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Autore: Beauty    17/11/2012    7 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Prophecy

 

New York, ore 21:30 p. m.

 

La voce appena metallizzata della giornalista le giungeva dal salotto dall’altra parte del corridoio buio.

- …la polizia non ha lasciato dichiarazioni. Sarah Hammonds, nove anni, è scomparsa ieri sera da casa sua. La madre, una segretaria in uno studio legale, è entrata nella stanza della piccola per controllare se stesse dormendo. La cameretta era in ordine, la finestra chiusa e non c’erano segni di effrazione o di colluttazione. La stessa signora Hammonds ha detto di aver messo a letto la figlia alle nove e di non aver più sentito alcun rumore. La scomparsa della piccola Sarah ha molto in comune con quella avvenuta sabato scorso in un quartiere poco distante da quello abitato dalla famiglia Hammonds, dove Joey Mitchell, sette anni, è scomparso dalla sua cameretta apparentemente senza che alcuno si sia introdotto in casa. Il procuratore Crawford ha assicurato che…

Katie tirò un sospiro di sollievo quando sentì la madre spegnere il televisore. La bambina si raggomitolò ancora di più sotto le coperte. Non le piaceva il telegiornale: si sentivano sempre un sacco di notizie brutte.

Katie sussultò nell’udire un rumore, ma presto si rese conto che era soltanto suo fratello che si rigirava fra le lenzuola. La bambina tirò la testa fuori dalle coperte, sporgendosi dal letto.

- Toby!- chiamò sottovoce. Il fratellino mugolò. - Toby!- ripeté Katie, più forte. Il bambino si voltò a guardarla, assonnato.

- Che c’è?

- Hai sentito cosa hanno detto alla televisione?- sussurrò Katie.

- No…

- E’ scomparsa una bambina - nel dirlo, Katie sentì un brivido correrle lungo la schiena.- L’hanno portata via dalla sua cameretta…

- E allora?- bofonchiò Toby, scocciato.

Katie non disse nulla, tornando a rintanarsi sotto le coperte.

- Toby?- bisbigliò dopo qualche istante.

Il bambino sbuffò.

- Secondo te…chi è stato?- chiese Katie, nervosa.

Toby si sollevò a sedere, con un sorrisetto sulle labbra.

- Ma il mostro sotto al letto, no?

Katie sussultò.

- Non fare lo scemo!

- Io non faccio lo scemo. E’ la verità. Sotto il letto di ogni bambino c’è un mostro che ogni notte esce fuori e vede se sei bello grasso, e quando è ora, ti prende e ti porta via per mangiarti. E gli piacciono soprattutto le bambine noiose e rompiscatole di nome Katie…

- Smettila!- ringhiò Katie, ma il suo cuore aveva preso a palpitare più velocemente.

Toby ridacchiò.

- E dai, stavo solo scherzando!

- Non sei divertente!

- E tu sei una fifona - Toby sbadigliò, rimboccandosi le coperte.- Beh, buona notte…

- ‘Notte…- pigolò Katie.

Dopo qualche minuto, la bambina sentì che suo fratello si era addormentato.

Katie rimase immobile a fissare il soffitto, gli occhi spalancati nel buio. Non riusciva a prendere sonno. La cameretta era completamente al buio, e a lei non piaceva il buio. La bambina si girò su un fianco, e lo sguardo vagò verso il fondo della stanza. Sulla cassapanca contro il muro erano sistemati i modellini di plastica di Toby. Raffiguravano tutti dei mostri: Dracula, Frankenstein, la Mummia, l’Uomo Lupo…

Lo sguardo di Katie cadde sul modellino dell’Uomo Nero: era un mostro completamente nero, con gli artigli al posto delle unghie, gli occhi rossi e la bocca spalancata in un ghigno. Katie si rintanò sotto le coperte. Non le piaceva, le faceva paura. Sembrava quasi che la stesse…fissando.

Katie strizzò gli occhi, ma quando li riaprì lo sguardo rosso sangue dell’Uomo Nero era ancora lì a fissarla. La bambina si sollevò a sedere, cauta. Fece per poggiare i piedi a terra, ma subito le venne in mente la storia del mostro sotto al letto, e li ritrasse. Si morse il labbro inferiore, tornando a guardare l’Uomo Nero. Prese un bel respiro, quindi spiccò un balzo, atterrando in piedi al centro della stanza. Così, pensò, il mostro sotto al letto non avrebbe potuto afferrarla per le caviglie e tirarla sotto.

