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Autore: EmaEspo96    23/11/2012    7 recensioni
[ STORIA INCOMPLETA ] Le aveva promesso di dimenticarla, di non trasformarla e di seguire suo fratello Niklaus pur non accettando quanto egli avesse fatto in passato. E lui l'aveva fatto, cercando di seppellire l'insopportabile ricordo di quella notte fresca e cupa in cui l'aveva vista morire. Ma lei non è morta, lei è tornata e non potrà mai più morire.
Dal secondo capitolo:
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
[...]
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò il vampiro, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

- E' la mia seconda fanfiction. Spero di vedervi presto leggere e/o recensire. :) -
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Alaric aprì lentamente la porta della sua aula anticipandosi rispetto all’orario delle lezioni come faceva tutte le mattine da, ormai, molto tempo. Ma quella mattina fu diversa dalle altre poiché, invece di trovare la solita e buia solitudine in quell’aula, vi trovò una persona che sedeva comodamente dietro la sua scrivania con le gambe alzate ed incrociate sopra la superficie della stessa. Restò leggermente sorpreso oltre che titubante quando portò lo sguardo su Damon Salvatore che sfogliava alcuni fogli trovati, molto probabilmente, nei cassetti della scrivania del professore.
– Tu non dovresti essere qui. – gli disse lui richiudendo la porta con cautela. Damon sorrise in maniera sarcastica e portò giù i piedi battendoli sulla pavimentazione, posò i fogli sulla scrivania e si alzò con calma.
– Un “buongiorno mio caro amico Damon”, lo avrei preferito. Comunque, Rick, ti stavo aspettando. – mormorò Damon allargando platealmente le braccia. Alaric si avvicinò alla scrivania rimettendo in ordine ciò che Damon aveva spostato, senza nemmeno guardarlo.
– Avresti potuto aspettarmi al Grill stasera, non c’era bisogno di venire a scuola. – rispose Alaric sicuro di sé. Damon lo fissò assumendo un’espressione offesa.
– Non ti fa piacere che io sia passato a trovarti? – gli domandò, fingendosi dispiaciuto. Alaric sollevò lo sguardo verso di lui mostrandogli quanto fosse sconvolto, un’espressione tanto incredula da far ridere Damon di gusto. Il professore scosse il capo sconcertato e Damon si appoggiò nuovamente alla scrivania, proprio al fianco del compagno.
– Allora, Rick. Come sta andando con la Marylin italiana? – domandò il Salvatore mostrando la sua curiosità. Alaric si riportò eretto dopo essere stato chino sulla scrivania a sistemare quanto messo in disordine da Damon, dopodichè spostò verso di lui lo sguardo e lo fissò confuso. Riuscì a prendersi una decina di secondi prima di capire di chi stesse parlando il vampiro.
– Ah, Sofia. Beh, sta andando bene. E’ molto intelligente ed è davvero un’appassionata di storia. Inoltre, non sa niente che non dovrebbe sapere. – affermò sicuro, guardando Damon negli occhi.
Il vampiro sogghignò – Intendi che non sa per filo e per segno guerre civili o cose del genere come Stefan quando si presentò a scuola i primi giorni, anni fa? – domandò, ridacchiando sommessamente.
– Si, mi riferisco proprio a quello. Credo che le tue paranoie siano inutili. Inoltre, Elena è stata chiara. Si fida di lei e si sta affezionando, non vuole che chiunque metta piede in città venga immediatamente visto come un nemico. – commentò Alaric guardando Damon con l’espressione di chi, silenziosamente, cercava di fargli capire di non mettersi nei guai con la Gilbert. Damon roteò gli occhi scocciato scostandosi dalla scrivania e muovendo qualche passo verso la porta d’uscita della classe.
– Se Elena non vuole preoccuparsene non significa che non dovrò farlo neanche io. Scoprirò cosa nasconde quella ragazza. Insomma… – iniziò a dire, voltandosi ed allargando le braccia platealmente – …Ha una malattia che la rende vulnerabile al sole! Più chiaro di così non si può. – affermò Damon in maniera sarcastica sebbene nella sua espressione si leggesse una certa confusione; come potevano i suoi compagni non sospettare di una cosa del genere?
