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Autore: raimbowcomet    24/11/2012    10 recensioni
"Si chiuse in un mutismo ostentato, cercando di capire come fosse realmente il ragazzo sedutole accanto. Le faceva scoppiare il cervello, ogni volta che pensava di averlo compreso ecco che spuntava fuori un nuovo indizio e mandava in fumo la precedente ipotesi.
Bello e dannato? Un po'.
Cinico e menefreghista? Leggermente.
Dolce e sensibile? Affatto.
Oppure si?
Alessandro le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio una frase che non si sarebbe mai dimenticata:
-Dovresti imparare a conoscere prima di giudicare sai Lavinia? E' sintomo di stoltezza non dare possibilità alle persone di rivelare la loro vera natura. Per iniziare potresti conoscere me, naturally if you want, baby."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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If you want - 10





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Mi scuso per il ritardo, ma blablabla scuola e blablabla altro. Godetevi il capitolo :*






"It's too late to apologize"












Abbassò il braccio da sopra gli occhi e sospirò esausto. Non ce la faceva proprio.
Stava tentando di studiare in ogni modo possibile e immaginabile, ma si trovava sempre allo stesso punto: steso sul letto a sognare ad occhi aperti, i libri abbandonati sul copriletto e penne varie sparse a terra. Decisamente non ci stava riuscendo bene, ma il perchè era semplice: oggi aveva rivisto Lavinia a scuola.
Dopo la loro epica litigata del giorno prima, aveva persino pensato di non andare a scuola il giorno dopo ma poi aveva capito che non era lui quello che si doveva vergognare, ma lei. Lui non aveva colpe, aveva cercato di far andare tutto per il meglio, non aveva incasinato nulla, lo stesso non si poteva dire per la bionda. Quando si erano incrociati per il corridoio pensava che avrebbe abbassato la testa, invece l'aveva fissato fino a quando le loro strade non si erano divise ed erano entrati nelle rispettive aule. Aveva degli occhi particolari e stupendi la sua Lavinia: quando era felice o rideva di cuore erano dell'azzurro più intenso che avesse mai visto, invece quando si rattristava diventavano grigi. Quella mattina, invece, li aveva trovati spenti e arrossati, segno che durante la notte avesse pianto molto. Il suo colorito era più pallido del normale e la bocca aveva ripreso quel triste broncio all'ingiù che aveva la prima volta che si erano incontrati in ospedale. Possibile che un semplice litigio l'avesse ridotta così? Possibile che anche lei ci tenesse così tanto al loro rapporto? Dai suoi comportamenti emblematici non sapeva dirlo. Gli diceva che aveva disturbi della personalità multipla, ma anche lei non scherzava di certo.
La stessa mattina aveva trovato sul cellulare un messaggio da parte sua in cui lo invitava a non disturbarsi a passarla a prendere, visto che l'avrebbe accompagnata il padre. Perfetto, erano tornati punto a capo.
Sospirò affranto e fece cadere il libro sul pavimento, per poi allungarsi ad afferrare il computer sul comodino e accenderlo, sistemandolo sul letto. Ormai non avrebbe concluso nulla, quindi tanto valeva vedere cosa accadeva nel mondo circostante. Aspettò che il motore di ricerca si avviasse ed entrò su facebook, per controllare notifiche e post vari. Nulla di nuovo, qualcosa sul gruppo della classe e un tag su una foto da parte di Giovanni che gli aveva scattato quella mattina durante l'intervallo, circondato dai suoi compagni. Terminate le cose da fare, finì inevitavilmente sul suo profilo: si sentiva davvero uno stalker. Per prima cosa le controllò la bacheca, ma non trovò nulla se non qualche scritta probabilmente dei suoi amici di Genova che le chiedevano come stava e qualche tag di Noemi, con delle frasi forse dette durante le lezioni. Notò che aveva condiviso una canzone, 'Non me lo so spiegare' di Tiziano Ferro, con dodici apprezzamenti, giusto qualche minuto prima. Improvvisamente il flash del loro viaggio in macchina, una settimana prima, gli ritornò vivo in mente e si ritrovò a pensare a quanto si fossero divertiti quel giorno. Sospirò lentamente e scorse con il touch del portatile lungo la pagina e non trovando altro da fare non potè fare a meno di ammirare la foto che aveva come immagine del profilo: era stupenda. Image and video hosting by TinyPicLa raffigurava accucciata con una macchina fotografica in mano, intenta a scattare una foto, mentre evidentemente qualcun altro la stava facendo a lei. I lisci capelli biondi erano tenuti fermi da un cerchietto nero con un fiocchetto e si potevano notare le calze ricamate nere, segno che indossasse un vestito o una gonna. Era davvero magnifica e simpatica. 
Incuriosito, la aprì e notò con piacere che aveva circa cinquantasette mi piace e davvero molti commenti in cui le persone le facevano i complimenti, assolutamente meritati. Cliccò per vedere chi avesse premuto l'aprezzamento, ma il touch si bloccò e finì per premere per sbaglio 'mi piace', senza neanche accorgersene.
-Oh cazzo!- esclamò nel momento in cui si rese conto che le sarebbe arrivata la notifica. Se avesse premuto 'non mi piace più' le sarebbe arrivata ugualmente vero? Porca di quella merda! Che coglione!, lui e le sue tendenze da stalker. Merda, che avrebbe fatto adesso? Il guaio era combinato e non poteva rimediare. Lasciò andare il computer sul letto, chiudendo ogni pagina in fretta e mugugnò contro il cuscino parole incomprensibili. Molto probabilmente erano tutti insulti, rivolti per la prima volta, a se stesso.

