Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Yuki Kiryukan    21/11/2012    10 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi tornata ragazzi! :D
Questo capitolo 26 è davvero lungo!!! L'ho scritto un pò di fretta, e spero che non ci siano errori scandalosi! >.< se ne trovaste qualcuno, vi prego di perdonarmi! ^^''
Spero che vi piaccia! Garreb è uno stronzo come vedrete...e sono contenta di essere riuscita a reintrodurre anche la figura di Dan, l'allenatore di Rebecca,non so se lo ricordare, che non era più stato nominato, poveretto! xD
Vi lascio alla lettura! :D
Fatemi sapere che ne dite!
Un bacione grande grande a tutti!!!
Yuki!!
 

                                                                   Partenza

 


  << Non lo accetto >> sbottò Garreb.

Richard lo guardò di sottecchi, e sospirò a sua volta:  << A cosa ti riferisci esattamente? >>

  << A tutto questo "peace e love" di quella ragazzina nei confronti della Chimero! >> specificò il ragazzo. 

Si trovavano entrambi in sala riunioni, a stendere una relazione che Rebecca aveva domandato loro.

  << Con quella al comando, sono certo che tutta l'organizzazione andrà a puttane! >> continuò il torturatore, lanciando la penna sul tavolo.

  << Non devi sottovalutarla >> disse Richard, che intanto continuava a scrivere con un'invidiabile calma  << Ha ottime capacità, ma ha solo diciassette anni >> gli ricordò  << Ovvio che sia ancora inesperta,  >>

  << Allora che si dia il comando a qualcun'altro, se lei non ne è in grado! >>

  << Non ho detto questo >>  lo corresse il biondo  << Semplicemente, non possiamo pretendere chissà cosa da lei così all'improvviso >>

Il ragazzo roteò gli occhi verde prato nella stanza, annoiato  << Grazie, questo lo so anch'io. Ma non giustifico il suo buonismo insensato verso la Chimero >>

Questa volta, anche Richard non seppe che ribattere:  << Nemmeno io so spiegarmelo >>

  << Ecco, lo vedi? È assurdo! >> Garreb alzò le spalle, scocciato  << Quelle due dopotutto, nemmeno ci servono più >>

Il biondo lo guardò con fare interrogativo  << Che intendi? >>

  << Che ormai hanno adempito al loro scopo >> rispose quello  << Le analisi su Misa Albam hanno dato i loro frutti, e siamo riusciti ad estrapolare tutte le informazioni di cui necessitavamo da quella Eleanor >> aggiunse   << Che altro ci occorre? Nulla. Dunque, la loro presenza in questa base è inutile. Anzi, possiamo dire che la loro stessa esistenza non ha senso >> 

Spesso, i discorsi di Garreb facevano rabbrividire per la loro freddezza, e la stessa cosa provò Richard in quel momento:  << S-Si... >> disse, dopo un'iniziale smarrimento  << Però... >>

  << "Però" un bel niente! >> concluse il ragazzo, sbrigativo  << Se non servono, sono inutili >> ripeté, con un ragionamento estremamente semplice  << Anzi, rimanendo qui non fanno altro che mettere in pericolo la sicurezza della base. Dobbiamo aspettarci qualche furberia da parte loro da un momento all'altro. Quindi, meglio che vengano eliminate, in modo da estirpare ogni dubbio seduta stante>>

Richard si alzò a sua volta dalla sedia  << Vuoi... vuoi ucciderle? >>

Garreb alzò un sopracciglio scuro  << Perché sembri così sorpreso? Sono nostri nemici, non serve avere pietà nei loro confronti >>

  << Non puoi prendere da solo una tale iniziativa senza aver prima consultato  Rebecca! >> gli ricordò Richard. 

Il torturatore sembrò incupirsi  << Lo so, purtroppo >> rispose  << Andrò a proporle la cosa seduta stante, infatti >> 

Si diresse verso la porta, e prima di uscire, guardò Richard  << Vediamo se è realmente in grado di prendere decisioni come un degno capo >> sorrise, in modo a dir poco maligno   << Se lo è davvero, sarà in grado di decidere cosa è meglio per l'organizzazione, optando per la loro eliminazione >>

Detto questo, lasciò la stanza prima che il biondo avesse il tempo per dire qualcosa.
 
