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Autore: Iwuvyoubearymuch    16/11/2012    5 recensioni
Tutto quello che sappiamo riguardo gli Hunger Games, ci è stato offerto dalla visuale di Katniss. Chi non si è mai chiesto quali siano stati i pensieri di Peeta?
Be' io ci ho pensato e questo è quello che ne è uscito fuori...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sesto

Quando ritorno nella mia stanza invento un pigiama, usando una maglia e dei pantaloni comodi. Mi metto a letto quasi subito e mi addormento ancora più in fretta, la coperta fin sotto il collo e le mani in grembo. Prima di andare, né Haymitch né Effie mi hanno detto a che ora dobbiamo presentarci per la colazione, quindi teoricamente potrei restare a letto e dormire un po' di più, esattamente come avrei potuto due giorni fa. Adesso sarebbe utile approfittare di qualche ora di sonno. Nel giro di pochi giorni sarò nell'arena e nessuno sa di quanta energia avrò bisogno. Purtroppo, il sonno irrequieto mi sveglia poco dopo l'alba. Non ricordo cosa ho sognato - raramente me lo ricordo - ma deve avermi spaventato, perché sono ricoperto di sudore e l'aria fredda che entra dalla finestra aperta mi fa rabbrividire. Mi stringo nella coperta, cercando di recuperare un minimo di calore, ma è inutile. In più, restare a letto a quest'ora è così innaturale per me, che ho quasi l'impressione di star disobbedendo a qualche regola. Di mia madre, magari. Quindi, un altro motivo per cui non posso restare qui dove sono è che la mia famiglia continuerebbe a tornarmi in mente e non mi va di perdermi nel ricordo di loro quattro. Non oggi che inizia l'addestramento. L'addestramento! Devo parlare con Haymitch al più presto. 

Mi fiondo nella doccia, notando per la prima volta da ieri sera che la tuta della cerimonia non è più sul pavimento. Qualcuno deve averla messa da parte mentre ero a cena. Per mostrare un pizzico di rispetto verso chiunque abbia pulito e pulirà la camera - suppongo sia qualche senza-voce - non abbandono i vestiti dove capitano e li rimetto a posto piegati. Con la doccia me la cavo un po' meglio, visto che ora so quali pulsanti premere e quali scansare per il mio bene; quelli che non ho mai provato, non li guardo nemmeno. In pochi minuti sono fuori, lavato e asciutto dalla testa ai piedi. Sul letto trovo degli abiti sistemati con grande cura. Mi rassicura il fatto che all'apparenza sembrano abiti molto semplici. I pantaloni neri sono un po' più stretti di quanto li avrei graditi, ma la tunica rossastra e le scarpe sono abbastanza comode. 

Esco dalla camera e mi dirigo verso la sala da pranzo. A qualche passo dalla porta incontro Haymitch. Inutile dire che sono sorpreso di vederlo in piedi a quest'ora. Ma la cosa più strana è che non è ubriaco e per quanto ne so lo è da ieri. Non so se sia semplicemente per prestare fede al patto che abbiamo stretto ieri oppure se Effie c'entra qualcosa in questo cambiamento, ma è incoraggiante. "Buongiorno" lo saluto e lui dice lo stesso molto poco calorosamente. Lo stesso trattamento lo riserva a Katniss quando la scorgiamo intenta a mangiare la sua colazione. 

Forse, non dovrei esserlo dopo la conversazione di ieri con Cinna, ma non posso non dirmi stupito dall'abbigliamento di Katniss. Indossiamo le stesse cose, il che mi fa sorridere. Non so perché, ma pensavo che Portia e Cinna avrebbero smesso di farci vestire allo stesso modo. Mostrarci come una squadra o qualcosa di simile attirerà molti sguardi su noi due. La popolarità in questo ambito può essere un'arma a doppio taglio: se da un lato ci mette in buone condizioni per ricevere sponsor, dall'altro non ci garantisce la simpatia degli altri tributi. Di risultare simpatico a un tributo che probabilmente ha già progettato il metodo più veloce per togliermi dai piedi non è in cima alla mia lista di priorità, ma pensandoci bene dovrebbe esserlo perché in squadra non ci sono soltanto io. 

