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Autore: Beauty    16/11/2012    26 recensioni
E se Belle e Rumpelstiltskin si fossero incontrati nella vita reale?
Mr. Gold, attraverso i suoi patti, tiene in pugno l'intera Storybrooke. E' considerato un uomo malvagio e incapace di amare, ma quando Belle French, per saldare i debiti del padre, accetta di lavorare per lui, le cose si rivelano diverse da come appaiono. Ben presto, Belle e Mr. Gold si ritroveranno inaspettatamente a provare dei sentimenti l'uno per l'altra, ma qualcuno intanto sta tramando nell'ombra...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Only a True Love’s Kiss

 

Ne riparliamo da sobrio!

- Ancora guida in stato di ebbrezza, signor Prince?

Gaston grugnì, sollevando lo sguardo e incrociando quello tagliente del Vicesceriffo Swann, che gli sorrideva beffarda dall’altra parte delle sbarre.

- Quante volte le ho già ritirato la patente per questo? Un centinaio?

Gaston non si degnò di risponderle, concentrandosi nuovamente sul suo mal di testa. Odiava quella donna. Più di lei odiava solo Belle. E il signor Gold.

Ne riparliamo da sobrio!

E così, quella troia stava davvero con Gold. I suoi amici li avevano visti insieme la sera prima. La sera di San Valentino. Gliel’avevano raccontato ridendo sguaiatamente, mezzi ubriachi. Erano in un locale di lusso in atteggiamenti romantici, avevano riso.

Gaston strinse i pugni e digrignò i denti. Il solo pensiero di Belle con un altro l’aveva mandato così in bestia che aveva iniziato a scolarsi un bicchiere di vodka dopo l’altro nel tentativo di dimenticare, ma non era servito a nulla. Alla fine, si era messo in macchina e aveva cominciato a sfrecciare ai trecento all’ora per tutta la periferia di Storybrooke, finché non si era schiantato contro un cartello distruggendo l’auto. Aveva trascorso la notte in cella.

Ne riparliamo da sobrio!

Sentì il rumore delle sbarre della porta che si apriva.

- Suo padre ha pagato la cauzione, signor Prince. Stia lontano dai guai.

Gaston sorpassò Emma barcollando, senza degnarla di uno sguardo.

Ne riparliamo da sobrio!

Così aveva detto Gold.

E lui, adesso, si sentiva sobrio come mai in vita sua.

 

***

 

La notte precedente aveva piovuto per alcune ore, e il maltempo non si era ancora del tutto estinto. Il cielo era ricoperto di una spessa nuvolaglia grigia, e cadeva qualche sporadica goccia di pioggia.

Ruby sbatté un piatto sporco sul ripiano del bancone, prendendo a strofinarlo furiosamente.

Fa’ che sia meteoropatia!, implorò mentalmente Mary Margaret, di fronte a una tazza di cappuccino ormai freddo. Ashley mescolava il suo caffè da mezz’ora, ormai, mordendosi continuamente il labbro inferiore. La maestra ringraziò silenziosamente che ci fossero solo loro tre al locale.

Era la mattina seguente a San Valentino. Era bastata una nottata, perché la verità venisse a galla.

Belle e il signor Gold erano stati insieme. Più di una persona di loro conoscenza aveva detto di averli visti insieme in un ristorante di lusso. Dicevano anche qualcosa riguardo a una rosa rossa e a un ballo, ma poco importava. La sostanza del discorso rimaneva invariata.

Ashley e Mary Margaret non parlavano, ma continuavano a far dardeggiare gli sguardi dall’orologio a Ruby. La cameriera non aveva detto nulla, in merito, ma l’espressione del suo viso esprimeva tutto il suo stato d’animo. Belle sarebbe stata lì a minuti, per fare colazione insieme a loro.

Presto la bomba sarebbe esplosa.

Mary Margaret rischiò di rovesciare il cappuccino quando udì il campanello della porta suonare.

- Ciao a tutte!- salutò allegramente Belle, con addosso dei vecchi jeans, degli stivali e una felpa rossa con il cappuccio tirato sul capo per proteggersi dalla pioggia. Aveva i capelli scompigliati, e le guance arrossate, ma Mary Margaret dubitava che fosse perché aveva corso. Belle sembrava quasi incapace di smettere di sorridere.

- Ciao!- disse la maestra, sforzandosi di sembrare allegra.

- Ciao, Belle…- mormorò Ashley, sorridendo forzatamente.

Ruby grugnì in risposta, senza alzare lo sguardo, e prese a strofinare il piatto con più furia.

