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Autore: Light and Darkness    07/06/2007    1 recensioni
La storia di un giovane alchimista di stato condannato a morte e successivamente rinato come homunculus,diverso da tutti gli altri. Come in vita sa usare l'alchimia, per trasmutare la sua spada e trasformarla in un ala tagliente e affilata. Mosso dal sentimento di vendetta e di amore, riuscirà a tornare umano ?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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2.Ricordi e fughe.

Erano passate più di tre settimane da quando Arcangel era stato portato da “quella persona”,come la definivano gli homunculus suoi compagni, sembrava quasi che avessero paura a pronunciarne il nome, quasi fosse un essere innominabile. Arcangel dal canto suo, non aveva problemi a pronunciare il suo nome, ma per non sentirsi troppo diverso dai suoi compagni anche lui la chiamava con quel nome.

Durante questo periodo, gli venne dato un nuovo nome, o meglio un abbreviazione del suo: Arc.

Aveva scoperto anche dove era situato il suo marchio del serpente uroboro, proprio sopra la scapola del suo braccio destro, però a differenza della maggior parte degli homunculus la sua pelle non era albina anche se quella persona gli aveva detto che non era rilevante.

E sempre in questo periodo aveva stretto amicizia con diversi di loro quali: Lust, Wrath, un ragazzino homunculus dai capelli marroni e gli occhi violacei e la pelle bianca eccezion fatta per un braccio ed una gamba come gli altri suoi simili, nato dalla trasmutazione fallita di un bambino morto appena nato e Gluttony.

Eppure neanche in quel frangente i dubbi smisero di tormentarlo, continuava a chiedersi il come fosse morto e per mano di chi.

“Che cos'hai Arc? Arc ? Mi stati ascoltando ?” gli chiese Wrath che saltava materasso, quella frase risveglio Arc dai suoi pensieri.

“Uhh Nulla piccoletto. Nulla He he.” rispose, lui e Wrath andavano molto d'accordo nel giro di breve i due si erano affezionati l'uno all'altro, come se Arc fosse divenuto il fratello maggiore di Wrath e Wrath il fratello minore di Arc.

“ Nulla. Forse è davvero nulla, allora perché questi pensieri mi martellano ? Agli altri non succede. Allora perché a me ?”

La stanza dove stavano Wrath e Arc era piccola, ma confortevole, i due letti sui quali i due amici dormivano erano morbidi e caldi.

Ad un certo punto la porta della stanza si apri, Sloth, una donna homunculus bellissima dai capelli marroni comparve sulla soglia.

Wrath smise di saltare sul letto e le corse incontro, e l'abbracciò forte.

“Mamma.”disse Wrath lei ricambiò l'abbraccio.

“Arc quella persona ti vuole vedere.” disse Sloth tranquilla con fare pigro e posato.

“Va bene andrò subito da lei.”Arc si mosse ed usci dalla stanza, si incammino per i corridoi che l'avrebbero portato da Dante.

Durante la strada incontrò Pride.

“Dove vai Arc ?”gli chiese lui gentilmente sorridendo.

Pride non era mai andato a genio. Arc sentiva come se il suo passato e Pride fossero estremamente legati, anche se non riusciva a spiegarselo.

“Quella persona mi ha mandato a chiamare Pride, ed intendo andarci subito, quindi non ho tempo da dedicare in conversazioni.” disse Arc secco.

“Non ti trattengo oltre allora.” Pride si scostò e Arc passò oltre rapido, sapeva di fuggire da qualcosa o qualcuno, ma non sapeva da cosa o da chi.

Arc arrivò davanti ad una porta busso.

“Avanti.” disse la voce di una donna giovane, Arc entrò.

“Sono venuto come mi avevi chiesto, posso sapere il motivo di questa convocazione ora ?” Arc stava guardando le fattezze di una donna vestita di una veste viola che non lasciava intravedere nulla fuorché le mani e il volto.

“Arc ti ho chiamato per discutere un po su di te.” disse lei disinvolta.

“E mi hai fatto venire qui per questo Dante ?” chiese Arc stupito.

“Ecco, i tuoi compagni non riescono a pronunciare il mio nome, tu non ti fai problemi, vorrei saperne il motivo ?”

“Non lo so.” Arc non era abituato a mentire, e anche in quel frangente stava dicendo la verità.

