Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: rosewhite    16/11/2012    2 recensioni
Lo capisco dai tuoi occhi.. Quanti orrori hai visto?
Tra colleghi ci si capisce. Ma probabilmente pensi che io sia troppo piccola per comprenderti. Prima di giudicare, guarda cosa riesco a fare.
[I primi due capitoli sono d'introduzione. Godetevi la storia]
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO 14

Bea doveva sfogare la rabbia che aveva accumulato con le cose accadute poco prima. 
Si allenò nella stanza apposita con visiera, guanti e cuffie non accorgendosi di due figure che l’osservavano ferme sulla porta. 
Fece una ruota per evitare un pugnale lanciato dall’avversario virtuale, gli afferrò un braccio e lo catapultò a terra per poi finirlo con la pistola. Era chiusa lì già da un’ora quando J. fece uscire la scritta “Hai sconfitto tutti i nemici”. Si tolse prima le cuffie e poi la visiera ansimando. Era stato un bell’allenamento dopo tutto. Mentre si sfilava un guanto partì un applauso e lei sorrise voltandosi verso i due spettatori.

Erano due colleghi. 
Nina aveva i capelli castano chiaro con meches color caramello che le arrivavano appena alle spalle, occhi verdi che ricordavano a Bea un prato baciato dal sole fresco delle prime ore del mattino, la pelle abbronzata e perfetta come quella di una bambola ed era alta poco più di lei.

E Jason che le fece un sorriso che arrivò anche a quegli occhi grigi come il cielo nuvoloso di Forks. I capelli che gli ricadevano in morbide onde color oro sfiorandogli le spalle ed il suo metro ed ottanta buono. Anche da vestito si vedeva che passava molto tempo in palestra.

<< Da quanto tempo mi stavate guardando? >>

<< Un quarto d’ora circa >>

<< Come mai vi hanno mandato qui? >> Ovviamente quella non era una visita di cortesia, Bea lo sapeva bene.

<< Pensano che serva maggiore sorveglianza alla piccola, siamo la tua squadra di appoggio, baby >> disse Jason sorridendo.

<< La mia? Quindi questo vuol dire…? >> La strega non completò la frase

<< Vuol dire che comandi tu >> l’interruppe il biondino. Sorrise soddisfatta.

<< Matt vi porterà dai Cullen e dopo averli conosciuti organizzeremo i turni. Ora io vado a farmi una bella doccia calda e poi filo a letto. Divertitevi ragazzi >>

<< Non lo facciamo sempre? >> disse Nina ridendo.

Bea scosse la testa << Prima di andare però – andò vicino ad un mobile bianco dal taglio antico nella sala per l’allenamento, prese due braccialetti di cuoio con delle incisioni sopra e li porse ai nuovi arrivati – mettetevi questi e non toglieteli mai >>

<< A cosa servono? >> domandò Nina alzando un sopracciglio

<< A proteggere i vostri pensieri dal rosso di famiglia >> sorrise ed appena scese Matt gli spiegò cosa doveva fare.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

Pov. Beatrice

Rimasi sola e ne approfittai per ricadere nei miei pensieri. 
Camminando sfiorai il divano blu scuro con la punta delle dita, il tessuto ruvido e morbido. 
Poi accarezzai la parete del salone azzurro pastello che mi ricordava il cielo primaverile, così liscio, freddo e duro. Come quel maledetto vampiro che aveva osato baciarmi. Per chi diamine mi aveva presa? 
Io non ero una di quelle stupide umane che si fanno abbindolare dalla loro finta bellezza, o almeno non più.

Salii le scale di rovere bianco lentamente, con le unghie che accarezzavano il corrimano. 
“Maledetto.” Strinsi forte la ringhiera.
Presi un gran respiro per calmarmi.
“Tranquilla Bea, tanto è solo lavoro. Prima finisci e prima te ne vai”. Un altro respiro ed allentai la stretta.

Eppure quel suo sguardo così distrutto aveva fatto scattare qualcosa, ma cosa? 
Odio? No, non odio così facilmente. 
Interesse? Assolutamente no, non scherziamo. 
Sensi di colpa? Probabilmente. Ah, io ed il mio animo troppo gentile!

Mi sfilai lentamente la maglia e la buttai sul letto, entrai nel mio bagno di marmo bianco e feci scivolare i jeans a terra mentre mi accarezzavano le gambe. 
Aprii l’acqua calda e tolsi anche l’intimo mettendomi sotto il getto fumante.
L’acqua scorreva dai capelli bagnandomi prima il viso e poi gocciolando sul seno. Seguii con lo sguardo una goccia che scese lungo il mio fianco come la carezza di un amante.

Poggiai la schiena contro le fredde mattonelle bianche e mi toccai le labbra ripensando alle sue. 
Erano così familiari, così sbagliatamente familiari. 
Mi insaponai i lunghi capelli massaggiandoli dolcemente mentre i pensieri della notte colpivano ancora. Una lacrima sfuggì al mio controllo.
Fuoco e ghiaccio mi schiacciavano, ancora. Ancora una volta ero come intrappolata tra l’ardore della rabbia ed il gelo del dolore.

Tremai mentre mi staccavo dalla parete immergendomi di nuovo in quel calore quasi asfissiante.