Alaric sbuffò non osando pronunciare altre parole quando sentì il trillante suono della campana che permetteva agli studenti di fare il loro ingresso a scuola. Damon si voltò sorridendo sarcasticamente ed aprì la porta uscendo in corridoio. Fu grazie alle sue capacità da vampiro che riuscì a sentire la flebile voce di Elena accompagnata da un’altra che ormai, in tre mesi, aveva imparato a riconoscere. Si voltò scorgendo Elena varcare l’ingresso della scuola insieme a Sofia ed avvicinarsi lentamente ai loro armadietti vicini. Sogghignò avanzando verso l’uscita e non preoccupandosi di farsi vedere.
– Una cena? – domandò Sofia, richiudendo tranquillamente l’armadietto. Elena annuì.
– Si certo. Stasera a casa mia. Ci saremo io, tu, Caroline e Bonnie. Sarà divertente. – commentò la Gilbert annuendo e raccogliendo alcune cose dal suo armadietto – Insomma, una serata tra ragazze. – aggiunse entusiasta.
Sofia sembrò pensarci su un paio di secondi – Jeremy non ci sarà? – domandò curiosamente. Elena scosse il capo.
– Va a cena al Grill con Matt ed Alaric ogni giovedì sera, quindi non ci sarà. – ammise la ragazza, sorridendole.
Sofia sospirò e poi le sorrise – E sia, una cena a casa Gilbert. – accettò.
Damon varcò l’uscita della scuola sotto gli sguardi ammaliati di alcune piccole studentesse. Sul viso aveva stampato un ghigno contento che sparì poco dopo insieme alla sua figura.
 
Jeremy scese velocemente le scale dopo aver sentito la porta suonare. Era già pronto per andare al Grill e quando all’esterno della casa aveva visto Alaric dalla finestra di camera sua, aveva deciso di avviarsi verso l’ingresso. Elena si avvicinò alle scale vedendolo precipitarsi verso la porta.
– E’ Alaric. Ci vediamo più tardi. – disse il ragazzo verso la sorella guardandola con un’espressione calma. Elena gli sorrise facendo sfumare nel suo silenzio le risate che provenivano dalla cucina. Il piccolo Gilbert riuscì ad affacciarsi da lì e scorgere le figure di Caroline, Bonnie e Sofia nei pressi del bancone della cucina. Si soffermò sull’ultima guardandola intenta a preparare la loro cena insieme alle altre. Era ancora imbarazzato per quanto successo alle cascate, tanto che abbassò lo sguardo timidamente ed uscì fuori senza far attendere ulteriormente Alaric. Elena si apprestò a raggiungere di nuovo le altre in cucina appoggiandosi al bancone e guardandole prima di soffermarsi su Sofia.
– Non sapevo sapessi cucinare. – affermò con un sorrisino contento. Sofia sorrise divertita dalle sue parole mentre teneva lo sguardo basso sul salame che stava accuratamente tagliando per la pasta.
– Mi ha insegnato mia madre un po’ di tempo fa. Mi piace cucinare, a dirla tutta. – rispose tranquilla. Caroline la sentì e sorrise.
– Almeno a te! Io odio occuparmi della cucina. – commentò strappando una risatina a tutte quante. Tutto il salame che Sofia aveva tagliato venne riposto in un piatto che diede a Bonnie mentre Elena e Caroline si preoccupavano di iniziare ad apparecchiare. Tra una risatina e l’altra si ritrovarono tutte quante al lungo tavolo nella cucina dei Gilbert e Sofia e Bonnie si occuparono delle porzioni dei piatti che portarono anche ad Elena e Caroline. Sofia si accomodò al fianco di Elena prima di iniziare a mangiare. Non disprezzava il cibo nonostante non ne avesse bisogno, lo mangiava sebbene ormai il suo palato non accettasse più gusti del genere.
– Mmh, sono stupendi! – affermò Elena – Mi complimento con le cuoche. – affermò verso Bonnie e Sofia facendole ridere.
Caroline, dal canto suo, si sforzò di mangiare qualcosa che non le piaceva. Aveva tanti problemi quanto Sofia. Ad un certo punto, la calma e la serenità che si era venuta a creare nella stanza venne interrotta dalla porta che suonò inaspettatamente. Elena sollevò lo sguardo curiosa e confusa.
– Strano, non aspettavo nessuno. – commentò ripulendosi elegantemente le labbra e sollevandosi educatamente dalla tavola per avvicinarsi alla porta. La aprì e restò sorpresa della persona che si era recata lì a quell’ora e con una torta in mano. Damon Salvatore sorrideva alla sua maniera stringendo la torta che porse, senza troppi complimenti, ad Elena.