Ad Ashley parve quasi che la temperatura si fosse abbassata.

Belle le lanciò un’occhiata; doveva aver intuito che c’era qualcosa che non andava, ma preferì non dire niente. Si sedette al tavolino insieme ad Ashley e Mary Margaret.

- Allora, che mi dite?- s’informò allegramente.- Come sono andate le vostre serate?

- Bene, grazie…- soffiò Ashley, bevendo il disgustoso caffè freddo.

- Bene.

Belle rimase interdetta.

- Come? Tutto qui?

Mary Margaret si strinse nelle spalle.

- Che vuoi che ti dica, era solo una serata a casa…- mormorò Ashley, gentilmente.

La maestra si schiarì la voce.

- E tu, Belle?- azzardò.

Isabelle abbassò lo sguardo sulle proprie mani, torcendosi nervosamente le dita.

- Tutto bene, grazie.

Si sentì un colpo sordo. Le tre ragazze sollevarono lo sguardo di scatto.

Ruby aveva sferrato un calcio al bidone della spazzatura, ribaltandolo sul pavimento, e ora stava stringendo i pugni dalla rabbia.

- Ruby? Ma che hai?- fece Belle, alzandosi in piedi.

- Brutta stronza!- strillò la cameriera, andandole incontro a passo di carica.

- Ruby!- sbottò Ashley.

- Ruby, calmati…- implorò Mary Margaret.

- Col cazzo che mi calmo!

- Ruby, ma che ti prende?- gridò Belle, andandole incontro.

- Piantala di prendermi in giro!- Ruby le arrivò a pochi centimetri dal viso. - Finiscila di prendermi per scema, schifosa bugiarda che non sei altro!

- Ruby, ma che cazzo hai?- strillò Belle.

- E me lo chiedi anche?!- Ruby era arrabbiata, ma sembrava quasi sull’orlo delle lacrime.- Che ci facevi con quel bastardo?! Che cazzo facevi?!

- Ruby, calmati…- ripeté Mary Margaret.

- Oh, sta’ zitta!- gridò la cameriera, al che la maestra ammutolì. Tornò a rivolgersi a Belle.- Che stavi facendo insieme a Gold? Avevi detto che non saresti uscita con nessuno, che facevi con lui?!

- Ci siamo incontrati, e…

- Vai a raccontarlo a qualcun altro!- Ruby le diede una spinta, al che Belle barcollò, ma non si fece intimorire.

- Ti sto dicendo la verità, Ruby! Per favore, lascia che ti spieghi…

- Sai quanto me ne importa delle tue spiegazioni!- urlò Ruby. - Ti credevo amica mia, Belle! Lo sai che cosa ha fatto Gold a me e a mia nonna? Lo sai?!

- Ruby, ascoltami. Lo so che lui può sembrare il cattivo della situazione, e mi dispiace per quello che ti ha fatto, ma se solo…

- Zitta!- l’interruppe Ruby, fuori di sé. - Questo non me lo sarei mai aspettato, non da te! Ti sei messa dalla parte del nemico, vai a letto con un mostro!

- Io non vado a letto con nessuno, Ruby, e se posso dirtelo sei ridicola!- gridò Belle.- Io non ti ho fatto alcun torto, i problemi che hai con lui non mi riguardano!

- Ti sei schierata dalla sua parte! Sei innamorata di quella bestia!

- Lui non è una bestia, non mi sono schierata da nessuna parte, e se anche fossi innamorata di lui, questi non sono affari tuoi!- urlò la ragazza.- E’ la mia vita, hai capito? Non ti riguarda!

Ruby ammutolì, inspirando per riacquistare un po’ di autocontrollo, ma non distolse lo sguardo rabbioso da quello di Belle.

- Da questo momento, tu per me sei morta!- sibilò.- Tu con me hai chiuso. Non voglio vederti mai più!

- Sta bene!- Belle si voltò, uscendo dal Bed & Breakfast sbattendo la porta.

Uscì in strada di corsa, svoltando l’angolo a passo svelto. Belle si fermò, appoggiandosi contro il muro.

Chinò il capo, iniziando a singhiozzare.

 

***

 

- Che cavolo hai fatto?!- Mary Margaret saltò in piedi dalla sedia, guardando Ruby in cagnesco.

- Lo hai appena visto quello che ho fatto, quindi fammi il piacere di evitare domande idiote!- ringhiò Ruby.

- Ruby, sei impazzita, per caso?- Ashley si alzò in piedi a sua volta.- Ti rendi conto di quello che hai detto?

- Certo che me ne rendo conto, per chi mi hai preso, per una ritardata?- Ruby afferrò lo spazzolone, iniziando a lavare furiosamente il pavimento.

