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Autore: SpinellaTappo98    30/11/2012    1 recensioni
Una scuola.
Otto ragazzi diversi. Ognuno di loro con i propri pensieri. Ognuno di loro con le proprie idee. Ognuno di loro con i propri problemi.
Tutti accumunati da un vuoto che piano, piano li divora dall'interno portando via a quei giovani ragazzi la loro vita.
L'unica cosa che potrebbe chiudere il vuoto è l'amicizia, come anche l'amore.
Ma riusciranno gli otto ragazzi a trovare quei due importantissimi tesori?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro ragazzi che non si erano mai visti prima, quattro personalità differenti costrette a convivere per un anno. Ma sarebbero riusciti a sopravvivere? Fu il pensiero di ognuno dei quattro ragazzi quando sentirono il proprio nome pronunciato dalla segretaria, il loro era l'ultimo alloggio nominato, seppure fosse il numero 3a. Inoltre il loro era l'unico gruppo ad essere scortato alla camera dalla preside in persona. Passarono in un corridoio con pareti bianche e pavimento di un blu elettrico, ragazzi di tutte le età correvano da una parte all'altra e decine di porte scorrevano ai loro lati. Il piccolo gruppo, però, non si arrestava e andava avanti imperterrito. Circa dieci metri dopo l'ultima stanza trovarono una porta chiusa a chiave. La preside vi si arrestò davanti ed estrasse una chiave dal taschino. Fece schioccare la serratura ed entrò seguita dai quattro ragazzi: “Ragazzi, vi prego di attendermi per qualche istante. Mi raccomando, non dovete muovervi di qui e se per disgrazia doveste varcare quella soglia, vi garantisco che renderò la vostra permanenza qui molto difficoltosa!”. Quelle parole risuonarono molto chiaramente per le menti dei giovani. Si trovavano in quella che poteva sembrare una anticamera con due porte una opposta all'altra ed una terza porticina. Ci fu un breve attimo di silenzio. Pensieri volavano nello spazio molto ristretto.

Poi qualcuno ruppe il silenzio: “Bene, ciao a tutti. Io mi chiamo Lorenzo Riccarducci e credo che dietro a quella porta ci sia una sorpresa per noi. Voi che ne dite?”, sembrava un ragazzo molto vispo. Un altro dall'aria spavalda si sentì in dovere di rispondere, se pur svogliatamente: “Io, invece, sono Federico Tommasini e...”sbadigliò profondamente “...secondo me, dovremmo andare a controllare!”. Dall'altro lato della stanza, una figurina quasi impaurita pronunciò flebilmente: “S-sono Riccardo Loreti, s-salve. R-ragazzi, la p-preside ha d-detto di non m-muoverci...” e l'ultimo ragazzo lo contraddisse: “Tommaso Federici, ciao. Beh, se ci scoprono possiamo sempre dire che è stata una tua idea, giusto Ricky?”. I quattro scoppiarono a ridere, Tommaso stava cercando di fare amicizia come faceva di suo solito. Le risate furono interrotte dallo schioccare di una serratura. Questa volta era la porta opposta a quella da dove erano entrati. La faccia della preside comparì nuovamente e questa volta accompagnava quattro ragazze. I giovanotti furono colti alla sprovvista. Non potevano immaginare quello che li avrebbe aspettati dietro quella porta misteriosa.