“Anche questo tuo continuo interrogarti su chi eri in vita.” Dante era curiosa,sapeva che Arc era diverso dagli altri homunculus, ma voleva comprenderne il perché. Sentiva qualcosa come una sorta di attrazione e repulsione per lui. Possibile che qualcuno avesse fatto un lavoro migliore del suo con Pride.

“E poi puoi usare l'alchimia senza problemi.”

“Anche Wrath lo fa.” disse Arc in risposta.

“Te l'ho già spiegato, lui lo può fare perché quello non è il suo braccio originale. Tu invece sembra che non abbia niente di simile.” disse Dante guardando fuori dalla finestra, il cielo era nuvoloso e minacciava tempesta.

Il suo sguardo ritorno su Arcangel, lo contemplo nella sua interezza di ragazzo dal bel fisico e dal bel volto.Il lungo cappotto bianco era chiuso e scendeva sino alle ginocchia, dove si intravedevano due pantaloni neri e le scarpe marroni scure. Al fianco la katana.

“Lui è cosi perfetto eppure, non posso accettare che qualcuno abbia fatto un lavoro migliore del mio.”pensava lei.

“Non capisco dove voglia andare parare con questi discorsi.”

“Puoi andare Arc.” disse lei, lui non disse nulla si limitò ad uscire dalla camera .

“L'unica cosa che ricordo è un cancello nero con dozzine di occhi dalle pupille violacee che mi fissano, ma che legame può avere con il mio passato ?” le domande di Arc non trovavano risposta.

Il vestito bianco di Arc si muoveva al ritmo dei suoi passi lenti che risuonavano per il corridoio vuoto. I capelli marroni ciondolavano sulla testa, le conversazioni con Dante non lo avevano aiutato; anzi incomincio a chiedersi il perché di quello strano interessamento di Dante per lui.

Mentre passava per il corridoio un altra coppia di passi si accodo alla sua.

Arc alzò lo sguardo e vide Envy che si stava avvicinando dalla direzione opposta alla sua.

Envy era un altro ragazzo homunculus dai lunghi capelli verdi e il viso duro, vestito con un top che lasciava il ventre scoperto, e dei corti calzoncini.

I due si detestavano vicendevolmente, in quanto Envy aveva sempre accusato Arc di essere il preferito di quella persona, ed invidiava il fatto che lui riuscisse a pronunciarne il nome senza problemi.

Arc non provava risentimento per Envy, anzi qualche volta aveva tentato pure di farselo amico, ma il fatto di venire continuamente accusato ingiustamente e a più riprese, ad Arc non andava giù, tanto che una volta i due arrivarono perfino alle mani quando in uno scatto Arc pronunciò il nome il Dante.

“Dove te ne vai novellino ?” chiese Envy con un ghigno. “Sto tornado nella mia stanza Envy, quella persona mi ha chiamato ed io.....” Envy a sentire quelle parole avvampo di rabbia. L'invidia che lo muoveva era tale da sembrare quasi insopportabile per lui.

Envy mise Arc al muro tenendolo per i baveri, di due spanne sollevato da terra.

“Lasciami Envy,che diavolo ti prende ?”

“Cosa vi siete detti ? Cosa ti ha detto quella persona ? Avrebbe dovuto convocare me che sono la sua prima creazione, non te novellino, non te.” Envy era furioso, invidiava la diversità di Arc, quasi fosse un pregio raro, ho un abilità innata che solo lui possedeva. Envy voleva essere il preferito di Dante e ogni volta che lei rivolgeva la parola ad Arc sembrava che gli facesse un torto. Questo Envy non poteva tollerarlo.

“Faresti meglio a lasciarlo andare. Quella persona ti vuole vedere subito.” disse Pride comparso all'improvviso. Envy lasciò andare Arc, poi gli punto un dito contro.

“Con te faccio i conti dopo.” esclamò infine Envy poi se ne andò con Pride.

Arc rimase per terra per diversi secondi prima di rialzarsi.

“Ma che gli prende a quello ? Come se non avessi già tanti problemi da parte mia.” pensò Arc passando vicino a due candelabri fissi alla parete, di colpo qualcosa arresto il suo passo.

“Tira il candelabro di sinistra verso il basso.” una voce nella mente di Arc gli parlava con tono freddo e meccanico, senza sapere perché il ragazzo esegui.

La parete si scostò di lato a rivelare una rampa di scale che saliva verso l'alto.