- Ruby!- Mary Margaret le si avvicinò, afferrandola per una spalla e costringendola a guardarla negli occhi.- Ruby, capisco che tu sia arrabbiata, ma quello che hai fatto non giustifica…

- Mi ha preso in giro!- gridò la cameriera.- Si è messa dalla parte di Gold!

- Si è innamorata, Ruby - disse Ashley.- Belle è innamorata. Ormai mi sembra che le cose siano abbastanza evidenti - continuò, pacata.- Belle è innamorata come io lo sono di Sean, Mary Margaret di David e tu del dottor Hopper.

- E’ diverso!- protestò la ragazza.- E’ di Gold che stiamo parlando!

- Non c’è nulla di diverso, Ruby, a parte il fatto che tu ti senta tradita - disse Mary Margaret.- E’ vero, Gold non piace neanche a me, ma questo non vuol dire che Belle non possa pensarla diversamente.

- Quell’uomo è un mostro!

- Non secondo Belle. Solo perché ti ha fatto del male, non significa che sia un mostro incapace di amare. O di essere amato - Mary Margaret si stupì da sola delle proprie parole; mai avrebbe pensato di pronunciarle proprio in difesa del signor Gold ma, in fondo, le pensava veramente. Era per Belle, che lo stava facendo.- Belle è innamorata di lui, non importa il perché. E tu non puoi voltarle la faccia solo per questo!

- Pensa a quando MM piangeva perché David stava con Kathryn, o quando io sono rimasta incinta e Sean non voleva il bambino - soggiunse Ashley.- Tu non ci hai mai mollate al nostro destino. Perché con Belle dovrebbe essere diverso, solo per una semplice ripicca?

- Non è una ripicca!- disse Ruby. - Voi sapete cosa mi ha fatto Gold, cosa fa a me e a mia nonna da anni! E Belle si rovinerà la vita, stando con lui!

- E’ una ragione in più per non lasciarla da sola!- fece Mary Margaret.- Ruby, prova a pensarci: il signor Gold è il signor Gold, questo tutti lo sappiamo. Compresa Belle. Se deciderà di stare con lui, allora andrà incontro a una serie di guai - la maestra sospirò.- Tu sai quanto può essere cattiva la gente, Ruby. E sai anche come è fatto French - la guardò negli occhi.- Non le perdonerà una cosa simile, Ruby. Belle si ritroverà senza casa, e probabilmente anche senza lavoro. Tu sei la sua migliore amica da sempre. Come credi che si sentirà, sapendo di aver perso anche te?- si bloccò, studiando l’espressione della cameriera. Ruby non aveva perso il barlume di rabbia che albergava nello sguardo, ma l’espressione del suo viso appariva concentrata sulle parole della maestra.- Se…se le cose andranno come penso…se degenereranno…Belle avrà bisogno del nostro aiuto.

Ruby ansimò, cercando di calmarsi.

Improvvisamente, si sentì come se un pezzo di sé le fosse stato tolto.

 

***

 

Isabelle giunse al negozio di Gold con mezz’ora di ritardo, aprendo piano la porta. Aveva gli occhi gonfi, ma cercò di non darlo a vedere.

- Sei in ritardo - fece Gold, con la voce piatta.

- Mi scusi…- soffiò Belle, tenendo il capo chino.

Non voleva che lui si accorgesse che aveva pianto, ma aveva dimenticato con chi aveva a che fare. Il signor Gold si voltò non appena udì la sua voce incrinata, limitandosi a guardarla per un lungo istante.

- Ti è morto il gatto oppure c’è qualcos’altro che vorresti dirmi?- chiese.

Belle abbozzò un sorriso.

- Non è nulla…sono solo un po’ triste…- mormorò.

- Triste?

La ragazza annuì, distogliendo lo sguardo. Gold sospirò, avvicinandosi a lei.

- So che non hai alcuna intenzione di spiegarmi il motivo di tanta malinconia, ma forse posso comunque rimediare - disse; Isabelle lo guardò, sorpresa.

Gold ghignò, ma non era il suo solito ghigno di beffa. A Belle parve quasi di scorgervi un’inclinazione amara.

- Riguardo al nostro accordo, dearie - esordì Gold.- Ho rivisto stamattina alcune carte. Credo che sarai lieta di sapere che il debito di tuo padre è stato cancellato.

Belle fece tanto d’occhi. Gold fece di nuovo quello strano ghigno amaro.

- Puoi ritenerti libera, se vuoi.

Isabelle tentò di realizzare ciò che l’uomo le aveva appena detto.

