Cassandra guardò Kageyama altrettanto stupita, poi distolse
lo sguardo.
-Conoscevo chi l’ha composta…
-Conoscevi?
-Già…
Reiji strinse di più le gambe al petto, vergognandosi di ciò
che stava per chiedere alla ragazza.
-Andrei, ecco… P-Potresti cantarmela?
La castana tornò a guardare sorpresa il padrone di casa per
poi mordersi le labbra e fissare il pavimento. Kageyama rimase a guardarla in
silenzio per qualche minuto, poi sospirò e si alzò, diretto in camera sua.
-Dare mo inai
heya ni hitori
dare mo inai
watashi hitori…
Sono tutta sola in questa
stanza dove non c’è nessuno
Non c’è nessuno, ci sono
solo io
Reiji si fermò. Cassandra aveva iniziato a cantare. Il
ragazzo si girò lentamente a guardarla: era rimasta seduta sul divano,
composta, occhi chiusi ed aria concentrata. Il padrone di casa tornò a sedersi
sul divano, continuando ad osservare la sua ospite come ipnotizzato: non erano
solo le parole di quella canzone a suonargli familiari, anche la voce della
ragazza gli ricordava qualcosa.
-Yami ni shimeba
towa no katari
hikari saseba subete kiete
nani mo mitakunai
dare no te mo iranai
kawaisou da to sagesun de
hotte oite
Mista al buio, parlo senza
fine
Se il sole entrasse, tutto
scomparirebbe
Non voglio vedere nulla
Non ho bisogno dell’aiuto di
nessuno
Disprezzatemi, sono patetica
Lasciatemi sola
Kageyama deglutì a fatica, sentendo un groppo alla gola.
Ascoltando le strofe che l’avevano tormentato per tutto quel tempo gli
tornarono alla mente molti ricordi: la morte di sua madre, la scomparsa di suo
padre e poi quella maledetta sera, la sera in cui aveva definitivamente perso
la fiducia nel prossimo. Il ragazzo serrò gli occhi, tentando di ricacciare
dentro le lacrime. Nella sua mente l’immagine vivida degli occhi crudeli ed
inespressivi di Daisuke lo terrorizzava. Nemmeno lui riusciva a credere quanto
quel ricordo potesse farlo soffrire. In quel momento voleva sparire, voleva
scomparire dalla faccia della terra. Non voleva davvero vedere nessuno, non
voleva essere aiutato da nessuno. Voleva essere lasciato solo con il suo
dolore. Ed una piccola parte di se lo portava a disprezzarsi a causa di quel
desiderio.
-Kaeri michi
wa itsumo hitori
maigo ni naritai toshigoro
koi ni yameba towa no katari
hitomi sakeba subete samete
Torno sempre a casa da sola
Sono un’adolescente, e mi
perdo di proposito
Una volta, ho ricevuto una
delusione d’amore. Una bugia infinita.
Se riposassi i miei occhi,
tutto si sveglierebbe
Un sorriso amaro si dipinse sul volto di Reiji. Una bugia
infinita, anche lui aveva pensato una cosa del genere scoprendo qual era il vero
interesse di Garshield nei suoi confronti. “Sei solo un giocattolo. Non
interessi a nessuno.” Il castano non voleva ammetterlo, però quelle parole
l’avevano ferito profondamente. Ma in fondo era la verità, a nessuno importava
niente di lui. Anche suo padre non importava, oppure non l’avrebbe abbandonato.
E i suoi parenti, loro si occupavano di lui per semplici doveri familiari. Era
solo al mondo, anche la ragazza al suo fianco in realtà non provava alcun
interesse per lui: faceva la carina solo perché le era stato detto di fare
così. Poi un singhiozzo attirò la sua attenzione.
-Nani mo mitakunai
dare no sei de monai
warui no wa zenbu watashi na
no
hotte oite yo
Non voglio vedere nulla
Non è colpa di nessuno
È tutta colpa mia
Lasciatemi sola
Cassandra piangeva, ma continuava a cantare, sempre ad occhi
chiusi, con voce tremante. E non le tremava solo la voce: il suo intero corpo
era scosso da brividi, dovuti probabilmente ai singhiozzi che tratteneva per
continuare a cantare. Poi improvvisamente smise, strinse con forza la stoffa
del divano e continuò.
