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Autore: CharlotteisnotReal__    28/11/2012    8 recensioni
Mercoledì, 24 Ottobre 2012
La ragazza si andò a sedere su di una sedia, di fronte all'asta del microfono, e là lo sistemò come più le era comodo e finalmente tutto si illuminò.
Fu allora che la straordinaria bellezza di Evangeline si mostrò al pubblico.
Mercoledì, 31 Ottobre 2012
Anche se il ragazzo sapeva di amar Danielle e sapeva che tutto ciò era sbagliato, sapeva anche che non poteva viver senza più sentire la voce di Evangeline o non vederne più il volto dai lineamenti così aggraziati. Non era giusto.
Mercoledì, 7 Novembre 2012
Evangeline ormai non del tutto indifferente agli sguardi di Liam si chiedeva chi fosse quel così bel ragazzo e cosa poteva volere da lei.
Mercoledì, 20 Febbraio 2012
Evangeline si sentì così stupida. Non sapeva perché, ma sperava che quel ragazzo tornasse, per sentirla cantare.
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Un ragazzo, una cameriera, la musica: "l’inizio di un qualcosa di grande e forte, qualcosa di magico ma al contempo reale, un qualcosa che avrebbe avuto inizio da un semplice saluto, sussurrato dalla cameriera che cantava".
Crossover: Wayward Daughter / One Direction
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evangeline.

 

Dedico questa storia a chiunque abbia sofferto per amore.
A chiunque abbia perso qualcuno d’importante.
A chiunque stia male dentro.
Per quanto scontato possa essere, posso capirvi.
 La mia musa ispiratrice.


 

Mercoledì, 24 Ottobre 2012

Era un piovoso sabato sera di una piovosa settimana, a Londra, l'ennesima. Del sole non se ne vedeva l'ombra da giorni e di uscire all'aria aperta proprio non si parlava. Cinque ragazzi, componenti della band One Direction, stanchi di dover rimanere rintanati in casa, avevano deciso di uscire tempo favorevole o non.
«E se andassimo da Nando's?». Chiese Niall, il biondino irlandese con una simpatica predilezione verso il cibo. «Cielo, Niall! Pensi solo a magiare?». Domandò esasperato Liam Payne, la figura paterna del gruppo. «Ehi, amico, non è colpa mia se ho lo stomaco grande». Ribattè allegro Horan. Liam sbuffo, scuotendo la testa da una parte all'altra, sempre più convinto che l'amico non sarebbe mai cambiato.
«No, no, ragazzi, qui ci vuole qualcosa di allegro!» Esclamò Louis, il burlone dei cinque. «Dimmi, "Mr. Simpatia", cosa può esserci di allegro in Londra ad ottobre?» Chiese retorico Zayn, il pakistano dalla pelle ambrata e il ciuffo corvino. «Dai, andiamo - fu di nuovo Niall a parlare- ci deve pur esser un posto dove andare o un qualcosa da fare, spremiamo le meningi!» Dopo quell'ultima affermazione i ragazzi rimasero in silenzio, a pensare. Louis camminava avanti e indietro, con la schiena china, un braccio dietro ad essa e, con l’altra mano, si teneva il mento fra il pollice e l'indice, quasi a sembrasse imitare un povero anziano con problemi alla spina dorsale. Liam era seduto sul divano con la testa girata a guardar fuori dalla finestra e lo sguardo perso nel vuoto. Niall, seduto accanto a lui era intendo a gustarsi il suo mini pacchetto di Pringles, appena aperto e Zayn, tranquillamente, spaparanzato sul divano, si scambiava dolci messaggini con la sua nuova fiamma, Perrie Edwards - cantante delle Little Mix, in cerca solo di fama – mentre infine Harry, il più piccolo del gruppo, sedeva su di una poltrona alla destra del divano, in isolamento. Guardava fisso di fronte a sé, con lo sguardo corrucciato, torturandosi coi denti il labbro inferiore.
«Ci sono!- esclamò poi, trionfante, alzandosi dalla poltrona e facendo sussultare gli altri quattro- Vi ricordate quel bar dove Paul ci portava sempre? Quello che fa le serate Cabaret?» Domandò speranzoso il riccio. Tomlinson si fermò di colpo, drizzando la schiena e schioccando le dita con le quali prima si teneva il mento. «Ma certo, Harry, Cabaret! Ma come ho fatto a non pensarci prima?» Trillò felice. «No, Boo, purtroppo hanno smesso tempo fa con le serate, mi spiace. -consolò l'amico- Però pare che adesso, nel weekend, una cameriera abbia preso a cantare per animare un po’ il locale ed ho sentito dire sia anche brava!» Concluse ravvivandosi. Zayn mise da parte il cellulare, alzandosi per dar la mano al riccio. «Grande, amico!- disse stringendo il pugno ad Harry- Ci sto!» Louis, un po' indeciso, alla fine si convinse, «Ma sì, andata!» sorrise sornione. «A me basta che si mangi!» Sorrise l'irlandese goloso. L'unico a non aver ancora proferito parola era Liam, rimasto scettico a riguardo ma, essendo l’unica proposta minimamente decente, non poté rifiutare: «Andiamo.»
 