Quattro ragazze sconosciute, quattro personalità diverse costrette a vivere insieme per un anno. Ma sarebbero riuscite a sopravvivere? Fu il pensiero di ognuna delle quattro ragazze quando sentirono il proprio nome pronunciato dalla segretaria, il loro era l'ultimo alloggio nominato, seppure fosse il numero 3b. Inoltre il loro era l'unico gruppo ad essere scortato alla camera dalla preside in persona. Questa si fece attendere a lungo e quindi le ragazze ne approfittarono per conoscersi. Tanto valeva far amicizia subito dato che avrebbero vissuto insieme. La prima a parlare fu una ragazza dall'aria un po' fuori dal mondo: “Salve a tutte, io sono Fiammetta Simoni, ho quattordici anni e gioco a pallavolo. La matematica è molto divertente per me, ecco perché sono qui!”. A risponderle fu una ragazza che dava l'idea di annoiarsi molto: “Io invece sono Valeria Mariani. Ho dei genitori iperprotettivi e sono venuta in questa classe per scappare da loro. Che altro … ah, sì, ho tredici anni!”. Ci fu un po' di silezio, interrotto da una ragazza dall'aria vagamente simile: “Anche io scappo … Ciao, sono Maria Valerianici. Ho tredici anni e scappo da me. Cioè, dalla mia vita noiosa e monotona, come già vissuta...” e allora una ragazza vestita in modo impeccabile prese la parola: “Wow, a quanto pare siete fuggitive voi due. Io sono Simona Fiamma, ho quattordici anni e la oda è la mia passione, oltre alla matematica intendo...”. Proprio quando la discussione stava per diventare molto interessante, la preside venne finalmente per scortare le ragazze al loro alloggio; “Ragazze, scusatemi se vi ho fatto attendere. Seguitemi!”. Passarono in un corridoio con pareti bianche e pavimento di un rosa, quasi fuxia, ragazze di tutte le età correvano da una parte all'altra edecine di porte scorrevano ai loro lati. Il piccolo gruppo, però, non si arrestava e andava avanti imperterrito. Circa dieci metri dopo l'ultima stanza trovarono una porta chiusa a chiave. La preside vi si arrestò davanti ed estrasse una chiave dal taschino. Fece schioccare la serratura ed entrò seguita dalle quattro giovani: “Ragazze, ragazzi, prestatemi attenzione, vi prego. Ci sarà tempo più tardi per le presentazioni. Sto per condurvi al luogo dove passerete il vostro prossimo anno, ma per prime le prossime quarantotto ore, come sapete. Vi chiederete come mai vi ho condotti fin qui, bene voi siete stati scelti per un'impresa complessa. Siete stati sorteggiati per alloggiare in degli alloggi speciali”. La comitiva si arrestò davanti a due porte opposte tra di loro. “Vedete, l'alloggio 3a per i ragazzi e il 3b per le ragazze, sono due alloggi costruiti per ospitare gli eventuali quattro studenti nel caso che gli alloggi fossero colmi. Sfortunatamente sono l'uno difronte all'altro e questo impone che abbiate la massima serietà. Voi mi capite, vero?” e i cenni di assenso volarono per il corridoio. La spiegazione era chiara. Non si poteva errare. O almeno in teoria. Vivere insieme oltre ad altri tre ragazzi, anche ad altre quattro ragazze e viceversa. Magnifico. Una occasione unica che non poteva essere sprecata ed alcuni degli otto ragazzi ideavano già dei piani per infrangere le regole senza essere scoperti. Le fantasie, però, dovettero essere rimandate perché la preside aveva un annuncio importante da fare: “Allora,ragazzi e ragazze, cercate di concentrarvi per qualche istante! Queste sono le chiavi dei vostri alloggi. Ogni mazzo contiene una copia dell'appartamento e delle porte che danno sugli alloggi per ciascuno di voi. Ovviamente le porte dei corridoi dovranno rimanere sempre chiuse … per questo ogni mattina voi dovrete uscire circa venti minuti prima rispetto agli altri ragazzi. Bene, ora vi lascio. Vi ricordo che per le prossime quarantotto ore nessuno potrà uscire da questo corridoio per l'ambientazione. Buona permanenza ragazzi!!!”.

I quattro ragazzi e le quattro ragazze rimasero finalmente soli. La preside li stava veramente infastidendo con le sue chiacchiere. Quando furono finalmente lasciati soli, l'eccitazione si percepiva nell'aria come l'elettricità in una zona ad alta tensione. Però c'era anche molto imbarazzo e quindi, pronunciando un semplice “Ciao”, i nuovi studenti entrarono nelle loro stanze.

