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Autore: Diomache    17/06/2007    12 recensioni
Molti si chiedono se Jack abbia mai amato.
Parliamo dell’amore vero, quello che sconvolge ed annienta, l’amore che affanna, che ossessiona, non un’avvenuta di una notte. Certo, se lo chiedete a Jack, lui vi risponderà che l’unica cosa che ami è il mare.
Ma non è sempre stato così.
La verità è che prima delle disavventure legate a Davy Jones, prima di tutto quello che conosciamo è avvenuto ben altro.
Prima di tutto Jack ha amato. Non solo il mare.
Ha amato Lei.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hi! Ciao ragazzi, eccoci con il quarto capitolo della storia.. come sempre ringrazio i miei angeli che mi seguono in questa complicata vicenda e mi lasciano sempre un commentino..

 

 

 

Michy90: ciao Michy, sei gentilissima.. i tuoi complimenti mi fanno davvero tanto piacere e sono contenta che la storia ti piaccia.. fammi sapere riguardo questo capitolo mi raccomando!^^

Black_Kisses: ciao.. Io davvero non so come ringraziarti per le tue belle parole… posso assicurarti che le cose tra i due non evolveranno così velocemente, resteranno sempre sul chi vive, spero che poi mi dirai che te ne’è parso… sì, io adoro Jack e Barbossa (per quanto mi stia affezionando molto anche ad Evelyne) e sono contenta di sapere che ti siano piaciuti tanto! Grazie di nuovo!^^

Martozza: ciaoo! Oh sono contenta di aver scatenato tanta euforia… grazie mille per i complimenti e stai tranquilla non alzerò il raiting, non andrà mai oltre questo! Continua a farmi sapere che ne pensi mi raccomando!^^

 

Sisya: ciao! Wow, te li sei proprio mangiati! Sono contenta che la storia ti piaccia, ho fatto il più presto possibile… a presto!^^

 

Kim: Kim.. sono commossa. Davvero, GRAZIE. Sono contenta che il personaggio di Evelyne piaccia, in realtà renderla per me è sempre stato un punto interrogativo, (mai come Jack però) mi sono chiesta sempre che tipo di donna sarebbe stata congeniale a lui ed è uscita lei. l’aristocratica un po’ con la puzza sotto il naso, affascinante, problematica e una vera guerriera! (solo che Jack ancora non lo sa… :-> ) Kim non so davvero come ringraziarti spero solo che continuerai a seguirmi!^^

 

Christy: ciao! Grazie mille, spero che questo cap ti piaccia!

 

Isobel: grazie..  va a finire che adesso mi monto la testa!^^ Davvero Isobel grazie mielle anche a te per i complimenti e la recensione!

 

Apple: ciao amica mia, me troppo contenta di avere sempre la tua approvazione e il tuo appoggio.. ma che farei senza di te…! Ti auguro buon viaggio per la Liguria e tanta fortuna per la tua vita, ci sentiamo al tuo ritorno … e  spero che questo capitolo ti piacerà! Ps: anch’io vedo House ovunque, non vedo l’oro che inizi di nuovo!

 

Johnny Jack: Ciao! Grazie mille, io non so come sdebitarmi con ognuna di voi per i vostri complimenti.. vi adoro! Spero che questo chap corrisponda alle attese! ^^

 

DJKela: ciaoo! Grazie mille per le tue calorosissime recensioni e per le tue precisazioni davvero utili.. grazie per avermi fatto notare l’errore.. corro a correggerlo!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero che anche questo non ti deluda e naturalmente aspetto di sapere che te n’è parso, ci conto!^^

 

MellyVegeta: ciao! Grazie mille per la recensione e per il tuo appoggio.. sono contenta che la storia ti piaccia, fammi sapere che te n0è parso di questo chap!

 

Sarah James: ciao Sarah! Ma che dici, non devi affatto scusarti, anzi sono io a ringraziarti per la bella recensione! sono contenta che Evelyne piaccia e che Jack sia IC, ogni volta ho sempre un po’ paura…  sì anch’io ho amato scrivere soprattutto l’ultima scena.. ah, me inguaribile romantica! grazie di nuovo!^^

 

Grazie davvero ragazzi, i vostri commenti mi danno la carica per continuare a scrivere, sono in debito con voi!^^ Speriamo di saper dimostrarmi degna della vostra fiducia con un bel capitolo!

 

Buona Lettura

 

Diomache.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo IV

 

 

Nice Girl, Anyway.

 

 

 

 

Quando Evelyne riaprì gli occhi il sole doveva essere sorto da appena un paio d’ore. Dalla piccola apertura che fungeva da finestra nella sua cabina filtravano deboli raggi solari che andavano ad accarezzare le sue lunghe gambe.

