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Autore: Yuki Kiryukan    19/11/2012    8 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Ehilà gentee! :D
Questa volta sono riuscita a mantenere il mio buon proposito di essere puntuale! Un applauso a me! xD ( si applaude da sola)
Bene! ^^'' tornando a noi, in questo capitolo vedremmo Rebecca nelle vesti di Capo dello Scudo Rosso, ma allo stesso tempo, tormentata dalle ombre del passato!
Fatemi sapere che ne pensate del medaglione di cui leggerete! ;) è un'idea che mi è venuta in mente, e alla quale non ho  
proprio saputo rinunciare! :D
Spero di essere puntuale anche nel prossimo aggiornamento!
Un bacione a tutti!! <3
Yuki!
 
 

                                                      Nel Ruolo Del Capo

 



  << Signorina Rebecca, i documenti da firmare li lascio sulla scrivania della sala riunioni! >> 

  << Signorina Rebecca, le ricordo che deve mandare le missive al Governo! >>

  << Signorina Rebecca! Come ci organizziamo per il ritorno a Dallas? Devo chiamare per prepararli del nostro arrivo? >>

Come faceva David a non uscire pazzo ogni giorno, era un mistero. 

Erano meno di settantadue ore che avevo preso le redini dello Scudo Rosso in mano, e già mi sembrava di impazzire.

"Signorina Rebecca" di qua, "Signorina Rebecca" di là... era asfissiante! 

Essere a capo di un'organizzazione del Governo, non è affatto come si ci aspetta, dove si mandano ordini a destra e a manca, e vieni servito e riverito.

Anzi, spesso è proprio il leader che deve occuparsi dei lavori più rognosi, come ad esempio.... le scartoffie.

Dio, quanto le odio.

Erano così tanti i compiti da mandare avanti, le decisioni da prendere, che non sapevo cosa fare per prima. 

Poiché non ero ancora maggiorenne, George mi aiutava nella giurisdizione del lavoro, come mio "tutore", ma quella era l'unica fortuna.

Per il resto, dovevo pensare io a tutto ciò che concerneva il potere esecutivo e decisionale, ed era un compito molto, molto, pedante. 

Mi ero rinchiusa nel vecchio ufficio di David, e stavo analizzando tutti i documenti che spuntavano come funghi da tutte le parti, e che sembravano quasi riprodursi a macchia d'olio.

Sentii bussare alla porta, e imprecai:  << Ho già abbastanza lavoro, ripassate più tardi! Oppure, chiedete a George Callaway! >> urlai. 

Ma la porta si aprì ugualmente, ed entrò proprio il chiamato in causa.

Mi stupii di vederlo  << George... >> farfugliai, ancora imbarazzata di chiamarlo per nome.

In realtà, morivo dalla voglia di chiedergli scusa, e di riprendere il nostro rapporto così com'era prima, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi.

Dannato orgoglio.

   << Hai bisogno di qualcosa? >> gli chiesi, poi.

Lui mi sorrise  << Veramente no, ero solo venuto per darti quello che mi avevi chiesto >>

Inizialmente, pensai si trattasse ancora di lavoro, ma quando cacciò dalla tasca della giacca un piccolo contenitore di pelle blu, il mio cuore palpitò di gioia.

Finalmente!

   << Il ciondolo! >> esclamai, contenta.

Lui era visibilmente felice della mia reazione, e probabilmente, del fatto di vedermi sorridere dopo molto, troppo, tempo.

Estrasse il medaglione d'argento puro dalla forma cilindrica, pieno di eleganti rifiniture, e me lo porse. Notai il piccolo e raffinato tappo all'estremità, e il cuore accelerò i battiti.

  << Sono... qui dentro? >> chiesi, prendendolo delicatamente in mano, quasi con la paura di romperlo col solo tocco.

  << Si >> annuì lui, visibilmente soddisfatto  << Parte delle ceneri di David sono lì dentro, proprio come volevi >>  Mi indicò il tappetto sottile  << È ben avvitato, non c'è pericolo che si apra. Direi quasi impossibile >>

Annuii, e strinsi forte il piccolo medaglione tra le mani. Lo avrei portato sempre con me.    << Grazie >> dissi, sincera. Non c'erano altre parole più adatte di quella.

