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Autore: Darik    04/06/2007    1 recensioni
La tempesta comincia a farsi sempre più violenta. E Kaname dovrà capire chi è veramente il suo angelo custode.
Nota: questo racconto si colloca dopo FMP The Second Raid.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Operazione Hunting'
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Per Softman993: A dirla tutta, Unicor è il nome di un amico di Bruce Lee. L'ho messo perchè anche io lo trovo un nome particolare, e poi perchè sarebbe stata una citazione, indiretta, di Lee.


7° CAPITOLO

Salirono sull’ascensore che li condusse all’ultimo piano della pagoda.

Quel piano era occupato da una sala immensa, piena di vasi, statue e decorazioni in stile cinese.

Al centro della stanza c’era uno spazio racchiuso tra quattro pareti mobili finemente lavorate e decorate.

Unicor chiese a Kaname di attendere un momento mentre lui andava a parlare con qualcuno che stava dentro quella specie di recinto.

Doveva aver ricevuto una risposta affermativa perché dopo un breve bisbiglio, l’uomo spostò una delle pareti: dietro c’era una bella donna, sui quarant’anni, con dei lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo.

Indossava una lunga veste rossa e stava seduta per terra su un cuscino.

Davanti a lei un tavolino e un altro cuscino

Unicor fece segno a Kaname di avvicinarsi e di mettersi comoda sul cuscino, le sorrise e si congedò con un inchino.

Kaname si sedette.

“E ora?” pensò la ragazza disorientata.

La donna che stava davanti a lei aveva gli occhi chiusi, assorta.

Poi gli aprì, rivelando degli occhi rossi profondi e indagatori.

Uno sguardo simile mise in soggezione Kaname, ma ci pensò la donna a tranquillizzarla sorridendo.

“Non sentirti a disagio, ti prego. Sei nostra ospite”.

“Ehm… grazie… sa… ultimamente…”

“Te ne sono successe di tutti i colori, vero? Specialmente l’ultima giornata è stata molto impegnativa”.

“Oh si. Dovrei esserci abituata, però ogni giorno il mondo mi rivela delle nuove sorprese”.

“Lo so. La vita non cessa mai di stupire, anche i più saggi, se non sono arroganti, sanno che devono sempre lasciare una porta aperta per lo stupore. Allora, immagino che dopo essere stata sballottata dal Giappone alla Cina, tu abbia molte domande”.

“Si. La… la ragazza di sotto ha risposto ad alcune di esse. Ma la domanda principale è…”

“Chi siamo?”

“Esattamente”.

“Bene. Io sono Xiu-Yu Zan, e sono il maestro della scuola Xiu-Siu Long, o scuola del Piccolo Drago, se preferisci”.

“Non l’ho mai sentita nominare. Non che io sia un esperta di arti marziali, intendiamoci”.

“E’ naturale. Non abbiamo mai agito alla luce del sole. La scuola Xiu-Siu Long ha radici molto antiche, appartiene alla famiglia Shaolin, e i suoi membri hanno sempre avuto come compito quello di combattere il male. Potresti considerarci come… una Mithril ante litteram”.

“Conoscete la Mithril?”

“La Mithril è molto famosa in tutti quei settori che non si preoccupano di apparire di pubblico. Per tanto tempo, la scuola del Piccolo Drago ha lavorato per mantenere la pace e la giustizia nell’Asia. Ma gli ultimi decenni purtroppo non sono stati a noi favorevoli. Puoi anche essere abilissimo nelle arti marziali, e se sai usare il cervello, puoi sfuggire alle pallottole. Ma puoi sfuggire ad un AS? Purtroppo no.

Inoltre lo stesso crimine si è andato sempre di più ‘globalizzando’ e noi non riusciamo più a stargli dietro.

Per questo la stessa Mithril non sa di noi, perché quando è stata creata la nostra scuola ormai da tempo era stata costretta ad abbandonare il suo ruolo di guardiana della giustizia e a dedicarsi solamente alla meditazione e all’esercizio marziale.