<< E’ solo lavoro, devo smetterla. >> dissi insaponandomi . 
Volevo lavare la mia anima come stavo facendo con il mio corpo, ma le cose non vanno così, ne sono sempre stata consapevole. 
Il dolore non si cancella con un colpo di spugna, rimane. 
Anzi peggio, ti entra sotto pelle come una tossina, infetta prima il cuore e poi l’anima. 
Ti dilania in modo indescrivibile e poi ti lascia lì a terra, con le mani sporche del sangue di chi hai amato ed il viso rigato dalle lacrime. Un’anima a brandelli in un corpo integro, o quasi.

Chiusi il getto e rimasi ferma così: la mano sulla leva della doccia, il viso basso con i capelli scuri ed impesantiti dall’acqua a velarlo. L’unico rumore che si sentiva oltre al mio respiro lo producevano le gocce che picchiettavano la pietra.

Passò un minuto che mi sembrò un’eternità ed uscii dalla doccia. Presi un grande asciugamano bianco e mi ci fasciai il corpo bloccandone un angolo vicino al seno. Camminai quasi trascinando i piedi sulla pietra fredda lasciando piccole impronte.

Mi asciugai e me ne andai nel mio troppo grande e troppo vuoto freddo letto. 
Tirai le pesanti coperte fin sopra gli occhi.

*Flashback*

Ero nella palestra dell’accademia. 
Era passato un mese da quando avevamo seppellito Gaz. Trenta giorni di vuoto ed il mio unico modo per alleviare la mia anima era distruggere il mio corpo, portarlo allo sfinimento. Non dovevo lasciare la mente libera di tornare indietro, di tornare a quel giorno o semplicemente ad un momento qualsiasi passato con lui. Ma come si fa quando tutto ti ricorda lui? 
Mi allenava in quell’enorme palestra dalle pareti bianche piena di specchi e di attrezzi all’inizio, quando mi prese sotto la sua ala dopo avermi salvato.
Trasformai il mio dolore in rabbia e sollevai i pesi con più determinazione, il petto si alzava ed abbassava velocemente per lo sforzo, le braccia dolevano ogni volta che le sollevavo e le abbassavo. Così andava bene. 
Sentii il sospiro della grande porta a vetri che veniva aperta ed un ticchettio fastidioso che riecheggiava nella grande stanza . 
Continuai a guardare il soffitto sollevando ed abbassando con la stessa determinazione, come se non fosse entrato nessuno.

Davanti agli occhi ancora l’espressione distrutta della moglie del mio ex tutore che non smetteva di piangere e di domandarsi perché proprio lui, perché lui ora che finalmente aspettava il figlio tanto atteso da entrambi.
Mi sentii morire e piansi lì davanti a tutti mentre la bara scendeva sotto terra con un pezzo del mio cuore e della mia anima. Era colpa mia se quel bambino sarebbe cresciuto senza padre, solo colpa mia e della mia stupidità.

Misi il bilanciere a posto e mi sollevai asciugando il sudore sulla mia fronte. Alzai gli occhi sulla donna in tailleur blu di fronte a me che aveva i capelli neri raccolti in un severo chignon e degli occhiali bianchi ad incorniciare i suoi occhi color carbone. Sembrava una professoressa zitella delle superiori.

<< Iside ti presento il tuo nuovo tutore >> iniziò con la sua voce severa. Anche se avevo notato la presenza di un uomo dietro di lei il mio sguardo non lo sfiorò nemmeno.

<< Non ho bisogno di nessun nuovo tutore, me la cavo da sola >> dissi con disprezzo. Era passato solo un mese e pensavano di sostituirlo? Mi facevano schifo.

<< Sarò solo il tuo partner, non preoccuparti. Nessuno pensa di sostituire una persona importante come Gaz >> disse lui accomodante. Solo la pronuncia del suo nome mi fece correre un brivido lungo la schiena. Mi voltai di scatto e gli arrivai sotto al mento. Fissai quegli occhi rosso sangue senza notare il resto e scandii bene ogni parola quasi ringhiandogli contro.

<< Non. Permetterti. Di. Pronunciare. Il. Suo. Nome. Chiaro? >>

In risposta alzò le mani e fece un passo indietro.

<< Come desideri. Il mio nome è Asher >>

<< Va a farti fottere, Asher >> mi voltai e me ne andai negli spogliatoi.

*Fine Flashback*

Il sonno mi rapì mentre ancora viaggiavo sulla via dei ricordi ed un’ultima calda lacrima solcava la mia guancia.





I RINGRAZIAMENTI: 


Dreaming_USA: Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo ** Se dici così però divento rossa ahaha

Alba97 : Fiù, ho evitato la lapidazione. Caos? Ahahah. Ringrazio di cuore te e le tue 3 recensioni velocissime. Sono troooooooppo felice e grazie mille per i consigli. Che ne dici di questo? Meglio? 


I miei "grazie" ovviamente sono anche per tutte/i voi che avete anche solo letto. 
E vorrei ringraziare anche le persone che hanno messo tra le seguite, preferite e "da ricordare"... Prima o poi metto anche i vostri nomi.. Quando non vado di corsa..

Probabilmente in questi ringraziamenti ho sbagliato un sacco di volte, ho dormito due ore... Perdonatemi. Uh avete visto i Banner? *___* Sto buttando l'anima con photoshop etc.. che ne dite? 

Un bacio. Rose.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: rosewhite