuminarlo riguardo a quanto accaduto.
<< Allora? Elizabeth, si può sapere cosa ti è preso? >> domandò Klaus, fissandola. Sia Damon che Elijah volsero immediatamente lo sguardo verso di lui. Lei scosse il capo.
<< Non l'avevi mai fatto. >> mormorò Elijah, poggiandole una mano su una spalla. Lei si scosse rifiutandola.
<< Lo so che non l'avevo mai fatto. Ma è più forte di me, anche adesso! >> esclamò lei sollevando immediatamente lo sguardo verso l'Originario al suo fianco << Non riesco a controllarlo! Non...Non riesco... >> mormorò, stringendo il bicchiere.
Damon abbassò lo sguardo rammentando l'azione di Alaric nei confronti di Stefan. Non poteva essere una coincidenza, nessuno dei due avrebbe mai fatto ciò che invece avevano fatto. Armeggiò con la bottiglia di bourbon versandosene un bicchiere e lo bevve subito dopo in un unico sorso. Quando appoggiò il vetro sul tavolino, un'idea balenò nella sua testa.
<< Non è molto diverso dalla situazione di Alaric. >> commentò verso Elijah, attirandone l'attenzione.
Klaus si mosse sul luogo palesemente annoiato, niente gli stava facendo capire perché Elizabeth avesse potuto fare una cosa del genere, niente aveva ancora colmato la sua curiosità. Afferrò la bottiglia di bourbon e se ne versò un bicchiere, bevendolo a piccoli sorsetti. Elizabeth sollevò lo sguardo verso Damon provando disagio davanti ai suoi occhi; l'aveva morso dopotutto, ed aveva rischiato di uccidere la sua migliore amica.
<< Se proviamo a paragonare le vicende sia di Alaric che di Elizabeth... >> stava dicendo Damon, ma Elijah lo fermò.
<< ...Ci sono molte coincidenze. >> mormorò. Damon annuì.
<< Alaric ha ucciso Stefan alimentato dal suo odio per i vampiri. Elizabeth ha ucciso delle persone alimentata dalla sua fame vampirica. Cos'altro potrebbero avere in comune? >> domandò Damon, guardandoli tutti.
Klaus faceva balzare il suo sguardo tra tutti i presenti soffermandosi su Elijah che parve voler proferir parola.
<< Avete detto che anche Alaric aveva parlato con Joseph, quella sera. Giusto? >> domandò l'Originario.
Elizabeth sussultò. Non ci aveva pensato prima. Non aveva pensato a Joseph o a tutto quello che aveva provato davanti a sua madre. Quelle sensazioni, quel sapore e poi quell'improvvisa fame. Fissò il vuoto per attimi lunghi un'eternità davanti a quel pensiero. Non poteva essere vero, Joseph non era altro che un normalissimo compagno di scuola che ha una veloce cotta per te di cui poi, casualmente, incontri la madre.
<< Ma certo. Joseph. L'ho visto anche prima di lasciare la festa. Lui mi...mi stava fissando. E, quella nausea. La casualità del loro ingresso. Tutto si collega. >> commentò Elizabeth bevendo tutto d'un sorso il bourbon e poi sollevandosi in piedi.
Non le piacevano gli alcolici, ma tutti dicevano che erano ottimi amici in momenti del genere. Barcollò giusto un po' quando si riportò in piedi ma non ebbe il tempo di cadere che Damon le corse incontro prima che Elijah si portasse in piedi, afferrandola per non farla cadere.
<< Per stasera tu resti qui, Elizabeth. Qualsiasi cosa sia successa, lo scoprirò. >> le bisbigliò Damon guardandola premuroso.
Elijah si sollevò in piedi e Klaus storse l'espressione in una smorfia davanti a quella romantica tanto quanto nauseante e raccapricciante scena. Si voltò verso la porta d'uscita della dimora dei Salvatore seguito subito dopo da Elijah. Quando la aprì non vi ritrovò altro che Stefan che aveva fatto il suo ritorno a casa con un'espressione oltremodo preoccupata. Klaus gli sorrise sornione facendolo passare. Tradì attimi di confusione che lo portarono ad indirizzare il suo sguardo verso Damon ed Elizabeth all'interno della casa e subito dopo oltrepassò i due Originari portandosi nei pressi del fratello e della rossa. Non riuscì a spiccicar parola regalando soltanto occhiate ed espressioni continuamente confuse verso Damon. Klaus uscì ed Elijah si fermò sotto la soglia.
<< Niklaus. >> lo chiamò con un fil di voce. Klaus si voltò verso di lui. << Grazie. >> mormorò ancora sotto il sorriso subdolo del fratello.
<< Siamo fratelli, non ricordi? E lei è importante per te. Prendilo come un modo per chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto passare. >> rispose sarcasticamente. << Tienila d'occhio. >> disse infine, prima di allontanarsi con passi lenti e sicuri.