Ma sapere dell’esistenza della Mithril ci ha rassicurati, avevamo trovato i nostri successori”.

“Però ora vedo che siete tornati in attività” fece notare Kaname.

“Perché il destino ha voluto cosi. Vedi, noi sappiamo della Mithril, e sappiamo anche del suo più mortale nemico, un nemico nato abbastanza recentemente ma che ha già dimostrato di possedere una forza e una ferocia eccezionali. Penso che tu sappia di chi sto parlando”.

“Amalgam” comprese allora Kaname.

“Esatto. La Mithril purtroppo sembra non aver ancora capito appieno la potenza di questo nemico. Amalgam lo sa, e intende colpire a morte la Mithril prima che possa rendersi effettivamente conto della sua forza. La scuola del Piccolo Drago non può permetterlo, per questo ci siamo messi alla ricerca di notizie su Amalgam. Ma con i nostri mezzi attuali non potevamo fare molto. Il fato ci ha dato una mano, facendoci trovare la ragazza che hai conosciuto prima. Lei ci ha fornito i mezzi per aggiornarci quanto bastava per aiutare la Mithril”.

“Perché non collaborate attivamente con la Mithril? Non sarebbe meglio se gli rivelaste la vostra presenza?”

“Non possiamo. Uno dei motivi per cui la nostra scuola è durata cosi tanto, è il fatto che è sempre stata piccola. In tutto siamo poche centinaia. E questo è un vantaggio, perché altrimenti quando i frutti sono troppo numerosi, è difficile notare quelli marci. Se ci unissimo alla Mithril, verremmo inglobati e perderemmo questa caratteristica importantissima.

Inoltre c’è un vantaggio tattico: se né la Mithril né Amalgam sanno di noi, allora possiamo colpire quest’ultima lasciandola brancolare nel buio. Noi non disponiamo della forza necessaria per condurre la grande battaglia, ma possiamo comunque essere importanti, aiutando la Mithril a non farsi sopraffare da Amalgam, almeno fino a quando non avrà davvero capito con chi ha a che fare”.

Kaname appariva però dubbiosa, Yu Zan se ne accorse: “Qualcosa non ti convince?”

“E che stavo pensando a Yu Fan. Mi sembra che…. vi somigliate. Avete pure lo stesso nome, Xiu”.

“Infatti. Yu Fan e Yu Lan erano due bambine nate e cresciute nella nostra scuola. Xiu-Siu Long era il nome del nostro fondatore, che ha tramandato la sua carica nella sua famiglia e allora i suoi successori hanno sempre considerato di buon auspicio dare il suo nome ai loro figli.

Sciaguratamente a causa di un incidente noi stessi le ritenemmo morte. Mentre invece erano cadute nelle mani di uno psicopatico, che credo tu conosca bene”.

“Oh si” annuì Kaname.

“Quando le abbiamo ritrovate, dopo la battaglia ad Hong Kong tra Mithril e Amalgam, per Yu Lan era troppo tardi, ma non per Yu Fan. Le abbiamo chiesto di restare con noi, e lei ha accettato”.

“Però dice che il suo unico scopo è vendicare la sorella. Non penso che voglia ravvedersi”.

“Forse. Ma intanto, per restare qui, le abbiamo lanciato una sfida”.

“Una sfida?”

“Si. Quella di provare a non togliere sempre la vita. Spesso è più facile uccidere che non uccidere. L’insegnamento di quel mostro prevedeva che chiunque potesse diventare un ostacolo anche minimo andava ucciso all’istante. Speriamo di riuscire a farle capire che non deve essere cosi. Se lo imparerà, sarà un grande passo avanti”.

“Capisco” rispose Kaname.

Da quella spiegazione, sembrava ovvio che la somiglianza tra Yu Zan e le due gemelle era dovuta al loro appartenere alla stessa famiglia, quella del fondatore, oltre che alla stessa scuola.

Ma il tempo per parlare era terminato, perché Unicor rientrò dicendo che erano finalmente pronti.

