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Autore: R e n e g a d e    12/12/2012    5 recensioni
Kaja si innamora della sua migliore amica, Charlotte. Un amore inconfessabile che la tormenta e del quale Charlotte non immagina neanche l'esistenza.
Un giorno un ragazzo entra nelle loro vite, Noah, che sconvolgerà completamente i loro mondi.
Le paure, le indecisioni, i dolori, i sentimenti fragili, fatti di sfumature, di tre ragazzi adolescenti, che si affacciano alla vita..
E ho capito che l'amore a volte non basta,
che può volerci un eternità per trovarsi, per viversi,
ma l'eternità non è più niente a confronto con l'amore.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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40. And I am yours forevermore


 
Era la prima volta, dacché io ricordassi, che guardandomi allo specchio non provavo disgusto od imbarazzo. La mia immagine allo specchio non mi dispiaceva come avevo pensato e ne rimasi piacevolmente stupita.
Sapevo anche io perché riuscivo a guardarmi a quel modo ora, era stato Noah ad insegnarmi a farlo.
Mi aveva insegnato a vedere con i suoi occhi, a capire cos’era che vedeva lui ogni volta che mi guardava.
Vedersi con gli occhi di lui mi faceva uno strano effetto e mi sembrava anche immensamente stupido che solo pensare a come mi avrebbe vista lui mi facesse stare tanto bene con me stessa.
Quella sera c’era la tanto attesa festa di Chaz e mi ero ritrovata a pensare che fosse triste che non ci sarebbe stata anche Charlotte. L’ultima volta che eravamo andati ad una festa tutti e tre insieme non era esattamente finita bene e avrei davvero voluto sostituire quel ricordo con un altro immensamente più piacevole.
Sospirai recuperando le scarpe a lato dello specchio e le infilai distrattamente. Era passato veramente poco tempo da quando avevo indossato per la prima volta dei tacchi ed era decisamente da poco che mi sentivo a mio agio in quelle vesti eppure, in quel momento, mi sembrava la cosa più naturale del mondo.
Avevo indossato dei leggins di pelle neri, una maglia dello stesso colore, un po’ lunga, costellata di brillantini argentati ed una giacca argento lucido sopra. Le scarpe erano le più alte che avessi indossato, erano nere con delle piccole borchie nella parte posteriore e dovevo ammettere che era proprio per quelle che avevo finito per comprarle.
Mi sembrava l’outfit perfetto per una festa come quella che ero certa mi avrebbe aspettato a casa di Chaz. Senza contare che quella sera avremmo tenuto un mini-concerto per divertire gli invitati.
Nonostante avessi preso più confidenza col palco e gli spettatori l’idea del concerto non mi allettava molto. Cantare davanti ad altre persone continuava a farmi sentire a disagio e mettermi addosso un’ansia indescrivibile.
La mia paura più grande era quella che la gente riuscisse a leggere esattamente dentro i miei pensieri.
La musica mi aveva sempre aiutato ad esprimere quello che non sapevo dire a parola al punto tale che divenne la mia unica vera fonte di comunicazione col mondo esterno.
Kaja Berger non esisteva quando la musica partiva, tutto si azzerava, si spegneva ed io mi denudavo davanti agli occhi degli altri.
Guardai l’orologio distrattamente e sorrisi quando sentii il campanello di casa suonare. Noah era di una puntualità incredibile che rasentava l’irritante.
Scesi le scale velocemente e me lo ritrovai davanti col suo solito accogliente sorriso vagamente sorpreso.
-Sei pronta!- esclamò senza preoccuparsi di nascondere il suo stupore.
Alzai le spalle con noncuranza cercando di minimizzare la questione ma la verità era che avevo cominciato a prepararmi immensamente presto per essere pronta in tempo e stupirlo.
Gli diedi le spalle per salutare mia madre e sorrisi compiaciuta.
-Sei bellissima- mi sussurrò all’orecchio mentre uscivamo di casa.