Erano circa le nove quando i ragazzi varcarono, entusiasti, la soglia del Blues Canal. Liam, a differenza degli amici, non era ancora molto convinto e il suo disagio era evidente. Il locale era piccolo ma vantava di un'ottima atmosfera: tanti piccoli tavolini rotondi eran disposti di fronte ad un piano in legno poco rialzato, il palco, e sulle tovaglie blu cobalto una piccola candela bianca per tavolo illuminava l’ambiente scuro. Le luci offuscate, riflettevano lo scuro delle tende, dando al tutto un'aria molto soft.
Il bar, posto davanti all'entrata, godeva di un bancone circolare molto ampio e di un servizio barman discreto, a destra dell'entrata, invece, vi eran un paio tavoli lunghi, rettangolari, dietro ad un sedile in pelle scura con un'illuminazione più chiara.
I posti a sedere di fronte al palco, a sinistra della porta erano tutti occupati così il proprietario del locale, un anziano signore dal pancione, i capelli bianchi ed una graziosa cravatta con la stampa di una tastiera di pianoforte, aveva fatto accomodare la band ad uno dei tavoli rettangolari, lontani dal palco. La prima cosa che notarono i ragazzi fu che il pub era stracolmo e che le persone presenti aspettavan con impazienza l’arrivo della cameriera che avrebbe cantato.
«Però, non siam gli unici a fare sold out qui, eh?». Scherzò Louis, il ragazzo dalla maglietta a righe. «A quanto pare no». Rispose sorpreso Zayn. Harry alle parole degli amici si compiacque. «Visto, che vi avevo detto? La ragazza ci sa fare!». Sorrise soddisfatto, lasciando appena intravvedere le sue adorabili fossette. «Ma se non l'hai mai sentita». Lo smontò il moro. «Dettagli». Minimizzò Harry, sventolando una mano davanti alla faccia del pakistano, infastidendolo. «Ehi, dov'è il menù?». Chiese, affamato, Niall guardandosi intorno.
Come se fosse stato chiamato l'unico cameriere libero del locale portò ai ragazzi dei cartoncini colorati sui quali erano scritti pietanze ed eventuali bevande alcoliche e non. Il biondo ordinò un panino farcito con prosciutto, pomodoro e mozzarella, Zayn e Louis due birre medie, il riccio un mojito e Liam, astemio, un analcolico alla frutta.