Un po’ confusa si rizzò su un gomito, sentendosi come appesantita.. ed infatti eccola lì la causa.. c’era un braccio appoggiato sulla sua pancia.

Ehi.

Non era il suo!

Pelle abbronzata, il polso pieno di ninnoli e circondato da una fascia nera, ma soprattutto una P marchiata a fuoco che rimaneva decisamente in risalto. Seguì la via del braccio e quasi trasalì quando vide, addormentato beatamente, Jack Sparrow in persona, nel suo letto.

Ah, odiava sentirsi così confusa la mattina.

In un baleno i ricordi della sera prima le riaffiorarono nella mente e si spiegarono finalmente tante cose, innanzitutto perché erano nudi, perché quel braccio era lì e, soprattutto, perché Jack fosse lì. Un piccolo sorriso si dipinse sul suo viso limpidissimo mentre si passava una mano tra la folta chioma corvina e i suoi occhi azzurri fissavano il temibile pirata dei sette mari aggrappato a lei e alle coperte.

Altro che pirata, visto così avresti detto tutto di lui purché che fosse un pericoloso bucaniere.

“Jack.” Mormorò scuotendolo leggermente, lui bofonchiò qualcosa ma non accennò a volersi svegliare. “Jack su.” Tentò di nuovo ma ancora una volta quell’angioletto di un pirata si girò dalla parte opposta e, facendo orecchi da mercante, decise che era troppo presto per alzarsi.

Evelyne iniziò ad innervosirsi, spostò quel braccio dal suo ventre e senza curarsi di non muoverlo o di fare piano, lo scavalcò e facendo mille acrobazie finalmente riuscì a scendere dal letto. Guardò quindi l’uomo per vedere se tutto quel trambusto l’aveva non dico svegliato ma almeno un po’ stordito.

Macché.

Nemmeno le cannonate di Gattopardo sarebbero bastate.

Sospirando iniziò a cercare i suoi vestiti, il che era davvero un’impresa perché mentre di solito doveva raccattare enormi vestiti, qui si trattava di vestiti da uomo, in mezzo ad altri vestiti da uomo. Vestiti da pirata, tra quelli di un pirata. Sempre più nervosa iniziò ad alzarne uno per uno stando ben attenta a non infilarsene uno di Jack per errore.

Ritrovò le sue cose ed era quasi pronta quando la sua attenzione fu catturata da un piccolo foglietto di pergamena che sporgeva dal gilet di Jack. La ragazza lanciò una veloce occhiata al capitano che ancora se la dormiva della grossa e, curiosa come solo una donna sa essere, sollevò l’indumento dell’uomo e ne estrasse il piccolo foglio nascosto in una tasca interna.

Lo spiegò e le sue labbra si allungarono in un piccolo sorriso d’eccitazione non appena si accorse che quello doveva proprio essere l’anagramma di Chefalos. “Nessuna ama stonare, soprattutto all’unysono.”

Incurvò le sopracciglia non appena lesse quell’unysono scritto a quel modo. E Jack come faceva a sapere che quelle quattro parole lo conducevano a Nassau?

Ah beh, certo.

Nessuno.

Ama

Stonare

Soprattutto

Allo

Unysono.

Quasi banale, pensò. Poteva esserci solamente questo in quelle parole? Erano troppo ambigue, oltre al significato che ovviamente sfuggiva a lei quanto a Jack, anche la loro forma, la loro composizione era strana. No, c’era scritto ben altro, non solo quello che Jack aveva intuito.

O magari Jack aveva intuito dell’altro ma non gliene aveva parlato.

Un improvviso brontolio di Jack alle sue spalle la fece sobbalzare lievemente. Mise subito a posto l’anagramma lì dove l’aveva trovato, un po’ impaurita all’idea che lui la beccasse a frugare tra le sue cose.

Gli lanciò un ultimo sguardo prima di uscire dalla propria cabina.

Ripensò alla notte che avevano passato insieme, con una piccola punta di amarezza.

Nassau era a pochissime ore di viaggio.

 

-o-

 

Evelyne lo cercava.

Lo aveva saputo da Gibbs, da Mastro Twigg, da Sputafuoco, da Cotton, da Martin e da qualunque altro diavolaccio della Perla avesse incrociato per sbaglio la via di Miss Evelyne Smith. Lo cercava da più di un’ora ormai e già l’immaginava, furiosa, con le guance arrossate dall’ira, lo sguardo omicida e negli occhi lampi e fulmini.

