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Autore: Vale11    26/11/2012    1 recensioni
“Ragazzino, ce l’hai un nome?”
Le sembrava abbastanza sveglio da essere in grado di rispondere, dopo essere riuscita a convincerlo a infilarsi qualcosa nello stomaco. Era magro, ma aveva un fisico decisamente tirato. Un fascio di muscoli e nervi, ecco cos’era.
“E questo che razza di accento sarebbe?”
“Un accento italiano, biondo. Ce l’hai un nome?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Hiruma vide Irma schizzare sulla sedia come se qualcosa le avesse morso una caviglia, chiudere il portatile e resistere disperatamente alla tentazione di mollare una testata sul quel rettangolo di metallo. Non una reazione che ci si aspetta da una persona normale. Trattandosi di Irma, quindi, rientrava perfettamente nella norma.

"Che è, testa rossa?"

 

Irma fissò Yoichi come se volesse trapassarlo. 

"Sportivamente parlando, è una giornata piuttosto di merda." 

Gli diede una mano quando si accorse che voleva sedersi, non era il caso che si distruggesse le costole da solo. Di nuovo. 

"Gli Steelers hanno giocato senza Polamalu e Roethlisberger, Byron ha sostituito il quarterback e ha segnato un touchdown, ma poi ha subito tre sack. Tre! Ma ti pare! Dov'era la linea? E non si poteva scansare? Roethlisberger ce la fa, di solito!"

Sbuffò, ficcandosi le mani fra i rasta rossi. Sorvolò sul fatto che, probabilmente, se non era titolare c'era un motivo. E' che si era rotto pure lui.

"E l'Italia a rugby era partita così bene contro gli All Blacks, ma nel secondo tempo è praticamente svenuta. Contro l'Australia è finita ora, e abbiamo fatto un primo tempo da schifo anche se il secondo non era niente male. Se il calcio di Orquera fosse entrato avremmo pareggiato! Non so se essere pesantemente frustrata o iniziare a sentirmi come gli interisti".

Yoichi la fissò, aveva un punto interrogativo grosso come una casa in mezzo alla fronte.

"Interisti, si. Una squadra di calcio in Italia, che fino a poco fa le perdeva tutte. Ora no, ma il detto è rimasto".

 

Hiruma sbuffò, salvo poi pentirsene per via delle costole. La spalla non faceva più male quanto prima, ma muoverla non era un'opzione accettabile.

"Calcio, in Italia siete proprio fissati"

"Non ti allargare, io il calcio non lo seguo."

"Ma tu ormai sei più apolide che italiana. Comunque, è normale prenderne dagli All Blacks, testa rossa. Hanno velocità, tecnica e potenza. I Ravens, invece, non mi hanno mai convinto…quindi perdere contro di loro non va bene per niente…anche perchè state rischiando di non arrivare ai play off".

Irma lo guardò con un sopracciglio alzato, prima di attaccarsi a una bottiglietta d'acqua. Non portava mai un goccio d'alcool in ospedale, compensava con altro.

"Non ricordarmelo, bestiaccia. Potrei iniziare ad odiarti sul serio"

Ghignò.

"Fai pure"

 

Irma guardò Yoichi ghignare, confrontando quel ghigno con i soliti che sfoderava prima. Nemmeno comparabile. 

Pessimo, non va bene.

"A che pensi, biondo?"

Fece finta di non aver fatto una domanda pesante, mettendosi a litigare di nuovo col portatile. Prima o poi avrebbe dovuto comprarne uno nuovo. Prima o poi. Probabilmente, più poi che prima.

"Niente di che, testa rossa. Mi stavo solo chiedendo dov'è finito il vecchio, con i nanetti, la manager e l'idiota."

"Certo, come no".

Si voltò verso di lui, pensando che proprio non ce la faceva a chiamare la gente per nome. Era più forte di lui, evidentemente: aveva un soprannome per tutti. L'unica cosa che la stupiva era l'assenza della parola "merda" all'interno della frase. Un miglioramento commovente. 

"Non ne ho idea, comunque. Credo siano andati a mangiare qualcosa. Musashi sarà al lavoro. In ogni caso, ripeto, certo. Come no"

 

Dio, quanto non la sopportava quando ci azzeccava. Non stava pensando a mezza squadra, sapeva perfettamente dove potevano essere. Non era un idiota. Uno solo in squadra bastava e, spesso, avanzava.

Non che tutto questo lo autorizzasse ad ammettere che si, in effetti stava pensando ad altro.

La spalla.

Quella spalla maledetta che se ne era uscita, e che gli serviva per lanciare. Ora che finalmente aveva una squadra rischiava di non avere più il braccio.

"Sei preoccupato, biondo?"

 

Lo vide spalancare gli occhi per un decimo di secondo, prima di assottigliarli e puntarglieli addosso come fossero mirini.