Arc sali le scale, al termine di queste si trovava una stanza che sembrava quasi un ufficio. Una scrivania, diverse librerie, una sedia.

Arc notò un libro sulla scrivania e la voce parlò di nuovo.

“Apri quel libro.” disse.

“Cosa ci troverò dentro ?” chiese il ragazzo, la voce non rispose.

Di nuovo Arc obbedi, apri il libro su una pagina a caso, la data risaliva a due mesi e tre settimane prima.

“Leggi.” ordinò la voce.

Arc lesse la pagina di quello che sembrava essere un diario di un futher dell'esercito.

Di colpo arrivato alla parte dove un capitano di nome Arcangel Pain veniva ucciso, la testa iniziò a dolergli forte, vedeva la scena lui che rimaneva immobile e impassibile durante la sua esecuzione, guardando il suo carnefice:Pride.

Come in un lampo di visioni e sensazioni, Arc senti i proiettili attraversarlo e poi i ricordi riaffioravano, rapidi e dolorosi come lo erano stati anzitempo. Arc ricordò chi era stato in vita.

Una mano gli passò sulla spalla e lo risvegliò da quel groviglio di pensieri.

Arc si voltò, Pride era dietro di lui e lo guardava senza benda sull'occhio , il marchio del serpente uroboro era distintamente visibile al posto della pupilla.

“Pride.” nella voce di Arc non c'era stupore o paura, c'era solo odio.

“Cosa fai qui Arc ?”

“Maledetto.” Arc saltò oltre la scrivania estrasse la katana e si lanciò contro Pride con impeto.

Quello rapidamente schivò l'attacco e estrasse la sua sciabola. Il duello al arma bianca tra i due fu carico di tensione, ma Pride riusciva ad evitare tutti gli attacchi di Arc.

“Folle come pensi di colpirmi, io posseggo l'occhio perfetto.”disse Pride in tono di sfida.

“Ha ragione, grazie a quella dannatissimo occhio riesce a prevedere la mie mosse .” pensò Arc mentre cercava di prendere tempo tra un attacco e l'altro.

“Fuggi.” la voce dentro di lui parlò di nuovo. Arc ubbidi e scappò dalla stanza. Corse a più non posso. Si trovo nel cortile dove due mesi e tre settimane prima era stato ucciso.

Un tuono apri li cielo e la pioggia cadde, quasi a compiangere il ricordo di Arc.

Gli altri homunculus nel frattempo si erano radunati tutti da Dante, Pride fu l'ultimo ad entrare nella stanza.

“Cosa dobbiamo farne di lui ?” chiese.

“Non possiamo permetterci che intralci i nostri piani. ci ha traditi, ci ha traditi tutti Eliminatelo.” disse Dante seria.

Nessuno degli homunculus fiatò, tutti si mossero ed uscirono dalla stanza per raggiungere il cortile.

Arc stava sulle ginocchia, prese una manciata di terreno polveroso che era diventato fanghiglia.

“Io ricordo, finalmente ricordo. Eppure ora avrei preferito non ricordare. Mio dio che cosa sono diventato. Per il desiderio di ritornare umano ho sacrificato le vite di decine di uomini e donne. Tutto per poter creare la pietra filosofale, solo ora me ne rendo conto.”Arc pianse lacrime amare, le porte del cortile si aprirono e uscirono tutti gli homunculus. Fu Pride a parlare.

“Allora ricordi. Ricordi che sono stato io. Ebbene si, avevi scoperto il mio segreto. È stata un sorpresa per me saperti vivo come homunculus.”

“Fai silenzio, io ti ho sempre considerato come un padre, un esempio da seguire , invece sei solo un assassino che ha mosso il fuoco della guerra per il suo solo egoismo, ti rendi conto di quante persone hanno perso la vita per cercare di creare quella pietra ?” rispose Arc con ferocia, si slacciò il cappotto, rivelando una maglia attillata nera con sopra disegnato color rosso sangue il marchio dell'alchimia, poi si portò la katana al braccio poi batte le mani, e trasmutò la lama nell'ala formata dalle sette lame che si stagliavano dalla schiena di Arc.

Envy era il più desideroso di battersi, istintamente avanzò e colpi a terra con un pugno creando un piccolo affossamento nel terreno morbido, Arc si era salvato per pochi centimetri.

“Finalmente mi misuro con te all'ultimo sangue.”disse Envy con foga, godeva della battaglia in tutti i sensi. Arc spiegò la sua ala e quella si segmentò in sette lame di lunghezza sempre più grande.

