Before you read: Il tema di questa storia è prevalentemente romantico e shonen ai, per ora non ci sono scene yaoi (anche perchè - credeteci o no - un filino di pudore da qualche parte mi è rimasto ù_ù) ma il rating è un po' alto perchè si parla di incesto (ebbene sì: pudore, addio! è_é).
Se uno o entrambi questi argomenti vi indispongono, non leggete! è stato un piacere conoscervi e grazie per aver fatto salire il contatore delle visite... XD
In caso contrario vi auguro buona lettura, avvisandovi che il primo capitolo è un po' angst (ma neanche tanto...) perchè la mia demenza si è concentrata nel secondo, ed in un personaggio particolare, una di quelle magnifiche creature che dovevano essere solo comparse malcagate e che invece prendono vita propria, facendosi adorare con tutto il cuore dalla sottoscritta (come i miei amori Jake e Lloyd! *__*)
Ora bando alle ciance & enjoy it!
***
Alec + Andrew
< Mh. Mandy.! >
Il suo odioso nomignolo è quasi
accettabile se pronunciato in quel modo osceno, con una nota di urgenza nella
voce, sempre più pronunciata fino a che.
< Mandy! >
Una mano sulla sua spalla per
scuoterlo, occhi color cioccolato identici ai suoi che lo fissano brillando di
malizia mentre le labbra piene e disegnate si schiudono in un sorriso di scherno
canzonandolo < Facevi bei sogni, fratellino? >.
Alec lo sa che svegliare così suo
fratello minore gli costerà circa una settimana di muso e minacce di morte. Lo
sa!
.ma quando l'ha visto mugolare
frustrato tra i fumi di un desiderio inespresso non ha saputo resistere. Doveva
assolutamente sfotterlo!
E ora, come da programma, Andrew è
incazzato nero.
< Vaffanculo! > ringhia,
scostando le coperte in modo brusco, prima di coprirsi nuovamente, arrossendo
imbarazzato e portandosi le mani proprio lì.
L'altro ghigna, ormai non c'è
dubbio: era un sogno erotico.
< Chi stavi sognando, Mandy?
> infierisce, fuggendo poi svelto dalla stanza, mentre Andrew gli lancia
rabbioso un cuscino urlando < E piantala di chiamarmi in quel modo!
>
Rimane solo nella sua camera
ancora ansimante e con un senso di stordimento che fa paura. Passare dal
paradiso all'inferno nel giro di tre secondi può avere quest'effetto, ma è una
cosa a cui ci sia abitua presto in casa Palmer.
Andrew finalmente si alza, afferra
la biancheria pulita, e s'infila in bagno, deciso a lavar via quella brutta
sensazione dalla pelle insieme agli altri regali della notte, sapendo però che
una volta uscito ci saranno suo fratello ed il suo sorrisetto allusivo ad
aspettarlo con qualche battuta non proprio originale.
Odia - semplicemente odia - Alec
ed il suo ghigno da idiota.
Non riesce neanche più a guardarsi
allo specchio senza il desiderio di spaccare in mille pezzi il suo riflesso,
tanto si somigliano.
Alec ha ventitré anni, i capelli
scuri e polverosi e la carnagione olivastra, immediatamente dorata dal sole. È
quello che praticamente ogni ragazza definirebbe "un figo bestiale!" e come tale
si comporta: stronzo al punto giusto - diciamo un buon quaranta per cento - ma
senza l'intenzione di esserlo davvero, per il resto è simpatico, solare, gentile
ed educato in modo quasi cavalleresco.
Non è una posa, davvero, che ci
può fare se è il giusto mix tra dio del sesso e amico d'infanzia?
L'universo femminile apprezza
decisamente questa sua accessibilità, l'illusione di aver fatto colpo su di lui,
di poterlo quasi toccare. Sa entrare nel cuore della sua preda tanto velocemente
quanto la porta a letto.
Andrew ha sei anni di meno e anche
dal canto suo non è proprio da buttare, dopotutto hanno metà dei cromosomi in
comune. È abbastanza alto, con un corpo asciutto e sottile quanto il fratello,
ma in colori e carattere è l'esatto opposto.