"Vedo che non posso nasconderti niente"

Irma scrollò le spalle.

"Non è quello. E' che continui a fissarti il braccio come se gli fosse spuntata una testa"

Yoichi sbuffò, biascicando qualche cosa sottovoce, Irma si portò dietro la sedia fino ad essere accanto a l letto. Piantò i gomiti sul materasso.

"Guarda me"

Non disse nulla finchè Yoichi non le piantò gli occhi addosso. Non bruciavano come prima.

"Yoichi, che c'è?"

"E tu, che vuoi?"

Irma ghignò, prima di appoggiare il mento alle mani.

"Un penny per i tuoi pensieri"

"Non che siano di interesse pubblico"

"Ovviamente. Fai un po' tu"

"E non è che costino così poco"

Irma non lo degnò di una risposta, ma si allungò fino al comodino per prendere una delle riviste della NFL che leggeva con Yoichi. Fece finta di niente.

"Biondo, dici che Roethlisberger rientrerà in tempo per portare gli Steelers ai play off, o faccio meglio a iniziare a disperarmi adesso?"

"Dipende"

 

Vide Irma deglutire la risposta istintiva che le era saltata in testa, che sarebbe stato sicuramente qualcosa sulla falsariga di un sonoro grazie al cazzo

"Che avete fatto contro i Browns?"

"Lo sai che abbiamo perso, biondo. Non ricordarmelo"

"Avevi a tifare Bucaneers"

"Come te, Yoichi? Devo ricordarti che ne avete prese in casa dai Falcons?"

Sbuffò spazientito, era una conversazione che ne nascondeva altre cinque o sei. Mai fidarsi di Irma, quando fingeva di essere disinteressata a qualcosa.

"Il fatto è che Roethlisberger si è infortunato come Byron, preciso. Hai visto che si sono fatti?"

Hiruma succhiò aria fra i denti, preparandosi al peggio.

Irma, sei una testa di cazzo di dimensioni epiche.

 

"Spalla, tutti e due. Sono fuori per un po', ma pare che potranno rientrare senza problemi. Anche se ovviamente ci vorrà del tempo…"

Lanciò un'occhiata in tralice a Yoichi. Fece finta di non essersi accorta che la stava pugnalando con gli occhi.

"Il coach ha detto che la mancanza di Roethlisberger si sente, e parecchio, ma si fida dei sostituti e sarà un'occasione per farli crescere"

Rentì Yoichi risucchiare l'aria fra i denti.

"Certo, se però dobbiamo mettere a rischio i play off in questo modo…"

"Ho capito! Irma, ho capito. Piantala. Sei insopportabile"

"Per un quarterback la spalla è fondamentale…oh. Scusa. Hai detto qualcosa?"

Si voltò verso di lui, senza aspettarsi niente di quello che vide. I suoi giochini psicologici funzionavano sempre bene. A volte anche troppo.

 

Odiava quella sensazione, l'idea di essere letto come un libro, anche se solo da parte di Irma. Era terrificante, sapere di non potersi più tenere un segreto, una debolezza. E quello che lo spaventava di più non era solo l'idea che qualcuno potesse approfittarne, sapeva che testa rossa non l'avrebbe mai fatto, ma sentirne parlare rendeva tutto più vero.

Mi è uscita la spalla destra.

Aveva lottato con le unghie e con i denti per arrivare dov'era, e ora si ritrovava in ospedale per colpa di uno psicopatico, con la spalla bloccata e le costole rotte, un occhio cerchiato di nero e un giramento di cosiddetti talmente sviluppato da poter fungere da centrale eolica. 

Senza scherzi, rischiava di esplodere. Tenere tutto dentro gli era sempre riuscito bene, ma Irma riusciva sempre a farlo sbroccare, in un modo o nell'altro. O sbloccare, come diceva lei. Doveva ancora decidere se le era grato per quei momenti di liberazione psicologica o odiarla direttamente.

Chiuse gli occhi, prese fiato.

 

Irma lo vide schizzare a sedere e chiudere gli occhi. Tenerli chiusi, stretti, e respirare al rallentatore. Fosse per le costole o per calmarsi, non ne aveva idea. Sapeva solo che aveva paura di aver esagerato un attimo. Si sporse verso Yoichi, spostandogli i capelli dal viso e legandoglieli in una coda bassa sulla nuca. Niente gel, in ospedale. I capelli di quel ragazzino schizzato erano liberi, e assolutamente influenzati dalla forza di gravità. Niente spike, solo capelli biondi che gli atterravano direttamente negli occhi. Finì di legarli e lasciò la mano sulla sua schiena, sentendo sotto i polpastrelli il bordo delle bende che gli coprivano l'addome sotto la camicia del pigiama. Resistette alla tentazione di strusciargli il naso contro una guancia, un po' come fanno i gatti, finchè non lo sentì biascicare qualcosa.

"Hai un'idea di quanto ti stia odiando, testa rossa?"

