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Autore: Sarah Collins    12/12/2012    3 recensioni
Mi chiamo Cassidy e vivo in California.
Da bambina avevo un amico immaginario; Misha.
E' stato con me per anni, riempiendo il vuoto lasciato da mio padre.
Credevo in lui ma più passava il tempo più cambiava.
Era diverso, stanco, distante.
Non riuscivo più a guardare i suoi occhi.
Non riuscivo più a toccarlo.
E alla fine mi lasciò sola.
***
Sono passati sei anni e adesso devo ritornare in quella villa.
Il mio primo sguardo fu verso la finestra della mia vecchia camera.
Lo cerco, pregando di non vederlo.
Ma so che è lì.
So che non se ne è mai andato veramente.
So anche che ho paura ma tutto questo è solo l'inizio.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Salve, se possibile vorrei che leggeste questo capitolo ascoltando questa canzone. Se non vi piace... pazienza, ascoltatela comunque.
Sono sicura che l'intero capitolo avrà più senso se ascolterete il ritmo e il testo. Baci.

http://www.youtube.com/watch?v=UAsTlnjvetI*

Sotto la pioggia.
9


Mia madre no, non è ancora tornata e sta calando la sera. Credevo di stare bene da sola, ma no, ho sbagliato.
In questo momento la mia vita è tutta una serie di No e il divano non si riscalda con il mio calore, rimane sempre freddo anche dopo parecchi minuti.
Amanda è andata via con un espressione strana, compiaciuta, a tratti stizzita.
Misha beh, lui da quando è sparito non è più tornato; potrei dire che non si è fatto più vivo ma sinceramente non mi va di scherzare.
Chiudo gli occhi un attimo soltanto e la testa cade da sola all'indietro, andando a poggiare sui cuscinoni.

"Se io riuscissi a trovare un modo per vedere questa situazione nel giusto modo.
Scapperei via per cercare quella fortuna che avrei già dovuto trovare.

Così corro verso le cose che tutti dicono mi potranno rimettere in sesto,
restituendomi una vita così come dovrebbe essere."

Queste parole mi rimbombano in testa da quando è calato il silenzio in casa, con gli occhi ancora chiusi riesco a vedermi uscire dalla finestra e volare.
Sì, volare sopra tutte le persone, sopra la Fifty Avenue sempre così affollata e sopra le colline e le strade e le macchine e il mare.
Volare sopra il mare, con il vento che passa freddo fra i miei capelli.
L'odore del sale, della vita in acqua.
Riapro gli occhi e il mio sguardo ricade subito fuori, verso la finestra; sta piovendo.
Mi alzo di scatto e vedo tutto nero, mi sembra di svenire ma dopo pochi attimi riesco a vederci.
Cammino, sempre più veloce adesso e vado in camera salendo a due e due le scale; accendo il mio Ipod e alzo al massimo il volume.
Apro la finestra, aggroviglio la tenda bianca per non farla bagnare e con un sorriso stampato sulle labbra esco dalla stanza.
Avverto la presenza di Misha alle mie spalle e sento il suo sguardo su di me.
Sempre sorridendo senza un valido motivo scendo i primi scalini.
"Che fai, non abbassi?" Mi chiede da dietro.
Lo ignoro completamente e vado, scendo altri scalini.
"Cassidy, che fai?"
Scendo ancora un altro paio di scalini, mi avvicino all'ingresso e da dietro la porta sento la pioggia colpire la finestrella.
"Deficiente?! Ti sta piovendo in camera, chiudi la finestra!"
"Sta piovendo." Gli rispondo, inebriata dall'odore di terra bagnata.
"Che cosa?!"