Yu Zan si alzò e invitò Kaname a fare lo stesso, perché dovevano mostrarle una cosa.


Uscirono dalla pagoda, risalirono sull’ascensore e tornarono dentro il magazzino.

Qui ad aspettarle c’erano già Yu Fan e KITT, e Unicor.

E c’era Mona, su una sedia a rotelle con sopra attaccata una flebo.

Tutti i presenti, quando videro Yu Zan, fecero un inchino col capo.

“Avete scoperto qualcosa?” domandò la donna.

“Oh si” rispose Unicor.

Si spostarono al centro della stanza, dove c’era un tavolo coperto da un lenzuolo.

E sotto il lenzuolo sembrava esserci un corpo.

Unicor spostò il lenzuolo: sotto c’era il ‘cadavere’ del falso Sousuke.

E aveva qualcosa simile a delle antenne inserite nel cranio.

“Allora?” volle sapere Yu Zan.

“Questa tecnologia” rispose Mona “la conosco…. È nata da… me. E’ il frutto delle torture cui mi hanno sottoposto… e penso di… poter cavare qualcosa da questo cervello sintetico”.

La ragazza si tolse uno dei trasformatori neurali che aveva sulla fronte, cominciò a trafficare su uno dei computer, e sembrò trasformarsi: quel volto sciupato divenne incredibilmente serio, la debolezza sembrò abbandonare quel corpo, mentre muoveva le dita sulla tastiera con la velocità, la decisione e la precisione di un pianista durante un concerto.

Una serie di dati apparve sul monitor, scorrendo a grande velocità.

“Dal resoconto… di KITT, risulta che questo androide…. aveva chiamato rinforzi.. Ma non l’ha fatto usando una radio. Ha usato… il suo stesso cervello… come trasmittente. Sono riuscita a… isolare la frequenza e il codice d’accesso… per cui dovrei essere in grado… di stabilire con chi comunicava….”

Mona continuò a inserire dati, e nello stesso momento una antenna parabolica posizionata lì vicino iniziò a muoversi puntando verso il cielo.

Dopo qualche secondo, la scritta “DENIED ACCESS” apparve sullo schermo.

“Come pensavo” riprese la Whispered sulla sedia a rotelle “Sanno che è successo qualcosa al loro infiltrato… e hanno cambiato il codice… d’accesso… Una persona normale ci metterebbe…. giorni, e probabilmente non troverebbe… niente… ma io…”

Riprese a trafficare con quei pulsanti, la scritta precedente cambiò in un “CONFIRMED ACCESS”, e sullo schermo apparve la mappa di una nazione.

“E quello che stato sarebbe?” richiese Kaname.

“L’Italia” rispose impassibile Yu Fan.

Kaname arrossì leggermente, perché aveva fatto una domanda che la faceva sembrare un ignorante.

“Ma perché non sto zitta? Io sono una frana in geografia” si rimproverò, rammentando quella volta che aveva fatto scoppiare a ridere tutta la classe dicendo che Ginevra era la capitale del Brasile.

Sullo schermo si cominciò a perlustrare la mappa, alla ricerca del punto esatto con cui comunicava l’androide.

“Sono astuti…. Il collegamento è effettuato a blocchi. Questo è lo stato, ora… bisogna scoprire il punto esatto. Ma non abbiamo molto… tempo… tra poco… si accorgeranno dell’intrusione….” avvertì Mona.

“Comincia dal sud” suggerì Yu Fan.

La ragazza obbedì.

Una spia rossa comparve sul monitor.

“Tra venti secondi… ci scoprono…” avvertì Mona

Arrivarono al centro Italia.

“Quindici secondi”.

La mappa continuò a salire fino al nord, e si restrinse in una determinata aerea, vicino al confine tra Italia e Austria.

“Dieci secondi”.

Il quadro si restrinse ulteriormente.

“Quattro secondi!”

La località venne individuata.

“Ci stanno per scoprire. Interrompo il contatto!” e spense il collegamento allo scadere dell’ultimo secondo.