Gli sorrise, con una voglia di abbracciarlo disumana.

"Me ne sto facendo un'idea, si".

Aspettò che aprisse gli occhi, prima di spingerlo sul letto premendo sulla spalla sana, sentendosi quasi in colpa. 

"Ho esagerato, biondo"

La risposta le arrivò da uno Yoichi ad occhi chiusi, affogato in un letto d'ospedale.

"Non sai quanto. Comunque hai vinto, dieci punti per te e per le tue capacità deduttive".

Si sedette di nuovo sulla sedia, quasi sdraiandosi sullo schienale. Sentiva la mancanza della presenza di Musashi, il kicker era l'ago della bilancia fra la schizofrenia di Yoichi e il suo sarcasmo caustico. Serviva, in casi come quello. 

"Sai, ho sempre pensato che tu non abbia il fisico adatto per il football"

Vide Yoichi tendersi di nuovo. Sperò che l'avrebbe ascoltata fino in fondo.

 

Inutile fingere, quelle parole bruciavano sentite da lei. L'aveva sempre sostenuto, perchè adesso se ne usciva così? Per la spalla? Per quale motivo? Non le rispose, tenne gli occhi chiusi.

"Ti manca la velocità, ti manca la potenza. Sei un ottimo quarteback per le trick plays, ma non sei completo. Dal punto di vista fisico, almeno. Non reggeresti il confronto con i quarterback più scarsi degli Stati Uniti, per questi aspetti. Fisicamente, basta spingerti e vai a terra"

"Testa rossa, non…"

"Il fatto è che, nonostante tutto, resti uno dei giocatori migliori della tua età che abbia mai visto scendere in campo"

Aprì gli occhi, tirando su un sopracciglio ossigenato. La fissò. 

 

Lo vide fissarla, forse sarebbe riuscita ad arrivare alla fine del discorso. Forse.

"Hai una cosa che manca a parecchi ragazzini come te, biondo. E non guardarmi così, ho quasi dieci anni più di te, ti chiamo ragazzino quanto mi pare".

 

Irma gli sorrise, appoggiando di nuovo gli avambracci al materasso.

"Hai costanza, Yoichi. Hai coraggio da vendere, dai le paste a tutti per fantasia e capacità di reazione. A volte mi ricordi Jerry Rice, coi tuoi colpi di testa. Sai rischiare, anche se a volte ci rimetti, ma soprattutto sei testardo come un mulo."

Restò a guardarla, aspettando la batosta finale. C'era sempre, no? Ogni volta che iniziavano a fargli i complimenti, finivano sempre con un ma.

"Hai avuto la capacità di sopperire alle tue mancanze fisiche con quello che avevi. Ti pare poco? Sei un giocatore formidabile, biondo, soprattutto per il tuo ruolo. Sei diventato un giocatore completo facendo diventare forza quelle che erano le tue debolezze. E sei pericoloso, in campo. Lo sai cosa mi è venuto in mente, quando ti ho visto rientrare contro i Dinosaurs?"

Restò zitto, ancora perplesso. Doveva esserci una fregatura, da qualche parte. No?

"Ti piace Shakespeare?"

"E ora che c'entra, scusami?"

"Ti piace o no?"

Sbuffò spazientito.

"Ha i suoi lati interessanti"

"Hell is empty. All the devils are here. E' tratta dalla Tempesta".

"Carina, potrei farmela stampare su una maglietta"

Gli sorrise di nuovo.

"Yoichi, sei un tale cretino"

Gli piazzò una mano sulla testa, arruffandogli i capelli. Era da una vita che nessuno gli si avvicinava in quel modo, con un gesto tanto affettuoso quanto intimo, che rischiò di sbilanciare definitivamente il suo già fragile equilibrio emotivo. Sputò fuori tutta l'aria che aveva infilato nei polmoni in una volta sola.

 

"Oi, testa rossa. Sono preoccupato"

Irma continuò a tenergli la mano sulla testa, pareva calmarlo un minimo. Soffocò una risata in un colpo di tosse.

"E per cosa?"

"Per la spalla. Sai, potrebbe anche non tornare elastica quanto prima. Dipende da tante cose…magari i legamenti si sono rovinati, o chissà cosa".

"Non so, biondo. Sei giovane. Hai sicuramente più possibilità di una ripresa completa di altri, se eviti di fare cazzate"

 

Ne avevano parlato, poi Yoichi era stato costretto a prendere gli antidolorifici che servivano a non farlo smattare più di tanto, fra costole e spalla, e si era addormentato. Era uscita dalla sua stanza con la sensazione di non aver affrontato il problema principale. 

"Il padre  di Hiruma ha provato a contattarlo, ma per fortuna il telefono di quel matto è spento"

Musashi le passò un foglio di carta con un numero di cellulare scarabocchiato a penna.

Appunto.

 

 

  
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