Quando Elijah si voltò verso l'interno riuscì solo a vedere Stefan dentro la sala, segno che Damon aveva ancora una volta accompagnato Elizabeth di sopra. Richiuse la porta e si avvicinò al Salvatore, ancora privo di parole.
<< Resterò qui stanotte, Stefan. >> commentò. Stefan annuì, non aveva intenzione di controbbattere.
Dopotutto, la casa dei Salvatore era un po' diventata la casa di chiunque pur non volendo.
 
Sfilò anche l'altra scarpa man mano che avanzava all'interno della stanza di Damon. La sua era sporca, dopotutto. Mosse gli arti debolmente sotto gli occhi di ghiaccio di Damon che la fissava stando nei pressi della porta, chiusa. Lei si voltò verso di lui, si sentiva colpevole. Si sentiva sbagliata. Sentiva una scarica di sensazioni negative che non riusciva a spiegare, tutte sensazioni che la portavano a capire quanto si sentisse dispiaciuta per quello che aveva fatto a Damon. Quando schiuse le labbra in procinto di parlare, lui le si avvicinò con uno scatto posandole un dito sulle labbra ancora sporche.
<< Non voglio sentire altro. Dimmi solo se stai bene adesso. >> mormorò verso di lei. Lei lo guardò confusa, ma scosse il capo senza parlare. Solo in quel momento Damon spostò il dito dalla sua bocca.
<< Hai fame? >> domandò ancora, fissandola.
<< Si. >> bisbigliò in risposta.
Lui sospirò, sembrava rassegnato. In realtà, sembrava più tranquillo in quel momento. Era Elizabeth, quella, lo sentiva. Era la ragazza che prima di fare qualsiasi cosa cercava un consenso nelle tue risposte o nei tuoi movimenti, era quella ragazza che doveva chiedere scusa mille volte prima di sentirsi davvero in pace con sé stessa. Lui mosse le sue mani avvicinandole al suo vestito, ne cercò gli attacchi per iniziare ad aprirlo con la chiara intenzione di sfilarglielo.
<< Posso fare da sola. >> mormorò lei.
<< Zitta. >> sibilò subito in risposta. La vide gonfiare le guance offesa e si lasciò scappare un sorriso divertito. Un mezzo sorriso, in verità, preso com'era dallo spogliarla.
<< Chloe come sta? >> chiese lei, rammentando il modo con cui l'aveva azzannata prima di sparire. Damon annuì facendole capire che stava bene, importava solo quello.
La fece voltare in maniera tale da far scorrere quel vestito lungo la sua pelle liscia rivelando il busto pallido e nudo della ragazza. Ne guardava la schiena e la osservava muoversi per far scorrere meglio quel vestito.
<< Ti stava benissimo. >> mormorò Damon al suo orecchio accarezzando distrattamente i suoi capelli.
Lei sorrise impercettibilmente. Si sentiva ancora in colpa per tutto, si sentiva ancora strana, affamata, stanca. Damon si scoprì un polso prima di cingerle una spalla con l'altra mano, fece passare il braccio intorno a lei per portare il polso davanti alle sue labbra.
<< Damon, io... >> ne fu contraria, come se temesse di non riuscire a fermarsi.
<< Oh, andiamo Elizabeth. L'abbiamo fatto così tante volte e tutte le volte avevamo paura di non fermarci. Lo farai anche adesso, ne sono sicuro. >> rispose lui.
Lei deglutì guardando quel polso. Sentì ogni sensazione del suo corpo alimentarsi, confondersi, combattere e bruciare sotto la pelle. Ma la fame, soprattutto, premeva in ogni punto del suo corpo. Sollevò le mani prendendo il polso di Damon con quella voglia nei denti che non riusciva a controllare. In pochissimo tempo gli occhi si iniettarono di sangue e quelle dita premettero maggiormente sul polso del ragazzo. Spalancò la bocca piantando quei due canini nella sua carne ed in poco tempo si riempì la bocca del suo sangue. Era buono, era gustoso, delizioso. Era diverso da qualsiasi altro provato, perché era il suo. Lo sentì adagiarsi col viso tra i propri capelli e respirare il proprio profumo. Si sarebbe nutrita sino allo sfinimento perché ne aveva bisogno per ripulirsi la bocca dalla morte degli innocenti, perché lei aveva bisogno di Damon più di qualsiasi altra cosa.
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Note dell'autore:
Okay, ci stiamo avvicinando sempre più alla fine della storia.
Ed io, francamente, penso che gli ultimi capitoli mi stiano uscendo
davvero moooolto male. E mi dispiace parecchio perché
questa storia mi piace e mi è piaciuta scriverla. D:
Intanto spero che lasciate qualche recensione (non me ne aspetto
di positive, a dirla tutta) e ringrazio tutti coloro che mi seguono!
   
 
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