Non impieghiamo molto a mangiare e presto Haymitch tira fuori l'argomento per cui ha promesso di restare abbastanza sobrio, insieme a una fiaschetta dalla tasca. Posso solo immaginare cosa ci sia lì dentro, ma non dico nulla. Prima parliamo dell'addestramento, prima capirò come comportarmi. 

"Prima di tutto: se volete, posso allenarvi separatamente. Decidetelo adesso" dice sbrigativo. Katniss fa prima di me a chiedergli il motivo. "Nel caso in cui tu abbia un qualche talento segreto che non vuoi far conoscere all'altro"

Possiamo allenarci insieme, allora. "Io non ho nessun talento segreto" ammetto, senza riuscire a trattenermi. Insomma, quale talento segreto dovrei avere? Lavoro in una panetteria. Non penso che sapere come evitare le bruciature sia utile negli Hunger Games; sapessi curarle almeno. "E so già qual è il tuo, no? - aggiungo rivolto a Katniss - Voglio dire, ho mangiato un bel po' dei tuoi scoiattoli". Si, in effetti il talento segreto di Katniss non è un mistero per me e nemmeno quanto sia brava. A volte l'ho immaginata nel bosco, arco in posizione e freccia incoccata, appostata dietro un albero con lo sguardo fisso su una di quelle piccole creature pelose che scambia con mio padre, pronta a colpire quando sa di averla in pugno. Mi sarebbe piaciuto vederla in azione dal vivo. Avrei dovuto chiederglielo quando ne avevo l'occasione. Avrei dovuto fare molte cose quando ne avevo l'occasione. 

Katniss sembra sorpresa della mia affermazione. Per una strana ragione ho sempre la sensazione che dica o faccia qualcosa di sbagliato con lei. Però non dice nulla, se non che possiamo allenarci insieme. Annuisco e il pensiero che passerò molto tempo con Katniss mi dice che è la cosa giusta da fare. 

"Benissimo. Allora, datemi un'idea di quel che sapete fare" ci esorta Haymitch. 

Pensavo di aver messo in chiaro le mie capacità prima. "Non so fare niente" ribadisco, molto più chiaramente. Davvero, cosa si aspetta che il figlio di un fornaio sappia fare? "A meno che cuocere il pane non valga qualcosa". E ho forti dubbi a riguardo. Nessuno ride, così lascio perdere con le battute. 

Katniss sminuisce le sue doti con il coltello e ammette di saper cacciare, anche se è piuttosto riduttiva. 

Ancora una volta non riesco a trattenermi. "È bravissima" dico, e poi parto all'attacco riportando a Haymitch alcune delle parole usate da mio padre alla vista degli scoiattoli perfetti - eccetto per un occhio - cacciati da Katniss. Avrà bisogno di tutto l'aiuto disponibile per sopravvivere nell'arena, quindi è necessario che il nostro mentore sappia realmente quanto sia brava. 

Quando mi volto nella sua direzione, Katniss non sembra troppo contenta dei sinceri complimenti. Anzi, sembra sospettosa per una ragione che non mi spiego. "Che intenzioni hai?" mi domanda. 

Non afferro il senso della domanda, ma le dico comunque che ha bisogno di dire tutto a Haymitch senza mentire. Non la prende bene o non ribatterebbe in tono duro che mi ha visto sollevare dei sacchi d farina al mercato. 

Per un solo istante - un breve e felice istante - mi concedo di pensare al fatto che lei mi abbia notato, cosa di cui non mi mai accorto prima. Mi  riprendo in fretta, ripensando a ciò che ha detto. "Non è come saper maneggiare un'arma" le faccio notare, quasi infastidito che possa aver pensato che ho qualche chance in più solo per la mia forza. Inavvertitamente parte una specie di litigio e quasi non ci vedo dalla rabbia quando conferma i miei dubbi sul fatto che lei sarebbe finita in uno scontro corpo a corpo. "Tu te la spasserai sugli alberi, mangiando scoiattoli selvatici ed eliminando la gente con arco e frecce". Manca poco che mi metta a urlare per sovrastare la sua voce. Mi chiedo come faccia a sottovalutarsi in questa maniera. Se c'è qualcuno che ha buone probabilità di vincere, quella è proprio lei. Non sarà forte o robusta come altri tributi, ma se sa cacciare bene come so allora deve possedere le qualità di un cacciatore: velocità, sangue freddo, determinazione. Doti che non possono passare inosservate nell'arena e che certamente le procureranno pericoli maggiori dagli Strateghi, ma lei è una... 