Corse velocemente verso la cassapanca, afferrò l’Uomo Nero e lo chiuse in un cassetto, tirando un sospiro di sollievo.

Sentì un mugolio alle sue spalle. Si voltò di scatto: le lenzuola del letto di suo fratello si sollevavano e si abbassavano come se fossero state un fantasma. Katie deglutì, avvicinandosi lentamente al letto.

- Toby?- chiamò, ma non ottenne risposta.

Il mugolio si ripeté, e Toby scalciò di nuovo contro le lenzuola. O almeno, sperava che fosse Toby a scalciare. Non riusciva a vedere la testa di suo fratello.

- Toby?- chiamò di nuovo.

Katie continuò ad avvicinarsi, lentamente.

Le lenzuola si sollevarono e si riabbassarono ancora una volta. Non si mossero più.

Il cuore di Katie iniziò a battere sempre più velocemente.

- Toby?

La bambina arrivò sino al bordo del letto, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la testa di suo fratello, ma Toby era invisibile, si distingueva solo la sua sagoma rannicchiata sotto le lenzuola.

- Toby?

Katie deglutì, allungando un braccio. La mano le tremava. Afferrò il lenzuolo con le dita, inspirando profondamente. Lo tirò via.

Katie sgranò gli occhi, indietreggiando di un passo.

Suo fratello non c’era. Toby era sparito!

C’era solo il materasso vuoto.

Katie iniziò a inspirare affannosamente, con il cuore che pareva volerle saltare via dal petto. Avrebbe voluto urlare, chiamare suo fratello, avvisare mamma e papà, ma tutto quello che riusciva a fare era fissare il materasso su cui un attimo prima era disteso Toby.

Udì un fruscio, lieve, poi sempre più intenso.

Il buio. L’Uomo Nero. Il mostro sotto al letto.

Katie abbassò lo sguardo sui suoi piedi, vicinissimi al letto di Toby.

All’improvviso, un paio di mani artigliate, nere e nodose spuntarono da sotto il letto, afferrandole le caviglie. Katie gridò, cadendo a terra. Tentò di liberarsi, ma quelle mani avevano una forza straordinaria.

Non erano mani…erano…rami!

Katie gridò di nuovo, mentre veniva trascinata sotto al letto, verso l’oscurità.

 

***

 

Elizabeth scoccò un’occhiata a sua sorella: Anya sembrava la vittima superstite di Michael Myers o di Freddy Krueger. Se ne stava seduta immobile su una seggiola, i capelli neri che le ricadevano disordinatamente sugli occhi, pallida e tremante, e lo sguardo assente.

Sì, decisamente peggio di Venerdì 13. Era la prima volta che vedeva sua sorella in quello stato, assolutamente senza più padronanza di sé e sconvolta, anche se non poteva darle tutti i torti. Sebbene non potesse vedersi in faccia, lei non doveva essere conciata tanto meglio. Quel…coso che le aveva inseguite e quasi sbranate era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Ora, Elizabeth era totalmente certa di due cose:

primo: non erano più a New York, bensì nel mondo delle favole;

secondo: se erano nel mondo delle favole, allora c’era qualcosa che non andava.

Si sentiva infinitamente stupida, come una di quelle ragazzine vuote e ingenue che si vedevano nei telefilm di fantasia, tutte entusiaste di essere capitate in un’altra dimensione e si buttavano subito nell’avventura. Non aveva considerato con serietà la situazione, cazzo, erano nel Regno delle Favole, non a Disneyland, e per quanto fico potesse sembrare, era comunque assurdo. Anya non aveva tutti i torti, in fondo. Erano quasi state accoltellate da Biancaneve e sbranate da un lupo umanoide.

E infine, erano state salvate per il rotto della cuffia da nientemeno che la Fata Turchina.

