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Autore: Jude92    12/12/2012    2 recensioni
Una ragazza, la sua vita, I Linkin Park...
*Vi prego di non essere cattivi con me. E' la mia prima ff sui LP, la mia band preferita. So già che non è un granché, ma tutto ciò che vedrete saranno, semplicemente, le "emozioni" di una SOLDIER...Grazie*
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pensare a quanto sia stupido aggrapparsi alle illusioni!

 

 

Alcune delle grandi cose della vita si affrontano in solitudine. L’amore è una di queste...
Okay, adesso non vorrei passare per la solita sfigata che cerca un modo per fuggire via dal continente, solo perché ha accettato ufficialmente di essere amica del ragazzo più dolce che ci sia. Sì, la solita poveraccia che mai e poi mai avrebbe pensato di perdere la testa così, in questo modo.
Ma, d’altra parte, non voglio neanche sembrare quella che accetta di farsi aiutare nello studio dal compagno di classe che non aspetta altro che baciarla, per poi andarlo a raccontare al club dei “secchioni inesperti, ci siamo!”.  Aspetta un attimo… oddio, lo sono!
Va bene lo ammetto, ma che colpa ho io se sono la persona più sfortunata del pianeta?
 
“Karen, mi passi l’evidenziatore?” chiese in modo cortese George, abbozzando un mezzo sorriso da ebete.
“Certo, eccolo” risposi io, nascondendo il fastidio di quella situazione.
“Ecco vedi, come è noto, l'area del cerchio è data dal prodotto del quadrato del raggio per il pi greco (numero irrazionale, non radicale). Consegue da ciò il seguente fatto: il quadrato che avesse l'area di un cerchio qualsiasi, dovrebbe avere il lato uguale al raggio di quel cerchio per la radice quadrata di pi greco. Ci sei?” chiese interrompendo il filo logico del discorso, o quasi.
“Ehm, sì sì. Vai avanti!” affermai cercando di prestare più concentrazione.
“Okay, tale valore è impossibile da ricavarsi per la semplice ragione che non è possibile estrarre la radice quadrata di un numero che non può essere ricondotto a frazione oppure al valore della radice di un qualsiasi altro rapporto tra numeri interi. Ora, se tu sei stata attenta possiamo verificare se riesci a capire questo esercizio; in caso contrario è meglio se ci fermiamo qui perché il resto sarà, per un bel tratto, noioso.” Argomentò ridendo tra sé.
“Mm, caspita, certo che solamente tu puoi capire ste cose!” esclamai con un filo di invidia.
“Ma no, cosa dici? Vedi che la radice quadrata di pi greco è l’argomento più facile che c’è!” disse serio, scherzava?
“Come? Senti, non tutti sono dei cervelloni come te! E non perché la cosa mi interessi, ma pensi di fare il matematico un giorno o cosa?” domandai curiosa di sentire la sua risposta.
“No, solamente il ragioniere” rispose divertito dalla mia domanda.
“Sarà, secondo me potresti aprire un negozio di pc… ah, a proposito, ti ringrazio per aver formattato quel rottame che mi ritrovo” affermai irritata dal ricordo di quest’ultimo.
“Figurati, è un gioco da lattanti.” Disse ridendo nuovamente.
“Sì, sì adesso però non ti allargare.” Risposi cercando di farlo rimanere con i piedi per terra.
“Certo, certo piccola.”  Continuò ridendo di gusto.
“Non mi chiamare piccola, non lo sono.” Sibilai a denti stretti.
“Come no? Sei talmente bassa!” affermò scompigliandomi i capelli.
“Smettila! Cazzo, ma non impari mai? Quante volte ti ho detto che non mi devi toccare?” urlai alzandomi dal tavolo. Lo odiavo quando faceva così.
“Ehi, calmati. La smetto, giuro!” disse alzando le mani, come per fare da innocente.
“Okay” dissi risedendomi.
“Ah, hai sentito la nuova canzone dei Linkin Park?” domandò.
“Quale? One step closer?” replicai prendendolo in contropiede, in pratica a lui piaceva solo quella.
“No! Blackout!” affermò eccitato.
“Okay, cosa mi sono persa? Pensavo ti piacesse solo quella!” affermai allibita da quella novità.
“Primo: la mia preferita è In the end. Secondo: cosa credi? Anche a me piacciono i Linkin come gruppo!” argomentò seccato.
“Cavolo… comunque, ovvio che sì! Proprio a me chiedi se conosco l’ultimo singolo? Vedi che ho già scaricato l’album!” affermai soddisfatta di me stessa.
“Ma è illegale!” esclamò.
“Ovvio che lo so! L’ho solo scaricato in attesa che esca ufficialmente! Sai che non resisto quando si tratta di loro…” bofonchiai irritata.
“Okay, questo te lo devo.” Disse ridendo.
“Grazie” dissi stizzita.
“La mia piccola rockettara!” urlò alzando le mani, cercando di scompigliarmi nuovamente i capelli.
“Ah-ah! Alt!” urlai bloccandogli le mani in aria.
“Vero, scusa…comunque, posso chiederti una cosa?” chiese guardandomi di sottecchi.
 “Avanti, sputa!” urlai più scocciata che mai.
“Beh, ecco, mi domandavo se… se, cioè, tu sei… impegnata con qualcuno?” chiese abbassando lo sguardo sui libri.
“Che ti sfrega scusa?” domandai, presa alla sprovvista.
“Così, per curiosità…” bofonchiò grattandosi la nuca.