Passarono i minuti, ed i cinque avevan fatto in tempo ad ordinare un secondo giro, quando, finalmente la cameriera salì sul palco. Era volta di spalle, intenta a sistemare i lunghi capelli color pece in una coda scompigliata, mentre le luci che avrebbero dovuto illuminarle la scena erano ancora spente, quando Liam scorse la sua esile figura nella penombra, china su alcuni cavi della strumentazione. La ragazza si andò a sedere su di una sedia, di fronte all'asta del microfono, e là lo sistemò come più le era comodo e finalmente tutto si illuminò.
Fu allora che la straordinaria bellezza di Evangeline si mostrò al pubblico. Portava una accurata frangia scura, scostata ad un lato solo, che le ricadeva a pelo sugli occhi castani, contornati da uno spesso strato di trucco nero. Aveva delle candide labbra a cuore, troppo chiare per i gusti del ragazzo ed un’ancor più pallida carnagione. Le sue curve aggraziate erano racchiuse in una gonna scura a vita alta, sistemata sopra di una semplicissima maglietta a maniche corte con sopra stampato il logo Vans, anch’essa nera. Liam non credette ai suoi occhi, mai tale bellezza gli si era presentata davanti e a stento credeva fosse reale. Perfino Danielle, la sua bellissima fidanzata, del quale era follemente innamorato, non poteva competere con la bellezza di quella sconosciuta. «Che sventola». Disse Harry. «Da paura». Continuò poi Louis.  «Sposami». Concluse Zayn, che parve momentaneamente dimenticarsi dei celesti occhi di Perrie.
«Lo so, ragazzi, per esser solo un po’ di prosciutto fra due fette di pane è di una bellezza indescrivibile!». Esclamò il povero Niall, rimasto a contemplare il suo terzo panino e non la rara bellezza di quella ragazza. Zayn tirò prontamente uno scappellotto leggero sulla testa del biondo, rimbeccandolo. «Ma no, stupido, parlavamo della ragazza!». Lo sgridò ed allora l’irlandese, colpevole solo di una spropositata ingordigia, cercò la complicità in Payn, lagnandosi come un lattante. «Ahia, Liam- disse massaggiandosi dove il moro l'aveva colpito- digli anche tu che la violenza non porta mai a nulla!».
In quello stesso momento Evangeline parlò «Salve». Aveva sussurrato timidamente, lasciando che le candide guance prendessero un colorito rosato. Quella voce risuonò angelica alle orecchie di Liam tanto che zittì in malomodo Horan pur di non perdersi una singola parola di ciò che la ragazza aveva da dire. «Wow. -esclamò sorpresa- Non pensavo ci fosse così tanta gente». Disse sistemandosi, nervosa, un ciocca color petrolio dietro l'orecchio, cercando poi complicità a destra, negli occhi del suo accompagnatore che, dopo aver annuito lievemente, suonando sulla sua chitarra i primi accordi di quella serata.
«Quindi, io son Evangeline e questa è “Hallelujah” dei Paramore». La ragazza chiuse gli occhi, inspirò profondamente, poggiò le mani sul microfono e pronunciò le prime rime della canzone. Se prima Liam aveva creduto che quella voce appartenesse agli angeli adesso ne aveva la certezza, la ragazza aveva ricevuto un dono del cielo.
Anche gli altri quattro non poterono far a meno di pensare che avesse una meravigliosa voce e solo allora si capacitarono di come quella semplice cameriera avesse potuto riempire il locale.
Semplicemente strabiliante. Per tutta la durante di quel concerto acustico Liam rimase incantato da Evangeline e la ragazza non poté far a meno di accorgersene, sentendosi particolarmente osservata.

Al termine della serata la ragazza ricevette un caloroso applauso ed i complimenti dal proprietario del locale. «Bravissima Lydia, mi stupisci ogni giorno di più». La ragazza arrossì violentemente sviando i complimenti. «Grazie Jack, ma è merito anche di Luke- disse avvicinando l'aitante chitarrista- se non ci fosse stato lui a sostituire Becky non ce l'avrei mai fatta!». Sorrise grata al ragazzo, riservandogli occhiate di gratitudine.
Liam, che aveva assistito alla scena da lontano sentì una morsa allo stomaco, come fosse gelosia. Infondata gelosia. Inoltre non era sfuggito all’orecchio teso del ragazzo era che il proprietario l'avesse chiamata Lydia, anziché Evangeline. Che il secondo fosse solo un nome d'arte? Comunque fosse stato, poco gli importava, sentiva solo il bisogno di udire nuovamente il suono della sua voce, di scorgere la sua bellezza e di perdersi nuovamente nei suoi profondi occhi nocciola.