Lui ha i capelli di un biondo
sabbia che si è scurito crescendo e la pelle candida ma ben disposta ad
abbronzarsi, seduce per via di quella sua aria tenebrosa da perenne incazzato e
della sua lingua tagliente.
Lunatico, irascibile, capriccioso,
è il tipo da adorare da lontano, nel delirio da cotta, perché se ti avvicini ti
stacca la faccia a morsi o, nel migliore dei casi, ti ride in faccia.
La maggior parte delle sue energie
sono impegnate a tenere a bada il suo lato oscuro, sperando solo che nessuno si
accorga che non è solo un atteggiamento, ma la sua vera natura.
A volte si sente così stanco e
depresso che vorrebbe solo chiudere gli occhi e smettere di respirare, solo
smettere di esistere, sparire.
Sì, in cuor suo è convinto di non
essere affatto una bella persona, di essere cattivo, di avere qualcosa di
sbagliato, di perverso, e reagisce cercando di tenere il mondo fuori, di
proteggerlo, di proteggersi.
Fortunatamente sembra che suo
fratello sia troppo idiota anche solo per sospettare
qualcosa.
< Allora Mandy, che hai fatto
sotto la doccia? > lo apostrofa Alec intingendo con un sorrisone il biscotto
nel caffelatte, non appena il biondo fa la sua entrata in cucina, sbattendo
stizzoso lo zaino sotto il tavolo e pigiandosi in bocca un plumcake intero per
uscire il prima possibile da quella casa.
Si infila la giacca ed esce ancora
masticando, per nulla intenzionato a rispondere alle provocazioni del fratello,
ma è costretto a rientrare: fuori diluvia.
< Ah, dimenticavo! - esclama il
maggiore battendosi in modo enfatico una mano sulla fronte e costringendolo a
bloccarsi sulla porta - Prendi l'ombrello, oggi piove.
>
Andrew lo guarda per un paio di
secondi con un occhiata di odio puro, sufficiente a far fuggire a gambe levate
tutti gli scozzesi di Brave Heart o l'intera formazione di rugby australiana,
poi si ricorda di essere irrimediabilmente in ritardo e, grugnendo qualcosa che
somiglia vagamente ad un "va' a farti fottere!", esce sbattendo la
porta.
Alec finisce tranquillamente di
fare colazione e prepararsi e solo vedendo il suo fratellino bagnato fradicio e
col fiatone, alla fermata dell'autobus, mentre il mezzo in questione se ne va
lasciandolo indietro a sbracciarsi ed imprecare.
Solo allora, seduto al caldo ed
all'asciutto della sua bellissima firebird, si sente un pochino in colpa e
decide di accostare.
< Serve un passaggio? >
esordisce con un sorriso di scusa, aprendo la portiera del passeggero e
spostando indietro la sua borsa coi libri.
Andrew lo fulmina di nuovo, ma non
è nella condizione di ribattere, come vendetta gli basta bagnargli per bene il
sedile della mai abbastanza idolatrata Pontiac.
L'altro soffoca un gemito e
distoglie drammaticamente lo sguardo dalle sofferenze della sua bambina, facendo
spuntare un sorriso sulle labbra del più giovane, che comunque si affretta a
nasconderlo.
< Mona? > chiede annoiato
dopo un po', guardando l'acqua fuori dal finestrino.
< Te ne accorgi solo adesso? -
ride Alec, ma l'alzata di sopracciglio di suo fratello gli dice che in realtà
non gli frega niente di quella stronza. Certo!, a meno che la risposta alla sua
domanda non sia "è morta". - Ha l'influenza. > conclude in tono
improvvisamente più piatto, tornando a prestare attenzione alla strada.
Mona abita accanto a loro, ha
l'età di Alec ed è la sua ragazza storica, nel senso che si lasciano e si
riprendono da quando erano alle medie, nel resto del tempo rimangono amici e
curano la loro immagine da heartbreakers.
