CAPITOLO 14
Bea doveva
sfogare la rabbia che aveva accumulato con le cose accadute poco prima.
Si allenò nella stanza apposita con visiera, guanti e cuffie
non accorgendosi di due figure che l’osservavano ferme sulla
porta.
Fece una ruota per evitare un pugnale lanciato
dall’avversario virtuale, gli afferrò un braccio e
lo catapultò a terra per poi finirlo con la pistola. Era
chiusa lì già da un’ora quando J. fece
uscire la scritta “Hai sconfitto tutti i nemici”.
Si tolse prima le cuffie e poi la visiera ansimando. Era stato un
bell’allenamento dopo tutto. Mentre
si sfilava un guanto partì un applauso e lei sorrise
voltandosi verso i due spettatori.
Erano due
colleghi.
Nina aveva i capelli castano chiaro con meches color caramello che le
arrivavano appena alle spalle, occhi verdi che ricordavano a Bea un
prato baciato dal sole fresco delle prime ore del mattino, la pelle
abbronzata e perfetta come quella di una bambola ed era alta poco
più di lei.
E Jason che le
fece un sorriso che arrivò anche a quegli occhi grigi come
il cielo nuvoloso di Forks. I capelli che gli ricadevano in morbide
onde color oro sfiorandogli le spalle ed il suo metro ed ottanta buono.
Anche da vestito si vedeva che passava molto tempo in palestra.
<<
Da quanto tempo mi stavate guardando? >>
<<
Un quarto d’ora circa >>
<<
Come mai vi hanno mandato qui? >> Ovviamente quella non
era una visita di cortesia, Bea lo sapeva bene.
<<
Pensano che serva maggiore sorveglianza alla piccola, siamo la tua
squadra di appoggio, baby >> disse Jason sorridendo.
<<
La mia? Quindi questo vuol dire…? >> La strega
non completò la frase
<<
Vuol dire che comandi tu >> l’interruppe il
biondino. Sorrise soddisfatta.
<<
Matt vi porterà dai Cullen e dopo averli conosciuti
organizzeremo i turni. Ora io vado a farmi una bella doccia calda e poi
filo a letto. Divertitevi
ragazzi >>
<<
Non lo facciamo sempre? >> disse Nina ridendo.
Bea scosse la
testa <<
Prima di andare però – andò vicino ad
un mobile bianco dal taglio antico nella sala per
l’allenamento, prese due braccialetti di cuoio con delle
incisioni sopra e li porse ai nuovi arrivati – mettetevi
questi e non toglieteli mai >>
<<
A cosa servono? >> domandò Nina alzando un
sopracciglio
<<
A proteggere i vostri pensieri dal rosso di famiglia >>
sorrise ed appena scese Matt gli spiegò cosa doveva fare.
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Pov. Beatrice
Rimasi sola e ne
approfittai per ricadere nei miei pensieri.
Camminando sfiorai il divano blu scuro con la punta delle dita, il
tessuto ruvido e morbido.
Poi accarezzai la parete del salone azzurro
pastello che mi ricordava il cielo primaverile, così liscio,
freddo e duro. Come quel maledetto vampiro che aveva osato baciarmi.
Per chi diamine mi aveva presa?
Io non ero una di quelle stupide umane che si fanno abbindolare dalla
loro finta bellezza, o almeno non più.
Salii le scale
di rovere bianco lentamente, con le unghie che accarezzavano il
corrimano.
“Maledetto.” Strinsi
forte la ringhiera.
Presi un gran respiro per calmarmi.
“Tranquilla Bea, tanto è solo lavoro.
Prima finisci e prima te ne vai”. Un
altro respiro ed allentai la stretta.
Eppure quel suo
sguardo così distrutto aveva fatto scattare qualcosa, ma
cosa?
Odio? No, non odio così facilmente.
Interesse? Assolutamente no, non scherziamo.
Sensi di colpa? Probabilmente. Ah, io ed il mio animo troppo gentile!
Mi sfilai
lentamente la maglia e la buttai sul letto, entrai nel mio bagno di
marmo bianco e feci scivolare i jeans a terra mentre mi accarezzavano
le gambe.
Aprii l’acqua calda e tolsi anche l’intimo
mettendomi sotto
il getto fumante.
L’acqua scorreva dai capelli bagnandomi prima il viso e poi
gocciolando sul seno. Seguii con lo sguardo una goccia che scese lungo
il mio fianco come la carezza di un amante.
Poggiai la
schiena contro le fredde mattonelle bianche e mi toccai le labbra
ripensando alle sue.
Erano così familiari, così sbagliatamente
familiari.
Mi insaponai i lunghi capelli massaggiandoli dolcemente mentre i
pensieri della notte colpivano ancora. Una lacrima sfuggì al
mio controllo.
Fuoco e ghiaccio mi schiacciavano, ancora. Ancora una volta ero come
intrappolata tra l’ardore della rabbia ed il gelo del dolore.
Tremai mentre mi
staccavo dalla parete immergendomi di nuovo in quel calore quasi
asfissiante.
<<
E’ solo lavoro, devo smetterla. >> dissi
insaponandomi .
Volevo lavare la mia anima come stavo facendo con il mio corpo, ma le
cose non vanno così, ne sono sempre stata consapevole.