Lasciai che George mi attaccasse il medaglione, e provai un brivido quando l'argento freddo mi solleticò l'incavo del collo. 

Lui mi guardò, e sorridendo mesto, mise impacciato una mano sulla mia spalla  << Sono... sono molto fiero di te >>  Il suo imbarazzo era ben palpabile, e mi sentii un nodo in gola. Non volevo che il nostro rapporto si raffreddasse in quel modo. 

Lui era colui che mi aveva cresciuta...e sopratutto amata con tutto se stesso.

Era il mio papà.

Così, lo abbracciai forte. Mi era tanto mancato. Ero stata cattiva, ingiusta e sopratutto, tremendamente ingrata con lui.

  << Grazie...papà >> ripetei, affondando nel suo petto, e sentendo il mio abbraccio venir immediatamente ricambiato, accompagnato dal ritmico alzarsi delle sue spalle, segno che stava piangendo.

Grazie, per avermi amata.

 
 
                                                                                   
                                                                              *************************************************





  << Allora, come sta andando? >>

Entrai indaffarata nell'archivio, più simile ad una biblioteca, con un sacco di documenti sotto braccio.

  << Questo si chiama "sfruttamento" >> ironizzò Misa, guardandomi di sottecchi, togliendo l'attenzione dai fogli che stava analizzando.

O meglio, che le avevo dato da analizzare.

Sorrisi  << Avanti, mi serve un aiuto! E tu se l'unica a cui posso chiedere, gli altri sono tutti impegnati! >> mi sedetti vicino a lei  << Poi, con la tua memoria prodigiosa, non è difficile no? >>

  << Appunto, è senza dubbio sfruttamento >> ripeté lei convinta, annuendo con aria saggia.

L'avevo autorizzata ad uscire dalla cella quando voleva, ma con una "guardia del corpo" a suo seguito, che l'accompagnasse dovunque. Ed era proprio l'uomo che era con noi nell'archivio, che ci guardava come se fossimo due pazze.

Era una proceduta che personalmente non gradivo, ma che non avevo potuto evitare, se non volevo mettermi contro l'intera organizzazione di cui ero appena diventata il capo.

Ma Misa sembrava soddisfatta, e sorrideva radiosa come il sole.

  << Allora, Capo! >> cominciò  << Si richiedono fondi per il settore medico, quindi dovrai chiedere una relazione scritta al primario di chirurgia Julia Endry, affinché ti illustri ciò che le occorre per le ricerche. Anche l'armeria non è messa nel migliore dei modi. Abbiamo per lo più armi di vecchio tipo, alcune persino fuori produzione, quando ne occorrerebbero di nuove. Ma questo puoi inserirlo nella tua relazione al Governo, sono certa che potrà finanziarti senza problemi. Personalmente, osservando la lista degli agenti, credo che sarebbero necessarie nuove assunzioni, per... >>

  << Calma, calma! >> la interruppi, stremata  << Vai troppo veloce! >> 

Avevo appena finito di scrivere di chiedere un rapporto a Julia, che che era già andata avanti di tre punti.

  << Stai davvero prendendo appunti? >>  nella sua voce non c'era ombra di scherno, ma di sincera sorpresa.

La guardai e alzai un sopracciglio  << Sono un essere umano io, sai? >> e nemmeno nella mia risposta c'era accenno di ilarità.

Nonostante tutto, scoppiammo a ridere come due sceme, di cose su cui non avremmo nemmeno dovuto scherzare.

  << Ok, ok, sono seria, andiamo avanti >> la pregai, riprendendo la penna in mano.

Il nostro incontro andò avanti per più di un'ora, e ne uscii più morta che viva. Continuando in quel modo, mi sarebbero venuto precocemente i capelli bianchi.

Nonostante tutto, volevo la frenesia. Volevo essere indaffarata per non pensare.

Non volevo pensare a niente. 

Il brutto veniva di notte, quando nel buio, mi addormentavo in silenzio, credendo di non pensare a niente. Ma puntualmente, ogni mattina, mi svegliavo col cuscino bagnato dalle lacrime. 

E accadde in una  notte come quelle, che mi svegliai di soprassalto, con in bocca il sapore delle mie stesse lacrime.Non mi era mai successo, ma quando guardai ciò che mi circondava, capii.