Abbasso lo sguardo per un secondo, poi lo rialzo. "Sai cosa mi ha detto mia madre quando è venuta a salutarmi, tanto per tirarmi su? Che forse il Distretto 12 avrà finalmente un vincitore. Poi ho capito che non parlava di me, parlava di te!" Imprimo alla frase un pizzico della rabbia precedente sul finale, nonostante non ne avessi l'intenzione. 

"Certo che parlava di te" esclama Katniss e il mondo in cui lo dice mi infastidisce. 

Vorrei urlarle che si sbaglia di grosso, ma mi rendo conto che in questo modo scaricherei su di lei tutta la delusione per le parole di mia madre. Così, mi limito a riferirle le parole esatte che ha usato, ripetendo chiaramente la parola 'quella'. 

Katniss sembra sorpresa e per un attimo penso che non mi creda. Ma perché dovrebbe? E' impensabile che una madre consideri maggiormente qualcun altro al posto del proprio figlio. Comunque, quando parla pochi istanti dopo, ha perso ogni tipo di tono superiore di prima. "Solo perché qualcuno mi ha aiutato" mormora, la voce ridotta a un flebile sussurro. 

Non ci metto molto a capire a cosa si riferisce e, per puro caso, le sue mani stringono un panino.Così, le pareti della sala da pranzo scompaiono e al loro posto ci sono quelle familiari del negozio dei miei genitori. 

Dovevo avere più o meno undici anni; ero in cucina con mia madre e mio padre, mentre i miei fratelli era chissà dove sotto quella pioggia da quando avevano finito il loro turno. Era sera, ma quel giorno c'era più lavoro del solito. Avevo appena preso il posto di mio padre, quando sentii mia madre urlare qualcosa contro qualcuno, subito dopo aver finito con me. Mi bastò sentire la parola 'Giacimento' per abbandonare immediatamente il mio posto accanto al forno per farmi alle sue spalle. Riuscivo soltanto a pensare: 'E se fosse lei?' Con i battiti del cuore aumentati, allungai il collo oltre la spalla di mia madre e a quel punto il cuore parve cessare il suo lavoro. Era davvero lei; era Katniss quella contro cui mia madre stava gridando con la stessa rabbia che riservava a me e miei fratelli. Non credo che impiegai più di cinque secondi per capire cosa fare e, inconsciamente, fu mia madre a convincermi. "Dallo da mangiare al maiale, stupido! Nessuna persona rispettabile comprerà del pane bruciato!" aveva sbraitato nella mia direzione, prima di colpirmi con qualcosa che non avevo visto arrivare. Con buona metà della faccia che pulsava per via del dolore, corsi fuori mentre le mani già erano in moto per grattare via le parti bruciate sulle pagnotte che stavo controllando per mio padre. Le lanciai senza guardare veramente dove cadevano e sgattaiolai dentro, sperando che mia madre non scoprisse ciò che avevo fatto, ma felice di aver aiutato Katniss. 

Nel corso degli anni non mi sono mai pentito di quel gesto. Penso - anzi, ne sono sicuro - che lo rifarei altre mille volte e, ora che siamo entrambi tributi, ne ho la possibilità. "Ti aiuteranno, nell'arena. Faranno a botte per sponsorizzarti" mi limito a dirle, certo che quel ricordo le arrechi un dolore terribile. 

