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Autore: Kooskia    24/11/2012    1 recensioni
Una fanfiction ambientata nel mondo di Temeraire, saga letteraria di Naomi Novik. Un mondo dove l'uomo ha sempre coesistito coi draghi. Temeraire è ambientato durante le Guerre Napoleoniche, Vindex invece è ambientato durante e dopo la Spedizione dei Mille in Italia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Battesimo di Sangue

La sagoma del grande drago disteso sulla collina incuteva allo stesso tempo paura e gioia. Pietro scostò il ramo secco di un cespuglio e guardò oltre il profilo delle colline più basse che si frapponevano tra lui e il drago, ammirando la grande bestia distesa su di una secca altura. Erano ancora lontani ma poteva già immaginare da lì, quali stragi essa poteva rendersi capace. Eppure anche una creatura tanto temibile poteva cadere vittima di inganni o tranelli: dalla loro posizione distante, Pietro e i suoi compagni potevano osservare ciò che il drago e gli uomini vicino ad esso non erano in grado di vedere.
Nascosto alla vista, in una valletta all’interno di una collina sottostante, vi era un folto contingente di soldati Borbonici: essi erano celati dalla loro stessa posizione oltre che da una serie di frasche e fronde che erano state posizionate a coprire quelle che erano delle mura difensive erette probabilmente alcuni secoli prima.
In quella antica barricata di pietre, scintillavano al sole le superfici lucide di alcune bocche da fuoco.
La loro tozza larghezza inconsueta alla vista e il fatto che fossero puntate al cielo non lasciavano dubbi sul loro scopo.
Pietro e i suoi compagni non potevano esserne consapevoli ma i vertici militari a Palermo, nonostante l’assenza dei draghi Garibaldini durante la Battaglia di Calatafimi, erano venuti a conoscenza dell’esatta posizione dei draghi di Garibaldi. Nonostante il caos organizzativo che regnava nella città Siciliana, alcuni ufficiali locali erano più svelti a reagire agli imprevisti a differenza dei loro superiori che dovevano rispondere a codici e a catene di comando lente ed impacciate.
E di conseguenza la trappola preparata per l’unico peso massimo della spedizione Garibaldina era quanto mai letale: la fila di cannoni anti-drago avrebbe aperto un fuoco a mitraglia non appena il drago Garibaldino si fosse levato in volo.
Cannoni e uomini erano stati trasportati nel corso della notte da alcuni pesi medi e un corriere era rimasto a disposizione della truppa, pronta ad avvertire il Comando di Palermo quando il peso massimo fosse stato eliminato.
A quel punto ai Borbonici sarebbero rimasti ben pochi ostacoli nello schiacciare la spedizione tramite la loro forza aerea.
I giovani volontari siciliani che osservavano da lontano e con preoccupazione il drago ignaro e coloro che aspettavano di tendergli un agguato, non erano consci di tutto ciò.
-Ma perché non attaccano adesso?- disse un ragazzo.
-Mio fratello è stato in marina… credo di ricordare che dicesse che i cannoni anti-drago possono essere devastanti ma solo se il drago vola: sparano un colpo che si disintegra in tanti frammenti che possono ridurre a brandelli le ali di un drago… - rispose un ragazzo più giovane.
-Beh… sia come sia, questa potrebbe essere la nostra occasione! Se attacchiamo adesso potremmo avvertire i Garibaldini della trappola! Tra noi e loro ci sono i soldati e se cercassimo di aggirarli per raggiungere i Garibaldini potrebbe essere troppo tardi: non appena quello stupido drago si alzerà in volo, per lui sarà la fine.. – disse il ragazzo che aveva accolto Pietro, armato con un vecchio fucile a tromba.
Egli teneva l’arma dinanzi a sé, estremamente ansioso di usarla.
-Però… noi siamo una cinquantina e abbiamo dieci fucili in tutto, la metà dei quali non sappiamo nemmeno se è in grado di sparare.- rispose Pietro con un’espressione dubbiosa.