-Nani mo mitakunai
dare no te mo iranai
kawaisou da to sagesun de
hotte oite
hairanai de
watashi no naka ni
Non voglio vedere niente
Non ho bisogno dell’aiuto di
nessuno
Disprezzatemi, sono patetica
Lasciatemi sola
Non venite qua
Non da me
La ragazza aveva cantato con voce ferma, decisa, quasi
urlando. Aveva smesso di tremare, sembrava tesa come una corda di violino. Gli
occhi, ora spalancati, erano pieni di rabbia e frustrazione. L’unica cosa che
era rimasta come prima erano le lacrime che continuavano a solcarle il viso.
Poi, tornando a rilassarsi, Cassandra pronunciò sottovoce le ultime due strofe
della canzone.
-Dare mo inai
heya ni hitori
dare mo inai watashi hitori…
Sono tutta sola in questa
stanza in cui non c’è nessuno
Non c’è nessuno, ci sono
solo io…
Il silenzio calò nella stanza, rotto appena dal respiro
pesante di Cassandra. Kageyama le passò un fazzoletto perché si asciugasse gli
occhi.
-Si può sapere che hai da piangere adesso?
La castana prese il fazzoletto ma si asciugò le lacrime con
una manica, sorridendo debolmente.
-Scusa, è che ho appena rotto una promessa importante…
-Cantando?
La ragazza annuì e Reiji sbuffò stizzito.
-Se ci tenevi così tanto potevi anche evitare di cantare…
-Tengo di più a te.
Il padrone di casa lanciò un’occhiata sospettosa alla sua
ospite.
-Impossibile. Ci conosciamo da pochissimo.
-Lo so, ma io ci tengo comunque!
Kageyama odiava la gente sorridente. La maggior parte di loro
era gente falsa, altri invece sorridevano senza curarsi minimamente della
sofferenza degli altri. Ecco perché non si capacitava del fatto che il sorriso
di Cassandra lo facesse sentire così tranquillo. Non era un sorriso falso, non
era un sorriso superficiale, rispecchiava sempre gli stati d’animo della
castana. In fondo era per quello che le aveva permesso di stare con lui, il
sorriso della ragazza sembrava renderla incapace di mentire. Ma Reiji
continuava comunque a tenere le distanze: era stato tradito troppe volte, non
voleva che la cosa si ripetesse un’altra volta.
-Sai Kageyama, mi hai sorpresa! Non sono in molti a conoscere
quella canzone.
Il ragazzo strinse le spalle, facendo finta di essere poco
interessato all’argomento.
-Nemmeno io ricordo dove l’ho sentita, solo da un po’ di
tempo mi è ritornata in mente. L’avrò sentita da qualche parte…
La castana ridacchiò con un tono triste.
-Un po’ improbabile…
-Perché?
-Quella canzone è stata trasmessa per non più di un mese da
una piccola radio locale, poi non è mai più stata trasmessa. Esistono solo
cinque cd che contengono quella canzone.
-E tu come fai a sapere queste cose?
-Te l’ho detto, conoscevo chi l’ha composta!
Cassandra si rattristò di colpo.
-La canzone fu trasmessa in occasione della sua morte…
Reiji rimase in silenzio per qualche secondo, poi si alzò dal
divano.
-Beh, si è fatto tardi, dovrai tornare a casa prima o poi no?
La castana sospirò avviandosi verso la porta, aveva l’impressione
che il ragazzo la stesse cacciando per sempre. Poi però, quando Cassandra era
in procinto di avviarsi verso casa, Kageyama la fermò trattenendola per una
manica.
-Domani voglio sentire il resto della storia. Voglio capire
quando e dove ho sentito quella canzone.
Detto questo il ragazzo chiuse la porta, lasciando ancora una
volta la castana interdetta davanti alla porta. Incamminandosi finalmente verso
la sua dimora, Cassandra non poté trattenere un sorriso: iniziava a piacerle
quello strano modo che usava Reiji per dirle cosa voleva.