Quando Katniss dice che lo stesso vale per me, sono piacevolmente sorpreso. Mi trattengo dal rivolgere gli occhi verso l'alto e guardo in un'altra direzione. "Non ne ha proprio idea. Dell'effetto che può fare" Non è la prima volta che mi capita di pensarci e a dire il vero, nelle numerose volte che mi sono lasciato andare con la mente, ho anche provato a immaginare la sua reazione se gliel'avessi detto sul serio. Ma non ne avevo idea perché, eccetto alcune cose, di Katniss non sapevo niente. Quello che pensavo di sapere, invece, riguardo la mia reazione non corrisponde esattamente alla realtà: improvvisamente ho l'impressione di essere ritornato bambino beccato a dire qualcosa che non doveva lasciarsi scappare. Mi costringo a fissare le venture sul tavolo, facendoci passare sopra le dita, incapace di alzare lo sguardo per controllare il viso di Katniss mentre tutto intorno tace. 

Per fortuna, Haymitch rompe il silenzio e non sono mai stato così contento di averlo fra i piedi. Ci spiega il tipo di allenamento che dovremo seguire, nascondendo agli altri le nostre abilità e svilupando delle altre. "Un'ultima cosa. In pubblico, vi voglio fianco a fianco in ogni istante" 

Ancora la storia della squadra! Cerco di dire a Haymitch che non mi sembra una buona idea in una maniera meno impetuosa di Katniss, ma Haymitch è irremovibile. 

Abbiamo il permesso di ritornarcene in camera e così facciamo entrambi, Katniss in preda alla rabbia e io ai pensieri più assurdi, molti dei quali vertono sull'interessamento con cui Katniss mi ha osservato in questi anni. Non lascio, però, che mi entrino sotto pelle. Non conta nulla ormai; se anche adesso non ce l'avesse con me (posso dirlo dal modo in cui ha sbattuto la porta della sua camera), rimarremmo comunque qui, intrappolati in questa specie di gabbia con la morte che alita sui nostri colli. Non cambierebbe esattamente nulla sapere che - per quanto impensabile possa sembrare alle mie orecchie - Katniss era interessata a me. Anzi, sarebbe anche peggio. 

Appena mi accorgo che mancano una ventina di minuti alle dieci, orario in cui sarebbe iniziato l'addestramento, mi avvio verso gli ascensori. Effie, come anticipato da Haytmitch, è già lì ad aspettarci. "Sempre in orario, Peeta" dice, contenta. Sorriso a mo' di apprezzamento e mi appoggio alla parte. Katniss arriva pochi minuti dopo, i denti freneticamente impegnati ad annullare tutti gli sforzi del suo team di stilisti. Non dice nulla e senza indugi precipitiamo nei sotterranei. La palestra è già piena, e dopo che qualcuno appunta un numero dodici sulle uniformi identiche mie e di Katniss, l'istruttrice comincia immediatamente a spiegarci ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare, segno che stessero aspettando solo noi. 

Katniss propone di iniziare con qualche nodo, la cui postazione è inconcepibilmente vuota. E' utile saper fare nodi in un posto come l'arena, no? Potremmo trovarci di fronte all'esigenza di dover costruire delle trappole e l'istruttore è della stessa idea perché ci mostra una particolare tecnica per appendere qualcuno a un ramo a testa in già. Ci metto un po' a capire come funziona, ma alla fine ce la faccio e quello che ho davanti è una perfetta trappola. L'istruttore si complimenta con entrambi e passiamo alla postazione successiva: mimetizzazione. In quella, scopro, non ho alcuna difficoltà. E' strano, ma armato di foglie, fanghi strani e bacche, è come se fossi ritornato alla panetteria e avessi per le mani delle torte, con l'unica differenza che quello da 'decorare' sono io. 

I restanti giorni passano allo stesso modo: Katniss e io fingiamo di andare d'amore e d'accordo ogni volta che insieme a noi ci sono altre persone che non siano Haymitch, Effie o gli stilisti; infatti, la seconda sera Katniss mi dice chiaramente di non fingere di essere amici quando non ce n'è la necessità. E' così succede: non ci parliamo più dello stretto necessario e quando siamo soli il niente assoluto, fino al giorno delle nostre sessioni private con gli Strateghi per augurarci una sorta di velato buona fortuna. 
 

E' brutto, corto, mal scritto e non corretto. Mi dispiace tornare dopo tutto questo tempo
con una cosa del genere, ma ero impaziente di aggiornare la storia. Qualcuno si è accorto che 
avuto qualche problemino a caricare il capitolo ed è la centesima volta che ci provo (speriamo che sia la volta buona!)

  
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