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Autore: Jude02    08/12/2012    3 recensioni
Non siamo nell'Inghilterra degli anni 90 e Veronica non è la groupie nè la roadie degli Oasis.
Era iniziato tutto con una serata sbagliata, quell'incontro sulla terrazza sarebbe dovuto restare sospeso a 5 piani da terra, libero di essere dimenticato, eppure sembravano destinati a incontrarsi nuovamente..
Era solo desiderio di vendetta il sentimento che spingeva Liam verso di lei?
Ma un altro incontro era pronto a sconvolgere nuovamente la vita di Veronica..
Era soltanto desiderio di sicurezza e protezione quello che la spingeva verso Noel?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3;

 

Dal capitolo 2:
La fortuna gira.. Ruota incessantemente in un turbine vizioso, pronta a ribaltare a suo piacimento le situazioni da lei stessa create...



Mi ero ormai lasciata alle spalle l'orgoglio che non mi avrebbe permesso di cedere al fascino di Liam.
Ma nel momento stesso in cui sfiorai le sue labbra, udimmo un rumore improvviso: la porta che dava sull'appartamento si spalancò, andando a sbattere contro il muro.
Mi ritrassi immediatamente, piena di imbarazzo, mentre guardavo Liam allontanarsi lentamente da me, scocciato.
Distolsi a fatica lo sguardo dal suo, solo allora mi voltai verso la porta e rimasi di stucco: Annabell appariva sull'uscio pallida e trafelata, con gli occhioni spalancati. Pensai che il suo aspetto fosse dovuto alla scena che si era trovata davanti agli occhi, ma non ci misi molto a ricredermi: controluce, accanto a lei, si stagliava un profilo scuro, una figura sbagliata..