Kyle era di fronte a me, con le mani poggiate saldamente sulle mie spalle, che mi guardava allibito.   << Kyle... >> farfugliai, confusa. 

Poi, quando realizzai che era notte fonda, che si trovava nella mia camera, e che non fossero chiare quali fossero le sue intenzioni, venni posseduta dalla rabbia  << Che diavolo stai facendo?! >>

  << Dovrei chiedertelo io! >> esclamò lui  << Ero venuto per salutarti dopo non averti vista per tutto il giorno, e ti sento urlare come un'ossessa! Ho forzato la serratura, e ti trovo piegata in due nel letto a strillare... >> fece una pausa   << Mi sono preso un accidente, dannazione! Che è successo? Hai avuto un incubo? >>

Ero letteralmente shoccata. Io che urlavo nel cuore della notte? Incubo? Non ricordavo niente del genere. Solo che mi ero svegliata di soprassalto, piangendo, uscendo dalle tenebre.

Per me, "tenebre", avevano un sacco di significati.

Potevano essere ombre del passato, ricordo dolorosi, il buio della solitudine e della perdita...o il colore dei suoi occhi.

Anzi, la maggior parte della volte, era proprio quello il significato che gli attribuivo, anche inconsciamente.

  << I-Io... >> mi ritrovai a balbettare sotto il suo sguardo indagatore  << Io non lo so... >>

Di slancio, mi abbracciò, stringendomi forte come se dovessi dissolvermi da un momento all'altro   << Mi sono spaventato >> confessò, sussurrandomelo all'orecchio, e solleticandomi i capelli con le labbra carnose  << Sicura di stare bene? >>

  << Si... >> risposi a fatica, stretta tra le sue braccia  << Non è niente, davvero >>

Mi lasciò lentamente andare, e mi accarezzò le guance con una dolcezza infinita  << Non mi sento sicuro... >> disse, scrutandomi  << Resto con te finché non ti addormenti >>

Arrossii  << Non ce n'è bisogno! >> mi affrettai a dire, impacciata.

Ma lui, come sempre, non mi diede retta, e si accomodò sul letto. Mi si allungò di fianco, e il materasso si affossò sotto il suo peso. Mi passò un braccio attorno ai fianchi e un altro dietro la schiena, stringendomi forte.

Il mio cuore batteva all'impazzata contro il suo petto, e avevo paura che potesse sentirlo attraverso la sua pelle.

  << Kyle... >> bisbigliai  << Non credo che così riuscirò mai a dormire... >> confessai, con la speranza che sciogliesse l'abbraccio.

Ma lui non sembrava intenzionato a farlo, e mi sorrise sornione:  << Ah, si? Sono contento che la mia presenza ti turbi almeno un pò >> mi alitò, lasciandomi senza parole.

Colpita e affondata.

Abbassai la testa, più imbarazzata di prima, rassegnata a tacere, mentre lui mi accarezzava dolcemente la schiena con le sue abili mani. Non sarei mai riuscita a dormire, in quel modo. Ero troppo imbarazzata, e non riuscivo a rilassarmi.

Guardai il ragazzo che mi stava di fianco, che intanto aveva chiuso gli occhi, che al contrario mio, era perfettamente tranquillo.

In fondo, a me piaceva Kyle. Non potevo ignorare quella realtà dei fatti. Mi era sempre stato vicino, e stava pian piano guarendo le mie ferite. 

Senza contare, che baciava in un modo da farti perdere la condizione del reale.

Ma allo stesso tempo, non riuscivo a lasciarmi andare con lui. Non riuscivo ad aprirgli il mio cuore. Come se ci fosse qualcosa a trattenermi, ad impedirmi di diventare sua. E in cuor mio, sapevo cosa fosse.

Quelle tenebre.

Mi tenevano ancora legate al suo ricordo, quando la cosa che in quel momento desideravo di più, era liberarmene, per poter adempire alla promessa che avevo fatto a David e gli altri.

Con una mano, strinsi forte il ciondolo sul mio collo, come se potesse darmi più coraggio.

Dovevo voltare le spalle a Zach, proprio come lui aveva fatto, senza ripensamenti, con me.