Elizabeth sollevò lo sguardo sulla donna. Non aveva detto una parola da quando erano arrivate in quella casa. Non sembrava nemmeno la dimora di una fata: era una semplice capanna in legno con il tetto di paglia, con un tavolo e qualche seggiola. Nulla di più.

Ma la magia c’era, altra componente che aveva convinto lei – e soprattutto sua sorella – che la Grande Mela era ormai lontana – chissà quanto e chissà dove. Quand’erano arrivate, erano bagnate, ferite e coperte di fango, ma la Fata Turchina le aveva rimesse in sesto con un colpo di bacchetta, proprio come nel film Cenerentola della Disney.

E così, ora erano lì, nel Regno delle Favole, in casa di una fata e consapevoli di essere finite in mezzo a qualcosa di pericoloso.

Troppo anche per sua sorella.

Elizabeth le scoccò una seconda occhiata. Anya sembrava essersi ripresa, o quantomeno ci stava provando. La ragazza si passò una mano fra i capelli, inspirando a fondo.

- Noi…la ringraziamo molto, signora…- esordì Anya.

- Sono la Fata Turchina…- la corresse gentilmente la fata.

- Sì, certo…Fata Turchina…- mormorò la ragazza. Cavoli, ancora non riusciva a capacitarsi.- Noi…noi la ringraziamo molto, ma…ecco, ora vorremmo tornare a casa…

- Lo immagino, care. Ma prima che decidiate di farlo, ci sono cose che dovreste sapere…

- Noi abbiamo già deciso!

- Fata Turchina - s’intromise Elizabeth, ignorando l’occhiataccia di Anya. - Noi…ecco…C’è qualcosa che non va, qui, vero?- si morse il labbro inferiore.- Insomma, noi veniamo da un’altra parte…il nostro è un mondo dove…

- So com’è il vostro mondo, e cos’è questo per esso - l’interruppe la Fata Turchina.- E credo di sapere che cosa intendi, cara…

Elizabeth si sentì un tantino sollevata.

- Voglio dire…Biancaneve non è sempre stata una pazza assassina, vero?- mormorò la ragazza.- E quella bestia che abbiamo incontrato…era un lupo, ma…non era un lupo normale…Che sta succedendo?

- Non c’interessa!- sibilò Anya, innervosita.

La Fata Turchina sospirò, iniziando a passeggiare lentamente per la stanza.

- Purtroppo hai ragione, cara…- mormorò, con aria grave.- Da tempo, le cose in questo mondo stanno andando male…le prime a pagarne il prezzo sono state Cappuccetto Rosso e sua nonna…

Elizabeth scoccò a sua sorella un’occhiata della serie te l’avevo detto!.

- Abbiamo visto i corpi…cioè, non i corpi…- balbettò quindi.- Cappuccetto Rosso si è…come dire…è diventata inchiostro!- estrasse il libro di favole dalla borsa.- E questo! Questo è…

- Cambiato - concluse per lei la Fata Turchina.

Elizabeth si zittì. Si sentiva un’idiota. Le pareva inutile continuare a parlare, la Fata Turchina sapeva molto più di quanto ne sapessero loro, era evidente. Anya si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.

- Siamo arrivate qui seguendo nostro padre - spiegò la maggiore, l’autocontrollo parzialmente ritrovato.- Immagino conosca l’esistenza del Dipartimento Favole…

- Certamente. Gli uomini del Dipartimento si prodigano da secoli per mantenere l’ordine nel nostro mondo.

- Bene, perché noi non sapevamo nemmeno che esistesse…- borbottò la ragazza.- Siamo le figlie del capitano Hadleigh - disse poi ad alta voce.- Richard Hadleigh. Lei lo conosce?

Nell’udire quel nome, la Fata Turchina parve rabbuiarsi. Chinò il capo, torcendosi nervosamente le mani.

- Sì. Sì, conosco Richard Hadleigh - sospirò alla fine.- Il suo nome è noto a chiunque, qui.

Le due ragazze rimasero interdette. Anya aprì la bocca per chiedere spiegazioni, ma la Fata Turchina non gliene diede il tempo.