-Luca -sussurrai, spalancando gli occhi. Lui non poteva trovarsi lì, non quella sera, non...in quel momento. 
Era tutto sbagliato.
Luca fece un passo avanti, con un ghigno stampato sul viso: -Vedo che ti ricordi ancora il mio nome, Veronica, per quanto tu ti affretti a dimenticarmi. -ghignò alludendo a Liam che, al mio fianco, mi teneva una mano sulla spalla.
-Tu..non dovresti essere qui -riuscii a dire a fatica, mentre il cuore mi martellava in petto.
-Dici? Eppure in qualità di tuo ragazzo mi sembra di avere il diritto di sapere quando fai la troia con gli altri.
Aprii la bocca, ma non riuscii ad emettere alcun suono, avvertendo la mano di Liam scivolare via dalla mia spalla.
Ero immobile: i miei occhi scorrevano da Annabell, che cercava di mimetizzarsi nell'ombra della colonna, a Liam, che non mi staccava gli occhi di dosso con un'espressione indecifrabile, e infine a Luca. Dal suo viso era scomparso il ghigno di poco prima e ora avanzava con il palmo della mano rivolto verso di me, fingendo un'espressione rassicurante.
-Stai tranquilla, amore mio -cominciò -sono intervenuto in tempo, prima che potessi commettere la sciocchezza di tradire la mia fiducia. Ma sono pronto a perdonarti, se ora verrai via con me.
Così dicendo mi afferrò un braccio; a quel contatto mi riscossi da quello stato di passività.
Basta, non ero più in grado di sopportare quella situazione, quei discorsi, quella voce.
Scattai in piedi, mentre Luca mi guardava stupito.
-Non mi toccare, sei un pazzo! Non siamo mai stati insieme, non hai mai avuto alcun diritto su di me! Smettila di cercarmi, smettila di chiamarmi, smettila di intrometterti nella mia vita! Devi lasciarmi stare! -sbottai, terminando la frase con la voce incrinata.
Avevo finalmente trovato la forza di ordinargli di stare alla larga da me, dopo giorni e giorni di persecuzioni indirette.
Ma lui aveva ascoltato la mia sfuriata con un'espressione di paziente assecondanza, come se si trovasse di fronte a una bambina capricciosa.
-Avanti, Veronica, non fare la sciocca, non c'è bisogno di fare questa scenata, non capisci che lo faccio per il tuo bene? Hai voluto provare qualcosa di nuovo -disse guardando Liam con disprezzo -ma sappiamo entrambi che il nostro amore ti avrebbe riportato comunque da me. Ho solo pensato di accelerare i tempi e questo è il momento giusto. Non fare la bambina, vieni via, subito.
Allungò nuovamente la mano verso di me, tentando di afferrarmi, ma venne bloccato da Liam che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare la scena.
Guardò Luca con gli occhi socchiusi: -Ti ha detto di stare lontano da lei. -sibilò in un sussurro.
Ma Luca non colse l'avvertimento; stupito dal modo sfrontato in cui quello sconosciuto osava rivolgergli la parola e intromettersi tra lui e l'oggetto del suo desiderio, gli rispose: -Non penso che siano affari che ti riguardano. Ora puoi toglierti di mezzo. - continuò ad avanzare nella mia direzione.
Liam mi prese dolcemente una mano e mi sussurrò all'orecchio: - Vieni con me, andiamo via.
Come in un sogno non esitai a seguirlo, aggrappata al suo braccio, ma Luca lo afferrò per una spalla, costringendolo a voltare la testa per poi colpirlo in pieno viso.
Fortunatamente, nonostante la vicinanza, Liam riuscì a schivarlo e venne colpito soltanto di striscio; si affrettò a restituire il colpo, stavolta senza sbagliare il bersaglio: il sangue partì a fiotti dal naso di Luca.
Quest'ultimo non si mosse, guardando Liam con un'espressione stupefatta: -Mi...mi hai rotto il naso! Mi hai rotto il naso, razza di drogato!
Alzò nuiovamente un braccio, ma Liam fu più veloce e glielo bloccò dietro la schiena, storcendogli il polso.
Luca non fece in tempo a spalancare la bocca che un'altra raffica di pugni lo raggiunse dritto nello stomaco, bloccandogli in gola il gemito di dolore e quando Liam lo lasciò andare, si accasciò al suolo senza emettere fiato.
A quel punto rientrammo nell'appartamento, ma quello che successe dopo mi sembrò confuso, come se non stessi vivendo quella situazione in prima persona, mi pareva di muovermi all'interno di un sogno.
Annabell uscì dall'ombra e alla luce elettrica apparve ancora più piccola e più pallida.
-Mi... mi dispiace, io non avevo l'intenzione di farlo entrare...
Non risposi. Mi guardai attorno: sui divanetti stavano collassati tutti gli amici di Step: se avessi dovuto contare sull'aiuto di quella gente avrei avuto un bel da aspettare.
Qualche secondo dopo riapparve Step, da qualche punto indefinito della casa, con delle birre in mano, ignaro di tutto ciò che era successo.
-Occupati tu di lui - gli ordinò Liam, che sembrava l'unica persona lucida nell'appartamento. E senza dare altre spiegazioni afferrò qualcosa dal tavolo e mi cinse la vita con una presa dolce, ma decisa. Mi accompagnò giù per la scala a chiocciola e infine fuori da quell'appartamento, fuori da quel palazzo.
Lo seguii senza pensare a nulla; non mi rendevo conto di niente all'infuori del contatto con la sua mano.

