Sono passati tre giorni da quando ho aperto gli occhi, tre giorni in cui non vedo altro che i muri bianchi, il personale che di tanto in tanto mi cambia la flebo o mi porta il pasto, mia madre, mio padre, i miei fratelli.

Non l'ho più vista da quella volta in cui le promisi che sarei tornato.

Non me lo hanno permesso.

Non ho voluto.

Il suo corpo sembra senza vita ed io non ho il coraggio di osservare i suo occhi chiusi, la sua pelle pallida, quei maledetti tubi e la sua bocca muta.

Tra poco dovrebbero dimettermi, non ho avuto ripercussioni gravi, solo una leggera frattura alle costole e una ferita alla testa.

Mi chiedo perchè non sia stato così anche per Bella.

Chiudo gli occhi stufo del bianco che mi inonda la vista e con la mente cerco di richiamare i ricordi più belli con lei, quelli che ancora mi danno un motivo per vivere.

Inizio Flashback

Quel giorno di 5 agosto faceva davvero molto caldo e Bella mi aveva convinto ad andare al mare.

Aveva indossato un vestitino giallo corto fino al ginocchio, i capelli sciolti le erano cresciuti ed ora arrivavano fin sotto le scapole.

La guardavo estasiato mentre camminava a piedi nudi sulla sabbia calda, lo sguardo perso verso l'orizzonte, i tiepidi raggi del sole che si infrangevano sulla sua pelle e sui suoi capelli regalandole delle sfumature ramate.

- Amore, che bello qui! Senti che buon profumo emana il mare.

Sorrisi; vederla così entusiasta mi metteva sempre di buon umore.

Un colpo di vento le scompigliò i capelli, chiuse gli occhi istintivamente e lasciò che le labbra si piegassero in un sorriso aperto.

Alzò gli occhi verso il cielo e respirò a pieni polmoni l'aria di mare.

- Mi piace vederti così.

Si girò sentendo il suono della mia voce e in poco tempo me la ritrovai stretta al mio corpo.

- Così come?

Il suo tono innocente sembrava quasi quello di una bambina.

- Felice

- Lo sono sempre quando sono con te

Mi chinai e le lasciai un leggero bacio sulle labbra rosse; i suoi occhi non mi avevano abbandonato per un solo istante, seguendo incantati le mie movenze.

- Anche io

Fine Flashback

Una lacrima scende dal mio occhio destro, leggera, limpida, colma di emozioni, come il mio legame con lei.

E ancora nella mia mente si affacciano nuovi ricordi, sensazioni vecchie che non mi hanno mai abbandonato.

Inizio flashback

- Ti dico che non è successo niente!

Stavamo litigando, nell'ultimo periodo succedeva spesso e questo a causa della mia gelosia.

Ultimamente Bella aveva fatto amicizia con un ragazzo del corso di filosofia, tale: Jacob Black.

Erano affiatati, spesso mi capitava vederli ridere e scherzare, mandarsi sguardi complici per poi scoppiare a ridere.

Questo mi turbava.

E' da egoisti desiderare che i sorrisi della persona amata, siano solo per se stessi?

Forse si.

Ma a quanto ne sapevo, spesso amare è puro egoismo.

- Andiamo Bella, state sempre insieme! E oggi vi siete assentati per un'ora intera!

Bella aveva sbuffato iniziando a torturarsi alcune ciocche di capelli.

- Ti ho già detto che eravamo in biblioteca a studiare!

- E allora perchè non mi hai detto nulla, eh?

- Mi è passato di mente!

Stavamo litigando nella mia stanza; Bella in piedi davanti alla porta, io invece appoggiato alla grande vetrata di fronte al letto.

Mi fidavo di lei, mi sarei fidato sempre e in cuor mio sapevo che le sue parole erano veritiere.

Ma la gelosia è un sentimento irrazionale, è puro istinto.

- Ehi voi due, la piantate di litigare?! Io e Rose non riusciamo a... Insomma piantatela!

Emmet era entrato come una furia nella stanza, travolgendo quasi Bella che si trovava vicino all'entrata.

Vederlo lì, con una mano stretta sulla maniglia, lo sguardo contrariato e l'aria da bambino indispettito, ci provocò un'ondata di ilarità.

- Ma insomma, prima litigate e adesso vi mettete a ridere, chi vi capisce è bravo! Me ne vado, curatevi! Ciao Bellina!

Scomparve dietro la porta, così come era entrato.

Ci guardammo, le risate finirono, ma il sorriso rimase sulle nostre labbra.

- Scusa.

Mormorai.

Bella avanzò verso di me, il viso contratto in un'espressione dolce, quasi materna.

- Non importa, ti ho perdonato appena è entrato qui Emmet!

- Certo che è un guaio vivente ma ha fatto una cosa buona!

Ti avvicini e mi lasci delicati baci sul naso, sulla guancia, sull'angolo delle labbra per poi allontanarti guardandomi maliziosa.

- Ti amo

- Anche io Bella.

E finalmente, mi baci.

Fine flashback

Basta, ricordare fa male.

I ricordi scavano dentro, fino infondo al cuore, e bruciano.

Ti ricordano cosa avevi e quello che hai perso.

Quello che potresti perdere.

Qualcuno bussa alla mia stanza, non rispondo, non voglio vedere nessuno.

La porta si apre e una chioma castana sbuca da dietro di essa. La persona si rivela essere mia sorella; mi guarda sorridendo appena ed è strano non vederla saltellare felice inondando l'ambiente di allegria come suo solito.

- Ehi fratellone, come va oggi?

- Come vuoi che vada Alice, non ho nulla e mi tengono chiuso qui mentre in una stanza di questo stupido ospedale c'è lei, ricolma di tubi, che giace inerme in un letto.

- Sei andato a vederla?

- No, non me lo hanno permesso. E comunque non credo che ne avrei la forza.

- Ma lei ha bisogno di te

- Anche io ho bisogno di lei, ho bisogno che mi dica che andrà tutto bene, che ce la farà, che si sveglierà dal coma e tornerà tutto come prima.

Alice si avvicina e mi abbraccia e la tentazione di piangere si fa forte.

Ma non riesco, le tengo per me, spaventato dalla possibilità di sentirmi vuoto.

- Mi spiace interrompervi, sono il dottor. Stevenson, volevo comunicarvi che la paziente ricoverata nel reparto intensivo si è svegliata.

E da quel momento in poi, solo silenzio.