**

Lavinia fissava impietrita lo schermo del pc, non ancora realizzando quanto accaduto.
Aveva messo mi piace ad una sua foto.
Lui. Poco fa. Praticamente in quell'istante.
O Santa Maria...
Cioè, non che fosse straordinario come fatto, ma... cioè nessun altro lo aveva fatto, segno che quindi la reazione 'a catena' non si era innescata. Quindi lui sicuramente era andato sul suo profilo e sicuramente aveva aperto la foto e sicuramente aveva premuto quel dannato pulsante. Mh, okay.
E... perchè l'aveva fatto?, domanda da un milione di dollari.
Magari avesse conosciuto la risposta. Era un segnale? Stava cercando di farle intendere qualcosa? Tipo 'non ci parliamo ma ti tengo sempre d'occhio'? Che cosa significava? Oh cielo.
Non sapeva come passare il pomeriggio? Bene, aveva appena trovato il suo prossimo passatempo: cercare di leggere nella mente di Alessandro Catini, che quindi era in linea. Aprì la lista della chat a destra e constatò che effettivamente accanto al suo nome vi era il pallino verde, ma non ebbe neanche il tempo per decidere se contattarlo o no, pazza!, che immediatamente la sua icona finì nella lista delle persone offline. Perfetto.
Cosa era significato per lui quel gesto? Possibile che fosse stato uno sbaglio? Ma cosa ci faceva nel suo profilo? La stava controllando? Possibile che fosse... geloso?
No, ma che idea strampalata. Molto probabilmente si stava annoiando, oppure cercava di capire il suo stato d'animo attraverso quello che pubblicava e condivideva, come se la sua espressione quella mattina a scuola non fosse stata abbastanza convincente ed esplicativa, pft.
Da sorpresa, stava passando a incazzata nera. Come cavolo si permetteva? Perchè la condizionava in quel modo? Che diritto aveva di sconvolgerla con una semplice azione? Non poteva, non poteva lasciare che un cretino qualunque la trattasse così! Dio, che nervoso!
Sbattè una mano sulla scrivania talmente forte che il suo prezioso iPhone sobbalzò, e per poco non cadde a terra. Ci mancava solo questa e lo avrebbe odiato per sempre, pensò la ragazza digrignando i denti. Poi, con un sospiro, si morse il labbro inferiore: rabbia? Odio? In quale mondo parallelo? In quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era accoccolarsi tra le sue braccia e piangere.
Era snervante essere innamorati.
Era snervante non sapere cosa stesse facendo la persona al centro dei suoi pensieri.
Era snervante preoccuparsi di ogni minimo gesto, convinti che dietro ci fosse dell'altro.
Era snervante non sentirsi all'altezza di provare quel sentimento.
Avrebbe semplicemente voluto carezzargli i capelli morbidi, sorridergli e baciarlo, ma sapeva non essere possibile. Era stata colpa sua e ora doveva accontentarsi di guardarlo passare per il corridoio ridendo e scherzando con qualche oca della sua classe, non sapendo però quanto anche per lui fosse difficile in realtà.
Con uno scatto si alzò dalla scrivania e si gettò sul letto, afferrò Anacleto stringendolo al corpo e portando il telefono all'orecchio, chiamò Noemi, che rispose dopo due squilli.
-Ehi Vì! Come mai mi chiami? Di solito non lo fai mai, che ti serve?- chiese piena di vita. A sentire quelle parole le vennero le lacrime agli occhi: era una pessima amica. Non la chiamava mai era vero, solitamente parlavano su WhattsApp e a scuola, ma non aveva mai sentito il bisogno di chiamarla. Solo ora, che  le faceva comodo, ed aveva bisogno di parlare, si era decisa.
-Scusa, se ti disturbo...- disse con voce rotta- non sapevo che altro fare, mi dispiace.- iniziò a piangere.
-Ehi, ehi, va tutto bene.- avvertì l'ansia nel suo tono ed affondò il viso nel pupazzo, continuando a singhiozzare.
-Sc-scusa.- sussurrò.
-Vì, calmati, ci sono qui io, ora respira e parliamo okay?- la ragazza annuì, non rendendosi conto che non poteva vederla. Avrebbe voluto averla accanto, per farsi abbracciare e rassicurare.
-E' per Ale vero?- domandò cauta. Temeva di far scoppiare la diga, che le avrebbe  travolte entrambe, ma qualsiasi modo avrebbe cercato per toccare quell'argomento, inevitabilmente sarebbe finita con una ragazza ancora più in lacrime di quel momento. Infatti Lavinia accentuò il livello dei singhiozzi e la mora capì che non vi era nessun possibile rimedio. Sospirò:
-Sfogati, su.- e con quello Vì partì in quarta.
-E' un coglione, uno stronzo, solo un deficiente! Lo odio, lo odio, lo odio! Perchè mi fa stare così? Eh? Perchè?- quasi strillò a pieni polmoni,  tanto che quasi le mancò la voce.
-Ma non se ne rende conto tesoro...- la rincuorò Noemi.
-Non ne ha il diritto, non ne ha il diritto.- ripetè piangendo e singhiozzando.- io non volevo, davvero, non volevo!
Quando era sconvolta tendeva a ripetere gli stessi concetti più volte, forse per capacitarsene, e questa volta sembrava davvero irrecuperabile, tanto che Cristina bussò.
