Something borrowed, something blue.
All alone in space and
time
there's nothing here
but what here's mine
something borrowed something blue
every me and every you.
[Every You Every Me – Placebo]
Alla fine dei giochi, non c’era più niente, non c’era mai
niente che potesse considerare suo, tutto quello che sembrava esserlo, li
veniva strappato via, ogni volta e lui doveva rimanere lì fermo, e gli restava
solo una cosa, una cosa, una cosa blu, la sua sexy, che ogni tanto, tendeva ancora a considerare prestata(anche
se sapeva perfettamente che qualcosa
di prestato, si dovrà restituire un giorno o l’altro, ma la sua specie era
estinta, quindi c’erano nuovi fattori che no, non aveva voglia di approfondire,
perché sarebbe stato troppo complesso), ed era forse per questo che continuava
ad avere un’identità, senza la sua TARDIS sarebbe stato un alieno, un semplice
alieno come quelli che sconfiggeva ogni anno il giorno di Natale, non sarebbe
stato il grande e fiero signore del
tempo, che indossava il farfallino(senza TARDIS, come avrebbe avuto i
farfallini?).
La TARDIS, non era semplicemente una macchina del tempo, era
una sorta di santuario, e anche se negli anni, aveva cambiato aspetto, lui
ricordava perfettamente ogni evento accaduto lì dentro, ogni persona che aveva
camminato lì dentro, in quella cabina blu più grande all’interno.
Ricordava quando, per la prima volta, Rose l’aveva guardata
con occhi da bambina e lui aveva deciso che non l’avrebbe mai lasciata, l’avrebbe
sempre protetta e ogni volta che lei dormiva, lui faceva una muta richiesta
alla sua sexy (proteggila, proteggila
sempre) e lei acconsentiva, lasciando sottointeso, che l’avrebbe fatto fin dove
le sarebbe stato possibile.
E poi, c’era stata Martha, a cui lui aveva promesso solo due
viaggi(‘uno nel passato e uno nel
presente’), ma poi i suo programmi erano cambiati, quando vide cosa c’era
nei suo occhi, perché voleva trovare un modo per consolarla, perché lui sapeva,
perché anche la TARDIS lo sapeva, e lui non poteva permettere di lasciare che
lei se ne andasse con il cuore triste.
Quando poi era arrivata Donna, aveva dato una ventata di
buon’umore alla sua sexy, coi suo
lunghi capelli rossi, e quel carattere, che piaceva a entrambi, che l’aveva
convinto, che lei sarebbe stata la sua migliore amica e che più di chiunque
altro, meritava di vedere le stelle e l’universo, di sentirsi speciale, e Lei, aveva accettato, di portarli in
qualsiasi posto, sarebbero dovuti andare.
E ricordava poi, quando c’era entrata Amy, la dolce piccola
Amelia, il giorno prima di sposarmi, in
camicia da notte e quando guardava con occhi ammaliati ogni angolo della
TARDIS, sembrava quasi dimenticare che lui, l’aveva fatta attendere quattordici
anni, e così aveva deciso che avrebbe viaggiato con lui e che l’avrebbe
mostrato, qualsiasi cosa che i suo occhi da bambina avrebbero voluto(e dovuto)
vedere.
E c’erano tanti e troppi ricordi, e c’erano dettagli e
desideri, che nessuno sapeva e avrebbe mai saputo, semplicemente, perché era
giusto che ci fossero dei segreti, delle cosa che solo lui e la sua amata cabina
blu, avrebbero dovuto sapere, giusto per mantenere una certa opinione pubblica.
Frosba’s Corner:
non è normale che io pubblichi, ma se chiedo prompt ed è una
certa Fede_Wanderer che li manda, cosa
posso fare se non scrivere? Che poi sarei anche andata un po’ fuori prompt e no,
non ho valia di mettermi a riscriverla, si deve accontentare.
Che l’IC sia sempre con voi.
Cry.