- So che vorreste tornare a casa, mie care - disse.- E lo comprendo, ma…prima che prendiate la vostra decisione, c’è qualcosa che ritengo dobbiate sapere - si accomodò sulla seggiola, guardando Elizabeth negli occhi. Le prese le mani. - Hai ragione. Le cose qui non sono più come un tempo, e Biancaneve e il lupo sono solo l’inizio di qualcosa di ancora più terribile. Vedete, ragazze, voi siete molto più coinvolte di quanto pensiate. Dovete sapere che esiste un’antica profezia…

- Una profezia?- fece Elizabeth.- Sì, ce ne hanno parlato.

La Fata Turchina parve sorpresa.

- Chi?- chiese.- Chi ve ne ha parlato?

- Tremotino - rispose la ragazza.

La Fata Turchina boccheggiò, gli occhi sgranati. Parve essere molto turbata dalla notizia; chinò il capo, quindi tornò a guardare nervosamente le due.

- Tremotino…- gracchiò.- E cosa vi ha detto di preciso?

- Nulla di chiaro!- si affrettò a dire Anya. - Ce l’ha solamente accennato, fregandoci come due sceme. Gli avevamo chiesto delle informazioni, e lui…

- Ci sono molti pericoli, qui - l’interruppe la Fata Turchina, agitata.- Lui è uno di questi. Sarà il primo a guadagnarci da questa storia. Ricordate, ragazze: qualunque cosa succeda, non fidatevi di Tremotino.

Le due ragazze annuirono, sconcertate. La Fata Turchina sembrò calmarsi.

- Comunque, ha ragione. C’è una profezia - ripeté.- Da secoli si parla del ritorno di un’epoca buia, in cui ogni barlume di speranza e felicità sarebbe stato cancellato. In cui il lieto fine sarebbe scomparso. Ora, dati gli ultimi avvenimenti, temo che quest’epoca sia giunta. Ma c’è ancora una speranza - si alzò in piedi.- Chi sta facendo tutto questo, non potrà portare a termine il suo obiettivo senza un preciso oggetto: la Pietra del Male?

- La Pietra del Male?- ripeté Elizabeth, quasi in trance. La Fata Turchina annuì.

- E’ un oggetto molto potente. Finora, si credeva esistesse solo nella leggenda. Chi ne entrerà in possesso, avrà il controllo su tutto il Regno delle Favole. E se cadesse nelle mani sbagliate, non oso pensare a cosa…- s’interruppe, turbata.- La profezia, però, parla di una Salvatrice - proseguì.- Un essere femminile non appartenente a questo mondo, che sarà in grado di impedire il ritorno dell’Oscurità. E dei Grimm…- la Fata Turchina sospirò.- Ma non è semplice. La Pietra del Male è stata ben nascosta, non sarà facile trovarla. Solo cinque oggetti potranno rivelarne l’ubicazione.

- Che oggetti?- Elizabeth pendeva dalle labbra della fata, sembrava quasi dimentica di tutto, del guaio in cui si trovavano, del fatto che non avevano la minima idea di come fare per tornare a casa…Anya s’impose di mantenere un minimo di lucidità. L’intera vicenda l’aveva sconquassata, e le parole di quella fata non facevano altro che confonderla. Doveva rimanere obiettiva.

- Credo che sia meglio che ascoltiate.

La Fata Turchina pose le proprie mani in grembo, guardando le due ragazze negli occhi; quindi, con voce grave, parlò.

- Vicina è l’ora, lenta l’agonia,

dei fratelli creatori il malvagio ritorno s’avvicina.

Vicina è l’ora, della Luna di Sangue il momento è giunto,

tredici volte la purezza verrà corrotta,

tredici volte l’innocenza violata,

tredici volte la speranza infranta.

Lenta sorge la Luna, l’Oscurità s’appresta,

del lieto fine l’ombra volerà via.

I peccati dei padri saranno purificati,

del traditore la progenie a salvezza giungerà.

La Salvatrice, guerriera senz’armatura, Regina senza corona,

colei che la Pietra della discordia porta nella sinistra,

e la Spada della Verità impugna nella propria destra.

A libertà giungerà, i cinque tesori ella conquisterà.

Solo un sogno infranto guarirà la ferita,

solo la bellezza nella morte riporterà la vita…

La Fata Turchina s’interruppe bruscamente. Le due ragazze si scambiarono una rapida occhiata, frastornate.