“Allora?” domandò Yu Zan.

La Whispered stampò una fotocopia della mappa, passandola a Yu Fan che la esaminò.

“Mmm…. Un appezzamento di terreno situato sulle alpi, nella regione del Trentino-Alto-Adige. Non mi sembra certo un luogo per una base militare, da quello che so lì ci sono solo montagne e alcuni paesini”.

“Come lo sai?” domandò Kaname.

“Quando fai un lavoro come il mio, il mondo lo giri” rispose Yu Fan.

“Lo possiamo immaginare” concluse Yu Zan “Yu Fan sei pronta?”

“Certo!”

“La missione di indagare su questa località viene affidata a te e a KITT. Cercate di scoprire qualcosa, di rintracciare Sousuke Sagara e di tornare sani e salvi”

“Si!” rispose Yu Fan unendo i pugni, col destro dentro il sinistro, davanti al viso e chinandosi col capo.

“E io?” obbiettò Kaname.

“E’ meglio se tu resti qui. Non sappiamo cosa c’è lì, Yu Fan e KITT sanno badare a loro stessi, ma tu saresti solo d’intralcio” rispose Yu Zan.

E a malincuore Kaname dovette ammettere che aveva ragione.

“Per passare il tempo, potresti fare compagnia alla nostra geniale amica”.

Unicor stavano muovendo la carrozzella di Mona verso la stanza di prima.

La vitalità di prima era scomparsa, e la ragazza dai capelli rossi appariva stanca morta.

“D’accordo” rispose la ragazza andando ad aiutare Unicor.

Rimaste sole, Yu Zan disse a Yu Fan di fare attenzione.

“Non si preoccupi, signora, ci penserò io a lei” la rassicurò KITT.

“Ti ringrazio” rispose sorridendo Yu Zan.

La ragazza, seguita dall’auto, salirono sul mezzo con cui erano arrivati dal Giappone.

“Yu Fan” la richiamò la donna “Ricordati che se dovessero presentarsi delle gravissime difficoltà, mettiti in contatto con me”.

La ragazza la guardò impassibile, poi annuì in silenzio.

Si sedette al posto di comando.

“Non ho bisogno che mi fai da baby sitter, KITT. Calcola la rotta per arrivare il prima possibile a destinazione. Unita alla massima velocità del nostro aereo, dobbiamo arrivarci entro massimo dieci ore!”

“Subito”.

****

La piana era deserta silenziosa, nel cuore della notte, e circondata da una foresta.

Quattro AS modello Savage, con le loro facce a forma di rana, si muovevano cautamente, armi in pugno.

Sembravano in attesa di qualcosa.

Un qualcosa che arrivò guizzante dal bosco, muovendo come una saetta.

Passò affianco al primo savage, che un secondo dopo stramazzò al suolo con le gambe recise all’altezza delle ginocchia.

Gli altri tre AS spararono all’impazzata tutto intorno, creando un mare di fuoco.

Il misterioso avversario però non si fece problemi, attraversò le fiamme come se non ci fossero, e pochi secondi dopo la testa del primo AS volò via.

E un secondo dopo, strane scintille si diffusero lungo il corpo metallico mutilato, che esplose.

I piloti dei tre robot rimasti si guardavano intorno con parecchio nervosismo, non riuscendo a vedere nessuno.

Trovavano pure strano che il Savage fosse esploso: l’amputazione di gambe e testa, di solito non provoca esplosioni.

Uno di loro sentì un colpo sulla testa del suo mezzo.

“Ehi, Pol, c’è qualcosa sulla testa del mio AS?” domandò ad un suo compagno.

“No, Rick” gli rispose quest’ultimo.

Pochi secondi dopo anche la testa dell’AS di Rick venne tagliata via da una forza invisibile.

Il Savage stramazzò al suolo.

E un istante dopo, percorso da una energia azzurra, esplose.

“Merda! Ma come può essere?! Dov’è questo bastardo che dovevamo eliminare?!” gridò uno dei due piloti rimasti.