E lui non si faceva trovare. Si era nascosto nella stiva, felicemente tra le casse di rum e alcuni bauli d’oro che ormai non bastavano più per tenere buona la ciurma, sempre più impaziente. Lì era al sicuro e quell’inglesina furente non l’avrebbe trovato tanto presto, forse non prima dell’arrivo a Nassau.

Quando Gibbs gli aveva bussato alla spalla e gli aveva detto. “Capitano, Miss Smith..”

“Cosa?” l’aveva interrotto lui, bruscamente, incurvando la fronte, già iniziando a sospettare qualcosa.

Gibbs aveva fatto uno sguardo grave. “Vi cerca, signore.”

Jack aveva deglutito a fatica, fatto un sospirone e con lo sguardo incurvato aveva domandato, sottovoce ed improvvisamente guardingo. “E.. per che cosa?”

L’uomo aveva fatto un sorriso piuttosto malizioso e condividendo le ansie del suo capitano aveva risposto dicendo. “Temo che vi voglia parlare, capitano.”

Jack aveva annuito, austeramente. L’ultima volta che era stato con una donna, il giorno dopo c’era sempre stato lo scoglio di volerne parlare. Ancora ricordava Giselle che dopo una delle loro notti si era appoggiata su un gomito e dicendo.. “Noi due dobbiamo parlare, Jack..” gli aveva chiesto se l’amava!! Cose da pazzi!

Perché, quell’altra?! Quella che dopo averlo provocato ed indotto al peccato pretendeva di essere sposata!?

No, no, no. Quando una donna dice di voler parlare non è affatto un buon segno.

Si guardò velocemente intorno scrutando se la temibile amazzone fosse all’orizzonte e poi si rivolse a Gibbs, sottovoce. “Nascondimi” e via, se n’era scappato nella propria cabina. Ma lì avevano raggiunto altri della ciurma sempre con la solita inquietante storiella e lui non aveva fatto altro che scappare da un nascondiglio ad un altro finché non era approdato lì, nella stiva.

Alternava così sorsi di rum e sguardi fugaci all’anagramma di Chefalos e al suo oscuro significato. Nassau. Possibile che dicesse solo questo? E poi, una volta giunto a Nassau, dove diavolo andava a cercare quella maledetta bussola?? Sospirò  di nuovo, inquieto, quando sentì un improvviso colpo alla porta della stiva.

Una voce maschile un po’ strana ed alterata chiedeva, fugacemente. “Capitano, capitano.. siete qui?”

Jack aggrottò la fronte rizzandosi un gomito, un po’ insospettito. “Chi sei mozzo?” domandò riponendo l’anagramma al suo posto.

“Presto, Capitano. Miss Smith sta venendo da questa parte, dovete spostarvi!”

Sparrow si rizzò subito in piedi con uno scatto e si precipitò verso la porta della stiva; ma si fermò ad un centimetro dalla maniglia, tornò indietro, prese la bottiglia di rum e quindi, finalmente pronto, con un sorriso gagliardo l’aprì e si preparò a varcarla.

Ma il capitan Jack Sparrow aveva fatto male i suoi conti.

Il suo sorriso esuberante si trasformò in una smorfia mista tra divertimento e sudore freddo quando si vide puntata una pistola ad un centimetro dalle labbra. Ma soprattutto quando vide che a tenerla era proprio lei, Evelyne in persona.

Ed era anche più furiosa di quello che immaginava.

L’aveva messo nel sacco per l’ennesima volta.

“Tesoro.- iniziò lui sforzandosi di essere il più disinvolto possibile.- non buttiamola così sul drastico. Possiamo trovare un accordo soddisfacente per entrambi..”

“Sta zitto.” Ringhiò lei avanzando e quindi costringendo lui ad arretrare, con la sua solita andatura, un misto tra il sexi e il ciondolante. “Sono due ore che ti cerco.” Continuò lei, per niente incline a trattative.

“Al massimo un’oretta e mezza..”

“Mi sembra di averti già detto di stare zitto o sbaglio?” Disse spingendo la pistola fino alla sua gola, con un sorriso divertito e furioso. “Avanti, sto aspettando le tue giustificazioni.- disse inclinando la testa di lato.- su, coraggio.”

“Ma tu.. tu non sapevi sparare?”

Lei scrollò le spalle. “Ci vuole poco a premere un grilletto, Jack Sparrow.”

“Capit.”

“Quello che sia.” L’interruppe bruscamente, piuttosto scocciata. “allora?”

“Vedi, cara.. la vita di un capitano è irta di ostacoli ed imprevedibili impegni che..”

“In una stiva.- sottolineò lei, ironica, con un sopracciglio inarcato.- impegni in una stiva.”

Jack annuì, seriamente. “Ebbene si, tesoro. Anche in una stiva, un capitano..”

Va beh. Tanto lo sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco.