-Vì? Amore? Tutto bene?- chiese facendo capolino con la faccia dalla porta. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava da due giorni a quella parte, ma aveva deciso di non forzare la mano.
-Va via mamma!- la scongiurò, non volendo vedere nessuno. Si voltò dall'altra parte rispetto alla porta e la donna notò la schiena scossa dai singhiozzi trattenuti. Si avvicinò per accarezzargliela dolcemente, e le sussurrò all'orecchio.
-Va bene, ma sai che per qualunque cosa ci sono, capito?- le annusò i capelli profumati e le baciò la guancia bagnata. La ragazza annuì tirando su col naso e si asciugò furtivamente gli occhi, mentre Noemi dall'altro capo del telefono attendeva paziente, cercando di capire cosa avesse innescato quella bomba.
Non appena la porta si richiuse, la ragazza raccontò ogni cosa all'amica, stupendosi per prima di come le venisse naturale, e di quanto ormai fossero entrate in confidenza. A Genova non si sarebbe mai sognata di avere una confidente del genere, aveva le sue amiche ma era sempre rimasta un po' fredda nei loro confronti, non si fidava veramente, aveva sempre avuto paura che avrebbero potuto raccontare i suoi segreti in giro, quindi si limitava al minimo indispensabile. C'era anche da specificare poi che lei non aveva mai avuto grandi crisi riguardo a ragazzi e argomenti affini, quindi non si era presentato il problema; ora invece le cose erano decisamente cambiate e ringraziava di aver trovato una ragazza così disposta e dolce.
-Da quello che ho capito però, la colpa non è solamente la sua...- azzardò la mora, con voce dolce, stando ben attenta a non scatenare altri pianti o grida. Ora che Lavinia iniziava a fidarsi di lei e ad aprirsi un po' di più non voleva di certo perdere quello che aveva conquistato in due mesi. Quella ragazza aveva un disperato bisogno di essere ascoltata e rassicurta, l'aveva capito, anche se non l'avrebbe mai ammesso, ma ne aveva bisogno.
-I-io, v-veram-mente non...- tentò di sussurrare la bionda, ma le parole le morirono in bocca. Aveva ragione. Aveva assolutamente ragione. Era stata colpa sua. Più volte in quei due giorni aveva cercato di attribuire ad Alessandro colpe inesistenti, e non aveva trovato nulla di convincente se non il suo comportamento ambiguo all'inizio, che poi era anche giustificabile, visto il loro rapporto. Era stata solamente lei l'immatura che aveva pensato di poter tenere nascosta una parte della sua vita, senza tornar conto a nessuno.
La verità, e lo sapeva bene, era che se voleva costruire qualcosa di importante con lui (cosa in quel momento impensabile vista la piega degli eventi), avrebbe dovuto parlare, e anche alla svelta. Avrebbe dovuto raccogliere il coraggio a piene mani e farsi avanti, visto che quel povero ragazzo le aveva chiaramente confessato di essere interessato, mentre lei lo aveva solo insultato. Mh, decisamente bene insomma.
-Hai ragione- proruppe singhiozzando- hai ragione, è solo colpa mia, tutta colpa mia.
-No tesoro,- tentò di consolarla- non è solamente colpa tua, siete entrambi colpevoli. Lui non doveva aggredirti così ma tu non dovevi neanche mentirgli! Perchè gli hai raccontato quella bugia? Dove eri andata veramente?
Era arrivato il momento, qualcuno doveva pur saperlo. Da una parte era contenta che Noemi lo sarebbe venuta a sapere per telefono, così non avrebbe visto la compassione dipinta sul suo volto nel momento in cui le avrebbe detto dove si trovava. Decisamente meglio.
Tentò di respirare a pieni polmoni, anche se le riusciva difficile, e pronunciò con voce rotta:
-All'ospedale. Ero all'ospedale.- sputò quelle parole come se si fosse liberata da un grande peso.
-Davvero? E allora che bisogno c'era di mentirgli? Che hai fatto, le analisi?- chiese stranita.
Lavinia scosse la testa, dimentica del fatto che la compagna non la potesse vedere e si passò una mano fredda sulla fronte, scostandosi i capelli e deglutendo forte.
-Magari.- rispose mentre le passavano davanti agli occhi decine di immagini di prelievi del sangue vari. Sarebbe stato meglio dire 'non solo', ma non ce la faceva. Ma doveva, si, doveva. Ad ogni costo.
-E cosa stavi facendo allora?- domandò nuovamente Emi, con un tono di voce strano.
Stava iniziando a capire? Se lo augurò con tutto il cuore, almeno si sarebbe risparmiata i particolari. Esalò un brusco respiro, per poi prendere coraggio:
-Dei contr...- iniziò a dire, ma cadde la linea. Avvertì solo il bip telefonico mentre guardava lo schermo, che segnava la chiamata appena terminata. Cosa era successo? Proprio quando si era decisa? Evidentemente era destino che non lo avrebbe mai detto a nessuno, si. Incredibile.
Tentò di ricomporre il numero dell'amica ma in quel momento le arrivò alle orecchie il tipico rumore della chat di facebook, e si ricordò del computer acceso sulla scrivania. La chat di Noemi lampeggiava e si stava riempiendo velocemente di messaggi:

Noemi Cisalpini:
Vì! Scs ma mi è morto il tel! Batteria scarica :(
Ne approfitto per andare a studiare, ma domani mi racconti tt eh!
X favore non farmi stare in ansia, se hai bisogno chiamami a casa!

Le rispose velocemente, onde evitare di farla preoccupare:

Lavinia Rocci:
Emi calmati! Sto meglio ora, già mi ero tranquillizzata!
Vai a studiare, dopo ti racconto ;)

Noemi Cisalpini:
Sicura?

Lavinia Rocci:
Si!

Noemi Cisalpini:
Sicura sicura sicura?

Lavinia Rocci:
Ho detto di si -.-

Noemi Cisalpini:
Okok ma se ti serve sai che ci sono!
Domani risolviamo ogni cosa, vedrai.
Scs ancora :(
Bacio :*


Lavinia Rocci:
Tranquilla, poi ti dico. Bacio!


Si, poi le avrebbe detto, come no.
Dove avrebbe trovato nuovamente il coraggio di mettere una persona a conoscenza della sua malattia, ora?

**

Con un sospiro, si avvicinò ai suoi compagni di classe, prendendo a parlare dei compiti per il giorno dopo, mentre lei gli passava accanto, silenziosa e veloce. Odiava quella sua finta indifferenza. Sapeva che se solo avesse potuto, l'avrebbe preso molto volentieri a schiaffi. Più volte. Invece si limitava a camminare per i corridoi invisibile, con i capelli a formare una cappa tra lei e il resto del mondo, lo sguardo perso.
Praticamente era ritornata a comportarsi come quando abitava a Genova, e si sarebbe gettata sotto un treno da sola per questo. Aveva iniziato ad essere una ragazza nuova lì a Pisa, finalmente era ritornata a sorridere e a uscire con gli amici... e invece ora tutto all'aria. Per un ragazzo poi. Che merda.
Era stata colpa sua, lo ammetteva, ma anche lui non era di certo innocente. Non poteva scaricare su di lei tutta la sua frustrazione! Avrebbero dovuto trovare un punto d'incontro, ma per come si erano messe le cose in quel momento sicuramente non si sarebbero parlati per tutta la vita. Che situazione del cazzo, era il caso di dirlo.
Lavinia si diresse verso le macchinette alla fine del corridoio e prese il suo solito tè caldo, il gusto non era dei migliori ma purtroppo la scuola non offriva altro, quindi meglio accontentarsi. Noemi era rimasta in classe a copiare i compiti di filosofia, quindi si appoggiò al macchinario, mentre erogava la bevanda, ma fu sorpresa da qualcuno che le aveva appoggiato una mano sulla spalla: sussultò involontariamente e si girò di scatto.
-Ehi.- la salutò Paolo con un sorriso, aveva i capelli perfettamente pettinati al contrario di lui che li portava perennemente spettinati a regola d'arte, esibendo le dolci fossette che aveva ai lati della bocca- come stai Vì?
-Ehi.- rispose, tentando di sorridere- sto... bene. Te?- sospirò afferrando il bicchierino pronto e appoggiandosi alla finestra poco distante, vicino l'angolo. Traduzione: vorrei davvero scomparire dalla faccia della Terra ma purtroppo non posso, quindi tiro avanti al limite del consentito.
-Dal tuo aspetto non credo che tu stia 'bene'.- la osservò bene notando gli occhi spenti e leggermente lucidi e il viso smunto, così come le occhiaie coperte dal correttore e le labbra screpolate piene di burrocacao alla ciliegia, colpa del freddo improvviso di quei giorni. La ragazza sorrise tristemente e rispose alzando un sopracciglio.
-E' un modo implicito per dirmi che oggi faccio schifo e sono più brutta del solito?- chiese acida.