 


                                                                                              ******************************************

 
 
 
  << Puoi... Puoi ripetere? >> balbettai come un'idiota, di fronte a Garreb Hidd.

Lui mi aveva sempre intimorita, e ancor di più in quel momento, mentre, dopo aver fatto rumorosamente irruzione nell'ufficio, mi guardava con i suoi occhi verdi indagatori.

  << Ti ho chiesto l'autorizzazione per eliminare le due Chimero, nostre prigioniere >> ripeté, sibilando ogni parola, facendomi sentire una minorata mentale.

Allora non mi ero sbagliata. Avevo capito bene.

Voleva uccidere Misa.

Ed insieme a lei Eleanor, la seconda Chimero catturata con lei.

  << Cosa... >> boccheggia, mentre cominciava a mancarmi l'aria  << Per... Perché? >>

Il ragazzo di fronte a me incrociò le braccia  << E c'è anche da chiederlo? >>  sbuffò  << Non ci sono più necessarie >>

Se credeva che quelle cinque parole contate mi sarebbero bastate per assecondarlo nella sua pazzia, si sbagliava di grosso.

Infatti, senza che dicessi nulla, accorgendosi della mia espressione, continuò a parlare spontaneamente:  << Continuarle a tenerle in vita equivale ad esporre l'organizzazione al crescente pericolo di una loro rivolta >> specificò.

Quello che diceva non era sbagliato. Razionalmente riuscivo a capirlo.

Ma... non volevo. 

Non avrei permesso che Misa morisse. Non adesso, non dopo tutto quello che era successo. Non sarebbe morta e basta. E con lei nessun'altro.
 
<< No >> dissi secca, guardandolo malamente.

Lui si irritò:  << Cosa? >>

  << Ho-detto-di-No >> ripetei, e questa volta fui io a scandire bene le sillabe   << Qui nessuno ucciderà nessun'altro >>

  << Ma...! >>

  << Fine della cosa >> lo interruppi, brusca.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, il suo mi avrebbe sicuramente fatta secca  << Perché? >> sputò, digrignando i denti bianchi e perfetti. 

  << Perché non vedo come possano rappresentare un pericolo >> risposi, irritata dal suo tono scorbutico.

  << La loro stessa esistenza è un pericolo! >> ribatté  << Anzi, sarebbe giusto dire che il loro essere in vita, è solo un errore al quale sarei ben lieto di riparare >>

Il cuore accelerò i battiti per la rabbia  << Non osare parlare in questo modo! >> esclamai più urlando, alzandomi in piedi con uno scatto << Non te lo permetto! >>

  << Si può sapere cos'hai che non va, tu?! >> sbottò  << Quelle due rappresentano solo una rovina per lo Scudo Rosso! >>

Tralasciai l'insulto che mi aveva lanciato, reprimendo l'impulso di prenderlo a sberle, e risposi:   << Non hanno mai accusato problemi di disciplina >> cominciai  << Né tentativi di fuga. Senza contare che sono tenute sotto un rigidissimo controllo >> lo guardai con aria di sfida  << Non dirmi che non ti fidi dei  nostri uomini di sorveglianza >> 

Lui sembrava in procinto di uccidermi  << In realtà... >> cominciò  << Qui, l'unica persona di cui non mi fido, sei proprio tu >>

Fu come una pugnalata al cuore. 

Cercai di far uscire fuori la voce in modo normale, provando a nascondere quanto in realtà fossi stata turbata dalle sue parole:  << Cos'hai detto? >>

  << Hai capito benissimo >> ripeté lui, crudele  << Non mi fido di te, ne della tua idoneità ad essere il capo dello Scudo Rosso. Anzi, sinceramente credo che tu non ne sia proprio adatta >>

I suoi occhi freddi come il ghiaccio mi scrutarono nel profondo:  << Non sei in grado di prendere decisioni neutrali, ne di pensare al bene dell'organizzazione >>

  << Chi ti credi di essere?! >> esclamai, camminando come una furia verso di lui   << Non permetterti, Hidd! >>

Lui non si fece intimorire, e si portò le mani sui fianchi, continuando a parlare:   << Sei solo una ragazzina emotiva ed insicura, e non me la sento proprio di lasciare i nostri destini nelle tue mani! >>

A quel punto non ci vidi più, e gli mollai un pugno in pieno viso, con tutta la forza che avevo in corpo.