– Damon, tu non dovresti essere qui. – mormorò la Gilbert temendo di essere sentita dalle ospiti.
– Dai Elena, ho portato il dolce. Non dirmi che ti dispiace cenare in mia compagnia. – sussurrò il vampiro fingendosi offeso. Ma non attese che Elena lo invitasse ed entrò dentro scostandola delicatamente. Lei richiuse la porta infastidita ma si limitò a voltarsi e seguirlo immediatamente verso l’interno della cucina. Sofia sollevò lo sguardo dal piatto che stava lentamente consumando avvedendosi del vampiro. Lo sentì nell’aria, il suo odore, mischiarsi a quello di Caroline che era già presente. Accennò un cordiale sorriso verso di lui non badando alle espressioni poco gentili di Caroline e Bonnie che avevano smesso di mangiare.
– Vi dispiace se ceno con voi? – domandò Damon. Nessuna rispose eccetto Sofia che gli sorrise.
– No, non preoccuparti. – affermò istintivamente. Quando si accorse del silenzio delle altre non poté non cadere in una sorta di confusione che la spinse a guardarle stranite. Non si lasciò scappare l’occhiata che Bonnie regalò ad Elena, un’occhiata alla quale la Gilbert rispose scuotendo il capo rassegnata mentre appoggiava la torta portata dal vampiro proprio sul tavolo. Sofia seguì Damon con lo sguardo vedendolo accomodarsi al suo fianco, dall’altra parte rispetto ad Elena.
– Allora? Chi ha cucinato? – domandò Damon distruggendo il silenzio che si era venuto a creare.
– Vado a prendere la cola. – sentenziò Elena sbuffando. Damon tese un braccio verso di lei.
– Aspetta, aspetta! Vado io! Finisci di mangiare, tu. – commentò portandosi immediatamente in piedi e facendo segno alla ragazza di accomodarsi. Sofia osservò la scena incuriosita smettendo mangiare. Elena si accomodò nuovamente e si volse verso di lei.
– E’ sempre stato così, Sofia. Lo so che te lo stai chiedendo. – commentò sbuffando nuovamente.
Sofia sorrise e scosse il capo – Non mi dispiace se è venuto anche lui, non preoccuparti. – mormorò in risposta. Pochi minuti dopo Damon sbucò fuori dalla cucina con una bottiglia fresca di cola che agitava al vento trionfante.
– Eccola qui, la nostra bibita preferita! – affermò, ritornando ad accomodarsi. Quando Sofia prese il bicchiere e tese la mano per prendere la bottiglia, Damon scosse il capo.
– Tranquilla, provvedo io. – sussurrò galante e prese delicatamente il suo bicchiere. Restò sorpresa per alcuni istanti durante i quali lo vide versare della cola all’interno di quel vetro circolare fino a riempirne metà. Riprese l’oggetto ringraziando con un cenno del capo quando lui glielo tese.
– Danne un po’ anche a me. – disse Elena, sorridendogli divertita leggermente dalla scena buffa che il vampiro stava mettendo in atto. Probabilmente la compagnia del fratello più grande dei Salvatore non era tanto male. Sofia deglutì prima di accostare morbidamente il vetro del bicchiere alle labbra rosse e strapparne un ampio sorso. Le era sempre piaciuta, anche quando era in vita, eppure quando quel liquido frizzante iniziò a discenderle lungo la gola, avvertì un senso di bruciore davvero forte. Sgranò gli occhi deglutendo e scostando il bicchiere dalle labbra cercando di non destare sospetti. Appoggiò il bicchiere sulla tavola e si portò una mano dinanzi alla bocca tossendo sommessamente.
Damon la fissò studiandola, poi sorrise – Com’è? – domandò, malefico. Elena sussultò vedendola tossire, una tosse che in poco tempo Sofia non riuscì più a controllare. Sentiva come se avesse bevuto fuoco e la sensazione non accennava a passare nemmeno se provava ad ingoiare la sua stessa saliva. Sentì una mano di Elena appoggiarsi sulla propria schiena mentre tossiva. Gli occhi arrossati dagli sforzi e dal bruciore si sollevarono verso Damon come se cercasse di fulminarlo con lo sguardo.
– Damon! Cos’hai fatto? – domandò Elena tradendo una certa rabbia. Bonnie afferrò la bottiglia d’acqua e ne versò un bicchiere tendendolo verso Sofia.