Si volse guardando i suoi compagni, sui volti dei ragazzi vi era un ombra di paura e timore ma anche di una forte determinazione e molti tenevano in mano accette o lunghi coltelli.
Il ragazzo con il trombone fece un ghigno e disse: -Beh.. vorrà dire che arriveremo vicino senza farci vedere e li prenderemo di sorpresa, sarà un gioco da ragazzi e chissà … magari Garibaldi in persona vorrà vederci!-
Si incamminarono lentamente e senza far rumore, approfittando di una macchia di ulivi che erano cresciuti selvatici; muoversi all’ombra degli alberi si rivelò provvidenziale e metro dopo metro furono in vista del loro obiettivo.
Vecchie mura si ergevano nella valletta, incastonata tra due colline: Pietro non sapeva quando erano state erette ma, benché alcuni tratti fossero crollati a causa dell’incedere del tempo e gran parte di esse fosse avvolta dalla vegetazione secca che cresceva nella zona, esse fornivano un ottima protezione per i soldati.
Era però una protezione parziale perché il lato opposto alla posizione della collina del drago (e verso il quale Pietro e i suoi compagni si dirigevano), era più esposto e i Borbonici avevano messo solo un paio di sentinelle di guardia a quel lato.
Esse erano leggermente distanziate dal resto della truppa che per la maggior parte riposava accanto ai cannoni o aveva trovato rifugio in alcuni anfratti tra le vecchie mura oppure sotto le fronde degli alberi che crescevano a ridosso delle mura stesse.
Quattro ragazzi si offrirono volontari per eliminare le guardie e Pietro osservò con trepidante ansia come essi strisciarono fino ad un basso muro, attirarono una delle guardie con dei rumori di frasche e poi la eliminarono saltando addosso al soldato appena questi si fosse allontanato dallo sguardo del suo compagno.
-Prepariamoci… - sussurrò Pietro ai ragazzi dietro di lui che diffusero con un passaparola il messaggio.
La seconda guardia si avvicinò verso il luogo dove era sparito il suo compagno: appena ebbe camminato oltre il muretto dove si nascondevano i quattro ragazzi, egli venne afferrato da questi ultimi e trascinato come il suo compagno nell’ombra dove venne finito a colpi di coltello.
L’uccisione della seconda guardia era stata meno silenziosa della prima ed un soldato vicino ad un cannone si alzò in piedi con espressione insospettita.
-Ora!- disse qualcuno a fianco di Pietro e il crepitare di vecchi fucili da caccia e tromboni esplose nella valletta, il soldato di guardia al cannone che si era alzato venne preso in pieno dalla scarica del trombone sparata dal ragazzo vicino a Pietro. Il soldato venne scaraventato contro il muro di pietra mentre il suo petto spillava sangue da tante ferite.
All’improvviso si levarono le urla dei giovani Siciliani che si scagliarono contro i soldati attorno ai cannoni. Una raffica di pallottole falciò una dozzina di ragazzi che caddero al suolo, con la coda nell’occhio Pietro vide che tra essi vi era il giovane armato di trombone che aveva insistito per attaccare.
Pietro si piegò in ginocchio mentre l’aria intorno a sé si fece tanto densa di fumo causato dalle scariche di colpi che faceva fatica persino a respirare.
Nel giro di pochi istanti le due compagini si mescolarono in una mischia furiosa, caotica e violenta: alcuni colpi ancora vennero sparati ma ad una tale distanza furono baionette, coltelli, asce e calci dei fucili ad essere impiegate tra grida e gemiti.
Il ragazzo sentì qualcuno spingerlo da dietro ed egli rovinò a terra, voltandosi sul suolo polveroso vide altri ragazzi lottare con violenza: per la prima volta poté osservare da vicino i soldati che combattevano, giovani della loro età la cui sola differenza era l’uniforme e il dialetto che parlavano.