  << Come osi ?! >> urlai fuori di me, mentre la sua guancia si arrossava visibilmente.

Lui non fece una piega, e il suo sguardo non perse cattiveria  << Che razza di capo patteggia per il nemico invece che per la sua organizzazione? >> mi schernì ancora.

  << Smettila di inventarti le cose! Io non patteggio per il nemico! >> ribattei.

  << Allora permettimi di sbarazzarmi delle due Chimero! >>

Serrai la mascella:  << Ho detto di no! Voglio assolutamente evitare qualunque spargimento di sangue! >>

  << Quelle non meritano di vivere! >> urlò, sopra di me  << Non sarà sprecato nessun sangue! >>

Mi sentivo davvero capace di ucciderlo in quel momento. Come osava parlare in quel modo?!

Aveva un cuore quell'individuo, o era una specie di cyborg?! 

  << Vattene immediatamente >> sibilai, sperando vivamente che accettasse il mio consiglio, altrimenti c'era il serio rischio che non avrei più risposto delle mie azioni.

Garreb però, continuava a sfidarmi arrogantemente con lo sguardo.

  << Ho detto vattene! >> urlai  << Adesso!! >>

Lui restò per qualche altro secondo immobile, poi fece retro-front, e impugnò la maniglia della porta.   << Sappi che se c'è qualcuno che dovrebbe andarsene, quella sei tu, traditrice >> mi disse, prima si sparire oltre la soglia.

Traditrice.

Sapevo che non si riferiva solo al fatto che stessi proteggendo Misa ed Eleanor. 

Ma per la mia -passata- storia con Zach.

Ormai, dall'attacco che i Chimeri ci avevano inflitto tempo prima, e dall'umiliazione che lui mi aveva dato, la storia della nostra relazione era risaputa all'intero Scudo Rosso.

Sapevo che la mia reputazione non era delle migliori, che probabilmente non meritavo fiducia, ma stavo facendo davvero del mio meglio, e non sapevo che altro fare.

Reputavo di star agendo nel migliore dei modi, al massimo delle mie, seppur limitate, capacità. Dirigere di punto in bianco un'organizzazione così importante non era una cosa semplice, ma mi ero cimentata anima e corpo nell'impresa, e per tutte le scartoffie che leggevo ogni giorno, la vista doveva essermisi abbassata di almeno tre gradi.

Cercavo di organizzare ogni cosa al meglio, stavo controllando quali settori necessitassero di fondi.

Persino i preparativi per far ritorno a Dallas erano quasi ultimati. Il giorno seguente, ci saremmo messi in viaggio.

Che dovevo fare di più?

Strinsi il medaglione, afflitta. Probabilmente, avrei fatto meglio a dare il compito di leader a qualcun'altro. A qualcuno con un'adeguata esperienza, che sarebbe stato migliore di me.

Ma c'era un motivo per il quale non potevo farlo, e non l'avrei fatto per nessun motivo: Era stato David ad affidarmi quell'incarico.

David aveva detto che ne ero in grado, perché ero sua nipote.

Non era una persona sentimentalista, e se non si fosse fidato ciecamente di me e delle mie capacità, non mi avrebbe mai lasciato per le mani la sua importante organizzazione.

Io confidavo nel suo giudizio. Per questo, andavo avanti, e a testa alta pure. 

Non sarebbero riusciti a spezzarmi.

Non importava quante manganellate avrei preso, in futuro: avrei continuato a percorrere la mia strada, perché sapevo di essere nel giusto. 

Ora, e per sempre.
 
                                            
                                 
                                                                                             ***************************************
 
 

  << Tutti i preparativi sono stati ultimati! >> mi avvisò un'agente in divisa.

Annuii, decisa  << Benissimo. I container sono pronti? >>

  << Si, signorina >>

  << Mi raccomando, contengono tutta la nostra artiglieria. Vanno maneggiati con cura >>

  << Sarà fatto >>

Sfogliai qualche foglio delle cartelle che avevo in mano:  << E i camion? Sono tutti ai loro posti? >>

L'agente annuì  << Chi era stato chiamato per il rientro a Dallas ha preso le sue postazioni >>  mi assicurò  << Siamo pronti a partire >>

Sorrisi  << Ti ringrazio.... Paul >> dissi, leggendo furtivamente il suo nome dall'etichetta che aveva al petto.

