Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy
Segui la storia  |       
Autore: f9v5    05/12/2012    2 recensioni
Le prime avventure di Elena e Zick.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Patata, Un po' tutti, Zick Barrymore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NUOVA SCUOLA, VECCHI PROBLEMI
(cda:Elena e Zick, camminando per i corridoi della scuola, si incrociano. Lei si volta a fissarlo, lui fa finta di niente e va avanti.)




E’ ad Oldmill Village che tutto è cominciato. Era una mattina di fine Agosto e, malgrado fosse ancora Estate, il clima era abbastanza mite da non costringere nessuno a sopportare la terribile morsa del caldo.
In una casa era appena stato terminato un trasloco, il che significava che una nuova famiglia era appena arrivata a Oldmill.
In quel momento un uomo, vicino alla quarantina d’anni, con degli strani capelli arancioni rivolti verso l’alto, occhi neri e abbastanza panciuto, si stava vestendo per uscire. Quell’uomo, Harvey Patata, era il nuovo direttore del supermercato di Oldmill, e fu questo il motivo che portò al trasloco suo e della sua famiglia.
-Cara,per caso hai visto la mia cravatta?-
La destinataria della domanda, Julie Patata, era una donna anch’essa vicina alla quarantina, capelli biondi, occhi castano chiaro e un pancione segno di una gravidanza già avanzata.
Si voltò verso il marito e lo guardò come si guardava uno scemo-Stai scherzando,  vero?- .
La domanda della moglie sorprese l’uomo che rispose -Perché dovrei scherzare?Certo, essere il direttore di un supermercato non è chissà quale lavoro, ma considerando che è il mio primo giorno devo cercare di dare una buona impressione, no?-.
Esasperata dall’ingenuità del marito, la donna gli si avvicinò –Intendevo che la cravatta che tanto cerchi è proprio qui- e gli mise le mani al collo, dove la cravatta si trovava, per sistemargliela.
Tutto quello che Harvey in quel momento riuscì a pensare fu –“Cominciamo bene”-,  successivamente si diresse verso la porta ma venne fermato dalla moglie –Sicuro di non dimenticare qualcosa, o meglio, qualcuno?-
Dopo averci riflettuto su, l’uomo si rese conto di cosa, anzi, di chi, si era scordato –Giusto, ma dove ho la testa oggi. Elena, sei pronta?-
-Arrivo.- a parlare, stavolta, era stata una ragazzina di 10 anni, capelli arancioni legati in due codini, eccezion fatta per due ciuffi che le ricadevano ai lati del viso per rialzarsi verso la fine, occhi castano chiaro e, come se avesse voluto prenderla in giro per il cognome, naso a patata.
Questa era Elena, la primogenita della famiglia, che aveva appena sceso le scale e si trovò di fronte ai genitori –Ok papà, possiamo andare.- 
-Molto bene. Ci vediamo più tardi tesoro- salutò l’uomo
-Buona fortuna a tutti e due- la risposta della moglie
Padre e figlia uscirono di casa e si diressero verso l’auto –Allora Elena, pronta per il primo giorno di scuola?-
Il risultato della domanda:uno sbuffo seccato della ragazza alla tipo “Un’altra volta?!”    -Per l’ennesima volta papà. La scuola oggi è aperta solo per permettere agli studenti nuovi, tra cui la sottoscritta, di visitarla e ambientarsi, e a quelli vecchi di riabituarsi. Ufficialmente, manca ancora una settimana prima che la scuola, e il calvario, cominci.-
-Oh già, lo avevi detto anche ieri. Scusa, la tensione può giocare brutti scherzi.-
Giunti all’auto, Harvey si sedette al suo posto e cominciò a mettere in moto, Elena però era rimasta ferma sul marciapiede, impegnata a fissare la casa accanto alla loro chiedendosi chi ci vivesse. Era completamente immersa nei suoi pensieri e, se non fosse stato per la voce del padre che la chiamava, ci sarebbe rimasta. Salì in macchina e il padre partì, ma, finché le fu possibile, mantenne lo sguardo fisso su quell’abitazione:Elena poteva giurare di aver sentito qualcosa di strano provenire da quell’edificio, qualcosa di…… “mostruoso”.


Il viaggio in macchina era durato meno del previsto, la distanza tra la scuola e casa sua non era molto grande, avrebbe potuto percorrerla a piedi massimo in venti minuti.
Elena scese dall’auto e si scambiò un saluto col padre –Ciao papà. Senti,per quanto riguarda il ritorno, posso anche tornare a piedi-
Harvey inizialmente rimase perplesso – Davvero? Sei sicura di ricordare la strada?- ma le parole della figlia lo convinsero –Certo, sta tranquillo. E poi sarà una buona occasione per vedere il quartiere-
-Va bene cara. Ci vediamo più tardi- detto ciò, Harvey ripartì per andare al supermercato e iniziare il suo primo giorno di lavoro, pregando sottovoce che non fosse anche l’ultimo.
