Capitolo 6
Alle
17 Sue e Levi stavano
puntualmente suonando il campanello di casa James, e sorpresa delle
sorprese,
le venne ad aprire Enry, l’uomo di cui dovevano scoprire i
traffici.
«Buonasera»
«Buonasera, lei deve essere
Sue…Hudson se non sbaglio.»
«Proprio io, e questo è Levi!»
«Piacere io sono Enry, il marito
di Carol, ma prego accomodati. Va bene se ci diamo del tu?»
«Certo con vero piacere» rispose
Sue varcando la soglia della casa.
«Mia moglie mi ha detto di
accompagnarti nel salone, sta finendo di preparare il the, per lei
è un rituale,
abbiamo vissuto molti anni in Inghilterra.»
«Che bello!! L’Inghilterra…Ed
è
li che vi siete conosciuti?»
«Gia. frequentavamo la stessa
scuola di volo.» la fece accomodare sul divano
«scusami per la franchezza, ma
se Carol non me lo avesse detto non mi sarei reso conto che non puoi
sentire.»
«Lo so fa sempre uno strano
effetto… Leggo le labbra, anni e anni di studio e
sacrifici…»
«Amore non la tormentare!!» in
quel momento Carol entrò nel salone «ora lasciaci
sole che dobbiamo parlare tra
donne.»
«Ok ok divertitevi, è stato un
piacere Sue, e anche conoscere te Levi, naturalmente» Enry
accarezzò la testa
di Levi e uscì dalla stanza dopo aver dato un bacio veloce
sulle labbra della
moglie che gli rivolse un sorriso raggiante.
«Non ha tutti i torti in fin dei
conti siamo vicini, magari diventeremo anche amici, e in più
io ti sto per
svelare i retroscena della mia storia con Jack.»
«Vero, in queste situazioni è
meglio passare direttamente al tu» confermò Carol
con un sorriso
«Allora, inizia quando vuoi,
sfogati, tutto quello che dirai rimarrà tra te e
me»
«È che non so da dove iniziare» Sue
non stava mentendo, non poteva certo iniziare con “Entrai nella stanza 311 pensando che fosse quella
del personale, e
invece trovai lui, Agente Speciale che mi si avvicinò poi
alla mensa curioso
del mio cane con il budge.”
«Dall’inizio» rispose Carol,
«è
l’unico modo per capirci qualche cosa.»
“Beh, se non puoi dire la
verità ci puoi andare sicuramente molto vicina.”«Jack
e io ci siamo conosciuti al lavoro.» “come
inizio non è niente male, è anche la
verità…”«Lui
è avvocato, in un grande
studio legale, ed io ero arrivata per sbaglio nel suo ufficio pensando
fosse
quello del personale, insomma la classica
figuraccia…» “Ok,
la parte della mensa la risparmio anche a me…”
«Tra una cosa e
l’altra abbiamo finito per lavorare insieme, ed è
scoccata la scintilla, ma
abbiamo continuato ad ignorare i nostri sentimenti.
Forse
perché non li
volevamo vedere.» “Riesco
a leggere nei
suoi occhi e lui nei miei, ma continuiamo a non leggere la richiesta
più
importante” «Forse per paura. Forse solo
perché la politica dello studio
vieta severamente i rapporti tra colleghi, e forse perchè
noi non avevamo
intenzione di violarle quelle regole»
girò
il cucchiaino all’interno della tazza per prendere un
po’ di tempo «Forse
perché come amici comunque, entrambi, avevamo
l’altro.» ad ogni forse la sua
voce diventava più profonda
«Poi…» Sue si fermò per bere
un sorso di the.
«Poi?» le chiese Carol.
“Poi? Poi se chiudo gli occhi sento
ancora le sue labbra sulle mie” «Poi
ci fu assegnato un caso particolare. Stavamo seguendo un testimone che
non ci
convinceva, e abbiamo rischiato di essere scoperti. E ancora, non so
come, ci
ritrovammo abbracciati…stretti...troppo vicini in quel
vicolo per evitare di
baciarci.» “Non era un
vicolo buio, ma
quella stanza…”
«Come nei film»
«Gia, proprio come nei film»
sussurrò Sue
«Devo dedurre che da li il vostro
rapporto cambiò?»
“Doveva essere così
vero?” «No. Siamo stati degli
specialisti ad
eludere l’evidenza dei nostri sentimenti.» poi Sue
si interruppe era li per
lavoro non per fare conversazione, doveva trovare l’occasione
di piazzare le
microspie «Carol ti dispiace, avrei bisogno del
bagno?»
«Certo, aspetta che ti accompagno»
Carol si alzò e le voltò le spalle, in
quell’istante Sue mise una microspia
sotto il tavolinetto.
Seguì Carol fino al bagno, e
lasciò Levi fuori dalla porta facendogli segno di
allontanarsi dalla parte
opposta cercando di raggiungere così un’altra
stanza per piazzare la microspia.
Si specchiò e si sistemò i
capelli, mentre osservava l’espressione del suo viso cercando
di rimanere con i
piedi ben piantati per terra, “Stai
solo
raccontando una storia, smettila di pensare…esci di qui e
finisci quello che
hai iniziato.” Tirò l’acqua,
aprì il rubinetto sciacquandosi le mani e poi
uscì. Levi aveva fatto esattamente quello che lei gli aveva
segnato e lo trovò
nello studio con Enry che lo accarezzava.
