A Gaia (affettuosamente Gaila)
con cui mi manca un sacco sclerare ad ogni ora. <3
Noi abbiamo le prove video di parte degli avvenimenti qui descritti,
anche se non sono tutti presi dallo stesso live.
Erano passati sei mesi.
Sei mesi dalla
nottata che entrambi avevano classificato come un incidente di
percorso. Era successo soltanto qualche giorno dopo che Vic era
ufficialmente
entrato nella band. Erano stati a letto insieme.
Un’esperienza nuova, ma
gradita da entrambi. Non abbastanza da ripeterla, tuttavia.
Erano tornati
alle loro vite, chiudendo in un cassetto l’ebbro piacere di
quella notte passata. Le loro ragazze, i concerti, la band: tutto era
tornato
come prima.
Erano
sulla cresta dell’onda. Vic era il
nuovo chitarrista e gli Hardcore Superstar stavano mantenendo il
successo
raggiunto prima che Silver se ne andasse. Tutto andava a meraviglia.
Anche il concerto
stava volgendo al meglio. Vic si portò al centro del palco,
a
fianco di Jocke: era arrivato il momento di deliziare il pubblico con
Shame e
Standin’ On The Verge.
Il frontman si
concesse un generoso sorso di birra, l’ennesimo di quella
sera.
Poi cinse le spalle di Vic con il braccio destro, e lo
avvicinò a sé. Iniziò a
cantare tenendolo stretto contro il proprio corpo.
Vic
lasciò cadere la testa all’indietro, appoggiandola
alla sua spalla, mentre
accompagnava la voce con la melodia della chitarra. Jocke sorrise.
L’immagine
che prese forma nella mente del chitarrista, mentre pizzicava le
corde con il plettro in maniera pressoché automatica, fu
quella di una porta
che si apriva. All’interno della stanza immaginaria
c’erano lui e Jocke. Si
stavano svestendo. Era la stanza d’albergo in cui si era
consumato il loro
amplesso.
Socchiuse le
palpebre, infastidito dalla luce abbagliante dei riflettori, e
voltò il viso verso Jocke. Il ricordo era fin troppo piacevole. Cantarono assieme il ritornello e fece uno sforzo
immane per non baciarlo.
Si
separò da lui durante la seconda strofa di
Standin’ On The Verge. Prima di
raggiungere nuovamente la sua parte di palco però, si
lasciò persuadere dalla
malsana idea di provocarlo. Il braccio del cantante lo stava ancora
tenendo
stretto contro il suo petto, una posizione perfetta per abbassarsi
strusciando
il fondoschiena contro la sua coscia.
Jocke, per tutta
risposta, piantò le unghie nella sua spalla prima di
lasciarlo
andare. Non appena raggiunse il suo microfono, Vic guardò
nella sua direzione
ed incontrò un’occhiata che sapeva di sfida.
Avanti, vediamo di
cosa sei capace.
La vendetta non
tardò ad arrivare. Vic non se l’aspettava nemmeno,
quando vide
Jocke avvicinarsi durante uno degli
assoli. Lo faceva sempre.
A lasciarlo
sbalordito fu la naturalezza con la quale afferrò il manico
della
chitarra per evitare che gli arrivasse in faccia mentre si abbassava
per
leccarlo. Per tutta la dannatissima
lunghezza.
L’allusione
era palese, ma nessuno sembrava averla colta al di fuori di loro
due. Vic ringraziò di avere la chitarra
all’altezza giusta, quando sentì il
sangue fluire verso quella particolare zona del suo corpo.
Merda…
Jocke
si protese in avanti per rivolgergli un’espressione
fastidiosamente
soddisfatta, un sorriso che diceva “non saprai mai fare di
meglio”.
Vic
aspettò pazientemente l’assolo di
Dreamin’ In A Casket.
Jocke
impazziva ogni volta. Gli si
inginocchiò di fronte, ad occhi chiusi, suonando una
chitarra invisibile,
avvicinando sempre di più la schiena al pavimento del palco.
Quando fu
completamente sdraiato sul legno
scuro, Vic proseguì con l’assolo avvicinandosi
fino ad essere in piedi sopra di
lui, con gli stivali ai lati dei suoi fianchi. Jocke aprì
gli occhi ed inarcò
le sopracciglia sorpreso, poi gli regalò un sorriso
perverso.
Il chiarrista si
abbassò finendo quasi a cavalcioni sopra di lui, ma si
rialzò
in tempo per permettergli di ricominciare a cantare e di rimettersi in
piedi a
sua volta. Se il pubblico avesse iniziato a sospettare qualcosa,
sarebbe
stata la fine. Se Adde e Martin avessero iniziato a sospettare
qualcosa,
sarebbe stata la fine.
Era una sfida
personale, la loro.
Grazie al cielo
è quasi finita.
Non che
fosse stufo di stare sul palco, ma al momento l’idea di
andare di
nuovo a letto con Jocke lo attraeva maggiormente.
Pausa. Giusto il
tempo per asciugare via il sudore, bere un goccio d’acqua, e
poi tornare sul palco per le ultime tre canzoni.
Vic
sospirò sfilandosi di dosso la chitarra.
L’appoggiò alla parete e cercò con
lo sguardo una bottiglietta d’acqua minerale che non fosse
ancora stata
svuotata. Ne aveva appena localizzata una ancora chiusa, quando si
sentì
prendere per il colletto della t-shirt. Una delle poche che non aveva
ancora
avuto tempo di tagliare.
Si
ritrovò in punta di piedi con la schiena che aderiva al
muro, poco più in là
rispetto a dove aveva appoggiato la chitarra. Per qualche secondo
sentì la
testa girare. Realizzò soltanto in un secondo momento che le
sue labbra erano
premute contro quelle di Jocke. Le dischiuse immediatamente per
permettere alla
sua lingua di affondare fra di esse, e mise le mani attorno al suo
viso.
Quando i suoi
talloni toccarono di nuovo il pavimento, Vic si massaggiò il
collo per qualche secondo. Sbattere la testa contro un muro non
è piacevole
nemmeno se la ricompensa è un bacio appassionato da
Jocke Berg.
Seguì
uno scambio di sguardi che lasciava ben poco
all’immaginazione riguardo a
come avrebbero passato la nottata.
Se solo avessero
avuto più tempo, avrebbero potuto rischiare. In bagno, ad
esempio.
L’avrebbero
fatto, se non fosse stato per il fatto che dovevano come minimo
portare a termine il concerto.
Jocke si morse il
labbro inferiore. – A dopo – disse, avviandosi
verso il
palco.
Vic lo
fermò, prendendolo per una spalla. – E
comunque, hai ceduto. Ho
vinto io -.