-Tu di più- risposi io prendendogli il viso con le mani e baciandolo velocemente sulle labbra.
Mi fissò inebetito, colto di sorpresa, e poi sorrise.
-Cos’hai stasera?
-Sono felice- risposi mentre mi avviavo verso la macchina.
Felice. Era una parola che avevo usato così raramente e che stentava ad appartenermi.
Ma lo ero, davvero. E sapevo che era lui la fonte principale ed essenziale di tutta quella serenità.
-Grazie- aggiunsi prima di entrare in macchina.
Arrivammo a casa di Chaz circa dieci minuti dopo. La musica assordante arrivava fino al lato opposto della strada, dove avevamo parcheggiato, e dava l’aria che la festa fosse cominciata da un bel pezzo anche se in realtà eravamo perfettamente in orario.
Quando entrammo notai subito il gran numero di persone che erano già arrivate e sentii il cuore perdere un colpo e l’ansia montare immediatamente dopo.
Sapevamo tutti che il pubblico più difficile da intrattenere era proprio quello delle feste. Ed io ero terrorizzata.
-Respira- mi sussurrò Noah all’orecchio sfiorandomi poi il collo con il naso –Fai finta che ci sia solo io- aggiunse, sempre sussurrando.
Sorrisi ed annuii mentre cercavo con lo sguardo Chaz. Non fu difficile individuare fra la massa la sua chioma rosso fuoco.
-Hey, tu, maggiorenne!- urlai mentre mi avvicinavo con un sorriso trentadue denti al festeggiato.
Quando mi accolse nel suo abbraccio riuscii a percepire distintamente gli occhi di Noah sulla mia schiena. Mi sembrava quasi di avvertire nell’aria le vibrazioni che emetteva la sua gelosia.
Non potevo far finta che tutto quel suo timore di perdermi mi scaldasse il cuore.
Nessuno era mai stato geloso di me, nessuno aveva mai sofferto nel vedermi stringere qualcun altro.
Mi sentivo incredibilmente desiderata e viva, ogni giorno di più.
-Sei diventata decisamente la bomba sexy della band!- commentò, a sproposito, lasciandomi andare.
Arrossi appena e scossi la testa mentre mi faceva l’occhiolino.
-Auguri, Chaz.
La voce tesa e rigida di Noah arrivò alle mie spalle e vidi Chaz sorridere sotto i baffi e fingere di non averlo notato prima.
-Oh, ciao Noah!- gli diede una pacca sulla spalle e si allontanò per raggiungere altri invitati.
Si voltò verso di me e mi fece ancora l’occhiolino con quel suo sorriso sornione stampato sul viso.
-Ti sta prendendo in giro- dissi, alzando gli occhi su Noah.
-Lo so- rispose lui poco convinto continuando a seguire con lo sguardo i movimenti di Chaz.
Gli presi la mano nella mia e lo costrinsi a guardarmi negli occhi spostandogli il viso con l’altra mano.
Lo guardai senza dire niente per qualche secondo e poi gli schioccai un bacio sulle labbra.
-Anche io- rispose lui sfiorandomi il naso con il suo.
-Hey voi, piccioncini!
Mi voltai verso la voce e sorrisi ritrovandomi Dale, e la sua crestona, davanti agli occhi.
Anche le sue braccia si affrettarono a stringermi con forza. Il suo abbraccio durò decisamente meno rispetto a quello di Chaz e lo sorpresi nel lanciare un’occhiata a Noah, quasi volesse accertassi di non averlo infastidito.
-Sei pronta?- mi chiese indicando il palco alle sue spalle.
Iperventilai per qualche istante e poi annuii deglutendo a fatica.
Chaz aveva fatto le cose in grande: aveva sistemato un palcoscenico gigantesco all’ingresso della villa, tutto color oro, con degli amplificatori da professionisti e tutto il coronario, comprese le luci.
-Sarai bellissima là sopra- disse all’improvviso Dale sorridendomi.