- Ma…ma perché?- riuscì a balbettare alla fine.

- Forse ti dispiace?

- No! No è che…mancano ancora sei mesi!- disse infine.- L’accordo prevedeva che io lavorassi per lei un anno!

- Ti sei giocata bene le tue carte, hai lavorato sodo e posso ritenermi soddisfatto. Quello che hai fatto è sufficiente. Non c’è più niente che ti leghi a me.

Belle distolse lo sguardo nell’udire quelle parole. Non c’è più niente che ti leghi a me. Era strano, sentirle pronunciare da lui. E non era sicura che fosse la verità. L’incidente con Ruby le aveva fatto dimenticare quanto si sentisse nervosa quella mattina prima di andare al lavoro. Dopo la sera di San Valentino, non poteva negare che fra lei e Gold ci fosse qualcosa di più. Amicizia, forse. Oppure…

Ma ora lui la stava licenziando. In maniera molto delicata – aveva cancellato il debito di suo padre, non c’era più ragione che lei si fermasse lì! –, ma la stava comunque mandando via. Lontana da lui.

Belle ripensò a come si era sentita i primi tempi, immaginando a come sarebbe stato quel giorno, sicura che avrebbe fatto i salti di gioia quando non avrebbe più dovuto lavorare per Gold. E invece, ora avvertiva solo una strana sensazione, la stessa triste sensazione che si avvertiva un attimo prima di scoppiare in lacrime.

Non c’è più niente che ti leghi a me.

Era vero. Ma allora perché sentiva che non ce l’avrebbe mai fatta a uscire da quella porta, sapendo che non l’avrebbe mai più varcata?

- Qualcosa non va, dearie?

Belle trovò il coraggio di guardarlo negli occhi nuovamente. Gold non aveva smesso di sorridere, ma la ragazza si chiese perché continuasse a vedere dell’amaro, in quel ghigno.

- E’ che…non me l’aspettavo, tutto qui…- mormorò Belle.- Signor Gold, io…la ringrazio, la ringrazio infinitamente, ma…

- Ma?

- Ma…non mi sembra giusto, tutto questo - Belle lo guardò.- Mi sento in colpa…sono trascorsi solo sei mesi, non…

- Credevo che non vedessi l’ora di andartene.

- All’inizio era così, ma poi…

Isabelle non sapeva come proseguire. Poi qualcosa era cambiato, certo. Lei era cambiata, i suoi sentimenti erano cambiati. Niente era più come prima.

- Credo di aver compreso - Gold sospirò, avvicinandosi di più a lei.- Ti propongo un accordo.

Belle non poté trattenere un sorrisetto ironico, e ascoltò. Gold estrasse dalla tasca della giacca un foglietto ripiegato e glielo porse.

- Ho bisogno di alcune cose. Sei la mia assistente, spetta a te procurarmele - la guardò.- Va’ in città…Quando tornerai, potremo discutere con calma, che ne pensi?

Belle annuì, guardando il foglietto.

- E’ stato molto gentile, signor Gold - disse.- Per quello che ha fatto. Mio padre e i suoi debiti, intendo. E io…vorrei ricambiare.

Gold sorrise, un sorriso privo di malizia, ma di nuovo amaro.

- Devo ammettere che sei diversa da tutte le altre persone che ho conosciuto, Belle. Un’altra ragazza, al tuo posto, avrebbe preso la porta e sarebbe scappata più veloce del vento. Tu no. Anche se non dubito che molto presto lo farai anche tu - Belle provò a obiettare, ma Gold glielo impedì.- Presto ti renderai conto di chi sono e di ciò che stai facendo, e te ne andrai. E sono sicuro che non ti rivedrò mai più.

Era una certezza che aveva da tempo, ma solo ora aveva deciso di darle fondo. Quella che stava offrendo a Belle era una possibilità. La possibilità di andarsene, di avere qualcosa di meglio di una vita buia accanto a un vecchio zoppo.

La possibilità di salvarsi.

 

***

 

- Ridammelo, Paige!

- No!

- E’ mio!

- Ancora qualche riga!

- Ho detto di no!

Henry sbuffò, gettandosi letteralmente su Paige. Le strappò di mano il libro di favole, nascondendolo sotto un cuscino del letto. Incrociò le braccia al petto, guardandola severo. La bambina fece lo stesso, ma prese a  fissarsi le ginocchia, imbronciata.

- Conosci i patti, Paige.

- Che stupidaggine!- borbottò la bambina.

- Avevamo deciso che avremmo letto solo una pagina per volta.

