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Autore: gaeshi    20/11/2012    1 recensioni
Tokyo, sera inoltrata; un qualunque vicolo con cassonetti e immondizia sparsa.
“Facciamo una scommessa?”
La bambina comparsa davanti a lui sembrava uscita da un film horror; apparsa dal nulla, capelli lunghi, scarmigliati e decisamente sporchi, vestiti macchiati e dai bordi a tratti lacerati. Qualunque studente avrebbe provato un minimo di timore, inquietudine, o alla peggio fastidio. Yoichi Hiruma, invece, esibì il ghigno che già a quindici anni lo caratterizzava e si fermò.
“Sentiamo”
Il quarterback dei Deimon non la racconta giusta alla sua squadra; ha una sorella, diabolica quasi quanto lui, ma nessuno sa quale sia il legame che li unisce... Forse nemmeno loro. Dal reciproco sfruttamento all'amore il passo non sembra breve... La strada per il Christmas Bowl sarà abbastanza lunga da aiutarli, o porterà solo imprevisti e problemi?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deimon Devil Bats, Nuovo personaggio, Youichi Hiruma
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Chiusa a chiave la stanza, madre e figli erano seduti a conversare. O meglio, i fratelli Hiruma guardavano in cagnesco la donna che, apparendo completamente a proprio agio, sedeva in fondo al letto di Yoni.
Nessuno aveva voglia di rompere il ghiaccio, per quanto i tre mantenessero un’espressione immutabile la tensione si tagliava con il coltello. Fu la dottoressa a farlo, infine.
“Dunque... Vediamo se ho capito bene da quel poco che Yoicchan mi ha detto e da quanto ho intuito guardandovi...”
Smise di fissarsi le unghie e spostò lo sguardo su sua figlia.
“Quando hai deciso di andartene, hai vissuto come una barbona finendo persino violentata, finché non l’hai incontrato e avete deciso di vivere insieme. Poi avete cominciato una relazione incestuosa, ma questi sono affari vostri. Hai tenuto la cosa nascosta a Yuya, vero?” aggiunse rivolgendosi a Yoichi, che si limitò ad un breve cenno affermativo.
“Affascinante. Sei proprio mio figlio... Ad ogni modo, tornando a noi mia cara, hai preferito farti asportare degli organi piuttosto che tornare a casa? Ammiro la tua tenacia e la tua testardaggine, ma oltre a quelle potevi ereditare da me la capacità di capire quando è giusto impuntarsi e quando no...”
Il suo tono, così tranquillo e sicuro di sé, infastidiva Yoni più di ogni altra cosa. Digrignò i denti, ma non disse nulla se non:
“Hai scoperto che cazzo ho?”
Glielo disse, una malattia dal nome impronunciabile che la ragazza non aveva mai sentito. Come aveva immaginato, era un virus raro ancora in corso di studi.
“Quindi sarà fantastico osservare il corso della malattia su un paziente con buone probabilità di sopravvivenza. E ti ringrazio per essere venuta proprio qui, così potrò essere io a condurre la ricerca”
Il quarterback storse la bocca e apostrofò la madre con tono decisamente collerico.
“La pianti di parlare di lei così? Si può sapere che ti ha fatto? Io ero la conferma del fallimento del tuo matrimonio, quindi capisco perché tu mi abbia lasciato indietro. Ma lei?”
Il sorriso svanì dalle labbra perfette della donna, i cui capelli biondi erano gli stessi dei figli, chi naturale e chi tinto.
“Tranquillo, anche lei è una prova di un fallimento. Quello di un anticoncezionale su cui stavo lavorando, e che ha diminuito i sintomi della gravidanza finché non era troppo tardi per abortire. Non l’ho mai detto a vostro padre, non sarebbe stato in grado di crescervi entrambi”
“E perché, tu sì?”
Si sistemò gli occhiali con un gesto studiato e rispose all’urlo di sua figlia.
“Evidentemente no, se sei finita così. Volevo vedere se crescere una femmina sana mi era possibile, ma è ormai scientificamente provato che non sono adatta a fare la madre. La scienza va avanti a forza di sacrifici, penso tu lo sappia ormai”
La rabbia di Yoni era ormai sul punto di traboccare; per quanto si fosse detta, in tutti quegli anni, che mai e poi mai si sarebbe lasciata trattare ancora così da sua madre, quando ce l’aveva di fronte non poteva fare altro che desiderare di scappare, o di combatterla. Purtroppo, era impossibilitata a fare sia l’una che l’altra cosa. E questo aumentava il putiferio dentro di sé.