Apro la porta spalancandola e esco fuori correndo, inzuppandomi le scarpe, i vestiti, i capelli.
Allargo le braccia e comincio a girare, a girare, a girare.
Sorrido e l'unica cosa a cui penso è questa canzone che mi descrive, che mi riempie la testa.
La testa, sì, la sto davvero perdendo.
Il controllo, anche lui, mi sta abbandonando inesorabile.
La pioggia mi colpisce il viso e sento i miei vestiti pesanti.
Apro gli occhi e lo vedo.
Lo vedo che mi osserva dalla mia stanza, lì in alto, davanti alla finestra aperta.
La pioggia non lo colpisce, Misha non si sta bagnando.
Perché?
Cosa si sta perdendo?

"Misha! Fatti accarezzare dalla pioggia!" Urlo girando vorticosamente e fermandomi qualche attimo solo per guardarlo.
Non mi risponde ma mi guarda, allora mi fermo.
Mi fermo davanti alla mia casa, davanti a quella finestra, con i piedi zuppi e il giardino inondato da centimetri di pioggia incessante.
Il cielo scuro fa apparire la mia stanza più illuminata di quanto credessi.
I vestiti, i suoi vestiti, cominciano ad ingrigirsi, cominciano a diventare più trasparenti, bagnati.
I suoi capelli si scompigliano e chiude gli occhi, adesso, quando delle goccie di pioggia gli bagnano il viso.
Sorrido, e sorride anche lui.

Corro in casa sbattendo la porta, salgo le scale bagnando tutto quello che calpesto e vado da lui.
Entro in camera e la canzone sta per finire, adesso, non è più così alta.
"La pioggia, ha un buon sapore." Gli dico guardandolo di spalle.
"Sei una stupida."
"Non lo hai mai fatto quando... Quando eri in vita?"
"No."
"Davvero? E cosa facevi?", provo a chiedergli tra un affanno e l'altro, "Cosa facevi quando eri vivo?"
Si gira verso di me chiudendo la finestra con un tocco leggero.
Alza lo sguardo verso di me e alcune sue ciocche gocciolano e la sua pelle sembra ancora più chiara.
"Io non giocavo con la pioggia. Non ascoltavo la musica. Non uscivo di casa a mio piacimento.", risponde, riprendendo fiato avvicinandosi di più a me, "Io non facevo tutte queste cose che fai tu, io combattevo."
"La guerra, Misha?"
"La guerra, Cassidy, mi ha ucciso."

Non respiro, comincio a sentire l'acqua entrarmi sotto pelle, nei muscoli, nelle ossa.
Lo guardo ma non respiro, lo trattengo a lungo e la porta della mia stanza si apre.
"Ma mioddio che cosa hai combinato?!", urla Carol allargando le braccia, "Hai bagnato tutto oddio Cassidy! CASSIDY RIPULISCI SUBITO!"
Esce sbattendo la porta e la lascio andare via senza nemmeno essermi girata.
Misha se ne è andato senza nemmeno che me ne accorgessi, okay.
Vado a srotolare la tenda e casualmente guardo fuori, e guardando fuori noto una figura.
Mi sembra sia la stessa figura che vidi l'altro giorno al supermercato, è inutile, non riesco a vedere da così lontano.
Si è fermata dall'altra parte della strada, davanti alla mia finestra, è... è inquietante davvero.
Credevo fosse una signora ma sembra un uomo.
Davvero, sembra un uomo dalla figura familiare; non è un parente, starebbe salutando adesso.
No, non lo conosco ma è lì che mi guarda da una quarantina di metri.
Fermo.
Immobile.
Mi ricorda Misha.

A.U.
In realtà avrei voluto scrivere un altro capitolo, cioè, altre cose.
Ma è uscito questo e va bene così.
La figura del negozio si fa rivedere, è lui la figura chiave.
Capirete (non molto presto) il perché. Baci.
Scusate l'attesa ma il lavoro è stressante e le relazioni con le persone sono più difficili del previsto.
Non a caso l'intero capitolo ha un qualcosa di malinconico haha.
Scusate, spero non vi abbia annoiato.
Cass si sta rendendo conto di star perdendo tempo ad essere gelosa di una persona che non c'è.
Ahia.
Sarah

  
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