- Ma potevamo fare un’eccezione!- Paige saltò in ginocchio sul proprio letto, dov’era seduta insieme a Henry.- Insomma, la Bestia l’ha lasciata andare! E ha detto che morirà, se non torna! Per favore, Henry…

Il ragazzino scosse il capo, risoluto.

- No, Paige.

- Ma tu non sei curioso?

- Sì, ma i patti non erano questi. E non voglio rovinarmi tutto leggendo di fretta.

Paige tornò a incrociare le braccia al petto, sbuffando.

Henry non disse nulla, le gambe penzoloni al bordo del letto. Era la prima volta che rimetteva piede in casa della sua amica, da quando la mamma aveva minacciato Jefferson. Fortunatamente, sua madre quel giorno aveva detto che sarebbe stata fuori fino a sera, doveva solo stare attento a non farsi scoprire. Se fosse successo, allora la mamma avrebbe davvero portato via Paige da suo padre, lo sentiva. Henry aveva rassicurato la sua amica dicendole che la sua madre biologica l’avrebbe impedito, ma non era più tanto sicuro che Emma potesse fare qualcosa. Entrando, si era presto reso conto di particolari che all’inizio non aveva notato, e non si riferiva solo al disordine.

Paige era in casa da sola, e questo succedeva molto spesso, anche la notte, dal momento che Jefferson aveva dei turni improponibili in ospedale, e l’unica parente che gli era rimasta era la nonna di sua figlia, la madre della sua defunta moglie, che era un’anziana ottantenne un po’ arteriosclerotica, a cui non avrebbe potuto in alcun modo affidare la bambina. Paige gli aveva raccontato spesso di quante volte suo padre la mettesse a letto un attimo prima di uscire per andare al lavoro, o di tutti i pomeriggi che trascorreva al parco in attesa che lui tornasse a casa. Casa che, aveva notato Henry, non era solo piccola e disordinata, ma per certi versi anche poco sicura. La notte precedente aveva piovuto, e non appena erano entrati, Paige gli aveva chiesto di aiutarla a svuotare alcune pentole sistemate sul pavimento. Il tetto perdeva acqua, aveva spiegato la bambina. Salendo le scale che portavano in camera sua, Henry era inciampato in un gradino dal legno marcio, e la carta da parati in cucina era sporca e strappata. Per non parlare del caos, dei piatti sporchi, del cibo poco sano…

Ce n’era abbastanza perché sua madre avesse il pretesto per portare via Paige da suo padre.

Henry sapeva che ne sarebbe stata capace; sua madre era il sindaco, e le sarebbe bastato schioccare le dita per ottenere ciò che voleva. Anche se il ragazzino non capiva perché.

Non aveva mai avuto un papà ma, se mai ne avesse avuto uno, allora l’avrebbe voluto come Jefferson. Sì, era povero, faceva l’infermiere e non era bravo nei lavori domestici, ma avrebbe fatto di tutto per sua figlia. Anche se i soldi erano contati, bastava che Paige chiedesse, e lui le avrebbe regalato qualunque cosa. Preferiva andarsene in giro con gli abiti strappati, purché Paige stesse bene. Jefferson viveva per sua figlia.

Fortunatamente, la bambina non era capricciosa e spesso le bastava semplicemente stare con suo padre.

Henry pensava che Paige fosse la bambina più felice del mondo.

Molto più felice di quanto lui, pur con tutto ciò che aveva, lo era con sua madre.

- Spero davvero che torni…- mormorò Paige, già dimentica del suo broncio.- Sarebbe davvero triste, se la Bestia morisse…

- Sono sicuro che alla fine lei tornerà…

- E vivranno felici e contenti?

Henry si strinse nelle spalle.

- Henry?

- Uhm?

- Ricordi quello che dicevamo su Belle French e il signor Gold?

- Ancora?!- sbottò Henry, esasperato.

- No, no, stavolta è una cosa seria - Paige sghignazzò, avvicinando la bocca al suo orecchio.- Li hanno visti insieme, ieri sera. Credo che si siano innamorati…

Henry sbuffò.

- Ma non dire fesserie!- fece, scocciato.- Come fa una ragazza così bella innamorarsi del signor Gold?

- Come fa la Bella a innamorarsi della Bestia?

- La Bella non è innamorata della Bestia!

- Sì che lo è!

- E allora perché lo rifiuta sempre?

Paige non rispose, riflettendoci su.

- Forse è innamorata e non lo sa.

- Sarà. E comunque, Belle French non è la Bella…e soprattutto il signor Gold non è una bestia.

- Non è nemmeno il Principe Azzurro.