Andrew non l'ha mai potuta
soffrire, probabilmente perché sono troppo uguali: riesce a capire cosa pensa
semplicemente guardandola in quei suoi occhi di velluto ed ha il terrore che lei
possa fare lo stesso, per questo preferisce evitarla.
Mona però non sembra essere
spaventata quanto lui e gli sorride maligna ogni volta che lo incontra,
minacciando di rivelare ogni suo pensiero, velenosa e cattiva come
lui.
Non sopporta l'idea che suo
fratello si fidi di lei ed è l'unica oltre ad Alec che lo chiama
Mandy.
< Ti passo a prendere? >
chiede, ma non è una vera domanda.
Andrew conosce suo fratello, sa
che se ora scenderà dall'auto senza rispondere o salutare all'uscita lui sarà
lì, ad aspettarlo per farsi perdonare, e così lo fa.
Non saluta, scende, sbatte la
portiera e corre verso l'entrata della scuola senza aprire l'ombrello. Tanto è
già fradicio.
Alec ci resta un po' male.
Suo fratello minore è l'unica
persona che riesce ancora ferirlo in quel modo, con tanta facilità, ma forse
questa volta se l'è meritato, dopotutto è colpa sua se si è svegliato tardi ed
ha perso l'autobus, rincorrendolo sotto la pioggia.
La verità è che avere abbastanza
differenza di età li ha fatti andare d'accordo da piccoli, ma ora si ritorce
contro di loro, allontanandoli.
Infondo non hanno niente in
comune, se non cognome, genitori ed indirizzo. Dubita perfino di stare simpatico
a suo fratello.
Il clima tra loro si è fatto teso,
non riescono a stare in una stanza senza provocarsi o darsi inevitabilmente sui
nervi.
Da bambini era diverso: Andrew lo
guardava come si guarda un eroe dei fumetti e bastava quello sguardo, quel
sorriso, a farlo sentire forte ed importante, a farlo sentire
amato.
La luce nei suoi occhi marroni si
è spenta di colpo, come un interruttore, il giorno prima c'era e quello dopo non
più. Qualche anno fa, all'improvviso, e da allora tutto il mondo si è fatto più
scuro.
All'inizio sembrava solo triste,
poi è diventato intrattabile e lui non ha avuto il coraggio di chiedere, ma ha
sempre cercato di riconquistare l'ammirazione del suo fratellino, il suo
amore.
Non lo considera cattivo, gli
sembra solo dannatamente solo e fragile, come se si portasse dentro un peso, un
terribile segreto.
***
Manca un quarto d'ora alle
tre.
Andrew si mordicchia il labbro
inferiore con le sopracciglia corrugate e picchietta impaziente la matita sul
banco.
Fuori di sicuro c'è Alec che lo
aspetta, con l'auto parcheggiata giusto di fronte all'entrata, per essere
ammirata meglio.
È anche uscito il sole e lui
scenderà dalla macchina e tutte quelle oche delle sue compagne di scuola lo
guarderanno con la bava alla bocca come davanti alla vetrina di una
pasticceria.
E Alec userà una scusa stupida
tipo "Ehi, scusa, sai se mio fratello è già uscito? Si chiama Andrew Palmer." -
bravo, usami pure come pretesto! - e
quella squittirà qualcosa, o riderà ragliando come un asino, ed anche le sue
amiche si sentiranno autorizzate a morirgli dietro da più
vicino.
Dieci minuti alle
tre.
Deve assolutamente uscire prima di
subito ed impedire che tutto ciò accada!
Deve prendere Alec, infilarlo in
macchina, ed obbligarlo a guidare fino a casa.
Non che sia geloso, eh!, sia
chiaro, non si tratta di questo.!
È solo che potrebbe anche fare a
meno di rimorchiare sotto ai suoi occhi, nella sua scuola!
Non è invidia la sua.! Anche lui
può avere qualsiasi ragazza là dentro!
Qualsiasi ragazza ed anche qualche
ragazzo!
.di quelli belli, intende. Lo sa
per certo.
Cinque minuti alle
tre.
E se uno di loro ci provasse con
suo fratello? Ommioddio! Sarebbe orribile!