“Non fare certi giochetti con me, Jack.”  sospirando abbassò l’arma e girandola con un movimento che sapeva ben poco di principiante, la prese per la canna, porgendo l’impugnatura all’uomo. “Prendila.”  Disse sottolineando il gesto.

Lui cercò di scovare l’inganno, poi la prese, dapprima lentamente, poi tirandola via veloce. “è la mia.”  Disse, quasi sconcertato.

“Lo so.- mormorò lei.- questa mattina, mentre mi vestivo.- i loro occhi si incontrarono.- è una bella pistola.. volevo vederla... l’ho messa in tasca..”

Jack la mise al suo posto con un piglio piuttosto offeso. “Nessuno tocca la mia pistola.” Disse, minaccioso. Dopotutto era pur sempre un pirata. Guai a toccargli la mamma e la pistola.

Rispose per le rime comunque, non lasciandosi affatto intimidire.

“E nessuno si è mai permesso di evitarmi per ore. Adesso stai qui e mi ascolti!” finì con il tono di voce che si innalzava pericolosamente verso l’urlo.

L’uomo deglutì. “Parlare..- sussurrò.- vuoi proprio parlare.- il suo sguardo deciso, le sue braccia incrociate non lasciavano dubbi.- e parliamo, allora.” Concluse con un filo di voce, allargandosi il colletto della camicia.

Ah, santi numi.. sapeva come andavano a finire queste cose. Lei che parla, lui che nega e via, parte lo schiaffo. Quasi che ancora ricordava quello vibrante dell’altra sera.

“Bene.- esclamò Evelyne,  grintosa.- voglio vedere l’anagramma di Chefalos. So che potrei esserti d’aiuto.”

Jack si appoggiò un istante alla parete lignea della nave. L’anagramma di Chefalos?

“Cosa?”

“Ma si.. senti mi dispiace questa mattina non ho resistito, l’ho.. insomma.. ma la colpa è tua, tu hai lasciato tutto per terra, io l’ho sollevato e quello è caduto così..”

“Aspetta aspetta aspetta.” L’interruppe lui avanzando verso di lei, con sguardo intrigato e forse anche un po’ minaccioso.

“Tu hai letto l’anagramma di Chefalos?- lei annuì, un po’ titubante.- e adesso vuoi parlare di quello?” lei annuì di nuovo. Un sorriso estremamente rilassato si dipinse sul volto scuro del pirata che ridendo allargò le braccia. “Perfetto, tesoro, tutto quello che vuoi!”

Questa volta toccò ad  Evelyne incurvare la fronte. Ma non andò oltre, piuttosto si concentrò sull’argomento che tanto le premeva. “Credo che non dica solo la località, penso che ci sia di più.”

Jack lo tirò fuori dal gilet, lo spiegò ed iniziò ad osservarlo,guidato dalle parole della ragazza. “è tutto il giorno che ci penso. Leggilo, ci sono troppe lettere. Gli anagrammai dell’antichità non sono così ricchi di parole. Sono complicati ma non hanno tante lettere.”

Intrigato, affascinato e Dio solo sa che cosa, Jack l’osservava, rapito.

“Vedi.- lei gli indicò con l’indice sottile la prima parola.- se ci fai caso.. ci sono moltissime lettere che per di più si ripetono. Ci deve essere qualcosa nascosto dentro.. è come un baule tra la sabbia.”

Lui sorrise della sua similitudine e l’osservò, interessato, mentre faceva i suoi calcoli aiutata da una piuma d’oca di quelle che di tanto in tanto vedeva maneggiare Gibbs. Piccola ladra..

Dopo una buona manciata di secondi, Evelyne si riscosse e disse, concitatamente. “Forse.. forse ci sono..” lui l’osservò, con i suoi magnetici occhi neri. La ragazza quasi si sciolse sotto quello sguardo ma volle non darlo a vedere, preferì continuare l’esposizione della sua teoria, scientificamente, fredda e controllata come sempre.

“Ecco. Guarda. Togli tutte le lettere uguali.”

Jack prese l’anagramma in mano e con gli occhi un po’ stretti eseguì quello che la giovane gli aveva ordinato.

Nessuno ama stonare soprattutto all’unysono.

Lui la guardò, quasi incredulo. “MPY”

Lei annuì, anche se un po’ sconsolata. “Lo so, non ha senso. Ma..”

“Ce lo ha invece.- mormorò Jack, fissando lo sguardo sul foglio.- Cambia l’ordine delle lettere..”

Lei sorrise appena inarcando un lato della bocca. “Myp?”

“Esatto, Evelyne.- sussurrò lui, a voce bassa, come adorava tanto lei.- Myp.”

