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Autore: Rachi    27/06/2007    2 recensioni
La mia primissima fanfiction in assoluto (ora sto terminando la terza) veramente prima di questa solamente temi scolastici e tesine, ma come si dice c'è sempre una prima volta per tutto... risale ad un anno fa, sto cercando anche di sistemarla mentre la metto sul sito.
Ambientata tra gli uffici dell'FBI e un tranquillo quartiere residenziale, riusciranno finalmente a chiarire i loro sentimenti e a risolvere quel caso per cui sono stati mandati sotto copertura?
Una storia sul telefim Agente Speciale Sue Thomas...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 6

Capitolo 6

Alle 17 Sue e Levi stavano puntualmente suonando il campanello di casa James, e sorpresa delle sorprese, le venne ad aprire Enry, l’uomo di cui dovevano scoprire i traffici.
«Buonasera»
«Buonasera, lei deve essere Sue…Hudson se non sbaglio.»
«Proprio io, e questo è Levi!»
«Piacere io sono Enry, il marito di Carol, ma prego accomodati. Va bene se ci diamo del tu?»
«Certo con vero piacere» rispose Sue varcando la soglia della casa.
«Mia moglie mi ha detto di accompagnarti nel salone, sta finendo di preparare il the, per lei è un rituale, abbiamo vissuto molti anni in Inghilterra.»
«Che bello!! L’Inghilterra…Ed è li che vi siete conosciuti?»
«Gia. frequentavamo la stessa scuola di volo.» la fece accomodare sul divano «scusami per la franchezza, ma se Carol non me lo avesse detto non mi sarei reso conto che non puoi sentire.»
«Lo so fa sempre uno strano effetto… Leggo le labbra, anni e anni di studio e sacrifici…»
«Amore non la tormentare!!» in quel momento Carol entrò nel salone «ora lasciaci sole che dobbiamo parlare tra donne.»
«Ok ok divertitevi, è stato un piacere Sue, e anche conoscere te Levi, naturalmente» Enry accarezzò la testa di Levi e uscì dalla stanza dopo aver dato un bacio veloce sulle labbra della moglie che gli rivolse un sorriso raggiante.