Dopo aver oltrepassato il cancello, Elena si fermò un attimo davanti alla porta per dare un’occhiata intorno:la scuola di Oldmill era stata uno dei primi edifici a essere stati costruiti dopo la fondazione della città, almeno così le avevano detto, però doveva ammettere che, almeno esternamente, non la dava a vedere la sua “vecchiaia”. Chissà se anche l’interno è così?Non ebbe il tempo di chiederselo che due voci, parlando perfettamente all’unisono, la distraerono dai suoi pensieri.
-Ciaaaaoooo-
Quando si voltò vide dietro di lei due ragazze della sua stessa età:una aveva i capelli castani corti, tenuti all’indietro con una fascia e gli occhi neri, l’altra invece aveva i capelli di un insolito blu scuro, gli occhi neri e portava un paio di occhiali rotondi.
-Io sono Patty!- disse la prima –E io sono Matty!- seguì subito la seconda. 
-Ehm, piacere. Io sono…- ma non ebbe il tempo di finire che la anticiparono –Lo sappiamo chi sei:Elena Patata, 10 anni, ti sei trasferita da poco qui e ti informiamo che sarai nella nostra stessa classe. Tuo padre, Harvey, è il nuovo direttore del supermercato, mentre tua madre, Julie, è una casalinga in dolce attesa-
Il primo pensiero che passò per la mente di Elena fu -“Ma da dove sono uscite fuori queste stalker?”- ma preferì esprimerlo con altri termini –Ma sapete proprio tutto di tutti voi due?-
La risposta arrivò ancora una volta all’unisono –Ci piace essere informate, ecco tutto. Alcuni, magari, potrebbero dirti che siamo due pettegole, ma non è affatto così!-
Il successivo commento di Elena, comunque, non era molto convinto –Come dite voi.-
Successivamente le due pett…cioè volevo dire, “ben informate”, consegnarono ad Elena dei fogli dove vi erano scritti dei nomi –Questa è la lista di quelli che fanno parte della nostra classe. Sono elencati quelli ok, quelli così così e quelli decisamente da evitare.- 
Elena notò subito una cosa:nella lista “nera” c’era solo un nome –Chi è Zick?-
La risposta di Patty e Matty fu –Ah quello. E’ il tuo vicino di casa, il tipo più strano che si possa incontrare-
Certo, ora sapeva il nome del suo vicino, ma la curiosità di Elena era troppa per accontentarsi di quel misero dettaglio –In che senso “strano”?-
La risposta le venne data da Patty, ma Elena sentì chiaramente un tono di presa in giro
–Ha tutte le allergie del mondo, ma secondo noi è solo una fissazione- Matty, sempre con lo stesso tono, continuò –Vive con sua madre e un orribile gatto senza pelo. Non esce mai di casa e non ha amici. Per non parlare dei mostri.-
La curiosità di Elena, dopo quell’ultima frase, salì alle stelle –I mostri?-
-I mostri che Zick “vede”, ahahahahaha. Te l’abbiamo detto che è strano, no?-
Elena però non la pensava così –A me, più che altro, sembra un tipo interessante-
-Interessante?!-dissero le due e, così come erano arrivate, se ne andarono, in silenzio.
“Mi sa che sono finita nella lista sbagliata.” pensò Elena con “grande dispiacere”, per poi dirigersi all’interno della scuola, segnandosi mentalmente di cercare un modo per conoscere lo “strano”Zick.




Ora, se c’era una cosa che Elena odiava, era chi la prendeva in giro per via del suo cognome.
Potete quindi immaginare la sua rabbia quanto sentì certi commenti venire da tre ragazzi che stavano leggendo l’elenco degli alunni delle classi attaccato al muro –G-guardate, r-r-ragazzi, q-quest’anno in classe c’è a-anche u-u-una pa-patata.-.
A parlare era stato un ragazzo alto, magro, occhi verdi, capelli biondi in una bizzarra capigliatura a fungo –Già, sarà sicuramente uno spasso!-.
A parlare, stavolta,fu un ragazzo un po’ più basso del primo, capelli castani a spazzola, occhi neri, che portava un paio di occhialini da nerd –Così, oltre che con Zick, ci divertiremo anche con Miss Patata!-.
Il terzo, che aveva appena parlato, era un ragazzo basso, grasso, con l’apparecchio, occhi neri e capelli rasati quasi a zero.
Elena era rossa dalla rabbia, ma, in qualche modo, si trattenne dall’esplodere, dopotutto aveva promesso alla madre che, almeno nei primi giorni, non avrebbe scatenato risse, cosa che nella sua vecchia scuola faceva un po’ troppo spesso. Ma poi sentì il ragazzo grasso dire questa frase –E’ un vero peccato però che il cadaverino non reagisca mai alle provocazioni, sarebbe più divertente-
-“Cadaverino?!”- quella, per Elena, fu la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.