“Beh, non vedo perché ti dovresti impicciare della mia vita amorosa. Non sono mica una celebrità!” risposi irritata da quella confessione.
“Beh, e se ti dicessi che per me lo sei?” disse con un filo di voce.
“Come?” domandai esterrefatta.
“Sì, tu per me lo sei.” Ribadì, confermando ogni mio timore.
“Senti, George, io non ho mai voluto che tu mi fraintendessi.  Mi dispiace, forse è stato un mio gesto, un mio comportamento a portarti a questa conclusione. Ma non credo di essere mai stata docile con te, proprio per questo motivo. Per non farti illudere.” Spiegai in tono diplomatico.
“Lo so… Ma vedi è proprio questo il punto, a me piaci così. Solo io ti conosco veramente, conosco la parte più vivace di te. E devo dire che la adoro.” Disse guardandomi.
“Cosa? Senti, davvero, mi dispiace ma io non ricambio. Non dovresti adorare una persona che nemmeno ti considera, o almeno in quel senso.” Spiegai nuovamente, cercando un appiglio per uscire da quella conversazione.
“Lo so… non mi interessa. Per me resterai per sempre la mia piccola, vivace e carina, Karen.” Sibilò ridendo a denti stretti, io distolsi lo sguardo altrove. Mio Dio…
“Bene, allora cominciamo dall’esercizio di pagina duecentotrenta…” concluse sfogliando le pagine del libro e uscendo da quel discorso. Che situazione di merda, mi sentivo io il verme adesso. Ricordo il mio primo giorno di scuola, tutti i miei compagni erano seduti in aula magna che sghignazzavano e se la tiravano per via del loro abbigliamento “fighetto”. Ricordo me, seduta dietro di loro che cercavo di non farmi notare, anche se qualcuna mi aveva già presa di mira. Ricordo l’unico che si sedette accanto a me rivolgendomi per la prima volta la parola, George. Va bene, lo ammetto, non sono stata molto gentile nei suoi confronti, ma la colpa non è solo mia! Nei primi anni di scuola, lui si vantava con tutti, raccontava le nostre conversazioni a tutti e mi faceva apparire come la “sua ragazza”, anche davanti ai prof! Tutto questo per me era troppo, insomma io non desideravo nient’altro che arrivare al quinto anno per diplomarmi. Senza false amicizie né tanto meno falsi fidanzati! Volevo riuscire a sopravvivere in pace in quell'inferno di scuola! Ma lui non mi aiutava di certo, comportandosi in quel modo… e adesso eccomi qui, di nuovo al punto di partenza.
“Bene, per oggi può bastare.” Disse sforzandosi di mantenere basso lo sguardo.
“Okay, grazie… per il tuo aiuto.” Replicai cercando il suo sguardo ma non lo ottenni.
Durante il tragitto per arrivare a casa mia, mi sentivo proprio uno schifo.
Possibile che quella confessione mi aveva colpito così tanto?
Possibile che ogni mio tentativo di perdere le sue vicinanze non aveva fatto altro che alimentarle?
Uffa, ci si metteva anche lui a complicarmi la vita? Non bastava che mi sentissi già estremamente disgustata per la mia falsità nei confronti di Alex?...
Alex… Come potevo aver accettato di essergli amica? Come poteva chiedermi questo? Semplice: per lui non ero nient’altro che una semplice ragazza, magari più una sorella che un’amica. Per lui evidentemente non potevo esserci nient’altro, tra di noi…
Una volta arrivata a casa mia, lasciai cadere lo zaino a terra così che potei calciarlo fino in camera mia. I miei non c’erano, Dani era al lavoro e il mio premuroso fratellino Matt a calcetto. Fantastico, potevo sfogarmi quanto volevo!
Mi lasciai cadere sul letto, la testa era un subbuglio di pensieri che andavano e venivano come le lacrime che rigavano il mio viso, ormai corrugato dalle scie di nero del rimmel. Uno straccio sporco e umido non aveva niente a che vedere con me in quel momento, mi sentivo come una foresta straripata dopo l’arrivo di un uragano. Illusa e infame, ecco come mi sentivo… perché dovevo soffrire in quel modo? Perché nella mia vita non c’era nient’altro che non fosse il dolore, la sofferenza, l’umiliazione… l’illusione? Perché non potevo essere come tutte le ragazze della mia età? Felici, corrisposte e amate… Perché mi ero illusa a pensare di piacere a un tipo così dolce, simpatico e maledettamente carino? Mi ero aggrappata a una realtà parallela… che stupida!
Perché dovevo soffrire così tanto e far soffrire gli altri attorno a me?
Io non meritavo la felicità perché io, di conseguenza, l’avevo tolta a George… io non meritavo la sua amicizia (sempre se ci fosse mai stata), le sue attenzioni, il suo aiuto… dovevo chiudere definitivamente il nostro rapporto, qualunque esso fosse.
Inoltre, cosa più importante, dovevo riuscire a parlare con Alex… fargli capire, in qualche modo, che per me c’era qualcosa di più della semplice e profonda amicizia. Ma, come al solito, persi immediatamente il coraggio… come avrei potuto fare? Altre, amare e volute, lacrime scorsero lungo le guance fino ad arrivare al collo…
Con una mano cercai di cacciarle via, con l’altra afferrai l’mp3 posto sopra il comodino…
Una canzone a caso partì, e non mi stupii affatto di sentire iniziare le dolci note di Pushing me away.
 