 

 Mercoledì, 31 Ottobre 2012

La settimana passo velocemente e Liam si ritrovò di nuovo al Blues Canal, questa volta solo, in prima fila ad attendere  Evangeline. Arrivarono le nove e mezza e finalmente la ragazza salì sul palco. Quella volta indossava una camicia larga sul grigio, dei leggings neri e delle scarpette Vans del medesimo colore. Aveva i capelli sciolti e leggermente mossi, scostati tutti d'un lato. Evangeline era sorridente, affiancata da una ragazza bionda, bella anch'essa, ma mai quanto lei. Liam si accorse della ragazza solo quando iniziò ad arpeggiare sulle corde della chitarra, accompagnando le parole di Evangeline, estremamente entusiasta. Il ragazzo ci mise poco a capire che quel sorriso era dovuto alla presenza della chitarrista e sorrise involontario al pensiero che quella ragazza potesse esser così semplice tanto da far si che bastasse la sola presenza di un’amica a rallegrarla.
«Salve, lei è Becky, io Evangeline, noi siamo le Wayward Daughter e questa è una nostra canzone intitolata “Bones.» Disse tutto d'un fiato, come non vedesse l'ora di cantare. Quella volta fu più sicura, audacia infondatale dai sorrisi che di tanto in tanto scambiava con Becky, al suo fianco.
Liam non perse neanche uno di quei sorrisi, imprimendoli, uno dopo l’altro, nei suoi pensieri. Anche se il ragazzo sapeva di amar Danielle e sapeva che tutto ciò era sbagliato, sapeva anche che non poteva viver senza più sentire la voce di Evangeline o non vederne più il volto dai lineamenti così aggraziati. Non era giusto. Né nei suoi confronti né in quelli della sua fidanzata ma lui, in cuor suo, non ne sentiva l’importanza, anzi.

 

Mercoledì, 7 Novembre 2012

Come la stessa sera, della settimana precedente, Evangeline notò lo sguardo di Liam fisso su di lei... A fine serata le ragazze si fermarono un po' a chiacchierare nel locale, discutendo con Jack, il proprietario, di una possibile assunzione di Becky come cameriera e delle Wayward Daughter come band. Dopo varie moine da parte della bionda, dallo sguardo furbo, Jack accettò entrambe le proposte. Contemporaneamente il desiderio di Liam di parlarle era forte, tanto quanto la timidezza che glielo impediva e, nonostante altri spettatori si fossero fermati, prima di lui, per complimentarsi con le ragazze si sentiva stupido solo al pensiero di avvicinarsi a lei.
Evangeline ormai non del tutto indifferente agli sguardi di Liam si chiedeva chi fosse quel così bel ragazzo e cosa poteva volere da lei. L' aveva visto applaudire calorosamente alla fine di ogni canzone, ma mai si era scomposto più di tanto, come anche mai aveva smesso di fissarla. Non aveva calato il suo sguardo neppure durante l'assolo di Becky, quando tutta l'attenzione del pubblico doveva esser per lei, e questo la incuriosiva. 