-Cosa? No, no! Ci mancherebbe, tu sei sempre bella.- disse prima di accorgersene, per poi arrossire e abbassare lo sguardo. Era così dolce però. Non si accorgeva che se solo avesse voluto avrebbe avuto ai suoi piedi un numero esorbitante di ragazze? Quello che però lei non sapeva, era che ne desiderava solamente una.
-Bhè grazie, anche se lo stai solo dicendo per placare la mia ira.- sorrise più tranquilla di prima, dandogli un piccolo colpo con la spalla, tentando di fare ironia e alleggerire la situazione.
-No, dico sul serio Vì.- sorrise amichevole grattandosi poi la nuca.
-Certo certo.- gli concesse sorseggiando il suo tè. Era davvero bollente e sperava vivamente la riscaldasse anche all'interno, dove sembrava essersi congelato qualcosa. E lei sapeva cosa... esattamente da qualche sera prima.
-Comunque, hai notato miglioramenti con le ripetizioni?- le domandò interessato. Ormai si vedevano due pomeriggi a settimana e piano piano la ragazza stava iniziando a capirci qualcosa.
-Sì! Oggi la La Fratta mi ha mandato alla lavagna e l'esercizio mi riportava!- esultò facendo un piccolo saltello, rischiando di far rovesciare il bicchierino colmo di liquido.
-Attenta!- esclamò Paolo prendendola per le spalle, mentre scoppiavano a ridere- vedi che piano piano stai imparando? Sono davvero contento Vì!- disse, e proprio mentre pronunciava quelle parole udì la porta del bagno a fianco a loro sbattere, chiusa da Alessandro che li stava fissando con due tizzoni ardenti al posto degli occhi. Sembrava davvero che da un momento all'altro avrebbe potuto prendere Paolo e staccargli a morsi la mano che teneva sulla spalla della sua bionda. Perchè a lui era permesso toccarla? Non era giusto, merda. Non era giusto!
-Oh, Ale!- tentò di fermarlo l'amico, ma quello era già sparito, voltando l'angolo a passo decisamente incazzoso.
-Ma che ha?- domandò disorientato il ragazzo, ritornando a guardare Lavinia al suo fianco che stava per avere una crisi di pianto: tratteneva a fatica le lacrime e il petto era scosso da singhiozzi silenziosi, mentre si mordeva freneticamente il labbro inferiore. Non si sarebbe stupito se avesse iniziato a sanguinare da un momento all'altro.
In uno scatto di coraggio, o pazzia?, si staccò da Paolo e rincorse Catini dietro l'angolo. Si sbrigò e lo raggiunse, afferrandolo per un braccio, ma quello si divincolò e la guardò rabbioso.
-Che vuoi?- la aggredì.
-Ecco, io... v-volevo solo... riguardo l'altro giorno... - tentò di parlare impacciata.
-Senti,- la interruppe sul nascere- se stai cercando di avere la coscienza più leggera soltanto dicendo qualche frase di circostanza, puoi anche andartene.- sventolò la mano con un gesto infastidito, mentre in realtà dentro stava morendo. Dio solo sapeva quanto gli costava dire quelle cose, ma non doveva permettersi ancora di rimanere ferito. Si era esposto troppo, con la conseguenza di aver fatto la figura del povero coglione.
-No, non voglio alleggerirmi la coscienza, voglio solo...- cercò di spiegarsi, ma il ragazzo si allontanò velocemente.
-Scusarti? Sai Lavinia, certe volte è troppo tardi per scusarsi.- sussurrò amaro e voltò l'angolo, entrando in aula, mentre i loro compagni li guardavano incuriositi. Bhè, almeno in quei giorni avrebbero avuto su cosa parlare.