L'alloggio 3a era stato ideato appositamente per essere maschile. Tutte le pareti erano azzurre, fatta eccezione per i muri della stanza. Infatti, se pur arredata, la camera da letto era bianca, con delle mattonelle giallastre, con due letti a castello e una libreria messi al centro. Il primo ad accorgersene fu Lorenzo: “Ragazzi, scusate ma qualcuno mi spiega come mai la camera è un disastro?” e a rispondergli fu Federico, che fissava un foglio sul tavolo dellaCucina: “Guardate qua, la preside ci ha fatto una sorpresina...”. Immediatamente i quattro si precipitarono vicino al ragazzo e lessero il foglio – Ragazzi, si dice che la camera di una persona ne rispecchi l'animo. Per questo mi è sembrato giusto che foste voi a preparare la vostra stanza. Utilizzate il telefono per chiamare la segreteria (chiamata rapida 01) e potrete richiedere tutto quello che vi occorrerà. Auguri, la preside -. I ragazzi erano scioccati:quella donna era fuori di testa. Avrebbero dovuto arredare la stanza da soli!!! Lorenzo, però, la prese molto bene: “Ehi, non credete anche voi che sia magnifico? Possiamo fare quello che ci pare con la stanza!” e Riccardo gli diede ragione: “Effettivamente, la signora preside non ha posto limiti alle nostre possibilità...”. Federico non era molto convinto, ma Tommaso aveva già preso un foglio e delle matite: “Allora, buttiamo giù qualche schizzo?!?”. I nuovi coinquilini progettarono l'arredamento della loro nuova stanza: Lorenzo pensò alle pareti perché essendo un artista amava l'originalità, Tommaso e Federico si occuparono degli immobili e Riccardo fece una pianta della stanza per organizzare il tutto. Operavano come una vera squadra e chiamando la segreteria scoprirono che gli alloggi 3a e 3b erano gli unici ad essere autorizzati a questo perché i suoi inquilini non potevano essere cambiati e quindi rimanevano gli stessi per tutti i cinque anni. Comunque, i ragazzi lavorarono duramente per quasi un giorno e si prendevano qualche pausaper degli spuntini e passando la loro prima notte nell'alloggio dormendo sui divani e sulle poltrone del salotto. Quando finalmente ebbero finito, era quasi ora di cena. Erano riuniti nella loro nuova stanza e si riposavano, quando Riccardo pronunciò delle parole che nessuno si sarebbe mai aspettato di ascoltare da lui: “No-non trovate anche voi che le ragazze del 3b sono carine?” e tra lo stupore generale non ci poté essere altro che assenso. Quindi decisero di comune accordo di chiedere alle ragazze di fermarsi a cena con loro con la scusa di vedere la stanza ultimata.