“E che cos’è?”

L’improvviso bussare alla porta della stiva interruppe il loro discorso. “Capitano.” Mastro Twigg comparve sulla soglia, con uno sguardo malizioso. “ Terra in vista.”

 

 

-o-

 

Jack osservava il porto di Nassau, ormai veramente vicino, dal suo famoso binocolo, con aria truce e concentrata. Tutti, Barbossa compreso, pendevano dalle sue labbra e dalla sua futura decisione. E anche Evelyne aspettava trepidante, appoggiata alla balaustra del ponte, con lo sguardo malinconico e fisso sul mare. Nassau significava che la sua avventura sulla Perla era giunta al termine. 

Di nuovo vestita da signora.

Barbossa le aveva concesso in regalo quel vestito rosso bordò trovato sotto il letto e lei lo aveva accettato con una punta di rincrescimento perché infondo si trovava bene con quei vestiti da uomo o meglio, si trovava bene in quel mondo di uomini. Si era affezionata alla Perla. È buffo dire come qualcuno possa affezionarsi ad altra gente anche se in pochissimo tempo, infondo che cosa sono tre giorni e poi tre giorni in cui aveva dovuto faticare, sudare come lei, aristocratica, non aveva mai fatto.

Eppure era accaduto. Le piaceva l’aria del mare, il sole forte che già iniziava a scurire la sua pelle nobilmente chiarissima, le piacevano le chiacchierate con Bill, le partite a poker in cui la vera gara era a chi truffava meglio e… forse, dico forse, le sarebbe mancato anche Jack. Infondo era debitrice nei suoi confronti.

Si chiese se lei sarebbe mancata a lui.

I suoi occhi verdemare lo fissarono un istante ed ebbe la risposta.

No. Su, non prendiamoci in giro. Jack era un pirata, un capitano che per non perdere la faccia davanti alla sua ciurma non vedeva l’ora si sbarazzarsi di lei.

Sorrise amaramente pensando che non avrebbe saputo mai cos’era quel misterioso Myp, né che cosa celava.

E pensare che senza di lei quei cretini starebbero ancora brancolando nel buio delle ipotesi.

“Capitano.- la voce autorevole di Barbossa interruppe quel silenzio e i pensieri silenziosi di Evelyne.- era Nassau la nostra meta, no? cosa aspettiamo, prendiamo una scialuppa ed andiamo!”

Jack sembrava scuro e forse un po’ preoccupato. “Non precisamente. Dobbiamo andare alla grotta del Myp.- il suo sguardo si fissò su Evelyne.- al nord di Nassau.”

La ciurma si scambiò occhiate interrogative e Barbossa si fece di nuovo portavoce dei dissensi popolari. “Per trovare che cosa, capitano?”

“La bussola.” rispose Jack sorridendo appena.

“Non il tesoro di Cortes?” domandò qualcun altro.

Il capitano alzò gli occhi al cielo. “E a che diavolo vuoi che ci serva una dannata bussola se non per trovare quel dannatissimo tesoro, dannazione!”

L’uomo restò un po’ interdetto, tacque e tornò silenziosamente al suo posto di mozzo.

“Rotta per Myp!” urlò quindi Sparrow, muovendosi dal ponte per prendere possesso del suo timone. Gli occhi scuri di Jack si incontrarono quindi con quelli azzurri della ragazza che lo osservavano quasi increduli ed eccitati. Questo voleva dire che non desiderava scaricarla lì?

Lui le sorrise appena e lei increspò le labbra sospirando di felicità quando di nuovo la voce di Barbossa interruppe tutte le sue aspettative. “Un momento capitano.- l’uomo osservò Evelyne con un ghigno divertito.- miss Smith si aspetterà di essere portata nella città di Nassau. Glielo avevamo promesso o sbaglio.” Concluse ridendo malvagiamente.

La ragazza provò a parlare ma fu come se le parole le morirono in bocca, deglutì e cercò disperatamente lo sguardo di Jack, senza risultato. “Veramente non è necessario..”

“Ma come, Miss.- Barbossa insisteva, ironico.- trovate piacere nello stare in mezzo a tanti rudi uomini di mare, una nobile donna come voi? Non desiderate rifarvi una vita? eppure mi sembravate risoluta quando avete accettato il nostro passaggio.- sottolineò particolarmente l’ultima parola.- per Nassau.”

Lei tacque.

Barbossa si voltò verso Jack. “Sbaglio, capitano?”

Sparrow incurvò la fronte. “No.- disse quindi.- preparate una scialuppa per miss Smith, diretta al porto di Nassau, al suo ritorno noi salperemo per Myp.”