«Mi dispiace, sono andata in bagno
e lui si è allontanato… Levi, vieni
qui.»
«Non ti preoccupare è un
cucciolone davvero simpatico, vieni ti riaccompagno in
sala…»
Lasciandogli
fare strada ebbe giusto il tempo di piazzare la cimice anche qui.
«Si,» Sue riprese a raccontare
mentre continuava a rigirare il cucchiaino
«l’imbarazzo, la testardaggine…se ti
dovessi dire come abbiamo superato tutto questo non lo so.»
“Infatti non lo abbiamo
superato.” «So
solo che ad un certo punto non abbiamo più potuto farne a
meno, ci siamo dovuti
raccontare i nostri sentimenti, e la storia iniziò. Una
storia segreta a tutti.»
“Sarebbe bello se fossimo riusciti
a…basta
raccontarti frottole Sue…”
«Difficile da gestire»
«Non difficile tra noi quando
eravamo soli, ma nascondere a tutti gli altri si, non ci potevamo
fidare di
nessuno. Fortunatamente il nostro lavoro era a stretto contatto e ci
portava
fuori dall’ufficio spesso, e poi le cene, i viaggi.
Condividevamo tutto. Un
giorno mi proposero una promozione, e alla fine anche se ho dovuto
cambiare
ufficio, abbiamo deciso di comune accordo che avrei
accettato…sognavamo il
momento in cui la nostra storia fosse sotto gli occhi di
tutti.» “E se lo avessi
fatto? Se fossi partita?
Perché per un attimo quella mattina, ho pensato che le cose
potessero
cambiare…”
«Carol, hai mai amato
profondamente qualcuno e non poterlo gridare ai quattro venti? Non
camminare
con lui mano nella mano? Non poter fare progetti per la paura di non
poterli
realizzare?» “Questa cosa
fa veramente
male…”
«No, effettivamente mai» anche se
la donna ci mise qualche momento di troppo per rispondere.
«Insomma abbiamo visto passare un
treno e lo abbiamo preso al volo. Ci sposammo, e passammo il primo anno
a
ritagliare ogni attimo possibile, pur di mangiare insieme lo facevamo
in
tribunale alle ore più impensabili. Ma il lavoro prese il
sopravvento e
passavamo interi periodi quasi senza incontrarci. A volte rincasavamo
così
tardi che l’altro gia dormiva. Ci stavamo
allontanando…non so da quanto tempo
non ci prendiamo più per mano quando usciamo
insieme…eppure era una delle cose
che più ci mancava quando non potevamo farlo in
pubblico» “Quante volte ho
pensato di farlo e poi me ne è mancato il
coraggio?”
«Certo che avete un bel passato
alle spalle? Ma cos’è che ti ha fatto perdere
fiducia in lui?»
“Oh, questo è
semplice…”«LEI si
ripresentò e Jack non mi disse
nulla. Un giorno dovevo passare dal vecchio ufficio e me la ritrovai
davanti:
il suo vecchio amore del liceo che entrava e usciva dalla vita di Jack
ad
intervalli regolari. Gia, gelosa del suo amore del liceo, patetico. Ma
considerando che il primo amore non si scorda mai, non lo è
poi così tanto, e
poi lui non mi aveva detto niente.»
«Non è patetico, ognuno di noi
vede le cose in modo diverso, io no so niente della tua vita, tranne
quello che
mi stai raccontando, le nostre paure nascono da periodi difficili che
non siamo
riusciti a dimenticare e superare, insomma le questioni irrisolte, un
tradimento …»
«Non so se mi abbia tradito,» “mi ha solo lasciata davanti ad un ascensore,
e non gli posso nemmeno recriminare niente, è stato
sincero…” «Ma quando
l’ho vista li, nel NOSTRO ufficio, e lui non me lo aveva
detto, ho rimpianto di
aver accettato quel maledetto avanzamento di carriera, ma, con i
“se avessi”,
non si va avanti…»
«Lui che ti ha detto di questa
“Lei”?»
«Non sa che li ho visti, ma so
cosa mi direbbe…che sono amici, che i loro genitori sono
amici, che a volte era
capitato di sentirsi e che lei era stata trasferita, Jack non me lo
aveva detto
per non preoccuparmi…sa quanto mi dava fastidio quel
particolare periodo della
sua vita…così ci sono passata
sopra…»
«Mi hai appena detto che lo ami,
nonostante tutto, questo mi sembra gia un buon punto di partenza. Devi
solo
avere meno paura e fidarti di lui…perché in
questi giorni non ve ne state da
soli a sistemare casa e a portare a spasso questo adorabile
amico.» Levi le
appoggiò la testa sulle ginocchia per prendersi la
grattatine tra le orecchie.
«E se fosse lui ad essere stanco
delle mie insicurezze? Se non mi amasse più?»
“Almeno saprei che mi ha
amata…”
«Sue… » Carol si alzò dal
divano
di fronte a lei e le si sedette di fianco «affrontiamo un
problema alla volta.»
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Grazie mille a tutti per i vostri commenti! Ci ho messo un po' ad aggiungere questa parte, ma non ho avuto molto tempo per me...
ANCORA GRAZIE!