No More
Sono
tutto solo in questa stanza dove non c’è nessuno
Non c’è nessuno, ci sono solo io
Misto al buio, parlo senza fine
Se il sole entrasse, tutto scomparirebbe
Non voglio vedere nulla
Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno
Disprezzatemi, sono patetico
Lasciatemi solo…
Kageyama camminava per i vicoli ormai bui e deserti della
città assorto nei suoi pensieri. Era ormai la terza volta che quell’uomo,
Garshield, aveva insistito per parlare con lui, continuava a promettergli tante
cose, l’unica cosa che chiedeva in cambio era che il ragazzo passasse dalla sua
parte. Ma Reiji non si fidava, non voleva fidarsi, anche se le proposte che
quell’uomo gli faceva diventavano sempre più allettanti: un futuro migliore,
essere rispettato dagli altri, non essere più vittima di nessuno, Kageyama
desiderava quelle cose con tutto se stesso, ma quel briciolo di fiducia nel
prossimo che era rimasta in lui rifiutava completamente l’idea di tradire
l’unica persona che aveva tentato di essere gentile con lui: Daisuke Endou.
Così, il ragazzo aveva rimandato la scelta anche questa volta ed ora se ne
stava tornando a casa, riflettendo su cosa fare la prossima volta. Il suono di
una risata sguaiata proveniente da una squallida bettola davanti alla quale era
appena passato catturò l’attenzione di Kageyama, era una risata che conosceva
fin troppo bene.
-…Allenatore?
Sorpreso, Reiji entrò nel locale, trovando Daisuke Endou
seduto al bancone con un boccale di birra in mano in compagnia di due uomini
che il ragazzo riconobbe subito.
“Che ci fa lui con gli
scagnozzi di Garshield?”
L’uomo, dal canto suo, si accorse solo dopo svariati minuti
il ragazzino che lo stava fissando contrariato e gli sorrise con fare
estremamente ebete.
-Reishi! Che sci fai qui? Devi
andare a casha a studiare oppure andrai male anche al
prosshimo compito! Non devi lamentarti poi se i professhori ti fanno la ramanscina!
Kageyama sospirò, il suo allenatore era ubriaco fradicio ed
istintivamente si chiese da quanto tempo fosse lì a bere.
-Endou-san, dovrebbe tornare a casa…
-Eeeeh? Ancora un goscino, non ho voglia di tornare a casha!
-Ha ragione, dai ragazzino, lascialo bere ancora un po’.
Reiji fulminò con lo sguardo i due uomini vestiti di nero
seduti al fianco del suo allenatore, poi tirò la manica dell’uomo, spingendolo
ad alzarsi.
-Niente storie, è ora di tornare a casa.
Daisuke emise un lamento degno di un bambino di cinque anni,
ma si alzò barcollando e pagò il conto, per poi uscire dal locale, accompagnato
dal ragazzo che voleva assicurarsi che trovasse la strada di casa. Scelta molto
saggia, visto che dopo nemmeno dieci metri Kageyama fu costretto a sostenere il
suo allenatore che aveva rischiato più volte di cadere. Reiji sospirò, quella
scena gli riportava alla mente tanti ricordi spiacevoli su suo padre, anche se
Daisuke era ben diverso: non tornava ogni sera ubriaco a casa e di certo non si
faceva vedere in quelle condizioni dalla sua bambina. E, per quanto Kageyama
invidiasse quella bambina con tutto il cuore, come invidiava ogni altra persona
che vedeva con un sorriso sincero sulle labbra, non avrebbe permesso che Endou
si presentasse così conciato davanti a lei, era una questione di principio.
Mentre passavano in un vicolo illuminato dalla fioca luce di un lampione mezzo
rotto, Daisuke afferrò Reiji e lo inchiodò contro il muro. Il ragazzo si
massaggiò la testa, che aveva sbattuto contro il muro, e diede subito in
escandescenza.
-Ma che cosa le è pre-… so…
Quando incontrò lo sguardo freddo ed inespressivo del suo
allenatore, Kageyama non fu più capace di dire una parola. Si sentiva come di
fronte ad uno sconosciuto. L’uomo allegro e solare che lo allenava tutti i
giorni era scomparso, ed al suo posto c’era uno sconosciuto minaccioso che lo
teneva in trappola. Il ragazzo provò un istintivo terrore, terrore che crebbe
sempre di più quando sentì le mani di Daisuke iniziare a spogliarlo in tutta
fretta. Reiji non aveva una bella vita, ma di certo non si era mai immaginato
che potesse diventare peggio di quanto non lo fosse già.
Stanco e dolorante, Kageyama si stava lentamente rivestendo,
quando due uomini in nero emersero dall’ombra, ridendo di gusto.
-Non posso crederci, l’ha stuprato sul serio! Oh signore,
quello che dicono sulla nuova droga che gli abbiamo dato è vero, trasforma sul
serio le persone!
I due uomini scoppiarono di nuovo in una risata, mentre Reiji
li guardava sconvolto.
-C-CHE AVETE DA RIDERE?!
