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Autore: Stray    28/06/2007    3 recensioni
ce la posso fare. Tutti e 100 i titoli del Royai 100 themes: 100 modi di reinventare questa coppia tanto sconclusionata che mi lascia sempre senza fiato. 100 modi di dire Ti Amo, Ti Odio, Ti Proteggerò, 100 modi di dire tutto senza dire una parola. Un'overdose di Roy & Riza... anche se non bastano mai!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho una domandina tecnica: il theme 092 (Happiness) ha il punto interrogativo? Perché in alcuni siti l’ho trovato tradotto “happiness?” invece che “happiness”… ditemi voi, quale titolo uso?

 

Avviso SPOILER (evvai! Stavolta mi sono ricordata…)! Questa fic è una ‘What if’ ambientata all’inizio dell’OAV.  Shatzy, spero di aver fatto un buon lavoro, con il tuo theme preferito!

 

 

049. Cold hands (Mani fredde)

 

 

Era sorpreso di trovarla lì.

Poteva vederlo da quel singolo occhio spalancato e nero, nel bianco della neve, tutt’intorno.

Breda e Havoc sono dei traditori…”

“Perché mi hanno detto che eri qui? Penso che siano degli amici, invece…”

Non aspettò che le aprisse la porta della piccola stazione, per entrare. Dentro la temperatura non era così diversa dall’esterno. Lo vide chinarsi sul camino.

“Non guardare.”

Dandole le spalle, accese il fuoco. Anche senza vedere, Riza indovinò il ritmico sfregare di un fiammifero umido sulla pietra del pavimento.

Lui alimentò la piccola fiamma formatasi con qualche foglio, rapporti non firmati, pensò lei, ma non disse nulla ad alta voce.

“Perché sei venuta?”

Si strinse ancora di più nel cappotto imbottito: c’era tanto gelo, in quella stanza. E non era solo per l’aria fredda del nord che si infilava in ogni fessura…

“Perché me lo chiedi, se lo sai già?”

Avvicinare le mani intirizzite al fuoco, non sembrava funzionare.

“Dammi.”

Lui prese a sfregarle tra le sue, stranamente tiepide. Lo lasciò fare.

Non le dispiaceva, come primo contatto, dopo tanto tempo…

Approfittò del fatto che la sua concentrazione fosse tutta sulle sue dita gelide, per osservare meglio l’uomo che le sedeva davanti.

Non era cambiato molto: i capelli , forse un po’ più lunghi, più ribelli. Non portava più i suoi guanti bianchi. Ma aveva la mani stranamente calde, nonostante tutto.

E lei? Chissà come la stava vedendo lui, ora… chissà se l’aveva trovata diversa, se aveva ritrovato subito in lei ciò di cui si era innamorato, tempo prima. Così tanto tempo prima

Roy…”

“Non dovevi venire.”

Lei ritrasse le mani, il tepore così faticosamente creato svanì in un lampo.

Di nuovo il gelo, dappertutto.

“Forse. Ma ora sono qui.”

Perché non la guardava? Perché non sollevava lo sguardo? Perché non le diceva che gli era mancata, che l’amava ancora, che sarebbe tornato? Non era forse più vero?

Le mani ricominciarono a tremare. Non le sentiva più. Non sentiva più nulla.

Le infilò sotto la maglia, a contatto con la pelle ancora calda della pancia, cosa che le procurò non pochi brividi. Le raggiunsero le sue mani, all’improvviso, mentre il suo capo si abbassava lentamente, fino ad appoggiare la fronte alla sua spalla.

“Non dovevi venire.”

“Ma volevo farlo, Roy. Te ne sei andato senza dire nulla: ero così arrabbiata che ti avrei sparato, non sai quanto avrei voluto! Anche quando ho saputo che eri qui, anche quando sono partita…”

“E adesso?”

“Anche adesso, sì. Sempre. Appena riesco a muovere le dita…”

Non capiva come mai la sua voce fosse così tremolante. Un altro effetto del freddo, senza dubbio.

Lui ricominciò con la sua litania, ma anche la sua voce a tratti mancava di decisione.

“Non dovevi venire…”

“Non mi sembra che la mia presenza ti dispiaccia, in questo momento…” considerò Riza, sentendo le sue mani salire lungo il petto, scivolando da sotto il tessuto.

“Anche per questo, non dovevi venire…”

Lei rise. Prima uno sbuffo leggero, contro la sua tempia. Poi la risata, sommessa, più convinta, ora sicura, sempre più forte.

E rise anche lui, con il naso ingarbugliato tra i suoi capelli umidi di neve sciolta, rideva tirandola a sé, baciandole il collo, asciugandosi gli occhi di nascosto con le ciocche bionde e morbide.

Era passato così tanto tempo… sembrava ne fosse passato così tanto: mesi simili ad ere geologiche, giorni infiniti, tutti della stessa tonalità di grigio freddo e anonimo.

Era arrivata con il gelo nel cuore, gli occhi vuoti, le mani inerti e rigide.

Roy…”

Shh… Non piangere: ti si congeleranno le lacrime.

“Non sto piangendo!”

“Certo, certo… Fammi vedere le mani.”

Il passaggio improvviso dal freddo al caldo aveva reso le nocche paonazze, leggermente spellate. Mentre lui le sfregava ancora tra le sue dita callose, sentì i polpastrelli formicolare.

“Come vanno?”

“Sono un po’ intorpidite…”

Lui se le portò alla bocca, scaldandole con il respiro e piccoli baci sulla punta delle dita.

“Ti stavi congelando, lo sai?”

“Non importa.”

“Come avresti fatto dopo, a spararmi?”

Non rispose. Tanto la pistola doveva già essere fuori uso, per la temperatura troppo bassa. Ci avrebbe perso una giornata intera, al suo ritorno, per riparare gli ingranaggi bloccati…

Pazienza. Anche senza armi, lo avrebbe rincorso e preso a pugni, se fosse stato necessario.

Riza, quanto pensi di rimanere?”

“Non lo so. Ho un sacco di ferie arretrate… in effetti non ci ho pensato. Non sapevo neanche come avresti reagito al mio arrivo, se mi avresti voluto qui...”

I geloni cominciavano a sparire dalle sue mani. Lui vi affondò il viso, sbirciando verso di lei, attraverso le sue dita sottili.

“Rimani.” Sussurrò con la bocca che le sfiorava i palmi ora caldi. “Rimani qui, con me. Rimani.”

Fuori, il vento ululava tra i picchi innevati. Dentro, non si udiva alcun suono.

Solo il fruscio dei suoi capelli biondi, nel lento annuire.

 

 

 

 

  
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