– Verbena, Elena. Ho messo solo un pizzico di verbena nella cola. – rispose Damon, sicuro di sé. Sofia afferrò il bicchiere teso da Bonnie e ne bevve tutta l’acqua contenente prima di portarsi in piedi, appoggiando il vetro sul tavolo e guardando Damon. Elena era rimasta perplessa davanti a quell’affermazione, perfino Bonnie e Caroline, ed il Salvatore la fissava tranquillo.
– Vampira. – mormorò lui. Lei stava per parlare nonostante il respiro affaticato dal bruciore che la verbena le aveva portato, ma non ebbe il tempo di pronunciare nemmeno una parola che Damon scattò velocemente verso di lei e le afferrò la gola, spingendola con la schiena contro un muro della stanza.
– Damon! – esclamò Elena.
– Ho sempre sospettato di te, dolcezza. – le sussurrò Damon stando a pochi centimetri dal suo viso. Lei cercava di spingersi indietro ma nella sua espressione non sembrava esserci astio, sembrava piuttosto spaventata.
– Che…vuoi? – si sforzò di domandargli e lui sorrise.
– No, carissima ragazzina dalle malattie strane. Qui le domande le faccio io. – sentenziò il vampiro. Sentì una mano di Elena appoggiarsi su una sua spalla nel tentativo di scostarlo da Sofia, ma lui non accennava a farlo.
– Chi sei tu? – le domandò, serio e furioso.
– Ti ho già detto tutto ciò che devi sapere. – rispose lei faticando a parlare con quella mano che gli premeva la gola.
Lui rise di gusto – Eh no, per esempio non avevi detto che eri una vampira. – rispose Damon, sorridendo.
Lei aggrottò la fronte e si mosse afferrandolo per le braccia e catapultando la situazione. Si mosse così velocemente che le altre non riuscirono a vedere niente. In pochissimo tempo Damon si ritrovò disteso al suolo con la figura di Sofia che lo sovrastava, fissandolo seria.
– Nemmeno tu me l’avevi detto, o sbaglio? – domandò lei, spingendolo al suolo con una certa prepotenza. Fece per riportarsi in piedi scrutando i volti sconvolti di quelle che avrebbe voluto considerare le sue prime amiche. Lo sguardo cadde su ognuna di loro prima di abbassarsi definitivamente. Damon stava per riportarsi in piedi ma Elena lo fulminò con lo sguardo paralizzandolo in quel punto della stanza. Sofia accennò un sorrisino sghembo.
– Scommetto che questo cambierà tutto, vero? – domandò retoricamente alle altre. Elena lanciò un’occhiata a Bonnie e Caroline che parvero piuttosto sorprese, ricambiando lo sguardo dell’amica.
 
– Quindi tu sapevi di ogni vampiro in città? – domandò Caroline sorpresa, accomodandosi sul divanetto nel soggiorno dei Gilbert. Sofia annuì incassando la testa nelle spalle.
– Si. Riesco a sentire i vampiri dal loro odore, è molto differente da quello degli umani. – rispose, fissando la bionda intensamente – Tu non riesci a farlo? – domandò, guardandola dubbiosa.
Caroline guardò Damon come se cercasse di capire se lui ne era o meno capace, ma nessuno dei due parve acconsentire. Scosse il capo verso Sofia lasciandola senza parole.
– Perché sei venuta a Mystic Falls? – domandò Elena, attirando la sua attenzione. Damon batté un piede al suolo e guardò la Gilbert sgranando gli occhi.
– Ma è ovvio, Elena! Non pensi che il fatto che sia arrivata subito dopo l’addio di Klaus sia un minimo sospetto!? – esclamò il vampiro. Sofia sollevò di scatto lo sguardo verso di lui fissandolo incuriosita e sorpresa.
– Klaus? Intendi dire…Niklaus? – domandò lei. Venne colta da un improvviso brivido che la spinse a stringere le mani tra loro sulle sue stesse gambe. Tutti voltarono nuovamente lo sguardo verso di lei, Damon parve soddisfatto dimostrando ancora una volta che aveva ragione.
– Lo conosci? – domandò Bonnie, sospettosa. Lei abbassò lo sguardo scuotendo prontamente il capo. Se solo avesse potuto, il cuore avrebbe battuto emozionato sapendo tutto ciò. Si stava davvero avvicinando alla persona che stava cercando da ormai troppo tempo.