. mannò, è impossibile!
Quale adolescente, gay e
complessato, ci proverebbe mai con un figo sconosciuto posteggiato davanti a
scuola probabilmente per accompagnare a casa la sua
morosa?
Già, solo che Alec non aspetta la
morosa, aspetta lui.
Un sorriso leggero gli sale alle
labbra, subito cancellato dal pensiero successivo: e se qualcuno nota la
somiglianza?, dopotutto di lineamenti sono più che
uguali.!
La campanella suona. Sono le
tre.
Andrew al posto di alzarsi si
aggrappa al suo banco, artigliandolo disperato. Non ha più voglia di uscire, non
se là fuori c'è lui.
Alec è sceso dalla sua Pontiac e
si fuma una sigaretta tranquillo, godendosi l'aria rinfrescata dalla pioggia e
scambiando due chiacchiere con una bionda tutta tette, che a quanto pare conosce
suo fratello come "quello carino della quarta c".
Glielo dovrà dire ad Andrew che
l'hanno definito così!
Lei parla e dice che però non le
sembra un tipo molto socievole, che le ragazze preferiscono tenersi alla larga
da lui nonostante tutto, e che se ne sta sempre con i
"Corvi".
< Chi? > chiede lui
sorpreso, facendola ridacchiare in modo buffo.
< I Corvi. > ripete lei,
indicando un gruppo di ragazzi con i capelli neri e la frangia lunga sugli
occhi.
Alec li guarda torvo, c'è qualcosa
in loro che non lo convince. sono tutti così dannatamente uguali: stessi
capelli, stessa giacca, stessi jeans, stesse scarpe. ok, la moda, ma quelli
sembrano cloni!
E poi quello è
gay!, pensa
notando il modo spudorato in cui lo fissa uno di loro, con una sciarpa rosa al
collo.
Ed all'improvviso l'idea di Andrew
in mezzo a loro, adescato con l'inganno, -tanto ingenuo nonostante l'aria da
duro - gli è insopportabile.
Finalmente intercetta la testa
bionda di suo fratello tra i capannelli di studenti, lo vede avanzare, ma poi
una testa di corvo gli si piazza davanti.
Che cazzo vuole quello,
ora?, Andrew
sorride, ci scambia due parole guardandosi intorno, probabilmente cercandolo a
sua volta, quando i loro sguardi s'incrociano, intuisce dal modo in cui ha
alzato il mento che sta per raggiungerlo, ma il ragazzo dai capelli neri non si
limita a salutarlo, gli accarezza il braccio in un modo strano, con lentezza,
sfiorandogli anche le dita.
Lui si scosta appena, non
abbastanza da sembrare stupito da quel gesto e non si arrabbia come suo solito,
anzi sembra un po' impacciato, le guance un po' rosate, sorride ancora mentre
cammina verso la macchina.
Alec serra i denti, è furioso e
vorrebbe spaccare la faccia a quel corvaccio maledetto.
È così arrabbiato che non sente
neanche più la ragazza accanto a lui, non fa che guardare Andrew che si
avvicina, Andrew che lo saluta, Andrew che sale in macchina, Andrew che gli dice
di muoversi.
Non sembra più arrabbiato come
stamattina, riflette mettendo in moto, forse quel tizio l'ha messo di buon
umore, forse è lui che sognava quando lo ha svegliato.
Stringe il volante con troppa
forza, schiaccia un po' troppo l'acceleratore, anche il più giovane se ne
accorge.
< Grazie per essermi venuto a
prendere. > dice, sperando di rabbonirlo.
È così insolito sentirlo
ringraziare che i sospetti di Alec aumentano.
< Chi era il ragazzo con cui
parlavi? > domanda, cercando di mantenere calmo e controllato almeno il tono
di voce.
< Griffin? > chiede con un
piccolo sussulto, guardandolo con gli occhi spalancati.
Il maggiore annuisce, < è un
corvo anche lui? > chiede indagatore.
< Conosci i corvi? > fa
Andrew stupito.