 

 Lunedì, 12 / Martedì, 13  Novembre 2012

Liam quella sera non aveva dormito. Aveva persino fatto l'amore con Danielle ma mai un secondo aveva smesso di pensare a quell'angelica voce e a quel visino così dolce. Erano le 23:56 di lunedì notte, Evangeline avrebbe lavorato, così, spinto dal desiderio di parlarle, uscì di casa lasciando dormirmiente l'ignara Danielle. Al suo arrivo al locale Liam non vi trovò Evangeline, bensì la sua collega Becky, attenta e sbarazzina. La bionda lo aveva visto entrare e sicuramente riconosciuto tant’è che Liam non poté andarsene e si sedette ad uno dei tanti tavolini. «Salve, vuole ordinare?». Chiese Becky dandogli del lei. Liam rimase perso nei suoi pensieri, triste perché quell’ennesima sera non avrebbe potuto godere della visione celestiale del viso di Evangeline, e proprio quando si era dato per vinto Evangeline uscì dal bagno, con in mano il grembiule da lavoro ed al braccio una borsa a tracolla quasi più grande di lei.
«Gente, io vado!». Aveva esclamato, abbandonando la sua divisa sul bancone del bar e dirigendosi a passo spedito verso l’uscita.
La ragazza di fermò sull’uscio della porta, a pochi passi dal tavolino dove Liam sedeva. «Ci vediamo domani, allora» Come di consueto Liam rimase incantato dal suono di quella voce; voce così vicina; lei era così vicina... Poi ad un tratto accadde: gli occhi di lei incrociarono quelli di lui. Il ragazzo si sentì travolto da un mare di emozioni, di ogni forma e genere ma, soprattutto, indescrivibili. Quel contatto durò poco più di qualche secondo; «A domani!». Aveva salutato la bionda, facendo si che i due si scostassero i loro occhi cessassero di fissarsi.
Liam non era riuscito a bearsi della sua esile figura che scompariva dalla porta a causa di Becky che, scocciata dal suo innaturale silenzio, l’aveva prontamente riscosso dallo stato di trance di cui sembrava esser preda: «Cosa ti porto, allora?». Gli domandò nuovamente, palesemente scocciata. «…Una cola». Aveva sussurrato con voce tremante, dandosi dello stupido, per la pessima figura appena fatta. Comunque sia poco gli importava, il suo unico pensiero era rivolto all’indomani, serata settimanale durante la quale le Wayward Daughter si sarebbero esibite e lui avrebbe risentito Evangeline cantare.
 

Mercoledì, 20 Febbraio 2012

Erano passati quasi due mesi e Liam non aveva mai smesso di andar a sentirla cantare ma, da tre settimane ormai, del ragazzo al Blues Canal non vi era nemmeno l’ombra. Evangeline si sentì così stupida. Non sapeva perché, ma sperava che quel ragazzo tornasse, per sentirla cantare. Lei, però, mai avrebbe potuto  immaginare che Liam non si trovasse a Londra ma in giro per l’Europa, impegnato con il tour della sua band. Ormai si era rassegnata, da tempo, non avrebbe rivisto quel ragazzo di cui lei amava le attenzioni. Si era illusa e per cosa poi? Per gli sguardi di uno sconosciuto?
La ragazza non se ne capacitava e sentì il cuore gelarsi quando vide quella figura tanto attesa fare il suo ingresso nel locale e prender posto in prima fila, esattamente come le settimane precedenti. Rincuorata, sorrise fissando gli occhi in quelli di lui che ebbe a sua volta,un tuffo al cuore. Evangeline, come ormai era abituata a fare, sistemò il microfono, sedette allo sgabello e prese a lisciarsi la lunga frangetta che -in quei mesi- era cresciuta, andando a formare una lunga ciocca di capelli.
Liam, come sempre, l'osservò in tutta la sua bellezza compiere quei gesti così naturali per lui. Ancora non poteva creder che finalmente la stava rivedendo. Non credeva ancora che lei gli avesse sorriso così calorosamente, timida come la credeva lui.
L’osservava sistemarsi, osservava i suoi lineamenti delicati e ne studiava i movimenti aggraziati. Osservava lei, null’altro che lei. Quella sera, notò, era ancor più bella del solito: portava i lunghi capelli sciolti, il dolce corpicino era chiuso in una maglietta con le balze ed i pois, mentre le lunghe gambe calzavano un paio di collant a pizzo dalla fantasia floreale e sopra portava un paio di pantaloncini in jeans in tinta con i pallini sulla sua maglia. Liam sorrideva ancora quando la ragazza tossicchiò, richiamando l’attenzione del pubblico, ma soprattutto la sua: «Salve, noi siamo le Wayward Daughter –recitò, come di consueto- e questa sera vorremmo proporvi un nostro brano, composto di recente, s’intitola “For The Keeping».