Ci allontanammo di qualche passo; Liam mi porse qualcosa da bere, probabilmente la bottiglia che aveva afferrato dal tavolo prima di uscire. Ne bevetti un sorso e subito mi sentii invadere da una sensazione di calore, mentre la nebbia si diradava pian piano dalla mia mente.
Continuammo ad avanzare lentamente nel buio; lui rimaneva in silenzio, lasciando il tempo all'aria fredda di schiarirmi le idee.
Poi mi fermai e mi voltai verso di lui: -Grazie.
Non sapevo cosa lo avesse spinto a prendere le mie difese senza esitare, ma gli ero riconoscente: probabilmente dopo quella serata Luca non si sarebbe più fatto vivo, più per l'umiliazione subita che per la perdita di interesse nei miei confronti, ma davvero non saprei immaginare cosa sarebbe accaduto se Luca mi avesse costretto a seguirlo per l'ennesima volta.
-Grazie. -ripetei e questa volta lo ringraziavo per essersi fidato di me, senza avere la conferma che Luca non fosse realmente il mio ragazzo.
Mi sentii in dovere di dargli delle spiegazioni: -Sai lui... -cominciai, senza sapere esattamente da dove partire, -lui sembrava un ragazzo a posto, all'inizio. Cominciò tutto qualche mese fa, in autobus. Ero arrivata in ritardo, stavo perdendo l'ultimo autobus della mattinata e non potevo permettermi di assentarmi da scuola. Così..correvo impotente, guardando le porte chiudersi a qualche metro da me, ma poi qualcuno le bloccò, mettendo un piede in mezzo. Salii, con il respiro affannato, pronta a ringraziare quel ragazzo che si teneva il piede con una smorfia dolorante. Fu la prima volta che lo incontrai. 
Da quella mattina cominciai a vederlo tutti i giorni; sembrava che scegliesse apposta la stessa linea che prendevo io, sia all'andata che al ritorno. Quando salivo in autobus lui era sempre lì, con un posto libero e un sorriso stampato in faccia. All'inizio ammetto che mi faceva piacere, dopotutto era sempre stato gentile, ma non ci misi molto a capire che le attenzioni che mi dedicava cominciavano ad essere a dir poco morbose. 
Mi capitava di incontrarlo ogni volta che uscivo: seduto a un tavolino del bar, sul marciapiede opposto, alla vetrina di un negozio. Ogni incontro sembrava fatto apposta per risultare puramente casuale, o come in seguito si ostinò a sostenere: "segno del destino".
Pur avendo compreso che qualcosa non andava, non me ne preoccupai più di tanto, finchè alcuni ragazzi con cui uscivo cominciarono a non farsi più sentire e scoprii che Luca andava in giro sostenendo di essere il mio ragazzo e minacciando chiunque si avvicinasse a me. Roba da pazzi! 
Sperai che fosse uno scherzo. Ogni giorno mi domandavo 
perchè fosse dovuto capitare proprio a me; mi svegliavo sperando che quella persecuzione finisse, ma ogni mattina mi si presentava inevitabilmente davanti. E il resto lo puoi immaginare.. Non voglio nemmeno immaginare come sia venuto a sapere che mi trovavo a casa di Step.. ma ormai non importa più. Spero che sia davvero tutto finito.

Liam, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, ascoltando quello che avevo da dire, mi guardò e poi sorrise, passandomi il dorso della mano su una guancia: -Non penso avrà il coraggio di farsi rivedere, si sarà ritirato in camera a piangersi addosso -sentenziò, alludendo al naso.
Risi sommessamente, mentre piano piano la tensione mi scivolava via di dosso.

Nel frattempo eravamo arrivati in un parcheggio buio in una zona che non conoscevo. Fui costretta a distogliere lo sguardo dal suo e a tornare alla realtà: -Forse è ora che io torni a casa... -dissi, mentre Liam trafficava cercando qualcosa nelle tasche.
-Sei mai stata in moto?
-No, ma.. -non capivo a cosa volesse arrivare.
Tirò fuori un mazzo di chiavi e le fece roteare con l'indice: -Bene, spero tu sia pronta, perchè questa sarà la tua prima volta
-annunciò, teatralmente.
Poi mi lanciò un casco, che afferrai al volo: -
 Avanti, salta su! 
Salì sulla moto e mi face accomodare dietro di lui, ma come fece per inserire le chiavi nel cruscotto,lo fermai posando una mano sulla sua.
-Liam...

-Sì?
-C'è un motivo per cui non sono mai andata in moto. Sono a dir poco terrorizzata!