Annuii poco convinta non riuscendo a staccare gli occhi di dosso da quel palco.
In realtà era come un sogno che diventava realtà: un palcoscenico tutto per me, per la mia band, almeno duecento persone come spettatori, l’uomo che amavo in prima fila. Era perfetto, dannatamente perfetto.
Forse anche troppo.
Passai il resto della serata a pensare al momento in cui sarei salita sul palco, anche mentre chiacchieravo con le persone o mi divertivo con Noah, il mio pensiero fisso restava quello.
Ero così concentrata ad aspettare che quando finalmente arrivò il momento mi sembrò che fossero passati solo cinque minuti da quando avevo varcato la soglia di quella casa immensa.
Chaz imbracciò la sua nuovissima chitarra, che avevamo già accordato io e Dale nel pomeriggio, e salì sul palco con fare immensamente teatrale.
La musica scemò lentamente fino a che il completo silenzio scese nel salone. Tutti fissavano lo sguardo sul palco ed io sentii ancora una volta lo stomaco attorcigliarsi.
Chaz si schiarì la gola, recitando palesemente, e la musica partì immediatamente riempiendo in un secondo il silenzio che aveva così abilmente generato.
(Everybody Talks - Neon Trees
)
Hey baby won’t you look my way 
I can be your new addiction 
Hey baby what you got to say? 
All you giving me is fiction

Mi guardai intorno e mi sembrò di essere finita dentro la scena di un film, la gente che saltava, chi urlava, chi cantava insieme a Chaz ed i ragazzi, chi pogava come in un perfetto concerto rock.
Too much can be an overdose,
All this stress talk makes me itching
Oh my my, shit,
Everybody talks
Everybody talks
Everybody talks,
Too much!
La voce di Chaz mi faceva venire i brividi quando raggiungeva le note più alte quasi ringhiando, con quella sua voce che feriva il silenzio con irruenza.
Era una voce sensuale, dovevo ammetterlo, ed ero certa che fra le ragazze avesse già conquistato un paio di cuori con una sola canzone.
It started with a whisper
And that was when I kissed her
And then she made my lips hurt
I can hear the chit-chat
Take me to your love shack
Mama’s always got a backtrack
And everybody talks babe.
Quando la canzone finì le urla riempirono il salone e la gente iniziò ad urlare per avere un bis.
L’idea di cantare dopo quel successone non mi allettava per niente.
Chaz lasciò andare la chitarra e fece segno a tutti i presenti di abbassare il volume.
-Noi siamo i Silent-Fieber, e vorrei che accoglieste sul palco la nostra straordinaria lead-singer: Kaja Berger!
Sentire il mio nome annunciato al microfono mi fece scorrere un lungo brivido lungo la schiena.
Chaz mi indicò prontamente a tutti quanti e presto mi ritrovai gli occhi di tutti incollati addosso.
Sorrisi imbarazzata e con le gambe ridotte ad una gelatina tremolante salii sul palco, guardando in cagnesco Chaz.
Avevamo scelto di cantare una ballad assieme, giusto per scaldarmi un po’ e per togliermi di dosso lo stress che sapevamo tutti avrei avuto in abbondanza.
Si sedette velocemente su uno sgabello, al mio fianco, ed iniziò a suonare chiudendo gli occhi.
(Broken - Seether feat. Amy Lee)
I wanted you to know, that I love the way you laugh
I wanna hold you high and steal your pain away.
La sua voce roca, e perfetta, mi fece passare nuovamente un brivido lungo la schiena ed iniziai a cantare il ritornello con lui un po’ titubante, cercando di lasciarmi alle spalle tutta l’ansia accumulata durante la sera.
The worst is over now and we can breathe again,
I wanna hold you high and steal your pain away,
There’s so much left to learn and no one left to fight,
I wanna hold you high and steal your pain.
Chiusi gli occhi ed iniziai a lasciarmi trasportare dalla musica fino ad annullarmi, come sempre.
