Capitolo 3
Passare dalla porta secondaria in cucina gli sembrò la
scelta
più adatta, e quando si avvicinò e la vide li,
che
preparava la cena, si fermò ad osservarla quasi senza
battere
ciglio, gli accadeva sempre la stessa cosa, non si rese conto nemmeno
del tempo che passava. Si riscosse solo quando Levi saltò
sulla porta a vetri attirando l’attenzione di Sue. Si
guardarono
attraverso i vetri e Jack entrò sfoderando quel suo sorriso
timido e imbarazzato «Ma come?! Avevo capito che non avevi
fame! Non pensavi al digiuno?»
«Se vuoi puoi sempre
ordinarti una pizza!»
lo disse sorridendo, almeno un tentativo lo stava facendo.
«Mai rinunciare ad una
cenetta fatta in casa!
Passo le mie tristi serate da single solo a casa, davanti ad un
piatto mono-porzione riscaldato al microonde…a volte mi
chiedo se
un giorno non diventerò un surgelato anche io.» Si
guardò in torno alla ricerca di qualche cosa da fare
«Ti
do una mano?»
«Non ti preoccupare, ho quasi
finito. Mi
rilassa cucinare, e per una volta non solo
l’insalata…vai pure a
fare la doccia, quando hai finito puoi sempre preparare la tavola. E
poi preferisco cucinare al riordinare!»
«Vedo che ti ricordi la
regola…»
«Chi cucina non riordina?
Certo che la
ricordo…»
Jack rimase a guardarla ancora un
attimo per capire
se veramente le nubi erano passate, ma Sue stava diventando
bravissima ad evitare il suo sguardo, così si decise e
salì
le scale per andare in bagno a farsi la doccia.
Rimasta in cucina da sola
appoggiò entrambe
le mani sul piano di lavoro davanti a lei, chiuse gli occhi e
tirò
un profondo sospiro mentre continuava a ripetersi “Dai
avanti!
Sii te stessa e parlate durante la cena come fate sempre, e poi ti
chiudi in camera e ti fai una bella dormita”. Ma
era quel fate
sempre che la preoccupava.
In meno di mezz’ora la cena
era quasi pronta e
Jack scese in cucina giusto in tempo «Wow!! Che profumino!
Apparecchio la tavola?»
«Si, grazie le tovaglie
sono…»
«…nel primo
cassetto» finì Jack
«Sono così
prevedibile?» non
riuscì a trattenere un sorriso mentre gli poneva la domanda
portandosi le mani sui fianchi.
«Un po’!»
«Devo cambiare le mie
abitudini, mi conosci
troppo bene…»
«Non c’è
mai limite al troppo
Thomas…» prese la tovaglia e richiuse il cassetto
rivolgendole un sorriso divertito.
La cena era stata tranquilla, non era
una novità
per loro trovarsi da soli intorno ad un tavolo a chiacchierare del
più e del meno, e per la prima volta nella giornata Sue non
sentì quel certo senso di disagio che aveva provato in ogni
momento trascorso al fianco di Jack nelle ultime dodici ore.
«Che
dici avremo attirato l’attenzione della signora
James?»
«Penso di si, ha buttato
l’occhio nella
nostra direzione mentre continuava a curare le sue rose.»
«Forse non è stato
molto elegante
litigare per strada…però di sicuro abbiamo
attirato la sua
attenzione»
«Gia. Sei stata molto
convincente. Decisamente
convincente…» Jack fece una pausa come cercando le
parole
giuste per non interrompere la tranquillità che sembrava
aver
raggiunto la ragazza «Sue… me lo diresti se ci
fosse qualche
cosa che non va, vero? Non stai neanche quasi toccando cibo. Non ti
senti bene?
«Sto benissimo, sono solo
stanca. Non ho
dormito molto e lavorare sotto copertura mi mette un po’ di
agitazione. Metti tutto insieme e ottieni una miscela
esplosiva.»
Parlare di lei non le sembrava una buona idea, rischiava di ricadere
nello stesso malumore che l’aveva tormentata per tutto il
giorno,
così cercò di portare il discorso su di lui.
«Ho
notato che hai corso molto prima. Hai girato tutto il
quartiere?»
«Non tutto. Ma è
una bella zona. Le
strade sono ben illuminate, c’è tanto verde,
scuole vicine.
Insomma si sono scelti un bel quartiere per mettere su
famiglia.»
Alla parola famiglia a Sue venne in mente la scena di quella
mattina, e un’altra nube le passò negli occhi.
Jack se ne
accorse, ma non tentò di chiederle perché, sapeva
quale
sarebbe stata la sua risposta, “niente” come tutte
le volte in
cui glielo aveva chiesto durante la giornata. Si alzò e
prendendo i piatti aggiunse «Qua ci penso io, tu sali in
camera, poi ti porto un the caldo.»
«Grazie…» lo segnò,
mentre lo diceva
sussurrando, sapevano entrambi che non era per il the che lo stava
dicendo «…ma non c’è bisogno
che ti disturbi…»
«Nessun disturbo. Mi fa
piacere…»
La ragazza si alzò e molto lentamente si
avvicinò
alle scale per andare in camera poi si fermò sulla porta
della
cucina «Andiamo a fare spesa domani mattina? È
martedì.
Ho letto sul rapporto che la signora James va a fare la spesa tutti i
martedì e giovedì mattina, possiamo inscenare una
piccola lite.»
Jack annuì e si rimise a
sparecchiare. Sue a
quel punto lo chiamò, si portò la mano al viso e
con i
segni gli disse di nuovo “grazie”, poi si
voltò e salì
in camera.
A Jack sembrò di vederle gli
occhi lucidi, ma
si disse che doveva essere solo a causa della stanchezza. Una
giornata no capitava a tutti, anche se era strano vedere Sue
così…
così… distante. Si, distante era la parola giusta.
Sue salita in camera si butto sul letto e soffocò il pianto con il cuscino continuando a ripetersi “No, Sue! Ci sei riuscita fino ad ora, lo hai visto questa mattina ancora con lei, hai visto come si guardano, e come si abbracciano. Possibile che non ti basti? Non serve dirgli quello che provi, potresti rovinare la bella amicizia che avete da sempre”. E con questo pensiero si addormentò con la luce accesa, Levi accoccolato di fianco, e la porta socchiusa.
Jack intanto aveva messo in ordine la cucina e, preparato il the, salì le scale per portarlo a Sue. La luce nella camera era ancora accesa, “è sveglia” pensò, così bussò. Sentì Levi avvicinarsi, ma dall’interno nessun altro movimento, quindi mise la testa dentro e la vide li, addormentata sopra le coperte. Si fermò pensando se entrare o meno, poi si disse che non poteva lasciarla così. Entrò, appoggiò il the sul comodino, prese un lembo della coperta e la coprì. Per un interminabile attimo, in cui continuò a lottare con se stesso per reprimere il desiderio che provava dentro, si fermò a guardarla, poi si avviò alla porta, spense la luce, chiuse la porta alle sue spalle, e rimase li, al buio