Liam non aspettava che quello da ventuno lunghi ed interminabili giorni. Aspettava solo di udire nuovamente quella voce dalla morbida intonazione.
Il biondo era rimasto a bocca asciutta, sorpreso dalla meraviglia di quelle parole, così vere. Giurò a se stesso che mai aveva letto testi così perfetti e mai aveva udito una melodia che si fondesse così bene ad essi, come quelle ragazze erano riuscite a fare.
In quei tre minuti di canzone gli occhi dei due giovani più e più volte si erano incrociati, attirati da chissà quale forza ma, nel momento stesso in cui la ragazza, pronuncio l’ultima strofa della sua canzone entrambi sentirono che qualcosa stava cambiando. Sentirono qualcosa crescere in loro e, sebbene avrebbe dovuto spaventarli, era una sensazione piacevole e quasi appagante.
Nel corso della serata Liam ed Evangeline non poterono far altro  che unir gli occhi gli uni agli altri. Era, per loro, un qualcosa di naturale: come se non esistesse al mondo nulla di più innocente. Fra una canzone e l’altra era scoccata la mezzanotte e le Wayward Daughter avevan finito di esibirsi. Liam si sentì vuoto non appena Evangeline concluse il suo canto, ma quel vuoto venne colmato dai profondi occhi nocciola della ragazza che non si staccavan più da quelli miele del ragazzo.
Le luci del palco si spensero e della ragazza vi si scorgevan solo il brillio delle pupille ma, pensò Liam, anche quello a lui bastava. Evangeline, spinta da un qualcosa, forse quel sentimento che da tutta sera covava in petto, corse giù dal palco e, a passo spedito, ma pur sempre aggraziato, avanzò verso il ragazzo di cui, da settimane, incrociava gli occhi di lontano. Ora quegli occhi erano lì, di fronte a lei; due sguardi gli uni incatenati agli altri. Liam non poté credervi. Quella ragazza che tanto aveva ammirato ora si trovava dinanzi a lui, in tutto il suo splendore. Quello sarebbe stato l’inizio di un qualcosa di grande e forte, qualcosa di magico ma al contempo reale, un qualcosa che avrebbe avuto inizio da un semplice saluto, sussurrato dalla cameriera che cantava.



 

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Qui il canale ufficiali delle Wayward Daughter citate nella One-Shot.




Bene, non ho mai scritto una one-shot, e pensavo che mai l’avrei fatto, ma questa è l’eccezione che conferma la regola, no?
Nonostante possa sembrare molto romantica, ho scritto questa storia in preda ad un attacco emotivo, e ci ho messo dentro tutta la frustrazione, la sofferenza e l’angoscia che provavo in quel momento e spero questo sia stato leggibile fra le righe, se no la storia non avrebbe senso –o almeno non l'avrebbe per me-.
Spero che vi sia piaciuta perché tengo molto a queste poche righe; ci ho messo dentro me stessa, nel bene e nel male, e spero non abbia deluso le vostre aspettative.
Ora, come avrete notato vi sto spammando quelle due inglese ovunque ma fa niente, male non vi fa AHAH u.ù

Beh ringrazio voi lettrici per aver anche solo letto ed eventualmente preferito/seguito/ricordato e/o recensito. :)
Siete stupende, vi ringrazio di cuore,
un bacione,
vostra Charlie.


P.S.: Vi lascio qui la mia fanfiction a rating rosso su di Harry, per chi fosse interessato. :)
 
 
 

  
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