Si girò verso di me, con un sopracciglio alzato. Poi mi prese il viso tra le mani e mi guardò con gli occhi socchiusi.
-Ti fidi di me?
-Sì. - non potei che rispondere. E in quel momento lo pensavo davvero.
Balzammo in avanti con una sgommata degna della Moto GP, che mi fece arrivare il cuore dritto in gola.
Liam scoppiò a ridere, mentre sfrecciavamo nel buio e la sua risata si perdeva nel vento.
Pensai a quanto mi piacesse il suono della sua risata e in quel momento smisi di avere paura di una morte prossima e mi strinsi meglio a lui, appoggiando la testa alla sua schiena.
In una notte, percorremmo così i colli bolognesi, con l'aria che mi sferzava il viso e il calore del suo corpo che riscaldava il mio.
Era ormai notte inoltrata quando mi riportò sotto casa, ma non mi sentivo stanca, probabilmente a causa dell'adrenalina che avevo in corpo.
Mi aiutò a scendere e per poco non gli cascai addosso: -Penso che mi si siano atrofizzate le gambe.
-Se vuoi posso mostrati un modo per sciogliere i muscoli..
Lo scansai ridendo: -Molto gentile, ma faccio da sola. -dissi, cominciando a saltellare.
-Liam, sarà la terza volta che te lo dico stasera, ma.. grazie ancora.
-Ma di cosa? -sorrise ammiccando.
-Per aver praticamente esaurito il pieno della tua moto in una sera e, beh, perchè, nonostante sia iniziata male..molto male, alla fine ho passato una bella nottata. 
-Niente più terrore delle moto?
-No, niente più terrore, ma soltanto se sarai tu a guidare.
-Ti posso portare dove vuoi... -
mormorò avvicinandosi.
-In questo momento vorrei soltanto andare a letto... -risposi, eludendo ciò che di implicito stava in quella domanda. Ero stanca, in una sera avevo provato troppe emozioni, non me la sentivo. 
Ma quando avvicinò sempre più il suo viso al mio non mi scostai. Ero come immobilizzata, un'improvvisa stanchezza si era impossessata delle mie membra, ero troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Chiusi gli occhi e con un sospiro aspettai.. Aspettai qualcosa che però non arrivò, o almeno, non come me l'aspettavo: sentii le mani di Liam avvolgermi i fianchi e le sue labbra mi posarono un leggero bacio sulla fronte, così castamente da farmi restare sorpresa, ma sollevata.
Riaprii gli occhi.
-Buonanotte. -sussurrò. Poi rimontò in moto, infilò la chiave nel cruscotto e fece per partire, mentre io lo osservavo appoggiata al portone del condominio.
Provò a partire una, due, tre volte, ma la moto non dava segni di vita.
-Porca puttana! E' seriamente finita la benzina!
Scoppiai a ridere: -E ora come fai?
Lui stava già componendo un numero di telefono, ma la linea squillò a vuoto: -Bassista del cazzo! Domani ti prendo a calci e poi vedremo se avrai ancora voglia di imbottirti tanto da collassare. -mormorò tra sè, infuriato.
-Non riesci a chiamare nessuno?
-Le uniche persone che potrebbero aiutarmi sono in coma sul divano di Step... Potrei chiamare Bonehead! Ma no, è vero, lui se n'è tornato a casa... Maledizione a me e al momento in cui ho deciso di cambiare stato portandomi dietro delle persone inutili!
-Perciò ora come fai? -continuai a cantilenare, cercando di non ridergli in faccia.
-Stai diventando irritante! Non faccio un bel niente, mi siedo qui e aspetto che quel coglione di Guigsy smaltisca la marijuana che ha in corpo.
-Potrebbe volerci l'intera notte. 
-Qualcuno qui è perspicace
 -mi canzonò; poi si sedette davanti al portone e appoggiò la testa indietro.
-In tal caso, ti terrò compagnia. -affermai, sedendomi al suo fianco.
Mi cinse le spalle con un braccio, continuando a guardarmi: -Dubito che riuscirai a tenere gli occhi aperti un minuto di più.
-Mh.. -biascicai sprofondando nel calore del suo corpo.
Fu così che mi addormentai, con la testa appoggiata alla sua spalla, avvolta dal suo profumo. L'ultimo ricordo di quella serata furono le sue mani che si insinuavano dolcemente tra i miei capelli e mi accarezzavano il viso.

***

Mi risvegliai nella stessa posizione la mattina dopo, alle prime luci dell'alba. Avevo dormito soltanto poche ore e la testa mi faceva malissimo, inoltre avevo tutte le membra intorpidite, sebbene non avessi freddo: sulle mie spalle era posata una seconda giacca di pelle, che non mi apparteneva.
Non era quella aggiunta a farmi restare stranita, ma ciò che mi turbava era la consapevolezza di un'assenza.
Mi alzai di scatto e mi guardai intorno: come un sogno, al mio risveglio Liam Gallagher era sparito.

   
 
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