< Vagamente. - risponde
l'altro, notando il suo sconcerto anche se finge di non essersi accorto di
nulla - Allora? Sono tuoi amici?
>
Il biondo alza le spalle e si gira
verso il finestrino di scatto. < Niente di che. > risponde, appoggiando la guancia alla
mano.
< Ma con. come hai detto che si
chiama?, Griffin! - borbotta rispondendosi da solo - Con lui sembravi
in confidenza. >
< Che è quest'interrogatorio? -
ribatte stizzito Andrew per poi confermare controvoglia - Sì, è mio amico, e
allora? >
< Ehi! Perché ti arrabbi tanto?
Volevo solo fare due chiacchiere. > risponde Alec, improvvisamente pentito di
aver affrontato l'argomento, ma quando arrivano in garage non riesce più a
trattenersi.
Blocca tutti gli sportelli ed
all'occhiata interrogativa e furiosa di suo fratello risponde con un frustrato
< Andrew.! >
La schiena del ragazzo ha un
brivido al sentirsi chiamare per nome, di colpo tutti i suoi muscoli sono tesi
ed in allerta, sa che Alec sta per sganciare una bomba.
< Sei gay? > chiede
infatti.
< Cosa?! - biascica con un filo
di voce l'altro, spiaccicandosi contro la portiera nella speranza di mettere tra
loro più distanza possibile - Ti sembrano domande da fare così?!
>
Il maggiore abbassa il capo. È
stato difficile anche per lui da dire, lo capisce dal modo nervoso ed
imbarazzato con cui si gratta la nuca, sembra quasi lui quello con un
segreto.
< Ho provato a. - Comincia, poi
scuote la testa - Non sono bravo con i discorsi lo sai: meglio andare subito al
dunque. >
< Bella mossa, fratello! - fa
l'altro sarcastico, incrociando le braccia sul petto magro e guardandolo
irritato, prima di sputare fuori un - Solo che io al dunque non ci sono ancora
arrivato.! >
< E questo che vuol dire? >
chiede basito Alec, spalancando gli occhi e la bocca.
< Vuol dire che non lo so! >
urla il più piccolo, tornando a sedersi composto e guardando ostinatamente
davanti a sé, sconvolto dalle sue stesse parole.
Il moro non sa più cosa dire.
Forse non voleva davvero sapere, forse voleva solo che negasse con
sdegno.
Non era preparato a. Non era
preparato e basta!
Neanche Andrew sembrava molto
preparato, dopotutto.
< Apri questa maledetta
portiera. > ordina il biondino. Ira appena trattenuta a ronzargli nella
voce.
< No.
>
< No?! > ripete, sentendo
una nota stridula di isteria ad incrinare il suo tono.
Alec si gira e lo guarda fisso con
i suoi occhi scuri. Occhi di fratello che lo hanno visto crescere, occhi che lui
- accidenti a me! - la notte
sogna.
Sfugge lo
sguardo.
Non vuole guardarlo, già lo sa che
non gli piacerà ciò che vi può leggere dentro.
< Non lo sai. > ripete in
uno sbuffo, come per capacitarsene e lui suo malgrado
annuisce.
< Perché hai il dubbio? >
gli chiede sfinito, massaggiandosi le palpebre con le dita e causando un nuovo
stupore in Andrew, che infatti gli chiede < Cosa? >
< Ti sei innamorato di
qualcuno? > La sua voce è calma, disinteressata, quasi leggera, nonostante
sia visibilmente sottosopra.
Gli viene quasi da sorridere a
vedere la mano che gli tende, a ricordare che da piccolo aveva paragonato mille
volte la voce di suo fratello al rumore dell'asciugacapelli: domestica aria
calda, ma che può scottare.
< Sì. > risponde flebile,
strappandogli uno sbuffo e vedendolo agitarsi sul sedile per cambiare posizione.
La sua preoccupazione lo fa paradossalmente sentire al sicuro, protetto.
amato.
< Dubito che sia una cotta
passeggera, se ti ha messo così in crisi. giusto? > dice ancora afferrando il
volate e stendendo le braccia contro di esso per stirarsi i
muscoli.