– Solo per sentito dire. – rispose con un fil di voce. – Non sono per lui a Mystic Falls. Stavo cercando…una persona che lo conosceva. – rispose alla domanda, solo adesso.
– Una persona? – domandò Elena, incuriosita.
– Si, una persona che ho conosciuto nel 1973. O meglio, un vampiro. – commentò, sollevando lo sguardo verso la Gilbert.
– 1973? Ma…Quanti anni hai? – domandò Caroline, sorpresa. Immaginava centinaia di anni, dopotutto, a parte lei, tutti i vampiri che avevano conosciuto erano davvero vecchi.
– Sono nata nel 1956. – rispose lei tranquilla. Deglutì. Damon continuava a fissarla leggermente incerto e si voltò sbuffando sonoramente. Si allontanò senza dire nemmeno una parola ed uscì dalla casa nella convinzione che non aveva ottenuto nulla di ciò che credeva di ottenere quando aveva suonato a quella porta, poco tempo prima. Elena sospirò e si portò in piedi.
– Io…non ti biasimo per avercelo nascosto. E sento di potermi fidare di te. – mormorò Elena, sorridendole – Non è cambiato niente, per quanto mi riguarda. – aggiunse. Lanciò un’occhiata anche alle altre due e Bonnie sorrise, alzandosi anche lei in piedi e scuotendo il capo.
– Ti preferisco a Damon, quindi è già un buon punto. – rispose ironica. L’ultima fu Caroline che sorrise e si avvicinò a Sofia stringendola in un morbido, ma soffocante, abbraccio.
– Oddio, piccola Marylin Monroe. Adesso fai parte del gruppo, non ti possiamo mica abbandonare. E poi, tra bionde vampire ci si intende, non credi? – domandò, facendole l’occhiolino. Sofia sgranò gli occhi incredula a quell’affermazione della bionda e quando si scostò, si portò anche lei in piedi sorridendo contenta a tutte e tre.
– Vi ringrazio, ragazze. – affermò.
 
Richiuse lentamente la porta dietro di sé premendo l’interruttore della luce principale nella sua casa. Si guardò intorno avvertendo la solitudine di tutti gli altri giorni e sospirò pesantemente. Le faceva strano pensare che, ormai, Elena e le altre sapevano che lei era un vampiro. Dopotutto, non era mai andata a Mystic Falls per farsi dei nuovi amici ed aveva cercato di avvicinarsi a loro solo per avere informazioni in più riguardo Klaus. Mosse alcuni passi verso l’interno raggiungendo il morbido divano beige nel salotto sopra il quale si lasciò cadere stanca, più psicologicamente che fisicamente. Fissava il vuoto della stanza ammirando la penombra dalla quale l’intera casa era avvolta. Socchiuse lentamente gli occhi lasciandosi andare ai ricordi che le attanagliavano la mente.
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso in un sorriso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
– Da dove venite, Elijah? Dal vostro modo di parlare non mi sembra siate di queste parti. – mormorò sicura di sé guardandolo per pochi istanti. 
– L’America. Vengo da lì. – rispose lui. Gli occhi di quel verde intenso della ragazza si accesero, illuminandosi entusiasti.
– E’ bella? Sogno di andare in America, un giorno. – affermò con un tono di voce un po’ infantile. Si fermarono davanti ad una casa dall’aspetto semplice ed Elijah appoggiò la grande valigia della ragazza al suolo. La vide voltarsi e aprire la porta e quando lei si avvicinò per riprendersi la valigia, lui la guardò intensamente.
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

Sollevò lo sguardo da quel divano e ritornò a fissare il vuoto. Se solo fosse esistito un modo per ritornare indietro, se solo fosse esistito un modo per impedire ad Elijah di andarsene dimenticandola, lo avrebbe sfruttato senza pensarci due volte.

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Note dell'autrice:
Nuovo capitolo! Con questo spero di avervi presentato tutto ciò che dovevo presentare. o_o
Quindi penso che dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia. Non so, vi state chiedendo
perché Sofia sia tanto diversa da loro come vampira? Vi ho accennato un flashback che fa parte
di un'altra storia, alla fine, che risale al 1973. :) Detto questo, ringrazio feditrimb e elyforgotten per aver lasciato una recensione
al precedente capitolo. Ringrazio, inoltre, coloro che hanno aggiunto la storia tra le Seguite!
Mi farebbe molto piacere leggere qualche altro commento, almeno
per sapere se vi ho incuriosite. :) Alla prossima!

   
 
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