Il dolore non si cancella con un colpo di spugna, rimane.
Anzi peggio, ti entra sotto pelle come una tossina, infetta prima il
cuore e poi l’anima.
Ti dilania in modo indescrivibile e poi ti lascia lì a
terra, con le mani sporche del sangue di chi hai amato ed il viso
rigato dalle lacrime. Un’anima a brandelli in un corpo
integro, o quasi.
Chiusi
il getto e rimasi ferma così: la mano sulla leva della
doccia, il viso basso con i capelli scuri ed impesantiti
dall’acqua a velarlo. L’unico rumore che si sentiva
oltre al mio respiro lo producevano le gocce che picchiettavano la
pietra.
Passò
un minuto che mi sembrò un’eternità ed
uscii dalla doccia. Presi un grande asciugamano bianco e mi ci fasciai
il corpo bloccandone un angolo vicino al seno. Camminai quasi
trascinando i piedi sulla pietra fredda lasciando piccole impronte.
Mi asciugai e me
ne andai nel mio troppo grande e troppo vuoto freddo letto.
Tirai le pesanti coperte fin sopra gli occhi.
*Flashback*
Ero nella
palestra dell’accademia.
Era passato un mese da quando avevamo seppellito Gaz. Trenta giorni di
vuoto ed il mio unico modo per alleviare la mia anima era distruggere
il mio corpo, portarlo
allo sfinimento. Non dovevo lasciare la mente libera di tornare
indietro, di tornare a
quel giorno o semplicemente ad un momento qualsiasi passato con lui. Ma
come si fa quando tutto ti ricorda lui?
Mi allenava in quell’enorme palestra dalle pareti bianche
piena di specchi e di attrezzi all’inizio, quando mi prese
sotto la sua ala dopo avermi salvato.
Trasformai il mio dolore in rabbia e sollevai i pesi con più
determinazione, il petto si alzava ed abbassava velocemente per lo
sforzo, le braccia dolevano ogni volta che le sollevavo e le abbassavo.
Così andava bene.
Sentii il sospiro della grande porta a vetri che veniva aperta ed un
ticchettio fastidioso che riecheggiava nella grande stanza .
Continuai a guardare il soffitto sollevando ed abbassando con la stessa
determinazione, come se non fosse entrato nessuno.
Davanti agli
occhi ancora l’espressione distrutta della moglie del mio ex
tutore che non smetteva di piangere e di domandarsi perché
proprio lui, perché lui ora che finalmente aspettava il
figlio tanto atteso da entrambi.
Mi sentii morire e piansi lì
davanti a tutti mentre la bara scendeva sotto terra con un pezzo del
mio cuore e della mia anima. Era colpa mia se quel bambino sarebbe
cresciuto senza padre, solo colpa mia e della mia stupidità.
Misi il
bilanciere a posto e mi sollevai asciugando il sudore sulla mia fronte.
Alzai gli occhi sulla donna in tailleur blu di fronte a me che aveva i
capelli neri raccolti in un severo chignon e degli occhiali bianchi ad
incorniciare i suoi occhi color carbone. Sembrava una professoressa zitella
delle superiori.
<<
Iside ti presento il tuo nuovo tutore >>
iniziò con la sua voce severa. Anche se avevo notato la
presenza di un uomo dietro di lei il mio sguardo non lo
sfiorò nemmeno.
<<
Non ho bisogno di nessun nuovo tutore, me la cavo da sola
>> dissi con disprezzo. Era passato solo un mese e
pensavano di sostituirlo? Mi facevano schifo.
<<
Sarò solo il tuo partner, non preoccuparti. Nessuno pensa di
sostituire una persona importante come Gaz >> disse lui
accomodante. Solo la pronuncia del suo nome mi fece correre un brivido
lungo la schiena. Mi voltai di scatto e gli arrivai sotto al mento.
Fissai quegli occhi rosso sangue senza notare il resto e scandii bene
ogni parola quasi ringhiandogli contro.
<<
Non. Permetterti. Di. Pronunciare. Il. Suo. Nome. Chiaro?
>>
In risposta
alzò le mani e fece un passo indietro.
<<
Come desideri. Il mio nome è Asher >>
<<
Va a farti fottere, Asher >> mi voltai e me ne andai
negli spogliatoi.
*Fine
Flashback*
Il
sonno mi rapì mentre ancora viaggiavo sulla via dei ricordi
ed un’ultima calda lacrima solcava la mia guancia.
I RINGRAZIAMENTI:
Dreaming_USA: Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo ** Se dici così però divento rossa ahaha
Alba97 : Fiù, ho evitato la lapidazione. Caos? Ahahah. Ringrazio di cuore te e le tue 3 recensioni velocissime. Sono troooooooppo felice e grazie mille per i consigli. Che ne dici di questo? Meglio?
I miei "grazie" ovviamente sono anche per tutte/i voi che avete anche solo letto.
E vorrei ringraziare anche le persone che hanno messo tra le seguite, preferite e "da ricordare"... Prima o poi metto anche i vostri nomi.. Quando non vado di corsa..
Probabilmente in questi ringraziamenti ho sbagliato un sacco di volte, ho dormito due ore... Perdonatemi. Uh avete visto i Banner? *___* Sto buttando l'anima con photoshop etc.. che ne dite?
Un bacio. Rose.