- Che c’entra adesso il Principe Azzurro?

- Secondo te, il signor Gold a chi assomiglia di più? Al Principe Azzurro o alla Bestia?

- Tu sei pazza.

- E tu sei scemo.

- Ehi!

- E dai, Henry! Pensa se fosse vero!- fece Paige.- Una favola nella realtà.

- Umpf!

- Va bene, non mi credere. Io spero comunque che la Bella e la Bestia vivano felici e contenti…

- Sì, lo spero anch’io…

- …e anche il signor Gold e Belle French.

- Paige!

La bambina rise, tirandogli un cuscino. Henry afferrò il missile al volo, rimandandolo alla mittente. Colpì Paige in pieno viso.

- Questo significa guerra, lo sai?- rise.

Si gettò sull’amico, iniziando a prenderlo a cuscinate. Henry rise, difendendosi con un altro cuscino.

- E guerra sia!

 

***

 

Belle camminava lentamente sul marciapiede pressoché deserto e ancora umido di pioggia. Non aveva fretta di tornare al negozio del signor Gold. Aveva bisogno di riflettere, di pensare a cosa stava succedendo. Di dare un senso alle parole dell’uomo, al suo gesto e a ciò che era diventato per lei negli ultimi mesi. Non avrebbe mai pensato che potesse accadere, non a lei e non con il signor Gold. Non quando aveva accettato di lavorare per lui, non quando lo intravedeva per le strade di Storybrooke giudicandolo un uomo cinico e insensibile.

E avido di potere.

Questo, forse, era ciò che la spaventava di più. Sapeva a cosa sarebbe andata incontro, se mai avesse deciso di…di stare con lui. In qualunque modo. Ne aveva già avuto la prova quella mattina con Ruby. Aveva perso una delle sue migliori amiche, per questo, e non avrebbe sopportato di perdere anche Ashley e Mary Margaret. Senza contare che non voleva in alcun modo pensare alla reazione di suo padre. Ma questo era niente, in confronto a ciò che la spaventava davvero.

Al signor Gold interessava il denaro, il potere che aveva su tutta Storybrooke. Questo Belle aveva avuto modo di comprenderlo in varie occasioni: il modo in cui aveva trattato Sorella Astrid, l’affitto raddoppiato al Bed & Breakfast di Ruby, quell’accenno la sera dell’Epifania all’incontro per affari con il sindaco, tutti quei disperati di cui si era approfittato…

Non avrebbe rinunciato molto facilmente al suo potere. Chissà fin dove avrebbe potuto spingersi, per ottenerlo e accrescerlo. Chissà cosa avrebbe potuto sacrificare. Chi avrebbe potuto sacrificare.

Belle si domandò se vi avrebbe mai rinunciato per stare con lei, se avesse posto lei prima del suo potere. Ne dubitava. Gold era stato per anni un uomo solo, aveva scelto di essere solo. Lui stesso le aveva detto di non fidarsi di nessuno.

Perché con lei avrebbe dovuto essere diverso?

Forse, si disse, doveva fare la cosa giusta per tutti e lasciare che tutto si sistemasse da sé. Non insistere, lasciare che tutto sparisse così com’era arrivato. Ringraziarlo di ciò che aveva fatto, e andarsene. Non tornare mai più in quel negozio, e cancellare Gold dalla sua vita.

Belle si riscosse non appena udì il suono di un motore. Si voltò, e un’auto nera la sorpassò passandole accanto di pochi centimetri, sollevando con le ruote un piccolo spruzzo d’acqua da una pozzanghera. Belle si scansò appena per lasciarla passare.

Inaspettatamente, l’auto accostò accanto al marciapiede a pochi metri di distanza da lei. Belle arrestò la sua camminata, mentre il finestrino si abbassava.

Il sindaco di Storybrooke, Regina Mills, si affacciò.

- Mi spiace!- disse ad alta voce. - Ti ho schizzata d’acqua?

La ragazza gettò una rapida occhiata ai propri jeans, quindi sorrise gentilmente e scosse il capo.

- No, non si preoccupi. E’ tutto a posto.

Regina sospirò, aprendo la portiera dell’auto.

- Meno male!- disse, smontando. Belle la osservò interdetta.- E’ pieno di pozzanghere, con questo tempo…Ha piovuto parecchio, la notte scorsa, vero?

Belle annuì, leggermente a disagio. Non aveva mai parlato con il sindaco Mills, e ora tutta quell’attenzione da parte della donna la sorprendeva non poco. Regina le si avvicinò.