Annuisce di nuovo, gli è capitato
solo raramente di vedere il sangue freddo di cui ora Alec fa sfoggio ed un nuovo
moto di amore ed ammirazione lo travolge, facendolo sentire poi meschino e
perverso.
< E questa persona... questo
ragazzo. - quanta fatica gli costa dire quella parola, prima di inorridire di
nuovo - perché è un ragazzo, vero? Cioè non è un adulto, o che so io, un
professore, un bidello. oddio, il dottore! È il dottore?
>
Farnetica prendendolo per le
spalle e cominciando a scuoterlo angosciato, facendosi prendere dal panico per
le mille immagini sconce e volgari di suo fratello molestato da pedofili che gli
girano nel cervello.
Sangue freddo,
addio!
< No! - nega deciso ed
disgustato Andrew - No! Nel modo più assoluto! No! >
Alec fa un respiro profondo e
ricomincia < Stavamo dicendo, questo ragazzo. sa quello che provi per lui?
>
Il biondino gira la testa
dall'altra parte, la scuote un po' mordendosi il labbro, < No, credo proprio
di no. >
< è gay? > chiede ancora il
maggiore.
Andrew sembra esitare, poi sospira
< No >. Gli viene quasi da piangere.
< Non è Griffin?! > quella
domanda stona talmente tanto con tutte le altre che lo costringe a
guardarlo.
< Cosa?! > fa incredulo.
L'altro sorride, ormai certo di
aver capito tutto, < Vi ho visti parlare insieme e, potrei sbagliarmi, ma
sono quasi certo che tu gli piaccia. >
dice nascondendosi dietro la serenità di un fratello maggiore, ormai
sconfitto e rassegnato alla gelosia.
Andrew lo guarda attonito per un
paio di secondi. Il necessario per rendersi conto che suo fratello non solo non
ha capito un cazzo, ma è anche deficiente.
< Io piaccio a Griffin? >
ripete scandendo lentamente le parole. Griffin è completamente andato per quella
checca fatta e finita di Ty!
Quello continua a sorridere,
annuendo comprensivo < Forse tu non te ne accorgi, ma ti assicuro che è
evidente! >
< Eh? >
Alec gli dà una gran pacca sulla
spalla, < Perché non lo inviti qua a casa e ne parlate faccia a faccia?
>
< Da-davvero? > chiede
deglutendo spaventato. Suo fratello, di cui è innamorato, lo sta buttando tra le
braccia di un altro ragazzo.
< Non ti dà fastidio? >
chiede ancora, guardandolo con occhi imploranti, ma Alec vuole mostrarsi
comprensivo, vuole far sapere ad Andrew che ha tutto il suo appoggio, qualunque
sia la vita che sceglierà.
< Assolutamente no, Mandy! >
sorride, mentendo a fin di bene. Non può dirgli che vuole uccidere quel Griffin,
che vuole strozzarlo con le sue mani. Decide che se stare con lui può farlo
felice si tratterrà, sempre nel caso che il bastardo non gli spezzi il
cuore.
< Ok, lo chiamerò. >
mormora, così piano e così avvilito che suo fratello si sporge ad abbracciarlo
di sorpresa.
Lo stringe forte, togliendogli il
respiro, fino quasi a fargli male, poi si rilassa un poco, ma lo tiene ancora
tra le braccia, gli accarezza la schiena, gli infila le dita tra i capelli,
solleticandogli dolcemente la nuca.
< Gli piaci. - ripete convinto - Sarebbe
un pazzo se potesse averti e non ti volesse. > lo sussurra appena e sente
Andrew nascondere il viso nell'incavo della sua spalla, lo sente tremare
leggermente, stringendolo a sua volta.
Il biondo sa che questo è il
massimo che può ottenere da lui senza sporcare tutto, senza rovinare il loro
rapporto, ed allora s'imprime ogni singola sensazione nella mente: dal modo
totalmente privo di intenzione con cui lo tocca, senza alcun imbarazzo, a come
sente il suo corpo vivo e teso appena sotto i vestiti, al gusto strano e
familiare che ha quel tepore, fino al suo profumo, troppo simile al suo, fatto
di sapone e detersivo da bucato, di sigarette, di quella colonia leggera che a
volte si mette anche lui e che glielo ricorda troppo.