Se magari vi starete chiedendo cosa la spinse a prendere le difese di qualcuno che neanche conosceva, il motivo era piuttosto semplice:c’era una cosa che Elena odiava ancor più di chi scherzava sul suo cognome, chi parlava male di qualcuno che non era presente -Come lo hai chiamato?!-
I tre si voltarono e il biondo, probabilmente il capo del gruppetto le chiese –E t-tu chi sa-saresti?- 
- Elena Patata. Mi sembravate curiosi di conoscermi, bhè eccomi qua. E per quanto riguarda te…- mentre parlava puntò il dito verso il ragazzo con l’apparecchio –…ti ripeto la domanda:come lo hai chiamato?!-
Questi rispose con noncuranza –Ho chiamato Zick cadaverino. E allora?- provocando ancora più ira nella ragazza.
-Si dia il caso che non mi piacciano i tipi che prendono in giro persone che non sono presenti- e si alzò le maniche della maglietta, segno che le sue intenzioni non erano certamente pacifiche.
Il biondo le si avvicinò, cercando di intimorirla –R-ritieniti f-fortunata, perchè non pi-picchiamo le f-femmine- e cosa ottenne:STUMP, un pugno sul naso di potenza biblica, potè ritenersi fortunato che non gli si ruppe.
-DAVID!- gli altri due aiutarono l’amico ad alzarsi, mentre questi teneva una mano sul naso sanguinante.
-D-d’accordo. D-da oggi pi-picchiamo anche le f-femmine!- quello che accadde poco dopo lo potete anche immaginare:i quattro scatenarono una rumorosa rissa, tanto che altri ragazzi, curiosi, si erano fermati ad osservare la scena.
La cosa sarebbe potuta durare anche per le lunghe –LASCIATELA STARE!- se una voce non li avesse fermati. Colui che aveva appena parlato si fece largo tra la folla, piazzandosi davanti ai quattro “contendenti”: era un ragazzo pallido come la morte, capelli blu notte, occhi castani così scuri da sembrare neri, anche se la cosa più bizzarra erano le orecchie, piuttosto grandi e sproporzionate rispetto al resto della faccia.
David, così si chiamava il biondo, era piuttosto contrariato da quell’intromissione –Non sono affari tuoi Zick. Restane fuori- tanto che lo disse senza balbettare.
Quando David terminò la frase Elena sgranò gli occhi, o meglio, l’occhio sinistro, poiché il destro era diventato praticamente un cerchio nero e per il dolore non riusciva ad aprirlo:quindi colui che le era venuto in aiuto era la stessa persona che lei voleva incontrare, quando si dice la fortuna.
Zick, più che intimorito, fu seccato dalla minaccia e replicò, con tono calmo, che aveva anche un qualcosa di minaccioso –Non costringermi a usare gli “occhi da spettro” Dedevid.-
In un attimo David passò da una fiera spavalderia ad una rispettosa paura, segno che sapeva cosa gli sarebbe potuto accadere –C-cosa?! M-ma no Zick, n-noi sta-stavamo s-solo scher-scherzando-.
-Ma è stata lei a cominciare- ribattè quello grasso.
-P-piantala Ford- lo zittì David, per poi avvicinarsi a Zick e bisbigliargli nell’orecchio
-S-scusaci per i mo-modi i-inurbani, ma è q-quello che ci si a-aspetta da noi-
-Mi auguro che non accada di nuovo- proseguì Zick intimidatorio –Ga-garantito. P-però, per quanto ri-riguarda te, p-posso co-continuare a p-prenderti in giro, h-ho una r-reputazione da di-difendere?-.
-Fa come ti pare!- e senza aggiungere altro, Zick si diresse verso l’uscita, sotto lo sguardo di tutti.
 Elena, però, non restò ferma a guardare e senza farsi notare lo seguì:la visita della scuola poteva aspettare, in quel momento sentiva di più il bisogno di parlare con quel ragazzo...o, quantomeno, di dirgli grazie.



Salve gente. Eccomi col secondo capitolo della mia storia “Monster Allergy:come tutto ebbe inizio!”.
Per vedere un po’ d’azione, però, bisognerà ancora aspettare. Questo capitolo, come sicuramente avrete notato, è servito come presentazione dei personaggi, ma non è finita:nel prossimo, che spero di cominciare al più presto, ci sarà la presentazione della famiglia di Zick, che, vi avviso già ora, non è, quel che si dice, una famiglia “normale”(ma tanto lo sapete già). Ma non voglio anticiparvi altro.
F9v5 vi saluta e vi dà appuntamento col prossimo capitolo.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy / Vai alla pagina dell'autore: f9v5