“Ricordo anche come combattevo con questa ala, quando ero l'alchimista alato.” le lame partirono e raggiunsero i bersagli rispettivi, lo scopo di Arc però era solo fuggire, sapeva bene che non sarebbe sopravvissuto da solo contro sei homunculus.

Wrath gli si paro davanti e trasmutando il suo braccio in un fucile e sparò un colpo contro Arc, fu centrato in pieno stomaco, ma nonostante questo era ancora in piedi, ferì Wrath ,ma solo di striscio sulle gambe.

Arc correndo sul muro inizio a salire verso il tetto, Wrath era per terra scioccato, osservava Arc salire sul muro, non riusciva a sparare.

“Arc perché ? Perché ci tradisci ? Non vuoi ritornare umano anche tu ?” pensava Wrath, nemmeno le parole gli venivano fuori, poi di colpo si mise a piangere.

“Spostati bamboccio.” disse Envy mentre si avvicinava al muro Envy inizio a salire, nel giro di pochi secondi aveva raggiunto Arc.

“Maledizione, mi ha raggiunto.” disse Arc.

“Ora te la faccio pagare sporco traditore.” lo sguardo di Envy era colmo di rabbia.

Arc batté le mani e le punto sul muro, un enorme colonna usci e lo portò sul tetto.

Envy arrivò pochi secondi dopo, rapido come un fulmine Envy colpi Arc con forza e foga tali che quello sputò sangue.

Nel frattempo Pride aveva fatto chiamare un plotone di soldati, mentre Lust egli altri erano spariti per non farsi vedere dai soldati.

Il plotone era comandato dal colonnello Mustang che avanzava sobrio con il suo aspetto severo e composto.

Assieme a lui Armstrong che come Mustang avanzava.

“Homunculus.” disse Pride indicando i due che combattevano sul tetto.

I soldati presero a sparare contro Envy e Arc.

Arc fu colpito al braccio da un proiettile partito proprio dalla pistola di Mustang. Arc guardò sotto, lo sguardo suo e del colonnello si incrociarono sotto la pioggia che scendeva lenta.

“Capitano Arcangel.” pensò Mustang.

“Roy Mustang: il Flame Alchemist.” disse Arcangel, in quell'istante un pugno poderoso gli arrivò in volto.

Arc cadde a terra, Envy lo teneva sotto tiro dei suoi poderosi pugni, quando un proiettile centrò il collo di Envy il quale cadde addosso ad Arc.

Arc se lo levò di dosso , si alzò, guardò sotto Pride era li sotto e sorrideva con il suo sorrisetto beffardo.

Arc levò l'ala in alto e quella si segmentò Arc la lanciò contro Pride, nessuna la ma lo colpi eccetto una che gli si pianto nella spalla.

Poco dopo Arc era scappato dalla città, piangeva, non riusciva a sopportare il fatto che le persone di cui si era fidato erano in realtà degli sporchi assassini.

“Perché ? Perché ? Perché a me deve toccare anche la possibilità di soffrire ?”.

Ora capiva la differenza tra lui e gli altri homunculus, lui poteva ancora provare le sofferenze della vita, rivedere il suo caro amico Roy Mustang sparargli addosso gli provocava addosso solo: rabbia, dolore, rancore, e forse i peggiori di tutti i ricordi.

Ricordi di come Mustang fosse stato un amico per lui, di come i due avessero condiviso quasi tutto, persino la prigionia durante la quale Arc sentiva un vuoto, e l'impotenza di non poter parlare non lo aiutava, ma nonostante tutto Mustang e Armstrong gli sono sempre stati vicino e lo avevano ascoltato.

Lentamente Arc si addormentò in una foresta non molto distante da Capital city, pensando a tutti coloro che aveva incontrato in quella sua non vita.

Stava morendo. Dei colpi ricevuti il più letale era certamente quello di Wrath, ma Arc non se ne preoccupava. Sapeva che come homunculus non sarebbe potuto morire.

La pioggia cadeva, Arc vide di nuovo il cancello, questo si apri e rivelò decine di occhi violacei che lo guardavano, delle spire d'oscurità lo avvolsero, lo tiravano verso il cancello spingendolo ad attraversarlo.

Poi un lampo squarciò il cielo, Arc riprese conoscenza. Si alzo, ed da li cominciò il suo viaggio.

  
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