Gli resta solo questo e forse
qualche notte sdraiati l'uno accanto all'altro. a parlare.
Quando si lasciano finalmente Alec
si decide ad aprire le portiere ed entrambi salgono in casa.
Andrew prende il cellulare dalla
tasca dei jeans e si siede sul divano, facendo scorrere la rubrica fino ad
individuare il numero di Griffin.
Suo fratello si siede davanti a
lui e per fargli coraggio gli appoggia entrambe le mani sulle ginocchia,
rendendolo estremamente nervoso.
< Ciao, Grif.
>
< Ehi, Drew! Che fai di bello?
> risponde una voce allegra dall'altra parte, colpendolo come un pugno in
pieno stomaco all'idea di ciò che sta per fare.
Alec si accorge della sua
esitazione e gli solleva il viso, tenendogli il mento tra l'indice ed il pollice
per obbligarlo a sostenere lo sguardo.
Andrew lo fissa per un paio di
secondi - stessi occhi color caffè gli uni negli altri - poi non regge,
allontana la mano e guarda di lato, rispondendo a Griffin < Niente di che, mi
annoio. >
Mente.
< Che hai? - si preoccupa
l'altro - Ti sento strano. >
Sono amici dal primo anno e da
quando lo conosce, Grif ha sempre avuto un di sesto senso per certe cose, una
specie di empatia accorta. Niente a che vedere con l'invadenza di
Mona.
Lui è quello in grado di
illuminarti la giornata con un sorriso, di tirarti su di morale anche quando
tutto va storto, l'unico che riesce a farlo ridere a tradimento per via di delle
battute idiote che spara, che non si lascia intimidire dal suo muso o dalla sua
irascibilità. Quando sono insieme Andrew si sente diverso, perde per un attimo
tutto il suo autocontrollo e si sente pulito, semplice, sereno come tutti gli
altri. Riesce quasi a dimenticarsi di Alec.
Forse per questo li ha sempre
tenuti separati, ha sempre evitato che s'incontrassero, non ha mai parlato
all'uno dell'altro, come se appartenessero a due mondi separati.
< Ti. Ti devo parlare. >
biascica, si sente come Giuda al tavolo dell'ultima cena.
Alec lo vede così nervoso e
fragile e per dargli forza fa l'unica cosa che potrebbe solo farlo stare peggio:
si siede accanto a lui sul divano e lo stringe tra le braccia, facendolo
appoggiare al suo petto ed appoggiando l'orecchio alla sua
scapola.
Il biondo deglutisce, pensa che
questo è un modo molto sleale di agire, poi si ricorda che suo fratello non
conosce affatto le regole del gioco.
Griffin dall'altro capo avverte il
suo respiro mozzato e s'inquieta ancora di più, chiedendo < è successo
qualcosa? Si è fatto male qualcuno? >
< No! Niente, davvero! - cerca
di convincerlo Drew - Ho solo bisogno di vederti, ci sono delle cose di cui devo
parlarti. >
Sì, pensa, lui è l'unica persona
che può aiutarlo in questa situazione, l'unico di cui può fidarsi
ciecamente.
< è urgente? Devo venire lì
subito? > chiede ancora in apprensione.
< Non c'è problema, posso
aspettare qualche ora. > dice e suo fratello lo abbraccia un po' di più,
scambiando la sua sicurezza per rassegnazione.
< Sicuro? Perché se vuoi mi
libero. > insiste l'altro. Sente una voce in sottofondo, qualcuno che lo
chiama per nome e gli chiede se va tutto bene.