L'alloggio 3b era stato creato appositamente per essere femminile. Tutte le pareti erano rosa, fatta eccezione per i muri della stanza. Infatti, se pur arredata, la camera da letto era bianca, con delle mattonelle marroncine, con due letti a castello e una libreria messi al centro. La prima a notarlo fu Maria: “Ragazze, la stanza da letto è un disastro!!!” e Valeria urlò dalla cucina: “Io credo di sapere il perché...”. Al centro del tavolo c'era un biglietto della preside - Ragazze, si dice che la camera di una persona ne rispecchi l'animo. Per questo mi è sembrato giusto che foste voi a preparare la vostra stanza. Utilizzate il telefono per chiamare la segreteria (chiamata rapida 01) e potrete richiedere tutto quello che vi occorrerà. Auguri, la preside -. Le ragazze rimasero silenti per alcuni istanti. Poi Simona diede sfogo al suo entusiasmo: “Ehi, siamo libere di faretutto quello che ci passa per la mente!” e anche Maria le diede ragione: “Già, la preside non ci ha proibito di fare qualcosa, quindi non abbiamo limiti...”. Valeria non sembrava molto entusiasta, non che si entusiasmasse mai. Fiammetta, però, aveva già preso un quaderno bianco e un astuccio: “Allora, iniziamo a progettare la stanza?”. Le giovani iniziarono il progetto e si divisero gli incarichi: Maria, dato che amava dipingere, si occupò di tinteggiare le pareti, Fiammetta e Simona pensarono al mobilio e agli accessori e Valeria, cosa impensabile, organizzò il tutto in una pianta in scala della camera. Chiamarono molto spesso e scoprirono che gli alloggi 3b e 3a erano gli unici ad essere autorizzati a questo perché i suoi inquilini non potevano essere cambiati e quindi rimanevano gli stessi per tutti i cinque anni. Comunque, dopo quasi un giorno di lavoro consecutivo interrotto esclusivamente da breve pause per gli spuntini, le ragazze finirono la loro stanza. Si trovavano stese sui divani e sulle poltrone, dove avevano dormito la notte precedente, ed anche se era quasi ora di cena, non avevano intenzione di cucinare. Simona, infatti, disse: “Ragazze, sono troppo stanca per cucinare!!!” e le sue compagne si trovarono d'accordo con lei. Lasciando sorprese le altre tre, Maria iniziò a parlare dei ragazzi: “Ragazze, non trovate anche voi che gli inquilini del 3a non siano niente male?!?” e non trovò nessuno che le desse torto. “Però” continuò Simona “quel Riccardo non miconvince molto … ha l'aria di essere il solito emarginato che non si cura del suo aspetto. Io credo che la sua bellezza naturale sia sprecata...” e scoppiò a ridere seguita delle sue inquiline. Stavano per tornare al loro discorso, quando bussarono. Valeria andò ad aprire e si ritrovò davanti un ragazzo sporco di pittura dalla testa ai piedi. Allora disse con distacco: “Che vuoi Lorenzo?” “Wow, sai chi sono?” “Certo, anche se sotto a più strati di vernice non potrei mai confondere quegli occhi fastidiosamente vispi...” e sbadigliò. Confuso, Lorenzo proseguì nel suo discorso: “Non so se prenderlo come un insulto o come un complimento, quindi ho deciso che è un complimento … grazie! Comunque, ho bussato perché vorremmo invitarvi a cena da noi questa sera … sai, per farvi vedere la stanza finita!”. Dal salotto si udì un coro di voci: “Di' di sì!!! Non abbiamo voglia di cucinare!!!” ed il ragazzo trotterellò allegramente per circa due metri, la distanza tra le due porte. Senza farselo ripetere due volte e senza neanche cambiarsi di abito, le ragazze andarono all'alloggio 3a. Quando entrarono, si accorsero che i quattro “padroni di casa” erano alle prese con i fornelli e li raggiunsero in cucina. Una volta lì aiutarono a portare in tavola la cena e si presentarono: “Io sono Maria!”, “Io sono Valeria!”, “Io sono Simona”, “Ed io Fiammetta!”. I ragazzi decisero che anche loro dovevano presentarsi: “Io mi chiamo Riccardo!” “Io Lorenzo!”, “Federico!”, “Ed io Tommaso!”. Allora Tommaso trasferì ilbanchetto dal tavolo in cucina al tappeto del salotto. Trovandola un'idea originale, gli altri sette ragazzi si sederono e così cenarono seduti sul pavimento sporchi di pittura fin sopra i capelli. Eppure si divertirono molto. Ognuno si presentò brevemente e scoprirono che tutti erano lì per un motivo: sfuggire dalla famiglia o dalla propria vita. Inoltre Federico fece un'osservazione: “Sapete, avendo avuto l'onore di conoscere la preside, ho capito una cosa. Noi non siamo negli alloggi speciali perché siamo stati sorteggiati, ma perché ognuno di noi ha il cognome che riprende il nome di un altro. Federici, Tommasini, Riccarducci, Loreti. I nomi sono Tommaso, Federico, Riccardo, Lorenzo. Scommetto che anche per voi ragazze è così...”. Maria ci rifletté un po': “Allora: Simoni, Fiamma, Valerianici, Mariani. I nomi sono: Fiammetta, Simona, Maria, Valeria … ehi, è vero!!!”. L'alloggio si riempì di fragorose risate. Ora avevano la certezza che la preside era una donna molto insolita, ma comunque simpatica.

Passarono ore parlando e giocando a briscola e poker. Vedendo la tarda ora e sapendo che l'indomani si sarebbero dovuti recare in classe prima rispetto agli altri, andarono a dormire. Si diedero della “Buona notte” sulle soglie delle porte e si addormentarono appena sfiorarono il letto.

  
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