Barbossa rise soddisfatto e lei si sentì morire quando quest’ultimo girandosi nella sua direzione continuò dicendo. “La vacanza è finita, Miss. Bon voyage.” Sostenne fieramente il suo sguardo come una fredda tigre del nord e il suo volto non fece una piega quando lui le porse il cappello abbinato a quel vestito, anzi lo prese strapandoglielo quasi di mano.

La scialuppa fu preparata in pochissimi secondi.

Sperò almeno che fosse Jack ad accompagnarla a terra.

Macché.

L’avrebbero fatto Gibbs e Turner. Beh, poco male, i due ai quali era più affezionata.

In una sorta di sfilata, mentre si dirigeva verso il bordo della nave, passò davanti a tutta la ciurma schierata come in combattimento.

“Addio bambolina.” La salutò uno, “In culo alla balena” le augurò l’amico e molti altri la salutarono in maniera positiva, altri come al solito le fischiarono dietro o fecero scongiuri perché finalmente lasciava la nave e si portava via quel carico di sfortuna che si tirava dietro una donna a bordo.

“Spero che i vostri piani si realizzino Miss.” Fu il saluto di Barbossa che l’osservò con uno sguardo intrigato.

Lei si fermò ad osservarlo, incurvando gli occhi. “Io spero invece che i vostri si infrangano.”

L’allusione era chiarissima ma Evelyne si non preoccupò se ora Barbossa sapeva che lei era a conoscenza dei suoi complotti; ormai non poteva più nuocerle.

L’uomo sorrise, con l’aria di chi ha l’ennesima conferma perché in realtà aveva già capito.

Lei lo oltrepassò e giunse finalmente al bordo della nave, dove l’attendeva Jack che si proponeva anche di darle una mano per scendere. Lei rifiutò la sua mano tesa e s’apprestò a scendere. L’uomo prese fiato per parlare ma lei l’interruppe subito. 

“Vai al diavolo.” Disse, sorridendo in maniera piuttosto tagliente.

L’uomo si voltò verso la ciurma. “queste ragazze di oggi, sempre così colorite.” Si voltò verso di lei con un sorriso disinvolto e si avvicinò appena al suo orecchio.

“Se posso dirti una cosa..- fece una piccola pausa.- belle gambe.”

E si distanziò facendole un piccolo occhiolino.

Era l’unico accenno che entrambi si erano concessi riguardo alla notte, alla bella notte, che avevano passato insieme.. Jack s’era nascosto per tutta la Perla piuttosto che parlarne e lei aveva iniziato a pensare a quell’anagramma piuttosto di farlo.

Evelyne apprezzò quindi moltissimo quell’ ammicco e non poté fare a meno di fare un piccolo sorriso malizioso al suo indirizzo, pensando che con quel cretino non si poteva restare arrabbiate per più di dieci minuti; poi lo prese per il gilet e fu il suo turno di avvicinarsi a lui.

“Se posso io dirti una cosa.- certamente lui si attendeva qualcosa di più malizioso, ma ciò che doveva dirgli era ben più importante dei loro giochetti.- guardati le spalle, Jack.”

Quando si distanziò vide bene lo sguardo deluso e un po’ spaesato del capitano ma non volle attendere altro, scese dalla nave e con un salto si calò nella scialuppa.

Lo sguardo vellutato dell’uomo l’accompagnò per tutto il viaggio verso il porto, assieme ai pensieri che erano inevitabilmente associati. Lui si chiese per un po’ cosa volessero dire quelle parole, poi non si fece più problema, assorbito invece da un piccolo senso di malinconia..

Evelyne infondo si era integrata bene nella sua ciurma, non era poi così male….

a parte quando giocava a poker…

o quando suonava il violino…

o quando sfoderava la sua insopportabile parlantina…

o quando iniziava a dare schiaffi..

Ripensò al suo sguardo terribilmente deluso quando lui non aveva mosso un dito per dimostrare di volerla lì con lui, nella Perla. C’era rimasta malissimo e non poteva darle torto.

Tuttavia sperò che capisse.

Non poteva fare altrimenti.

Barbossa gli si avvicinò proprio in quegli istanti. “Bella ragazza, nonostante tutto.”

“Nonostante tutto.” ripeté Jack, poi attendendo che il primo ufficiale se ne fosse andato. “bella ragazza, sì.”

 

-o-

 

La piccola imbarcazione procedette lentamente e in silenzio fino quasi al molo, lei taciturna come gli altri due pirati, impegnati ai remi. “Che cosa intendete fare adesso, Miss?” domandò il signor Gibbs con uno sguardo, tutto sommato, apprensivo.

Lei sorrise quasi teneramente. “Non lo so. Ma se non sbaglio dovrei avere una zia qui a Nassau.. vediamo se posso trovare rifugio da lei, per qualche giorno.”

