-Non ci credo, ha detto davvero così?!
La ragazza fece cenno di si con la testa ed il suo capo le
scompigliò i capelli sghignazzando contento.
-Davvero, non ci posso credere! Sei riuscita a fare
l’impossibile Andrei! Ormai stavo perdendo anche io le speranze che quel
ragazzo tornasse ad aprirsi con qualcuno! Sono davvero felice di aver mandato
te oggi!
Cassandra si sistemò i capelli.
-Penso sia stata una coincidenza… A primo impatto non è stato
molto felice di vedermi…
-Qualcosa gli avrà fatto cambiare idea.
La castana ci pensò su: non le sembrava di aver fatto niente
di particolare.
“Che sia stato ciò che gli
ho detto quando ho trovato la foto…?”
La ragazza si scrollò, ripetendo a se stessa che era inutile
pensarci, ora doveva concentrarsi su altro.
-Per oggi hai finito Andrei, puoi andare a casa! E domani, ti
prego, cerca di aiutare quel ragazzo.
Il giorno dopo Cassandra rimase stupefatta quando Kageyama la
invitò a rimanere un po’ da lui dopo aver effettuato la consegna, ma accettò
comunque: anche quel giorno aveva finito il suo turno di lavoro al mini-market
quindi poteva permettersi una piccola sosta. Così, poco dopo, la ragazza si
ritrovò seduta al tavolo della cucina del ragazzo, davanti a lei un bicchiere
pieno del tè che aveva appena consegnato e al suo fianco seduto Reiji, con in
mano un bicchiere della stessa bevanda. Il silenzio più totale regnava nella
stanza, un silenzio che metteva Cassandra terribilmente in soggezione. Per
rompere un po’ la tensione la castana portò il bicchiere alle labbra e bevve un
po’, sentiva la bocca impastata per l’agitazione ed il tè l’aiutò a
riprendersi. Dopo aver finito la ragazza lanciò un’occhiata al padrone di casa,
aveva appena bevuto anche lui un sorso di tè ed aveva un’espressione
infastidita.
-Cosa c’è? Non ti piace?
-Mh? No, il tè non mi è mai
piaciuto…
“E allora perché mi hai
chiesto di portartelo?”
Cassandra si trattenne dal fare quella domanda e si concentrò
ad osservare la stanza. Il giorno prima era stata nella cucina solo per qualche
attimo, ma si notava che Kageyama aveva tentato di dare un minimo di ordine
alla stanza: il tavolo era stato pulito, i piatti sporchi di cui era pieno il
lavabo il giorno prima erano stati lavati e riposti nel loro armadietto,
armadietto che la castana si era messa ad osservare già da un po’ visto che era
semi-aperto ed il suo contenuto minacciava di crollare fuori e schiantarsi sul
pavimento da un momento all’altro, minaccia che Cassandra sventò appena vide i
piatti iniziare a scivolare verso l’esterno, scattando a chiudere lo sportello
che si stava spalancando.
-Ehi, che ti è preso?
La castana sentì lo sguardo di Reiji scrutarla sospettoso e
tentò di mantenere il controllo, nonostante l’estremo imbarazzo che provava.
-I-I piatti stavano cadendo…
Il padrone di casa si alzò e raggiunse la sua ospite,
spingendola a farsi da parte.
-Lascia fare a me.
Reiji spalancò gli sportelli ed un piatto che era rimasto in
bilico cadde dalla pila e fu quasi sul punto di colpire il ragazzo, ma
Cassandra lo afferrò prontamente prima che ciò accadesse. Dal canto suo
Kageyama lanciò un’occhiataccia alla castana, contrariato dal suo intervento.
-Ti avevo detto di lasciar fare a me!
La ragazza posò il piatto e abbassò lo sguardo, mortificata.
-S-Scusa…
Il padrone di casa si morse le labbra pentendosi dello scatto
d’ira appena avuto.
-…Grazie comunque.
Cassandra ritrovò il sorriso in un attimo.
-Di niente! Anche io vivo da sola ed una cosa del genere mi è
capitata!
Quell’affermazione conquistò pienamente l’attenzione di
Reiji.
-Vivi da sola? Come mai?
-Beh, ecco, i miei genitori vivono qui in Giappone per lavoro
e due anni fa si sono dovuti trasferire a Tokyo, io invece ho preferito
continuare i miei studi qui.
La ragazza osservò attentamente la reazione di Kageyama,
sembrava deluso.
-Mh, non è che sia stata una grande
scelta alla fine…
La castana ridacchiò.
-Già, ma va bene così.
“Dopotutto così ho potuto
conoscere te!”
Cassandra si curò di tenere anche quel pensiero per se, non
voleva fare nessun passo falso, non voleva che Reiji la allontanasse e non
voleva nemmeno deludere le aspettative del suo capo. La ragazza si guardò
intorno.
-Senti, vuoi una mano per le pulizie di casa? Immagino che
sia difficile pulire tutta casa tua, il mio appartamento è molto più piccolo
eppure è comunque problematico da tenere pulito…
Kageyama ci pensò su.
-Tornerai anche domani?
-Credo proprio di si, non penso di riuscire a pulire tutto in
un paio d’ore.