Lui fece un cenno affermativo col capo, e di diresse verso uno dei tre grandi camion del parcheggio sotterraneo della sede.

C'era ancora un vistoso via vai di gente, alcuni che salutavano, altri che si preparavano per la partenza.

Vidi Garreb Hidd con uno zaino nero in spalla, sorpassarmi velocemente ed entrare in uno dei mezzi.  Personalmente, avrei preferito non portarlo con noi. Ma avevo voluto rispettare la lista che aveva preparato David prima di me.

Una mano si poggiò sulla mia spalla, ed un uomo mi occupò la visuale, sorridendomi raggiante.

  << Dan! >> esclamai, sorridente.

  << Sono venuto a salutarti, Rebecca >> disse, e la sua voce era un tantino nostalgica  << So che ti farai valere >>

  << Grazie, Dan >> dissi, sincera  << Grazie davvero. Tutto quello che ho imparato, lo devo a te >>

  << Io credo sia stato sopratutto merito del tuo talento naturale >> continuò l'uomo, dopo un sospiro:  << La sede mi sembrerà così vuota adesso. Richard e Kim verranno con voi, e anche la squadra del piccolo Evan >> serrò le labbra in una riga sottile  << Credo che comincerò a sentirmi solo >>

Risi  << Perché non vieni a trovarci a Dallas, qualche volta? >> gli proposi.

Lui annuì  << Verrò di certo >>

  << E scusami ancora per averti nominato reggente della sede... >> mi scusai  << Ma non sapevo davvero a chi altri affidare il compito di amministratore al mio posto... >>

  << Figurati! Anzi, per me è un onore. Grazie per la fiducia >>

Ci abbracciamo, e sapevo che mi sarebbe mancato molto.  << Stammi bene, Dan >> dissi, quando tornai a guardarlo negli occhi.

  << Anche tu, Rebecca >>

Ce ne furono molti altri, di quei saluti. Incrociai Evan che salutava gente a destra e a manca, stringendo il suo arco in mano. Mi diede un'energetica pacca sulla spalla, dicendomi un "Saremo una grande squadra, Bechy!"

Kim fumava voracemente, e mentre schiacciava l'ultimo mozzicone a terra, battibeccava come sempre con Richard. Infine, si decisero a salire sul camion, lottando fra di loro nel salire i gradini.

Poi, vidi Misa ed Eleanor, ammanettate e contornate da grossi omoni armati, dirigersi verso uno dei container.

Misa mi sorrise con l'aria di chi la sa lunga, ed io ricambiai. Il nostro scambio finì li: in quel momento, non avevano tempo per i convenevoli. 

   << Ehi! Piano con quelli! >> sentii la voce di Julia alle mie spalle, e voltandomi, vidi che ce l'aveva con gli uomini che stavano trasportando un piccolo carrello bianco. 

Dovevano contenere qualche campione, o risultati di ricerche. E la donna diventata abbastanza isterica quando si trattava del suo lavoro. 

  << Complimenti per l'organizzazione, Rebecca >> mi disse, quando incrociò il mio sguardo  << Chi l'avrebbe detto che saremmo riusciti a partire con tanto anticipo rispetto al previsto? >>

Sorrisi, contenta. Almeno qualcuno apprezzava il mio lavoro:  << Grazie, Julia >>

  << Che ti aspettavi da mia figlia? >> si intromise George, cingendomi le spalle con un braccio.

Reggeva una valigia dall'aria pesante nella mano libera  << Possiamo andare >> mi annunciò.

Sorrisi annuendo, e allo stesso tempo, avvistai Kyle che ci stava venendo incontro  << Kyle! >> lo chiamai, con un certo -insensato- entusiasmo.

Lui mi sorrise smagliante, e ci raggiunse  << Emozionata? >>

Scossi la testa  << No, dovrei? >>

Non lo ero, anche se, in un certo senso, avrei dovuto esserlo. Dallas era il luogo dove avevo conosciuto Zach...il luogo che conteneva i ricordi del nostro amore segreto.

Quella parte della mia vita dalla quale non ero ancora riuscita a staccarmi.  Ma non per questo, l'idea di ritornarvi mi intimoriva, anzi, avvertivo in fondo al cuore, una certa impazienza.