- Sai, io odio la pioggia…ad essere precisi, la odio solo quando devo uscire…con questa umidità me ne sarei anche rimasta a casa, ma avevo delle commissioni da sbrigare…E tu? Come mai fuori con questo tempaccio?

- Anch’io dovevo sbrigare delle commissioni, signor sindaco…- mormorò Belle, imbarazzata.

- Oh, ti prego, chiamami Regina!- la donna le tese la mano, che la ragazza strinse titubante.- Ti ho già vista da qualche parte…vediamo…- aveva preso a camminare al suo fianco. Belle si sentiva sempre più a disagio.- Sei Isabelle French, non è vero?

- Sì.

- Molto lieta di conoscerti, Isabelle.

- Piacere mio.

- Dove sei diretta, se posso chiedere? Magari potremmo fare la strada insieme…- propose Regina.

- In centro. Devo…devo comprare delle cose…

- Sementi, terriccio, occorrente per il negozio, immagino…

- Più o meno.

- Che c’è? Ti metto in imbarazzo?- Regina la guardò, sorridendole rassicurante.- Credimi, non devi. Ho qualche annotto più di te, ma non c’è motivo per temermi…

- Io non ho paura di lei, signora Mills!- si affrettò a dire Belle, arrossendo vistosamente. Era vero, non aveva paura di lei, ma…non avrebbe saputo dire esattamente perché, ma quella donna le trasmetteva un senso di ansia e disagio.

- Oh, meno male! Spesso la gente tende a considerarmi la strega cattiva delle favole!- Regina rise.- E’ solo che…mi sembri preoccupata per qualcosa…

- Che?- Belle arrossì ancora di più.- No, sono solo…pensierosa…

Regina le sorrise, circondandole le spalle con un braccio.

- Isabelle, andiamo, potresti essere mia figlia. Ho un bambino di dieci anni, e certe cose le capisco. Hai l’aria di chi sta scappando da qualcuno…- rise nuovamente.- Per carità, nella vita l’abbiamo fatto tutti…un capo infame, un amante fedifrago…Qual è il tuo caso?- la donna la guardò.- Il capo o l’amante?

Belle distolse lo sguardo, desiderando solo di scappare. Regina sorrise, guardando di fronte a sé.

- Oh! Il capo e l’amante.

Regina la guardò, senza smettere di camminarle a fianco, e la prese sottobraccio.

- Ho sentito dire che lavori per il signor Gold…

- Signora Mills, io…

La donna le sorrise.

- Andiamo, Isabelle. So come stanno le cose.

- Che intende dire?

- Beh, girano parecchie chiacchiere, in città…

- Chiacchiere?

Regina annuì, fingendosi noncurante.

- Su di te e Gold. Cattiverie, a mio parere. E’ impensabile che una ragazza giovane e bella come te possa amare qualcuno con molti anni più di lei, per giunta il suo capo. Senza contare che Robert Gold non è esattamente un uomo amabile. Dico bene?

- Lui…è un uomo molto pratico…- balbettò Belle. Da una parte, quella donna non le piaceva, la sua curiosità e il suo atteggiamento benevolo avevano un che di strano, di poco sincero; dall’altra, sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno, di sfogarsi. Ruby l’aveva allontanata, e Isabelle sapeva di non poter correre a piangere fra le braccia di Mary Margaret o di Ashley.

Regina annuì con decisione.

- Già, questo non si può negare. Sai, ho avuto a che fare con lui, in passato, e anche di recente…beh, per farla breve, mi ha rifiutato un prestito - si fece seria.- Ti sarei grata se non raccontassi a nessuno ciò che ti ho detto, Isabelle. Sai, sono questioni private, delicate, e non vorrei che…

- Non si preoccupi, signora Mills. Può fidarsi di me - disse Belle, con un sorriso.

Regina sorrise a sua volta.

- Vedi, ho attraversato un periodo difficile, da quando Gold mi ha rifiutato quel prestito. Per fortuna, ora è passato.

- Ma gli ha spiegato le sue ragioni?- chiese Belle, sentendo una stretta al cuore.- Voglio dire, lei gli ha spiegato quanto fosse importante che lui le desse quel denaro?

- Certamente, mia cara. Ma non è bastato a convincerlo. Tu saprai sicuramente meglio di me com’è fatto. Un uomo avido, legato al potere e al denaro. Di certo non l’uomo che una ragazza come te potrebbe amare.

Belle arrossì; aveva voglia di piangere.

- Vede, signora Mills…io…- balbettò la ragazza.- E’ proprio questo il problema. Io potrei amarlo, ma…- s’interruppe, chiedendosi perché diamine stesse dicendo quelle cose.