I've lied to you, the same way that I always do. This is the last smile
that I'll fake for the sake of being with you.
(Everything falls apart, even the people who never frown eventually break down)
The sacrifice of hiding in a lie...
(Everything has to end, you'll soon find we're out of time left to watch it all unwind)
The sacrifice is never knowing…
Why I never walked away, why I played myself this way. Now I see your testing me pushes me away.... 
I've tried like you to do everything you wanted too. This is the last time I'll take the blame for the sake of being with you.
 
A quelle parole tirai su un sospiro e, rannicchiandomi in posizione fetale, mi abbandonai all’eterna sicurezza dei miei sogni…
 
“Karen, Karen.” Chiamò una conoscente voce maschile, mio fratello Dani.
“Mm, cosa c’è? Vai via, sono stanca.” Bofonchiai stringendo le ginocchia.
“Vedi che la cena è pronta! Ma che hai? Hai una brutta cera.” Notò sollevandomi il mento.
“Dani! S-s-sei g-ghiacciato!” strillai battendo i denti.
“Ghiacciato… io?” si domandò Dani, poi mi toccò la fronte con la mano.
“Cavolo Karen, scotti!” urlò alzandomi lievemente per mettermi sotto le coperte.
“N-no, i-io d-d-devo parl-aa…” balbettai non riuscendo a finire la frase.
“No, non ti muovere! Stai a letto, vado a dirlo alla mamma.” Disse Dani uscendo dalla camera.
“Gliel’hai misurata?” chiese mia madre mentre si avvicinava a gran passi.
“No, non ricordo dove sia il termometro.” Disse Dani allarmato.
“In camera da letto, nel cassetto del comò.” Ordinò mia madre entrando nella stanza a passo felpato.
“Tesoro, Karen, come ti senti?” mi domandò accarezzandomi i capelli.
“B-bene mamma, ho solo f-freddo.” Sibilai divincolandomi sotto le coperte.
“Stai calma un attimo, tesoro.” Disse passandomi una mano sopra le coperte, probabilmente per scaldarmi.
“Eccolo” pronunciò Dani porgendo il termometro alla mamma che, scuotendolo cautamente, me lo infilò sotto un’ascella.
“Resta ferma per qualche secondo, cara.” Ordinò con dolcezza.
Dopo pochi minuti me lo tolse e corse subito in cucina, quando tornò mi fece ingogliare una pillola. Per quel che ricordo, sentii solo delle mani rimboccarmi di nuovo le coperte e il ticchettio dell’abat-chiur. Poi per il resto tanto, tanto buio; l’oscurità della mia vita che mi avvolse teneramente in un nuovo sogno…
 