- Sembra…sembra un indovinello…- mormorò Elizabeth.- Se ho capito bene, il sogno infranto e la bellezza nella morte sono due dei cinque oggetti, vero?

- Suppongo di sì. Purtroppo, la profezia non è completa - sospirò la fata. - Nessuno sa quali siano gli altri tre oggetti…

- Non che i primi due siano molto chiari…- borbottò Anya.- Che accidenti vogliono dire sogno infranto e bellezza nella morte?

- Come faremo a sapere quali sono gli altri tre?- domandò Elizabeth.

- Ma che cavolo stai dicendo?!- sbottò Anya. - Noi non andremo alla ricerca di nien…

- Questo - disse la Fata Turchina, sorridendo alla minore. Indicò il libro.- Questo è la chiave. A tempo debito, tutto vi sarà rivelato.

- E…lei è sicura che si riferisca proprio a una di noi?

- Non c’è altra spiegazione. Nessuno del vostro mondo, a parte gli uomini del Dipartimento, aveva mai messo piede qui prima d’ora, e voi siete giunte proprio nell’ora più buia.

- Ma chi è la ragazza della profezia?- insistette la ragazza.- Parla di una sola Salvatrice. Chi è? Noi siamo in due…Una di noi è la Salvatrice, e l’altra…

- …l’altra è la povera sfigata che s’è trovata in mezzo senza sapere perché - concluse Anya a mezza voce.

- Questo non sono in grado di dirvelo. Dovrete scoprirlo da voi.

- E il resto? Cosa vogliono dire il sogno e la bellezza? E la Luna di Sangue? E…

La Fata Turchina scosse il capo.

- Mi dispiace, ma non posso dirvi altro. Non mi è concesso. Ma devo porvi una domanda: dovrete affrontare la sfida insieme, dal momento che non sapete chi di voi due è la Salvatrice; vi sentite pronte per questo?

Elizabeth tentennò; non le era mai piaciuto dover prendere delle decisioni senza poterci riflettere con calma. Temeva sempre di fare la scelta sbagliata. Guardò sua sorella: Anya sospirò, alzandosi dalla sedia.

- Ci dispiace, ma…noi dobbiamo tornare a casa - disse, con risolutezza. Intercettò lo sguardo di sua sorella, e bloccò la sua obiezione sul nascere.- Non sappiamo niente di questa storia, Liz. Non dovremmo nemmeno essere qui. Ammesso che questa cosa della profezia sia vera…andremmo completamente alla cieca. Non siamo delle eroine, Elizabeth, siamo due persone normali. E questa non è una favola, per quanto paradossale possa essere. Non avremmo alcuna speranza. Noi non apparteniamo a questo mondo - tornò a rivolgersi alla fata. - Noi viviamo a New York, nella…realtà. Ed è lì che dobbiamo tornare.

- Capisco…- sospirò la fata. - Comprendo le vostre ragioni, care. Non posso fare nulla per fermarvi. Quando uscirete da qui, non dovrete fare altro che raggiungere il Fiume dell’Oblio, poco distante. Vi basterà specchiarvi nelle sue acque, e tornerete subito a casa.

- Grazie.

 

***

 

Il Primo Ministro scivolò velocemente dietro al tronco di una quercia, attento a non toccare accidentalmente il legno. I passaggi magici erano ovunque, nella Foresta Incantata, e doveva stare attento a non farli scattare. Estrasse una freccia dalla faretra, impugnando saldamente l’arco.

Inspirò a fondo l’odore di muschio e di erba umida, di legno e di aria pura. Ricordò i tempi in cui quella Foresta era la sua casa, i tempi in cui vi trascorreva le giornate in compagnia del suo amico Cacciatore, ma scacciò subito quel ricordo. Aveva detto addio a quella vita, e non voleva più riaverla indietro. Ora non era più il bosco, il suo padrone. Era la Regina.

Sollevò il bavero del mantello fino a coprirsi la bocca e il naso, e i freddi occhi azzurri ebbero uno scintillio.

Si sporse leggermente per poter vedere oltre l’albero.

Ai piedi della collinetta su cui sorgeva la quercia, non molto lontano da lui, due ragazze stavano uscendo dalla casa della Fata Turchina.