*******************************************************************
Abbiamo visto una Lavinia decisamente sconvolta da un piccolo e casuale gesto di Ale, inizia subito a farsi mille film mentali e a insultarlo, ma come biasimarla? Non so voi, ma ci ho messo molto del mio in questo suo comportamento lol e un Ale che del resto si da dell'idiota all'inizio ma alla fine è molto fermo nel suo comportamento. Finalmente la bionda voleva confidarsi con Noemi ma... ma...  l'autrice è troppo stronza :')
Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto mille mila cose da fare tra scuola e altro, non avevo neanche un secondo per accendere il pc. Dovevo dire molte cose ma non me ne ricordo neanche una, sono di corsa perchè ho internet a disposizione per pochissimo (odio mia madre per avermi tolto la wifi) e penso si noti da queste note sparate a raffica (tra l'altro sto vedendo Amici che ogni anno è sempre peggio, mammamia °-°) e niente, spero che vi sia piaciuto, lo dedico a tutte quelle belle personcine che lo aspettavano con ansia, frallosa del mio cuore dico a te!
Se ritarderò sapete che comuque non sono morta eh, tornerò a tormentarvi muahahahahah.
Scappo scappo scappo, il tempo fugge e l'amore mi da alla testa. Scusate.
Un bacione enorme, Athena xx
   
 
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