«Penso che mio marito sia passato direttamente al tu, vero? Odia i formalismi!»
«Non ha tutti i torti in fin dei conti siamo vicini, magari diventeremo anche amici, e in più io ti sto per svelare i retroscena della mia storia con Jack.»
«Vero, in queste situazioni è meglio passare direttamente al tu» confermò Carol con un sorriso
«Allora, inizia quando vuoi, sfogati, tutto quello che dirai rimarrà tra te e me»
«È che non so da dove iniziare» Sue non stava mentendo, non poteva certo iniziare con “Entrai nella stanza 311 pensando che fosse quella del personale, e invece trovai lui, Agente Speciale che mi si avvicinò poi alla mensa curioso del mio cane con il budge.”
«Dall’inizio» rispose Carol, «è l’unico modo per capirci qualche cosa.»
Beh, se non puoi dire la verità ci puoi andare sicuramente molto vicina.”«Jack e io ci siamo conosciuti al lavoro.» “come inizio non è niente male, è anche la verità…”«Lui è avvocato, in un grande studio legale, ed io ero arrivata per sbaglio nel suo ufficio pensando fosse quello del personale, insomma la classica figuraccia…» “Ok, la parte della mensa la risparmio anche a me…” «Tra una cosa e l’altra abbiamo finito per lavorare insieme, ed è scoccata la scintilla, ma abbiamo continuato ad ignorare i nostri sentimenti. Forse perché non li volevamo vedere.» “Riesco a leggere nei suoi occhi e lui nei miei, ma continuiamo a non leggere la richiesta più importante” «Forse per paura. Forse solo perché la politica dello studio vieta severamente i rapporti tra colleghi, e forse perchè noi non avevamo intenzione di violarle quelle regole» girò il cucchiaino all’interno della tazza per prendere un po’ di tempo «Forse perché come amici comunque, entrambi, avevamo l’altro.» ad ogni forse la sua voce diventava più profonda «Poi…» Sue si fermò per bere un sorso di the.
«Poi?» le chiese Carol.
Poi? Poi se chiudo gli occhi sento ancora le sue labbra sulle mie” «Poi ci fu assegnato un caso particolare. Stavamo seguendo un testimone che non ci convinceva, e abbiamo rischiato di essere scoperti. E ancora, non so come, ci ritrovammo abbracciati…stretti...troppo vicini in quel vicolo per evitare di baciarci.» “Non era un vicolo buio, ma quella stanza…”
«Come nei film»
«Gia, proprio come nei film» sussurrò Sue
«Devo dedurre che da li il vostro rapporto cambiò?»
Doveva essere così vero?” «No. Siamo stati degli specialisti ad eludere l’evidenza dei nostri sentimenti.» poi Sue si interruppe era li per lavoro non per fare conversazione, doveva trovare l’occasione di piazzare le microspie «Carol ti dispiace, avrei bisogno del bagno?»
«Certo, aspetta che ti accompagno» Carol si alzò e le voltò le spalle, in quell’istante Sue mise una microspia sotto il tavolinetto.
Seguì Carol fino al bagno, e lasciò Levi fuori dalla porta facendogli segno di allontanarsi dalla parte opposta cercando di raggiungere così un’altra stanza per piazzare la microspia.
Si specchiò e si sistemò i capelli, mentre osservava l’espressione del suo viso cercando di rimanere con i piedi ben piantati per terra, “Stai solo raccontando una storia, smettila di pensare…esci di qui e finisci quello che hai iniziato.” Tirò l’acqua, aprì il rubinetto sciacquandosi le mani e poi uscì. Levi aveva fatto esattamente quello che lei gli aveva segnato e lo trovò nello studio con Enry che lo accarezzava.
«Mi dispiace, sono andata in bagno e lui si è allontanato… Levi, vieni qui.»
«Non ti preoccupare è un cucciolone davvero simpatico, vieni ti riaccompagno in sala…»
Lasciandogli fare strada ebbe giusto il tempo di piazzare la cimice anche qui.