Kyle mi accarezzò una guancia, con fare fraterno, finché George non ci interruppe:  << Ce la diamo una mossa? >> disse, allontanandosi, e dando persino una spallata ad un tipo che camminava verso di noi.

Io e Kyle ridemmo a bassa voce guardandolo scusarsi a ripetizione, e poi, quest'ultimo mi prese per mano  << Andiamo? >>

  << Veramente, la signorina viene con me >> ci interruppe una bassa e roca voce.

Apparteneva al tipo che aveva urato George poco prima. Vestito con pantaloni, giacca e cravatta nera, una camicia bianco panna, e un berretto da autista.

Sorrise, e qualcosa in quel ghigno mi fece pensare che quel tipo avesse qualcosa di sinistro.

  << Il capo viaggia in prima classe >> aggiunse, indicandoci un'elegante Jaguas S nera, parcheggiata poco più avanti. 

  << Wow >> si lasciò sfuggire Kyle con un fischio, completamente tranquillo << Essere il leader ha i suoi vantaggi, eh? >>

Sorrisi, meno agitata:  << Già, invidiami! >> 

Lui rise  << Non è che c'è un posto anche per me? >>

Il tipo gli sorrise, quasi beffardo:  << Sono spiacente, ma è un privilegio riservato alla signorina... Rebecca >>

Pronunciò il mio nome in un sospiro mozzato. Parlava con un tono di voce estremamente basso, quasi stesse volontariamente trattenendo il suo naturale timbro vocale.

Soddisfatta e pavoneggiante, feci una linguaccia a Kyle, e poi mi rivolsi all'uomo:  << Lei è il mio autista? >>

Lui annuì, e mi rivolse un sorriso servizievole  << Prego >>  mi incitò  << Gli altri si sono già messi in moto; dobbiamo affrettarci >>

Annuii, e mi voltai verso Kyle:  << Beh, ci si rivede a Dallas, Kyle! >> lo salutai, facendo per andarmene, ma lui mi riacchiappò e mi stampò un veloce bacio sulla bocca.

Sorrise sulle mie labbra:  << Ci si rivede a Dallas >> ripeté, poi si voltò, ed entrò in uno dei camion.

  << Vogliamo andare? >> mi distrasse la voce dell'autista, con una certa impazienza.

Mi voltai verso di lui, imbarazzata e paonazza  << C...Certo! >> acconsentii, ed entrai in macchina.

Era davvero un lusso quell'automobile! Sprofondai nei sedili di pelle nera, e agganciai la cintura di sicurezza.

L'autista sistemò lo specchietto e mise in moto. Uscimmo dal parcheggio sotterraneo, e guardai un'ultima volta la sede nella quale avevo alloggiato in quei mesi. 

Provai una certa nostalgia, e strinsi il medaglione. Mi stavo allontanando anche da tutti i ricordi che quelle mura contenevano al loro interno.

Stiamo tornando a casa, Amy.

La mia amica sarebbe stata molto contenta di ritornare a Dallas, ma le era stato impedito. 

Ad un certo punto, il paesaggio cominciò a schizzare più velocemente dal finestrino, e constatai che avevamo preso velocità. Sorpassammo nel giro di qualche secondo, i tre camion e i due grandi container, andando in testa alla fila.

Mi accigliai, e guardai l'autista:  << Come mai tutta questa fretta? >> chiesi dubbiosa.

Lui non mi rispose, continuando a guidare, ma ebbi la sensazione che avesse accelerato ancora. A darmi ragione, fu il fatto che i mezzi dietro di noi si stavano facendo sempre più distanti.

Qualcosa non andava.

  << Ehi, lei! >> sbottai, seccata dal fatto che mi stesse ignorando << Cosa diavolo sta facendo?! >>

Lui mi guardò dallo specchietto retrovisore, e si alzò per la prima volta il berretto scuro, mostrandomi i suoi occhi color nocciola.

Inizialmente non capii, ma mi fu tutto chiaro quando il cappello finì sul cruscotto, rivelando la chioma ramata dell'uomo.

Il cuore perse un battito, e mi maledii.

Senza barba -doveva essersi rasato- e senza gli occhiali scuri, con quel berretto a coprirgli metà occhi, non l'avevo riconosciuto.

Ma quello, era proprio Jean Stain.
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Kiryukan