S'immagina la faccia esuberante
del suo migliore amico rabbuiarsi di colpo, farsi via via più contrita mentre
parla con lui al telefono e vorrebbe ritardare quel momento all'infinito <
Certo, - cerca di mostrarsi sereno - facciamo verso le cinque, o anche più tardi
se vuoi, a casa mia. >
< Alle quattro va bene. -
risponde Griffin, probabilmente si starà mordendo l'interno della guancia come
al solito quando è nervoso - Ci vediamo dopo allora. >
< Ok, grazie. > sorride
appena Andrew, con un sospiro di sollievo.
< Figurati. > risponde
lui.
< Ciao.
>
< Ciao. >
Riattacca, rilassandosi un poco e
suo fratello cambia posizione. Si lascia sprofondare nel divano, portandolo con
sé, facendolo girare appena per appoggiare il viso sel suo
petto.
Andrew vorrebbe quasi vomitare
l'anima per il sapore disgustoso che hanno tutte quelle sensazioni insieme,
tutte quelle bugie.
Si sente in colpa perché sta per
trascinare Grif nel suo mondo, in qualcosa di sporco e perverso, si sente in
colpa per l'affetto che Alec gli sta dimostrando in quel momento, si sente in
colpa per tutto quello che prova, perché è sbagliato, sbagliato, sbagliato,
sbagliato!
Vorrebbe solo scappare via da
tutto e da tutti.
Anche da quel abbraccio ormai
soffocante che gli sta rovinando la vita.
Vorrebbe piangere, ma non crede che questo lo aiuterebbe a sentirsi meglio, non sa neanche se si ricorda come si fa.
Gli viene solo. gli viene solo da vomitare.
***
Ok, grazie per essere arrivati fin qui!
Come al solito la mia fonte prioritaria di ispirazione è l'autobus (essì! XD ), è lì che vedo i miei personaggi e che mi faccio mene mentali a mille mentre ascolto l'mp3... (l'altro giorno mi sono seduta in parte a Franky!!! *___* e pochi giorni fa c'era su Jake che dormiva in una posizione assurda, hi hi ^^ )
Quindi riassumendo, Andrew prende l'autobus alla mia fermata e ha proprio l'aria da perenne incazzato, infatti io mi tengo alla larga e spero che non legga mai questa storia altrimenti è capace di farmi a pezzi con la motosega e mangiarmi le interiora... ç_ç
Alec è davvero suo fratello maggiore ed ha un sorriso caldo di quelli che ti fanno sciogliere, pur rimanendo stronzo quel tanto che basta (almeno a lui non piacciono le interiora). Dato che ormai va all'università (credo faccia architettura, ma potrebbe anche essere ingenieria... boh! ) non prende più il nostro autobus...ç_ç sigh! Ma lo stesso stesso giorno in cui cercavo disperatamente l'ispirazione per scrivere qualcosa l'ho visto (dal finestrino dell'autobus, è matematico! XD) seduto sulla panchina in piazza alle sette di mattina ( e nonostante fosse una dolce visione, mi sono giustamente chiesta: che ci fa alle sette di mattina su una panchina? Aspetterà qualcuno? Mah, mistero...)
Mona è la loro vicina di casa e a me ha sempre fatto un po' paura nonostante sia una bellissima ragazza: mi ricordo che una volta ha preso una chiave ed ha cominciato a graffiarsi il braccio dicendo come una psicopatica < Gli uomini devi farli soffrire, così capiscono chi comanda! > °__°
Ha sempre fatto la stessa scuola di Alec ed anche adesso li vedo in macchina insieme la mattina, che sia la sua fidanzata storica me lo sono inventato... non sono così informata sulla loro vita da saperlo... e poi spero per Alec che non lo sia, a meno che a lui non piaccia farsi frustare legato ad un letto. ù_ù
Di Grif vi parlo la prossima volta, così non vi anticipo niente ;)
Ora attendo commenti entusiasti o critiche costruttive ( tipo: ma come ti è saltato in mente di usare il presente in una narrazione?! risp: Boh, non lo so... °°/ è successo per caso mentre cominciavo a scrivere... quindi credo che me l'abbia suggerito il bianchissimo foglio virtuale di Word, o forse addirittura è stata la storia a chiedermelo! sì! *___* è tutta colpa della storia! )
*baci*
Lem