Carol la aspettava, «Allora? eravamo arrivati al vostro primo bacio…»
«Si,» Sue riprese a raccontare mentre continuava a rigirare il cucchiaino «l’imbarazzo, la testardaggine…se ti dovessi dire come abbiamo superato tutto questo non lo so.» “Infatti non lo abbiamo superato.” «So solo che ad un certo punto non abbiamo più potuto farne a meno, ci siamo dovuti raccontare i nostri sentimenti, e la storia iniziò. Una storia segreta a tutti.» “Sarebbe bello se fossimo riusciti a…basta raccontarti frottole Sue…”
«Difficile da gestire»
«Non difficile tra noi quando eravamo soli, ma nascondere a tutti gli altri si, non ci potevamo fidare di nessuno. Fortunatamente il nostro lavoro era a stretto contatto e ci portava fuori dall’ufficio spesso, e poi le cene, i viaggi. Condividevamo tutto. Un giorno mi proposero una promozione, e alla fine anche se ho dovuto cambiare ufficio, abbiamo deciso di comune accordo che avrei accettato…sognavamo il momento in cui la nostra storia fosse sotto gli occhi di tutti.» “E se lo avessi fatto? Se fossi partita? Perché per un attimo quella mattina, ho pensato che le cose potessero cambiare…”
«Carol, hai mai amato profondamente qualcuno e non poterlo gridare ai quattro venti? Non camminare con lui mano nella mano? Non poter fare progetti per la paura di non poterli realizzare?» “Questa cosa fa veramente male…”
«No, effettivamente mai» anche se la donna ci mise qualche momento di troppo per rispondere.
«Insomma abbiamo visto passare un treno e lo abbiamo preso al volo. Ci sposammo, e passammo il primo anno a ritagliare ogni attimo possibile, pur di mangiare insieme lo facevamo in tribunale alle ore più impensabili. Ma il lavoro prese il sopravvento e passavamo interi periodi quasi senza incontrarci. A volte rincasavamo così tardi che l’altro gia dormiva. Ci stavamo allontanando…non so da quanto tempo non ci prendiamo più per mano quando usciamo insieme…eppure era una delle cose che più ci mancava quando non potevamo farlo in pubblico» “Quante volte ho pensato di farlo e poi me ne è mancato il coraggio?”
«Certo che avete un bel passato alle spalle? Ma cos’è che ti ha fatto perdere fiducia in lui?»
Oh, questo è semplice…”«LEI si ripresentò e Jack non mi disse nulla. Un giorno dovevo passare dal vecchio ufficio e me la ritrovai davanti: il suo vecchio amore del liceo che entrava e usciva dalla vita di Jack ad intervalli regolari. Gia, gelosa del suo amore del liceo, patetico. Ma considerando che il primo amore non si scorda mai, non lo è poi così tanto, e poi lui non mi aveva detto niente.»
«Non è patetico, ognuno di noi vede le cose in modo diverso, io no so niente della tua vita, tranne quello che mi stai raccontando, le nostre paure nascono da periodi difficili che non siamo riusciti a dimenticare e superare, insomma le questioni irrisolte, un tradimento …»
«Non so se mi abbia tradito,» “mi ha solo lasciata davanti ad un ascensore, e non gli posso nemmeno recriminare niente, è stato sincero…” «Ma quando l’ho vista li, nel NOSTRO ufficio, e lui non me lo aveva detto, ho rimpianto di aver accettato quel maledetto avanzamento di carriera, ma, con i “se avessi”, non si va avanti…»
«Lui che ti ha detto di questa “Lei”?»
«Non sa che li ho visti, ma so cosa mi direbbe…che sono amici, che i loro genitori sono amici, che a volte era capitato di sentirsi e che lei era stata trasferita, Jack non me lo aveva detto per non preoccuparmi…sa quanto mi dava fastidio quel particolare periodo della sua vita…così ci sono passata sopra…»

«Io amo Jack» un tuffo al cuore, le si ruppe la voce pronunciando quelle parole, “Jack sta ascoltando, non posso credere di averlo detto…” «ma ieri quando sono passata a prenderlo in ufficio per trasferirci qua, li ho visti abbracciati e mi sono sentita crollare il mondo addosso» “Avrà capito che in quello che sto dicendo c’è poca invenzione e molte verità…forse farà finta di niente come abbiamo fatto fino ad ora…
«Mi hai appena detto che lo ami, nonostante tutto, questo mi sembra gia un buon punto di partenza. Devi solo avere meno paura e fidarti di lui…perché in questi giorni non ve ne state da soli a sistemare casa e a portare a spasso questo adorabile amico.» Levi le appoggiò la testa sulle ginocchia per prendersi la grattatine tra le orecchie.
«E se fosse lui ad essere stanco delle mie insicurezze? Se non mi amasse più?» “Almeno saprei che mi ha amata…
«Sue… » Carol si alzò dal divano di fronte a lei e le si sedette di fianco «affrontiamo un problema alla volta.»

Si era fatto tardi, il racconto era stato lungo, ed era ora di tornare a casa. Carol la accompagnò alla porta. Mentre usciva, ripensò a tutto quello che aveva detto e di conseguenza a tutto quello che Jack aveva sentito e nella mente aveva solo una frase “adesso che faccio?”.

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Grazie mille a tutti per i vostri commenti! Ci ho messo un po' ad aggiungere questa parte, ma non ho avuto molto tempo per me...

ANCORA GRAZIE!

  
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