Un altro secondo dopo, il braccio dell’AS di Pol che impugnava il fucile mitragliatore, venne reciso all’altezza del gomito.

Ma anziché cadere a terra, si fermò a mezz’aria, si girò verso uno dei Savage.

Poi uno dei meccanismi interni del braccio si mosse da solo.

L’arma fece fuoco e crivellò di colpi l’AS distruggendolo.

“Cazzo! No! No!” esclamò terrorizzato Pol scappando.

Il braccio mutilato cadde a terra, qualcosa fendette l’erba.

E pochi secondi dopo, le gambe dell’AS venne recise, poi le braccia, infine la testa.

Pol, che si trovava dentro un mezzo ridotto ad un rottame, tentò di fuggire aprendo l’abitacolo.

Ci riuscì, fece per scappare ma andò a sbattere contro qualcosa di invisibile.

“…E-ECS…” fece in tempo a mormorare, poi la sua testa fu staccata dal corpo con un taglio netto.

Una figura umana, avvolta in un saio nero, si materializzò sull’ultimo Savage abbattuto.

Ed ecco che una grossa ombra spuntò fuori dal bosco vicino, puntando verso la figura incappucciata.

Che con un balzo agilissimo, saltò via dal Savage prima che il nuovo arrivato, un AS di classe Venom, lo schiacciasse.

“E cosi sei tu il bersaglio, eh? Quegli idioti sono stati mandati a darti la caccia senza sapere chi fossi, non immaginando che erano solo strumenti per il tuo addestramento. Ma ora affronterai un pezzo grosso, puttana, e non mi coglierai di sorpresa come loro!” disse sprezzante il pilota.

Tirò fuori un fucile mitragliatrice con attaccato alla parte inferiore una lunga lama triangolare.

E cominciò a sparare contro la figura incappucciata.

Che evitava agilmente tutte quelle raffiche di proiettili esplosivi, dando l’impressione di danzare tra essi.

Il Venom saltò contro di lei, che con uno scatto fenomenale scomparve contro di lei.

Il Venom atterrò, e il bersaglio era scomparso.

Il pilota guardò in ogni direzione, vide uno scintillio come quello di una lama davanti a se, istintivamente alzò il braccio armato per proteggersi e la sua arma finì tagliata in due.

L’incappucciata saltò sulla testa dell’AS, delle lame le sbucavano dalle maniche, il pilota tentò di colpirla con un pugno e se lo ritrovò tagliato.

“Non mi freghi!!” esclamò il pilota lanciandosi a terra con la testa.

Vi sbatté violentemente, ma il suo nemico era già balzato verso l’alto e stava piombando verso di lui come un predatore.

Il Venom estrasse un pugnale da uno scompartimento, ritenendolo un bersaglio facile.

Ma poi si accorse di una strana aurea rosa che cominciava ad avvolgere l’incappucciata.

“Ma quello…. Oh mio Dio! Non mi avevano detto che aveva il Lambda Driver!!”

Mollò il pugnale e attivò il suo Lambda Driver.

I due campi energetici si scontrarono, in una piccola tempesta di lampi rosa e bianchi.

“Sono più forte io! Sono più forte io!” gridava euforico e teso il pilota.

Quando vide che le lame in mano all’incappucciata si illuminarono di una intensa luce rosa.

E un secondo dopo furono scagliate con forza contro il Venom, attraversando il suo campo come niente, mentre il loro proprietario si dava lo slancio per atterrare lontano.

Il Venom si ritrovò tagliato in due parti esatte, incluso il pilota al suo interno.

Le due parti caddero a terra e scoppiarono.

La figura incappucciata contemplò in silenzio il suo lavoro.

Arrivò un segnale sonoro, l’incappucciata si guardò il braccio destro e sull’avambraccio apparve un piccolo ologramma.

“Ho visto che hai fatto un ottimo lavoro, Hela. Ma ora devi venire qui al più presto. Sembra che ci sia qualche problema in Giappone”.

Hela annuì e scomparve nella notte.

Continua…

  
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