Fu Yoichi, come sempre, a riprendere il controllo della situazione; era irritato quasi quanto lei, ma per fortuna di entrambi molto più bravo nel controllarsi.
“Ottimo. Allora fai quello per cui sei pagata, cura mia sorella e sparisci!”
La donna alzò gli occhi soffermandosi sulla figura del figlio, in piedi di fronte a lei con i pugni nelle tasche; lo guardò per un lungo istante, senza sorridere, senza un minimo di calore nella voce quando parlò.
“Sei cresciuto davvero molto, Yoicchan... Ma il tuo autismo non è guarito minimamente, mi pare... Tuo padre non ti ha mai fatto seguire da uno psichiatra?”
Yoichi si bloccò, restando in silenzio, mentre Yoni si voltava a fissarlo di scatto.
-Dunque è vero...-
Studiando i manuali di psicologia, la ragazza aveva formulato l’ipotesi che la genialità e l’impossibilità di stabilire relazioni non violente di suo fratello non fossero del tutto “normali”, ma imparando a conoscerlo meglio aveva capito che non era importante, e che se c’era davvero una malattia quella non era assolutamente dannosa per nessuno. Però, sentire quelle parole da sua madre, che poteva essere la peggiore infame del mondo ma rimaneva un luminare della medicina, era tutt’altra cosa.
“Sono un sociopatico iperattivo e fiero di esserlo. Ora lavora, o smamma”
Yuriko Iwasaki sogghignò, con la stessa luce malevola che aveva trasmesso ai suoi figli ma con molta più grazia nell’inchinare le labbra.
“Sono qui per questo”
 
“Quindi? Cos’hanno detto?”
A Yoichi era stato permesso entrare solo dopo l’intervento, durato due ore abbondanti. Yoni era sveglia, ma pesantemente intontita dall’anestesia, e faticava a parlare. Tuttavia questo non fermò il quarterback, ansioso di sapere.
“Che... Devi andartene, Nii-dick”
“Cosa?”
La notizia lo colpì come un pugno gelido; l’idea di abbandonare sua sorella in quelle condizioni, in quel posto, e con la loro genitrice in circolazione, era tra le meno gradevoli in assoluto. Tuttavia si sforzò di ascoltare le ragioni di quella scelta, che purtroppo erano spietate e inappuntabili.
“Voi dovete continuare ad allenarvi, io a subire interventi. Ne avrò altri due, nel giro di tre settimane. E poi i miei nervi non risponderanno correttamente per circa un mese, subirò delle paralisi progressive agli arti, non potrò muovermi e avrò bisogno di assistenza in praticamente tutto. Quindi, prendi la tua squadra e tornatene in Giappone, io vi raggiungo il prima possibile”.
Storse la bocca irritato; troppi sentimenti si affollavano nella sua mente, faticava a ragionare in maniera lucida. Yoni lo capiva, ma al contrario di lui aveva avuto le lunghe ore dell’operazione per riflettere e accettare la cosa. Con lentezza, allungò un braccio, accarezzandogli il dorso della mano.
“È la soluzione migliore, Nii-dick...”
“Sì, ma fa schifo comunque”.
Le loro dita si intrecciarono, mentre la consapevolezza della separazione imminente prendeva possesso dei loro cuori. La accettarono, ovviamente, ma il loro umore peggiorò in maniera drastica.
“Farò in modo di farti trasferire a Tokyo almeno per la riabilitazione. Per quanto la odi, la Iwasaki è la migliore e non ti farei operare da nessun altro chirurgo”
“Odio ammetterlo in questo caso, ma hai ragione... Tu vedi di vincere, ok? Non voglio tornare e trovarti depresso in un angolino!”
Si sorrisero, anche se con un velo di tristezza negli occhi, e Yoichi si chinò per stringere a sé la sorella. Yoni chiuse gli occhi e si appoggiò totalmente a lui, cingendogli la vita con le braccia prive di forza.
“Ci vediamo presto, ok?”
“Sì...”
Sapeva che se le avesse sfiorato le labbra non sarebbe più riuscito a staccarsi, quindi accarezzò i capelli di Yoni e si alzò velocemente, uscendo dalla porta senza voltarsi indietro.
  
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