Regina sorrise, avvicinandosi ancora di più a lei.

- Andiamo, dimmi cos’hai nel cuore - disse.- Io ti ho fatto una confidenza, mi sono fidata di te. Guardami, Isabelle: ti sembro forse una donna che ama raccontare in giro i fatti altrui?

Belle non rispose, riflettendo sulle parole della donna. Dio, aveva una gran voglia di sfogarsi. Che male ci sarebbe stato, in fondo? Il sindaco Mills aveva ragione: una confidenza per una confidenza. E la donna non aveva certo l’aria di una pettegola. Che cosa sarebbe potuto accadere?

Prese un bel respiro.

- Io potrei amarlo…- ripeté, lentamente.- Ma…come ha detto lei, c’è qualcosa in lui che mi spaventa. Ho visto cosa fa alla gente, e questa sua mania per il potere…ecco…credo che non potrei mai contare così tanto per lui quanto conta la sete di denaro…

- Già, è un bel problema. Gli uomini come lui sono rari, ma esistono, e sono difficili da amare. Spesso l’amore fa male, Isabelle. Io lo so molto bene - sulle labbra di Regina si dipinse una smorfia amara.- Hai ragione, è meglio lasciar perdere. D’altronde, stando a quello che ho sentito, ha preteso che lavorassi per lui perché cancellassi i debiti di tuo padre. Oh, perdonami, non intendevo essere indiscreta!- esclamò la donna, notando l’espressione della ragazza.- In ogni caso - proseguì.- Se lui ti ricambiasse, avrebbe cancellato il tuo debito e ti avrebbe lasciata libera.

Belle si arrestò di colpo, voltandosi a guardare la donna.

- Ma…ma l’ha fatto!- disse.- Lui ha cancellato il debito…ha detto che potevo ritenermi libera di fare ciò che volevo…

Regina sorrise, guardandola negli occhi.

- Allora, forse è il caso di fare un tentativo!- disse.- E’ come nelle favole, no? Il bacio d’amore - rise.- Scherzi a parte: se davvero lo ami, allora diglielo! Capirai subito se sceglierà te oppure se stesso.

- Lei…lei crede?

Regina annuì.

Belle ci rifletté per un attimo. Forse il sindaco aveva ragione. Il suo consiglio avrebbe certamente dato più risultati di quell’assurda impasse in cui era piombata.

Forse, valeva davvero la pena di tentare…

Regina sorrise, reprimendo la soddisfazione.

Aveva messo in tavola tutte le carte di cui disponeva, e la ragazza era caduta nella sua rete. Se le cose fossero andate come pensava, allora non ci sarebbe voluto molto prima che il suo piano prendesse avvio.

Stava funzionando.

 

Angolo Autrice: Questo non è il miglior capitolo che io abbia scritto, ma spero comunque che sia risultato gradevole. Sto seguendo la scia di Skin Deep, come sempre, ma tento di mantenere un equilibrio fra tradizione e originalità. Fatemi sapere se sto fallendo miseramente :).

Dunque, un paio di spiegazioni: per il nome di Gold, ho pensato di utilizzare quello dell’attore che lo interpreta, dato che nello show non viene mai menzionato e in seguito mi occorrerà. In risposta a una richiesta di Leti Shine 92: ho tutta l’intenzione di inserire delle parti dal punto di vista di Gold, ma spero non ti dispiacerà se lo farò gradualmente. Con lui sono in perenne rischio OOC, e quindi preferisco fare le cose con calma. Qui c’è stato un piccolo accenno ai suoi pensieri, ma avrà più spazio nel corso della storia. Spero che ti abbia fatto piacere :).

Ringrazio 1D_ream per aver aggiunto questa ff alle ricordate, Ginevra Gwen White per averla aggiunta alle ricordate, alle seguite e per aver recensito, 1252154, Alex_96, ElleH, Hiromi, MoonLove, nirtami, saku89, strega_del_lago, Terry17 e Vibral24 per averla aggiunta alle seguite, Luce Lawliet per averla aggiunta alle seguite e per aver recensito, Katharine per averla aggiunta alle seguite e alle preferite, Capinera, Ersilia, Geneve, licet, Lupa Malandrina, Predadeiventi e _Roxanne5 per averla aggiunta alle preferite, e Raven_95, LadyAndromeda, Evils_Revenge, MsBelle, jarmione, Eruanne, nari92, historygirl93, takara_comodino, momichina92, Valentina_P, Avly, Letu Shine 92, parveth89, Anne White e Sylphs per aver recensito.

Ciao, un bacio,

Dora93

  
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