 

***

 

Elizabeth sentiva le gambe pesanti, e faticava a tenere il passo sostenuto di sua sorella. Si sentiva strana, frastornata, come se non avesse più il controllo di sé e delle proprie azioni. E forse, era vero.

Continuava a pensare alla Fata Turchina. Alla profezia.

Era assurdo, ma si disse che avrebbe dovuto imparare a conviverci, con l’assurdità. C’erano un sacco di cose che non avevano senso: la Luna di Sangue, le tredici speranze, le tredici innocenze e purezze infrante, e poi, che cavolo significavano il sogno infranto e la bellezza nella morte? E che c’entravano i Grimm? E soprattutto, chi era la Salvatrice?

Quell’ultima domanda non le dava pace. Il pensiero che una di loro due potesse essere la Salvatrice, che forse lei era la ragazza di cui parlava la profezia, la torturava. Se così era, allora non poteva tirarsi indietro. Personaggi delle favole o no, ne aveva la responsabilità. Ma la profezia non diceva nulla di chiaro. Si parlava solo di progenie di un traditore.

Traditore.

La Fata Turchina aveva detto di conoscere suo padre. E se loro erano la progenie del traditore, allora voleva dire che…

- Anya!- chiamò. La sorella si voltò, scocciata.

- Cosa c’è?

- Hai sentito cos’ha detto la fata?

- A quale dei tanti deliri ti riferisci?

- Piantala di essere così acida! Ricordi la profezia? Dice che la Salvatrice è la figlia di un traditore - s’interruppe, pensosa.- Perché papà dovrebbe essere un traditore? Cos’ha fatto?

Anya sospirò, passandosi una mano fra i capelli.

- Senti, Liz, ora tu questa storia della profezia te la devi dimenticare. Noi torneremo a casa, punto.

- Ma abbiamo delle responsabilità. Cioè, una di noi le ha, ma…

- Liz, basta. Noi torneremo a casa, punto e stop. E’ che abbiamo delle responsabilità, non qui. Domani io devo andare al lavoro, tu hai scuola, e…

Elizabeth si sentì salire il sangue alla testa.

- Smettila di comportarti così!- strillò.

- Così, come?

- Come la mamma!- ringhiò la ragazza.- Tu non sei lei, hai capito? Non sei lei, smettila di comportarti come se lo fossi!

Anya ringhiò, andandole incontro a passo di carica. Le arrivò a due centimetri dal naso.

- E ringrazia la tua buona sorte che non sono lei!- sibilò.- Perché se lo fossi, tu a quest’ora saresti morta!

Elizabeth non rispose, la rabbia improvvisamente scomparsa lasciò il posto al vuoto. Le tornarono in mente alcune immagini sfocate, ma terribili. La mamma che spalancava la porta della loro camera, che afferrava sua sorella per un braccio e la trascinava via, e poi una corda, una corda gialla intorno ai polsi, la carne che le bruciava, e poi acqua. Acqua calda, bollente, profonda. Un pianto. Le urla di sua sorella. I passi di corsa di suo padre. E quelli di sua madre, che si allontanavano…

Boccheggiò, cercando di riprendersi. Superò sua sorella, scendendo il pendio, ma si arrestò appena dopo, accanto a una grande quercia. Inspirò profondamente, ritrovando un briciolo di calma. Era sempre così. Ricordi sfocati, ma mai nulla di chiaro. Avrebbe voluto ricordare, ma da una parte era contenta che così non fosse. Sarebbe stato terribile.

- Liz!- i passi di corsa di sua sorella la raggiunsero alle spalle. Anya le posò una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi.- Liz, scusami, io…non volevo…- sembrava davvero dispiaciuta. Chi non lo sarebbe stato?.- Non volevo, mi spiace…

- Non è niente…- mormorò la ragazza.- Davvero, non fa niente. E’ che…io non mi ricordo niente di quel giorno…il giorno in cui la mamma è scomparsa…

- E meno male che non ti ricordi!- borbottò Anya, rabbuiandosi.

Come sempre, il discorso cadde. A nessuna delle due andava di parlarne, e forse era meglio così. Perché, pensò Elizabeth, se lei non ricordava – erano passati dodici anni, e all’epoca lei ne aveva solo quattro –, Anya invece ricordava benissimo.