“Sarebbe magnifico.” Commentò Turner.

Lei alzò le spalle. “In realtà non lo è affatto. Se alloggiassi da lei mio padre lo verrebbe a sapere nel giro di una settimana e con lui tutta la marina britannica assettata di vendetta.”

Gibbs e Turner si scambiarono uno sguardo interrogativo e lei s’affrettò a cambiare discorso prima che i due potessero farle altre domande. “Me la caverò comunque, me la sono sempre cavata.”

Arrivarono al molo pochi secondi dopo.

Gibbs le diede un familiare colpo sulla spalla, mentre Bill Turner le regalò un affettuoso abbraccio. “Chissà, magari un giorno incontrerai mio figlio.- iniziò.- infondo abbiamo lo stesso cognome, non ti sarà difficile riconoscerlo”

Lei sorrise. “Non sarà necessario il cognome. Per sapere se è tuo figlio mi basterà vedere se è un brav’uomo”

Si abbracciarono ancora, poi la salutarono e lei finalmente mise piede nel molo ligneo di Nassau. I suoi occhi erano ancora persi sull’orizzonte e fissare i suoi.. amici..?.. allontanarsi quando un uomo le batté leggermente la spalla. “Uno scellino per posteggiane la nave al molo.”

“Non c’è nessuna nave.” Obbiettò lei.

“Anche per una sosta breve, vige la stessa norma, signorina. è una convenzione internazionale.- disse, mettendo le mani sul panciotto bianco.- e mi occorre  il vostro nome.”

Fece per obbedire ma poi la consapevolezza che era ricercata e che quindi il suo nome non era poi così sicuro la spinse ad utilizzare un insegnamento del vecchio Jack.

“Vogliamo fare tre scellini.- disse attingendo ai soldi vinti con il poker.- e lasciar perdere il nome?”

“Benvenuta a Nassau, signorina X”

Lei sorrise, sentendosi un po’ pirata in quel momento.

E ingoiando quell’ennesimo groppone amaro, s’apprestò a ricominciare tutto daccapo.

 

 

-o-

 

Erano giunti a Myp quasi un’ora più tardi.

Era una piccola grotta cristallina, immersa nella natura a cui si faceva accesso tramite il mare. Sparrow aveva voluto al suo fianco oltre Barbossa anche Gibbs e aveva messo ai remi della scialuppa i due storici amici della Perla.

Mentre avanzavano fluttuando nelle silenziose acque in prossimità della grotta Jack dava tacite occhiate al suo anagramma, quasi sperando che potesse dirgli qualcosa di nuovo.

“Myp..- mormorò Gibbs.- chi era di preciso?”

“Una divinità.- spiegò Barbossa aguzzando l’occhio verso la grotta buia in cui iniziavano ad immettersi.- una creatura divina, sembra a metà tra una donna ed un pesce.”

“Una sirena” precisò il pirata dall’occhio ballerino.

“Di cui Chefalos era perdutamente innamorato.” continuò il primo ufficiale un po’ seccato. La sua voce si disperdeva nella grotta buia e ricoperta di muschio, profonda ed oscura come i misteri che racchiudeva. “Chefalos, anch’egli a metà tra le sembianze umane e quelle di un pesce..”

“Una sir..”

“è quello che stavo dicendo!- urlò Barbossa zittendo l’uomo. Si rivolse di nuovo a Gibbs.- non poteva amarla. Lei era una delle figlie di Poseidone dio del mare e Chefalos era una divinità insignificante, non poteva ambire alla sua mano. così si incontravano, segretamente, in questa grotta.”

La voce del pirata s’interruppe non appena arrivarono in prossimità di uno scoglio, così grande che vi si sarebbero potuti stendere tre uomini, con al centro una statua marmorea bellissima. Raffigurava una giovane donna che volgeva lo sguardo verso l’alto, in un urlo straziante, con le braccia allargate e le membra disciolte dal terrore.

Era inequivocabilmente Myp perché dalla cintola in giù il suo corpo finiva con una pinna.

L’imbarcazione si fermò in prossimità della donna. “Myp.” Mormorò Gibbs.“ Perché l’hanno scolpita in questo modo?”

“Non è una scultura” fu la voce di Jack questa volta a diffondersi e a fare un po’ di eco all’interno della grotta. “questa è lei.” tutti si avvicinarono istintivamente alla statua, increduli.

“Un giorno Poseidone scoprì i due amanti.- raccontò Sparrow.- era così infuriato che prese il suo tridente ed uccise Chefalos, senza pietà. Ma non avendo il cuore di fare altrettanto con la propria figlia, la rese una statua in un luogo introvabile per chiunque.”