-Allora va bene…
Così, per un’intera settimana, Cassandra passò da casa di
Reiji ogni pomeriggio dopo aver finito di lavorare al mini-market per aiutare
il ragazzo a pulire casa. In realtà più che aiutare era Cassandra a pulire
mentre Kageyama passava il tempo osservando ogni sua mossa e studiandola, ma la
ragazza ci fece presto l’abitudine, in fondo era davvero felice di poter
aiutare Reiji e di passare del tempo con lui, anche se si scambiavano giusto
due parole. Di solito Cassandra riusciva a pulire una camera al giorno se le
andava bene, ma sabato, avendo la giornata libera dal lavoro, era andata prima
a casa di Kageyama, decisa a finire con le pulizie quel giorno stesso: in fondo
le rimanevano solo tre camere da pulire. Dopo essersi dedicata al bagno, che
per sua fortuna era tenuto abbastanza bene, la castana fece per entrare nella
seconda stanza, ma la trovò chiusa a chiave.
-Uh? Kageyama, non posso entrare qui?
-È la stanza dei miei genitori, è inutile che la pulisci, è
in ordine.
La ragazza guardò il padrone di casa preoccupata: mentre
pronunciava quelle parole le aveva dato le spalle, staccando per la prima volta
lo sguardo dalla sua ospite da quando era entrata in casa quel pomeriggio, ma
Cassandra tentò di mantenere il suo solito sorriso rassicurante.
-Beh, lascia almeno che dia una spolverata!
Reiji esitò un attimo, poi prese una chiave dal cassetto ed
aprì la porta, per poi allontanarsi nuovamente ed andare in salone. La castana
non ci fece molto caso ed entrò nella stanza. Era perfettamente in ordine come
aveva detto Kageyama, forse fin troppo ordinata: si sentiva che mancava
qualcosa. In compenso però c’era un sacco di polvere. La ragazza sbuffò e si
mise a lavoro: odiava la polvere, la faceva innervosire, tanto che dopo un po’
si mise a sbraitare da sola.
-Ma guarda quanta ce n’è! Da quand’è che qualcuno non mette piede
in questa camera?!
-Tre anni.
Cassandra s’irrigidì di colpo, non si era resa conto che
Reiji la stava osservando sulla soglia della camera.
-Mia madre è morta quando avevo sette anni, mio padre se n’è
andato quando ne avevo undici, da allora nessuno è più entrato qui dentro.
La ragazza si morse le labbra e abbassò lo sguardo,
sentendosi in colpa.
-Scusa, non volevo
essere invadente…
-Non fa niente, in fondo non mi importa neanche tanto.
Cassandra fece un sospiro profondo per poi sorridere al
ragazzo.
-Vedi che appena finisco qui tocca alla tua camera, quindi se
hai qualcosa che vuoi nascondere agli occhi di una ragazza ti conviene farlo in
fretta!
Kageyama fece un verso stizzito, ma dopo un minuto di
riflessione si ritirò in camera sua a nascondere chissà cosa.
Dopo aver finito con la camera dei genitori di Reiji, la
castana passò alla camera di quest’ultimo, rimanendo a bocca aperta appena
varcata la soglia. In quella stanza era impossibile camminare senza inciampare
in qualcosa: per terra c’erano dappertutto vestiti, libri, soprammobili, penne,
matite, borse vuote o piene, pacchi di patatine finiti o meno, bottiglie vuote.
Sulla scrivania e sul comodino si trovavano anche dei piatti sporchi e qualche
bicchiere mentre il letto era scomparso sotto una catasta enorme di vestiti. Insomma,
il caos più totale.
-Kageyama… Ma come fai a vivere in una stanza del genere?
-Mh? In realtà sono due settimane
che dormo sul divano in salone…
Cassandra fece per ribattere ma alla fine si limitò a
sospirare profondamente e mettersi a lavoro.
Dopo aver terminato la titanica impresa di pulire la camera
di Kageyama, la castana si andò a sedere sfinita sul divano, raggiunta subito
dopo dal ragazzo che si sedette anche lui, anche se a debita distanza dalla sua
ospite.
-Uuuuuh… Sono a pezzi… Pensavo di
non finire più…
-Beh, invece hai finito no?
Reiji si raggomitolò, stringendo le gambe al petto.
-Da domani non verrai più?
-Se vuoi che venga anche domani basta che me lo dici.
Il giovane fece una smorfia.
-In realtà non lo so…
Poi le strofe della canzone che lo tormentavano da tempo
riaffiorarono nella sua mente e cantilenò la prima strofa.
-Non voglio vedere nulla…
Non ho
bisogno dell’aiuto di nessuno
Disprezzatemi,
sono patetico
-Lasciatemi solo…
Kageyama si voltò sorpreso. Cassandra aveva pronunciato
l’ultima strofa cantilenandola sottovoce.
-Tu… Tu conosci questa canzone?
~~~~~~~~
Angolino rotondo
Ecco qui il terzo, attesissimo (?)
capitolo. Devo ammettere che questa
storia mi sta prendendo molto più di quanto avessi immaginato penso che la
pubblicherò fino alla fine. Anche perché, stranamente, ho pensato ad un finale!
Oggi non ho molte idee quindi l’angolo sarà un po’ corto. Ringrazio come al
solito chi legge e Sum e la mia Nyunya che mi hanno
recensito nel capitolo precedente! La prossima cosa a cui mi dedicherò sarà il
prossimo capitolo di Complexed Life, non mi sono
dimenticata di quella raccolta!
A presto!
-Lau ° 3 °