Cos’era quella casa?
Perché sì per loro era una casa,
infondo si tratta di una suite, beh era favolosa, si apriva con un
corridoio
largo confinato da un lato da una libreria a muro e
sull’altro lato invece
alcuni scaffali che davano a vedere sull’ambiente che stava
dietro, di fronte
in fine c’era una grande vetrata che dava sulla
città che, vista da quel punto,
era davvero uno spettacolo, alla fine potevi scegliere, destra o
sinistra tanto
qualsiasi sarebbe stata la tua scelta saresti rimasto comunque sorpreso
dalla
bellezza della suite, a destra c’era la camera da pranzo
rialzata su una
piattaforma circolare di marmo e sullo stesso piano sopraelevato uno
dei due
bagni e due stanze, a sinistra invece c’era il soggiorno,
rialzato anch’esso su
una piattaforma circolare, un grande divano bianco di pelle che seguiva
la
curva del pavimento era
rivolto verso il
plasma attaccato al muro, un lampadario a forma di palla argentata
scendeva dal
soffitto e oltre il soggiorno altre quattro porte chiuse…
sicuramente le altre
stanze e forse un altro bagno, mi fece cenno di sedermi sul divano e io
obbedii
appostandomi sul bracciolo con una gamba piegata e l’altra
stesa sul pavimento,
il braccio che quasi pendeva fra le gambe posandosi sul tessuto liscio
del
vestito, lui rimase in piedi di fronte a me con le mani in tasca, un
piccolo
cappellino di lana gli incuffiava la testa lasciando che alcuni ciuffi
di
capelli rosa ricadessero sulla fronte e ai lati del viso,
chissà quando se
l’era messo, lo guardai per un attimo e feci per parlare ma
lui mi
precedette
-volevo scusarmi per il comportamento
di Soo Rin… le hai
riportato il cellulare, per caso hai sentito qualcosa?- …non
sapevo cosa
rispondere, mi aveva spiazzata, magari sapeva la verità e
mentirgli mi avrebbe
fatto sembrare un’idiota, dirgli la verità mi
avrebbe fatto sembrare un’idiota
comunque
-non fa nulla Ji la capisco-
-e perché la capisci?
Cioè cosa ci sarebbe da capire….allora
sai…- chinai la testa in basso quasi rammaricata di quello
che avevo detto e
anche involontariamente fatto, io l’avevo ascoltata, invece
di farmi i fatti
miei ero rimasta ad ascoltarla e il respiro profondo di GDragon che
rimase li
impalato a guardarmi questa cosa me la fece pesare, provai per la
seconda volta
a parlare ma stavolta la voce non uscì anche
perché non sapevo davvero cosa
dire. GDragon colse quel mio segnale e si inginocchiò a
terra posando le mani
vicine sulle mie ginocchia e appoggiandoci sopra il mento per guardarmi
-tranquilla, davvero. Era il tuo
studio è normale che
qualcosa non ti sia sfuggito- annuii, ma poco dopo mi resi conto di una
cosa e
mi sorse una domanda che la mia bocca sputò fuori con tutta
la nonchalance di
cui ero capace
-come fai a sapere che stavo nel mio
studio?-
-sapevo che lei era lì e
ti avevo vista tornare nello studio
quindi ho fatto due più due- annuii ancora poco convinta e
mi rialzai dal
bracciolo per dare uno sguardo in giro, su diverse mensole
c’erano molte foto
incorniciate, foto che nel web non si trovavano, una attirò
la mia attenzione:
c’era SeungHyun in piedi, un paio di occhiali scuri posati
sul ponte del naso e
la linguetta che sbucava da un lato della bocca, sotto il suo mento
stava
posata la testa di GD coperta da una cuffia nera, il più
piccolo si stringeva
sorridente al petto dell’altro, era una foto conosciuta
quella, non sono mai
stata una yaoista di quelle che fangirlano davanti a scene simili ma
come non intenerirsi
davanti a una foto così? Se non si trattava proprio di amore
sotto c’era
sicuramente una bellissima amicizia, bastava che Ji e Seung si
scambiavano uno
sguardo per capirlo, però devo ammettere che se uno dei due
mi avesse parlato
di una loro relazione ne sarei rimasta entusiasta mi piacevano insieme,
Ji Yong
si avvicinò a me tirandosi giù i lembi del
giacchetto lungo i fianchi e tenendo
la testa bassa mentre barcollava leggermente da un lato
all’altro
-Seung è una persona un
po’ possessiva… spesso può sembrare
acido perché vede che alcune persone potrebbero mettere alle
strette i rapporti
con i suoi compagni, ma non è così…
lui è dolce- teneva lo sguardo assorto
nella fotografia mentre passava il polpastrello dell’indice
lungo i lineamenti
del suo Hyung
-bisogna solo imparare a conoscerlo-
aggiunse serio
scuotendo la testa non appena si accorse che lo stavo osservando, io mi
spostai
da quella parete per farmi un giretto, tenevo le mani incrociate dietro
la
schiena mentre con uno strano sorriso sul volto sporgevo in avanti il
collo per
guardare bene ogni dettaglio e allora mi sorse una nuova domanda. I
quesiti di
quella giornata cominciavano a rompermi un po’ le scatole.
-Perché mi hai portata
qui?- lui non rispose, gli stavo
dando le spalle e questo non mi poteva permettere di vederlo, mi stava
salendo
l’ansia con quel silenzio così provai a riproporre
la domanda…