“Introvabile?”

Jack sorrise. “Ma Chefalos prima di morire compose il suo anagramma in modo tale che un lettore accorto.- il suo pensiero cadde inevitabilmente su Evelyne.- potesse scoprirlo comunque.”

Barbossa sfiorò il braccio marmoreo della divinità, quasi perplesso. “E adesso?” domandò quindi, non riuscendo a capire come tutto questo poteva avere a che fare con la bussola che loro cercavano.

“Al lavoro signori.- annunciò Jack con aria teatrale.- perché non ne ho la più pallida idea.”

 

-o-

 

Barbossa, i due pirati e Gibbs passarono tre lunghe ore a cercare disperatamente quella maledetta bussola, a scrutare ogni minimo centimetro della statua o meglio della divinità alla ricerca di un indizio, qualsiasi cosa, mentre Jack era seduto a gambe incrociate sulla piccola barchetta, rilassato, in una posizione di yoga indiana.

Niente.

Possibile che si fossero sbagliati? Che quella fosse una falsa pista?

Beh, per quanto si sforzasse, dubitare dell’intuito di Evelyne gli riusciva difficile. Eppure..

“Capitano.”

La voce di Gibbs gli fece aprire un occhio ma non si scompose dalla sua rilassante posa. “si?”

“Guardate.”

Gibbs gli porgeva un rotolo di pergamena circondato da un’immensa quantità di cozze. Jack si riscosse subito facendo uno scatto, scese dall’imbarcazione e circondato subito dai suoi uomini prese in mano il ritrovamento. “L’ho trovato sotto lo scoglio signore.”

Uno dei pirati incurvò la fronte. “Nell’acqua?”

“Era pur sempre una divinità.” Biascicò quell’altro.

“Che significa? Nemmeno una divinità  può immergere una pergamena nell’acqua senza che questa si bagni!!- si voltò verso Jack.- o si?”

Il capitano sorrise, intrigato, quindi con un piccolo pugnale tolse velocemente tutte le cozze che proteggevano l’antico scritto e con un sorriso eccitato lo srotolò, contemplandolo silenziosamente. I suoi occhi e quelli della ciurma rimasero a bocca aperta ammirando le perfette intagliature delle scrittura, la rifinitezza dell’inchiostro e, cosa ancora più incredibile, come il tutto potesse essere magicamente intatto ed asciutto.

C’era solo un piccolo problema.

“E questa che diavolo di scrittura, eh?” domandò uno dei pirati osservando quello strano alfabeto che si sciorinava per tutta la pergamena.

“Greco antico.” Spiegò Barbossa avvicinando lo scritto allo sguardo.

“Greco antico?” ripeté Gibbs, sconcertato.

“Erano divinità greche, pensavate che scrivessero in aramaico?”  domandò retoricamente Jack riprendendo la pergamena in mano. poi con uno sbuffo la diede a Barbossa. “Avanti traduci.”

Questi lo guardò come se avesse detto una barzelletta. “Non mi permetterei mai, siete voi il capitano, tocca a voi tradurre il testo.” E glielo ridiede.

Jack incurvò la fronte. “ In quanto capitano, autorizzo te alla traduzione.” e gli diede di nuovo lo scritto.

Barbossa sorrise, per nulla divertito. “Insisto.”

La pergamena finì di nuovo tra le mani di Jack. “Anch’io.”

E per evitare che quel giochetto proseguisse all’infinito, Gibbs si intromise tra i due prendendo il ritrovamento in mano. i due si voltarono verso di lui . “Ma qualcuno dei due SA tradurre dal greco antico?”

I due uomini rimasero in silenzio e l’altro sospirò. “E adesso?”

“Possibile che nessuno della ciurma sappia farlo?” domandò Jack speranzoso.

“Io non so nemmeno scrivere.” Borbottò il pirata più basso con un ghigno divertito che si spense subito non appena trovò lo sguardo di Barbossa. “ E chi può farlo allora?”

Il pirata biondo esultò credendo d’aver avuto una grande idea “Miss Smith.”

Gli altri alzarono gli occhi al cielo e il compare lo zittì subito. “Miss Smith non c’è più pezzo di un cretino.”

“Ah, non mi ricordavo che l’avevamo fatta fuori..”

“Infatti non l’abbiamo fatta fuori, l’abbiamo scaricata a Nassau.”

Seguì un piccolo silenzio, carico d’attesa.

“E adesso?” domandò Barbossa quasi  con aria di sfida.

Jack sorrise, intrigato. “E adesso andiamo a riprenderla.”

 

 

 

 

 

To be continued..

Diomache.

 

 

 

  
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