Il ragazzo aveva urlato con tutta la forza che gli era
rimasta, sforzandosi di non mettersi a piangere, non voleva mostrarsi ancora
più debole di quanto non fosse davanti a quegl’individui. Il secondo uomo, quello che ancora non aveva
detto una parola, afferrò Kageyama per i capelli, costringendolo a guardarlo in
faccia.
-Questo è quello che ti meriti per aver mandato all’aria la
nostra missione, stupido moccioso, ancora un bicchiere e quell’idiota stanotte
sarebbe morto nel sonno, apparentemente per cause naturali.
L’individuo in nero osservò meglio il volto contratto dal
dolore del ragazzo e non fece a meno di trattenere un ghigno sorpreso, facendo
poi cenno al suo compagno di avvicinarsi.
-Ehi, ma questo non è il moccioso a cui si era interessato il
capo?
L’altro si avvicinò e assunse la stessa espressione
piacevolmente sorpresa del primo.
-Hai ragione, è proprio lui! Anche se non penso che ora gli
interesserà più di tanto.
-Già, a lui piace solo traumatizzarli ancora più di quanto
non lo siano normalmente.
L’uomo che teneva Kageyama per i capelli lo mollò e si alzò,
pulendosi le mani come se avesse toccato qualcosa di sporco, prima di
allontanarsi con il suo compagno.
-Non gli interesso più…? Che significa…?
Nemmeno Reiji sapeva dove aveva trovato la forza per fare
quella domanda, ma voleva una risposta, anche se in cuor suo la conosceva già.
I due sconosciuti si girarono, sorpresi che il ragazzo avesse avuto il coraggio
di porgere loro quella domanda e gli sorrisero con fare terribilmente crudele.
-Perché, davvero credevi che a qualcuno importasse davvero
qualcosa di te? Sei solo un giocattolo ed ora che sei rotto non interessi più a
nessuno! Sei da buttare, tutto qua.
Già, a chi
può importare di me?
È colpa mia.
È colpa mia
che ci ho creduto.
Chissà se si
prova la stessa cosa per una delusione d’amore?
In fondo sono
entrambe delle bugie infinite.
Non voglio
vedere nulla
Non è colpa
di nessuno
È tutta colpa
mia
Lasciatemi
solo
Non voglio
vedere niente.
Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.
Disprezzatemi,
sono patetico.
Lasciatemi solo.
Non venite qua
Non da me.
~~~~~~~~
Angolino
rotondo
Non
fate domande. Non chiedete perché. Ho solo scritto ciò che mi passava per la
mente, per il semplice sfizio di dar forma ad una mia fantasia. Interessa a
qualcuno? Ovviamente no. C’è qualcuno che sta leggendo? Nessuno leggerebbe
questa cosa nemmeno a morire. Ma anche se nessuno leggerà queste note fatemi
esprimere liberamente: io amo No More di Hatsune Miku. È una canzone tristissima, ma che mi ha sempre
trasmesso tanto. Una canzone composta solo da pianoforte e voce canora, la
prova concreta che da semplici cose possono scaturire grandi sentimenti. Ho
conosciuto questa canzone molto tempo prima di conoscere Inazuma
Eleven, ma due giorni fa, rileggendo il testo
tradotto in italiano, mi è venuto naturale pensare a Kageyama, mi sono chiesta se
si fosse mai ripetuto frasi del genere. Da lì è nato ciò che avete letto. Le
strofe all’inizio e alla fine sono tratte dalla traduzione italiana che si
trova su youtube, basta cercarla lì. Penso di dovere
delle spiegazioni anche in merito al piano che stavano eseguendo gli uomini di
Garshield, ma per quello serve un angolino a parte, quindi inauguriamo…
L’angolino del Detective Conan!
Qui
sveleremo tutti i misteri di Garshield, ed iniziamo subito con questa droga
nominata dai suoi uomini. Gli scienziati che lavorano per Garshield sono
riusciti a creare una sostanza che induce gli uomini a cambiare radicalmente il
loro carattere fino a farlo sembrare l’opposto di come sono normalmente. L’effetto
non è ovviamente permanente, ma se la droga viene usata per un tempo molto
prolungato porta a sviluppare una doppia personalità. La sostanza, ingerita in
dose massicce, porta ad overdose e morte, ma non lascia tracce nell’organismo,
quindi è ottima per assassinare la gente, l’unico problema è che ha un sapore
molto forte, per questo va somministrata in piccole dosi in modo che non venga
scoperta. Gli uomini di Garshield stavano tentando di uccidere Daisuke
disciogliendo bicchiere dopo bicchiere la droga nella birra, ma Kageyama li ha
involontariamente fermati prima che il piano giungesse a termine.
Fine.
Tornando
a noi, se continuerete a leggere questa storia (e se io avrò voglia di
continuarla) sappiate che le tematiche varieranno molto ma saranno sempre tristi
e problematiche. Probabilmente si concentreranno in maniera principale sulla
società giapponese, che è forse una delle più crudeli, razziste e distruttive
del mondo. Chissà, forse sarà anche una specie di denuncia verso la gente che
si diverte a spese degli altri senza provare a capirli. Boh, dipende da come
gira il mio cervello…
Al prossimo
capitolo (se mai ci sarà)
-Lau ° 3 °