Vedevo me correre all’impazzata da qualcosa o qualcuno, in un tunnel privo di luce.
All’improvviso, sentii qualcosa dietro di me ruggire furiosamente ed io, presa dalla paura, alimentai la mia corsa. Non capivo cosa mi rincorresse fino a che non inciampai su una pozzanghera. Quando mi girai vidi qualcosa di veramente spaventoso che si avvicinava assennatamente, io completamente intorpidita non riuscivo a muovermi né tanto meno scappare perciò mi copri gli occhi con entrambe le mani.
A un tratto tutto sembrò cambiare, l’atmosfera, il respiro pesante di quella creatura e la disarmante tenebrosità di quel luogo scomparvero. Tranquillità, armonia e un senso di pacatezza riempirono il mio cuore e la mia mente. Ora mi trovavo in una stanza, sopra un divano con le ginocchia strette al petto. Una leggera brezza alitò ai miei capelli, un dolce respiro e un lieve tocco al collo mi fece trasalire di felicità. Chester… mi girai di scatto e lo abbracciai fortemente fino a sentire il suo respiro intrecciarsi perfettamente col mio. Sembrava uno schema: gli occhi che si scrutarono per lunghi e interminabili secondi, i sorrisi spuntati sulle labbra di entrambi e poi di nuovo a fissarsi, senza che nessuno dei due parlasse.
Com’era bello… sembrava che quella realtà ci fosse sempre stata, che quello non fosse solo uno dei miei desideri, dei miei sogni irrealizzabili… Sembrava che entrambi eravamo lì chissà da quanto tempo. Con lui, la paura, l’angoscia e la tristezza di poco prima, erano spariti, dissolti, eclissati. Adesso capivo che quel mostro spaventoso era solo la rappresentazione della mia paura, della mia insicurezza. Con lui, mi sentivo amata, rispettata e felice.
“Mia dolce Karen…” alitò toccandomi le labbra con l’indice. Poi, mantenendo intensamente lo sguardo sui miei occhi, mi baciò. Un casto bacio che risvegliò in me una fortissima intesa di desiderio, passione, amore.
“Chester…” sibilai affondando le mie dita tra i suoi capelli.
“Sarò sempre con te… ricordalo. Quando le tue paure prenderanno il sopravvento cercami qui, nel nostro rifugio… io ci sarò. Sempre e comunque.” Disse sospirando a lungo.
“Anche se faccio soffrire tutti quanti attorno a me?” chiesi tristemente. Lui mi alzò il mento e, guardandomi, sorrise.
“Tu, Karen, non potresti far soffrire neanche una mosca! Non ci riusciresti perché anche quella mosca si innamorerebbe di te. Tu non te ne accorgi di quanto sei stupenda… tutti lo sanno, ma nessuno è così coraggioso da dirtelo.” Disse seguendo i miei occhi.
“M-ma non è così… anche se qualcuno si è dichiarato, per me è un semplice amico. Al contrario per colui che…” cercai di spiegare inutilmente, era così difficile esternare i miei sentimenti… specie a lui.
“Karen, amore mio, te l’ho detto. Nessuno potrebbe mai odiarti, né tanto meno rifiutarti… tu sei talmente bella che invidio tutti coloro che ti stanno attorno. Quanto vorrei amarti nella realtà, quanto vorrei non dover aspettare la notte per rivederti…” sibilò premendo, ancora una volta, le sue labbra sulle mie…
“Questo dovrei dirlo io…” riuscii a dire sorridendo mentre cercavo di riprendere fiato. Lui sorrise e ricominciammo a baciarci dolcemente cullati dalla tenera atmosfera che aleggiava intorno a noi, la magia dell’amore.
 

Angolo dell’autrice:
Eccoci qui, cari amici Soldiers, con un altro capitolo di questa fic!
Cosa ne pensate??? o.O xD
Non metto in dubbio che vi ha messo parecchia tristezza ma, come ben sapete, questa è la vita della nostra povera Karen… Eh già… in compenso fa dei sogni stupendi!!! Non può mica lamentarsi con quel gran fico di Chester!!! =P
 
Comunque, spero di conoscere le vostre opinioni circa il capitolo e magari di ricevere qualche prezioso consiglio che mi permetterà di migliorare la  storia! ^.^
Un grossissimo bacio a tutti voi,
a mercoledì prossimo!
 

Jude92
  
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