 

***

 

Il Primo Ministro tese l’arco, puntando la freccia. Gli occhi si ridussero a due fessure. Piegò il gomito, prendendo la mira. La punta della freccia era diretta a una delle due, quella che pareva essere la maggiore. Solo una frazione di secondo, e il primo obiettivo sarebbe stato abbattuto. Poi sarebbe toccato all’altra.

 

***

 

- Anya, penso dovremmo rifletterci - disse Elizabeth.- Qui c’è in gioco qualcosa di serio…

- E’ il Regno delle Favole, Liz, come può essere serio?

- Per favore, cerca di mettere da parte il tuo cinismo per cinque minuti e ascoltami!- sbottò la ragazza.- Non è normale, tutto questo. Hai mai letto la storia in cui Biancaneve fa fuori i sette nani? No, non penso. Credo dovremmo dare ascolto alla Fata Turchina…alla profezia…

- Liz, tu tornerai a casa con me, non si discute!

Elizabeth lanciò un grido di esasperazione, e le diede uno spintone.

Un attimo dopo, una freccia andò a conficcarsi nel tronco della quercia.

Il Primo Ministro imprecò rabbiosamente.

- Ma che cos’è?!- fece appena in tempo a dire Anya.

Immediatamente, nel tronco della pianta si aprì una voragine, da cui iniziò a scaturire un’abbagliante luce verde. Esattamente come quando erano arrivate in quel mondo, le due ragazze avvertirono un risucchio.

Elizabeth scivolò a terra sull’erba. Il risucchiò la tirò verso la voragine. La ragazza gridò; Anya si gettò verso di lei, afferrandola per una mano.

- Tieniti!- strillò, mentre sentiva che il risucchio aveva afferrato anche lei.

Anya strisciò sull’erba, conficcando le unghie nel terriccio, i capelli che svolazzavano intorno agli occhi. Vide che Elizabeth era già scivolata nella voragine fino alla vita. Anya ringhiò, cercando di sfuggire al vortice, ma la mano di sua sorella era sempre più sudata, le scivolava.

- Ma che cosa diavolo è?- gridò Elizabeth.

- Zitta e pensa a tenerti!

- Oddio, Anya…!

La mano le scivolava sempre di più, ormai Anya teneva sua sorella solo per le dita. Il risucchio si fece più forte, e in un violento scatto la mano di Elizabeth scappò dalla sua.

Anya vide sua sorella scomparire nella voragine con un grido. Infine, la quercia tornò a essere una quercia.

- Elizabeth!- gridò Anya, avventandosi contro l’albero. Ma prima che potesse toccarlo, si sentì afferrare per la radice dei capelli e tirare indietro. Finì con la schiena sull’erba, la presa non si era allentata. Anya avvertì qualcosa di liscio e freddo premerle contro la gola. Abbassò lo sguardo, scorgendo la lama di un coltello. Un attimo dopo, i suoi occhi ne incontrarono altri due, azzurri e freddi come il ghiaccio.

 

Angolo Autrice: Per la serie a volte ritornano!...eccomi qui! So che sono in clamoroso ritardo, ma cercate di capirmi, ho 5 long in corso, più impegni vari e ispirazione altalenante. Per il testo della profezia…io con queste cose sono un disastro, ma mi sono impegnata tanto, per favore, non tiratemi i pomodori!

Detto questo, le due ragazze sono state separate: dov’è finita Liz? E come se la caverà Anya alle prese con il Primo Ministro? Chi è la ragazza della profezia? Come faranno a completarla? E ancora, che fine hanno fatto quei bambini e cos’ha combinato Hadleigh?

Per scoprirlo, non vi resta che sopportarmi, mi spiace XD.

Detto questo, ringrazio tutti coloro che sono ancora qui (mi sembra il minimo, dopo quest’attesa a cui vi ho sottoposti), che hanno aggiunto la ff alle seguite, alle preferite e alle ricordate, e Poseidone358, Nymphna, LadyAndromeda, little_drawing e Sylphs per aver recensito :).

Ciao a tutti, al prossimo capitolo (se vorrete)!

Dora93

  
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