Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: cutsdeepinside    27/11/2012    1 recensioni
« Perché non parli? Parlare aiuta, allevia il dolore. »
« Perché ho paura.»
« di cosa? »
« della gente. Quando sanno quello che hai passato o lo usano contro di te, o ti guardano con quei loro occhi pieni di pietà. »
« E tu hai paura che possano usare la tua stessa storia contro di te? »
« Io ho paura della pietà. »
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. You will never Be.




Il sole riflette impertinente sulla neve bianchissima, poggiata sui tergicristalli della mia auto, che schizzano veloci sul vetro, tentando di pulirlo al meglio per lasciarmi la visuale quanto più libera.
Sono già  4 giorni che sono tornata a casa mia, e ho ripreso il college.
Addento il panino tacchino e insalata che mi son portata da casa e vado diretta all'ultimo colloquio fissato, i precedenti sono andati
più che male, peggio.
“Le faremo sapere” - “La richiameremo noi” erano state le risposte. Inutile dire che tradotto per il linguaggio di noi poveri disoccupati significa:
Non hai i requisiti adatti a questo lavoro, quindi per non apparire stronzi ai tuoi occhi ora ti diciamo che ti richiameremo ma poi non lo faremo mai più.
Quindi, parcheggio sotto un agenzia di moda e scendo dalla macchina, scrollo via le mollichine di pane dalla camicetta nera che ho deciso di indossare per questo colloquio, e mi avvio al portone.
Indecisa premo il pulsante del citofono e mi viene aperto il cancello, pesante di legno massiccio che spingo con una spalla.
L'ufficio è asettico come la hall di un ospedale.
E' tutto bianco, le poltrone le tende, la scrivania ove dietro, è seduta una donna con lunghi capelli rosso rame e una camicia bianca.
« Jasmine Mcevoy immagino. » La voce squillante della segretaria mi distoglie dai miei pensieri.
Annuisco e guardo il grande orologio nero appeso al muro: « Avevo un appuntamento con il signor Sheer un quarto d'ora fa ma.. » vengo interrotta dalla sua mano, che mi fa segno di tacere.
Taccio e mi guardo le punte delle scarpe, diventando rossa in viso.
« Il signor William Sheer è impegnato nell'appuntamento successivo al suo, si accomodi nella sala accanto » mi indica con la mano una porta e io faccio come dice.
Davanti a me trovo una sala uguale all'altra, solo che con 3 ragazze dentro, sedute sui divanetti d'attesa.
Ognuna di loro ha le gambe accavallate sensualmente, gambe lunghe chilmetri e sembrano tutte uscite da qualche rivista di moda.
Prendo posto anche io goffamente ed inizio a giocherellare con i ciondoli attaccati alle chiavi della macchina.
« Jasmine giusto? » sento domandarmi da una voce femminile accanto a me.
Alzo gli occhi e riconosco la ragazza seduta di fianco, e così annuisco.
« Mila? Sei nel mio corso d'università.. » 
« Esattamente. » annuisce e sorride « Non sapevo cercassi lavoro anche tu, che fortuna essersi incontrate qua! » dice entusiasta.
Annuisco distratta dal tintinnare delle mie chiavi e le sfioro la spalla non appena sento chiamare il mio cognome dalla segreteria.
« E' il mio turno » la avverto sorridendo, e alzandomi.
« In bocca al lupo! » sorride e si mette seduta comoda, decisamente meno scomposta delle altre due.
Sorrido di rimando e seguo la segretaria nell'ufficio del Signor Sheer, un uomo giovane, con folti capelli castani e occhi verdi.

Mi accoglie calorosamente, e mi stringe la mano « Jasmine Mcevoy! Si accomodi! ».
Sorrido e mi siedo di fronte a lui « Signor Sheer, mi scusi per il ritardo, ma ho fatto tardi in università.. » cerco di spiegarmi, ma lui sembra poco interessato al mio ritardo, e apre subito una cartellina.
« Dimmi Jasmine, come mai sei interessata a questo lavoro? » mi domanda dopo i convenevoli.
Ci penso qualche secondo su: « Ho bisogno di un lavoro davvero molto, e son sincera non credo che questo sia il lavoro adatto a
me.. nell'altra stanza ci sono 3 ragazze bellissime che possono fare un lavoro del genere, sicuramente meglio di me. Ma ho davvero bisogno di questo lavoro, quindi ci provo. » 
La verità non ha mai fatto male a nessuno, o forse sì? improvvisamente inizio a pensare a tutte quelle persone che a causa della verità si son cacciate nei guai.
Il signor Sheer, William come mi ha pregata di chiamarlo, per non far si che si senta vecchio annuisce e scrive qualcosa su un foglio.
« Non si sottovaluti signorina Mcevoy » sorride e mi fa qualche altra domanda di routine.

Vengo congedata di nuovo con un “le faremo sapere entro sabato” che mi fa perdere tutte le speranze che avevo.
Uscendo dall'ufficio saluto Mila con la mano ed esco il più veloce possibile da quel posto.
Ha anche ricominciato a nevicare, e sulla mia macchina trovo un dolce regalino fatto da parte dei vigili, una multa di 90 dollari, per parcheggio sulla sosta del bus.
Ora ho bisogno di un lavoro più di prima.
Il tragitto verso casa è trafficato, e decido di passarlo al telefono con i miei genitori, che non mi sentono dalla sera in cui sono tornata a casa.
Mi chiedono del lavoro, ed io mento spudoratamente dicendo loro che forse ho qualche possibilità con un ipotetico lavoro, di cui per scaramanzia non voglio dire nulla.
Mia madre storce il naso nel sapere che una volta a casa cenerò con un piatto pre-cotto da scongelare, poi mi saluta e mi augura una buona serata.





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Uhm NOT BAD! Credevo decisamente che venisse fuori peggio, e più corto. 
Essendo una Fan Fiction che sto scrivendo molto di getto, in base a come mi girano sono abbastanza soddisfatta.
L'unica cosuccia è che ho appena programmato un cambio di programma (?) e quindi uhm no non vi anticipo nulla vah.
Comunque ringrazio ogni anima pia che si sia fermata a leggere, e ringrazio ancora di più chi recencisce.
Non essendo una persona che ama farsi pubblicità su Twitter o roba del genere, le recensioni son poche, ma io mi accontento, e spero che ognuno/a di voi che si ferma a leggere, perda 1 minuto per recensire anche con due parole.
Un bacio.

- Sophie.




 

  
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