E Kyle sarebbe stato in grado di farmi uscire da quel circolo vizioso.  Sarei riuscita ad innamorarmi di lui, e avrei potuto dimenticare il resto. 

Ma in quel momento, ancora non potevo.

Non ne ero in grado.

  << Smetti di agitarti >> mi disse dopo un pò la sua voce, densa di divertimento   << Devo per caso cantarti una ninna nanna per farti addormentare? >> 

  << Certo, come se potessi dormire con te nel mio letto! >> ripetei, alzando il tono di voce, determinata a rispondergli a tono.

Lui rise sottovoce  << Preferiresti fare altro, forse? >>

Colsi immediatamente il doppio senso malizioso di quella frase, e per l'ennesima volta, arrossii fino alla punta dei capelli. 

Abbassai la testa, nascondendola nel suo petto  << No, no, dormo! >> gli assicurai  << Sono stanchissima, quindi dormo, non disturbarti! >>

Lo sentii sogghignare anche al mio rifiuto, e da sotto le lenzuola, intrecciò le sue gambe con le mie  << Ultimamente ti stai stressando troppo >> disse dopo un pò, con le labbra poggiate sulla mia fronte   << Non devi strafare, non voglio che ti affatichi troppo >> 

Mi scostò alcune ciocche di capelli dal viso, e continuò abbassando il tono di voce:  << Mi dispiace non essere al tuo fianco... se dipendesse da me, non ti lascerei un attimo sola... >>

Chiusi gli occhi, e scossi la testa  << Non è colpa tua >> lo rassicurai  << Hai già il tuo daffare per allenare gli altri spadaccini... >>  feci un sospiro  << Non preoccuparti per me, sto alla grande >>

   << Sei una pessima bugiarda >>

  << Dico sul serio >> insistetti  << Non posso dipendere di continuo dagli altri. Per quanto ti sia grata del fatto che vuoi proteggermi, non voglio rimanere sotto la tua ala protettrice >>

Feci una pausa:  << È successo con Zach... >> sperai di non peggiorare il suo umore tirandolo in ballo  << Con Amy persino, ed infine con David... e guarda com'è andata a finire... >> mi sentivo un groppo alla gola, ma mi sforzai di continuare   << Non voglio che sia lo stesso con te, ne con nessun altro. Adesso, voglio affidarmi solamente a me stessa, e.... >>

Ma non mi lasciò finire perché mi baciò con irruenza, assaporando le mie labbra con avidità. Non mi diede altra scelta che ricambiarlo, e pian piano mi lasciai trasportare dal  ritmo della sua lingua che si aggrovigliava alla mia, mentre io assaporavo il suo sapore di menta.

   << Mi fai impazzire >> sussurrò poi, bocca contro bocca  << Rebecca... io ci sarò sempre per te >>  mi promise  << Non mi perderai mai. Quindi non devi preoccuparti di proteggermi >>

Sentii gli occhi lucidi  << No... >> ribattei  << È mio compito. Combatterò fino alla fine per... >>

  << Le tue ferite non fanno che aumentare, Rebecca >> mi interruppe lui, tremendamente serio.

Non capii. Di che parlava?  << C-Che dici? Lo sai che le mie ferite guariscono subito... >>

Kyle scosse la testa  << Non parlo delle ferite fisiche >> rispose, e mi poggiò una mano sul petto  << Ma delle ferite del cuore >> Il suo sguardo ambrato mi trafisse  << E questo tipo di ferite non guariscono facilmente... >>

Mi sentii tremendamente esposta. Nuda, senza difese. Distolsi lo sguardo, lottando con tutte le mie forte per non piangere. 

Basta. 

Non avrei pianto mai più. 

Mi accoccolai nel petto di Kyle, ricambiano l'abbraccio   << Sto bene >> dissi, ma la mia voce non era affatto convincente  << Adesso voglio solo dormire >>

Avvertii sorpresa da parte sua, ma non disse niente, limitandosi a stringermi forte contro il suo petto.

Più stanca di quanto pensassi, esausta dopo quelle lunghe giornate di stress mentale, mi arresi, abbandonandomi al sonno tra le sue braccia, che in quel momento, mi parvero il luogo più sicuro nel quale rifugiarmi.
 
  
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