Il palmo della mano di Pietro si chiuse casualmente su di una baionetta sfilata da un fucile caduta a terra, senza pensare egli si scagliò in avanti ed affondò l’oggetto acuminato nel fianco del primo uomo in uniforme che gli si parò davanti. Rimase interdetto di fronte allo sguardo terrorizzato che il Partenopeo gli rivolse prima di crollare a terra in una nube di polvere.
Con lo sguardo del giovane che aveva appena ucciso ancora negli occhi, Pietro arretrò mentre tutto intorno a lui altri soldati o giovani siciliani si uccidevano a vicenda.
La sua schiena andò a sbattere contro un muro di pietra e si accasciò contro di esso, non si rese immediatamente conto della figura che gli si parò davanti.
Un ufficiale dalla divisa sporca di polvere che estrasse una pistola revolver di fronte a lui.
Pietro chiuse gli occhi in attesa dello sparo e quando egli lo sentì, nitido come un tuono, avvertì gocce di sangue bagnarli la guancia.
Il dolore tuttavia non arrivò e Pietro si chiese se la morte dopo tutto non fosse poi così dolorosa.
Ma quando aprì nuovamente gli occhi, il giovane siciliano si trovò ancora in quella terra assolata dove era nato e l’ufficiale di fronte a lui crollò a terra, con un foro di proiettile nel petto.
Altre raffiche di fucile frastornarono le orecchie del giovane e come egli alzò lo sguardo, Pietro spalancò la bocca nell’osservare il sole oscurato dalla massiccia sagoma di una bestia imponente.
Il grande drago si mantenne in aria con un paio di pesanti battiti d’ala che sollevarono raffiche di polvere accecante mentre i Garibaldini dalla divisa scarlatta sul dorso della bestia sparavano precise fucilate in direzione dei singoli soldati o ufficiali Napoletani che ancora combattevano.
L’intero terreno era disseminato di corpi e Pietro si guardò attorno con sgomento constatando come pochi dei giovani Siciliani erano ancora in piedi e ancora meno soldati Napoletani che uno dopo l’altro gettarono le armi a terra.
La mente del ragazzo era frastornata da una realtà che non si sarebbe mai aspettato: i volti di tanti giovani caduti (con o senza uniformi) sembravano guardare al cielo, con gli occhi spalancati come a voler aggrapparsi fino all’ultimo istante alla vita osservando il cielo terso.
Lo shock della battaglia venne presto sostituito da qualcos’altro.
Lentamente la possente creatura dalle scaglie arancioni volse l’ampio muso verso di lui.
Due grandi occhi lo fissarono, colmi di meraviglia, stupore e gioia..
-Tu …. tu sei uguale a lui!-
Disse una voce imponente, una voce che Pietro non aveva mai ascoltato prima d’ora: una voce che non lo avrebbe mai più abbandonato.


Note: Per una volta un capitolo senza alcun elemento storico. Fondamentalmente perché questo scontro è interamente AU, posso solo accennare un minimo al terreno siciliano (che conosco abbastanza bene). Si tratta in questo caso di file di colline assolate con altezze differenti tra loro, secche ma non per questo prove di vita. In particolar modo le piante di ulivo cresciute selvatiche per l’incuria formano una copertura preziosa per Pietro ed i suoi compagni (a differenza dei terreni con alberi curati dall’uomo) mentre la stessa posizione delle colline (ad altitudini differenti) ha permesso ai Borbonici di appostarsi in agguato. Riguardo alle antiche mura, esse non sono ispirate ad un luogo specifico ma la Sicilia è ricca di resti di questo tipo.


PER FAVORE!!!  So che diverse persone seguono questa storia, quindi se potente
Lasciate un commento/recensione per farmi capire che volete sapere che ci tenete e quindi, invogliarmi a scrivere.

  
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