Sentii all’improvviso la voce di Chaz unirsi alla mia insieme alle urla di giubilo dei nostri spettatori.
Ero sicura di aver iniziato a sorridere ad un certo punto ma non ne ero così sicura.
Cosa facessi sul palco, come mi muovessi, o che espressione avessi rimaneva per me un mistero.
La musica scemò lentamente e le grida si fecero sempre più intense ed assordanti.
Cercai immediatamente gli occhi di Noah fra la folla e li individuai immediatamente, sotto al palco, mentre mi guardava estasiato.
-Non è fantastica?- proruppe Chaz alzandosi in piedi, incitando la folla.
Le grida si fecero ancora più acute ed il mio imbarazzo salì a livello stratosferici.
Chaz non fece in tempo a prendere in mano la chitarra che gli altri ragazzi iniziarono a suonare con forza, cercando di annullare il mio immenso imbarazzo.
-Questa canzone è per Noah- dissi improvvisamente, prima che partisse la prima strofa.
(Great Love - Flyleaf)
Can’t you feel I’m drawing near
The place that broke your heart
Cut up and scarred
Abbassai lo sguardo su di lui e lo vidi sorridere compiaciuto mentre scuoteva leggermente la testa, cercando apparire a suo agio quando in realtà era imbarazzato esattamente come me.
Great love, setting the world on fire
I am in awe of you are
And it’s your love I’m living for.
Mi abbassai e allungai una mano cercando la sua. In quell’istante non mi interessava degli sguardi altrui.
La sua mano nella mia mentre gli dichiaravo il mio amore davanti a chiunque volesse ascoltare era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Lasciai andare la sua mano qualche istante dopo tornando fra i ragazzi per il piccolo intermezzo musicale sul quale ci piaceva andare tutti perfettamente a tempo.
Great love filling me up inside,
You are the one I’m looking for,
And I am yours forever more.
Ero certa di aver cantato tutto il mio amore in quei tre minuti di canzone. Mi sentivo stremata, come dopo una lunga corsa. Avevo messo tutta me stessa dentro quella canzone ed ero certa che ora lo sapesse veramente: lo amavo più di quanto amassi anche me stessa.
La serata finì relativamente presto dopo il nostro siparietto musicale ed il tempo sembrò scorrere al doppio della velocità da quel momento in poi.
Tolta l’ansia che qualcosa andasse storto durante il concerto riuscii a godermi a pieno ogni singolo istante e non riuscii a non pensare a quanto fossi una persona diversa rispetto all’ultima festa cui ero stata.
Se avessi potuto guardare tutto dall’esterno probabilmente non mi sarei riconosciuta e avrei fermamente creduto che stessi parlando di due persone completamente diverse.
In momenti come quelli non riuscivo a non chiedermi se sarei mai diventata quella persona senza Noah, se avrei mai ripreso a cantare o se avrei trovato il coraggio di confessare i miei sentimenti a Charlotte.
Ero certa che senza lui nulla di tutto questo sarebbe accaduto e sarei rimasta bloccata nel mio guscio per il resto della vita.
Lui mi aveva riportato alla vita e mi aveva fatto credere in me stessa quando neanche io ero disposta a farlo.
E speravo di avergli detto tutte quelle cose cantando perché senza nascondermi dietro le parole degli altri non sarei mai stata in grado di spiegarglielo.
Quando raggiungemmo la macchina sospirai rumorosamente sentendo improvvisamente le forze venirmi meno. Ero stanchissima e le gambe imploravano pietà.
-Tutto questo silenzio improvviso è quasi assordante- sussurrai sedendomi in macchina mentre chiudevo gli occhi cercando di recuperare tutti i dettagli della serata.
Noah sorrise sbuffando leggermente.
-Se vuoi accendo la radio!
-Non ci provare!- lo minacciai aprendo gli occhi per fulminarlo con lo sguardo.
-Scherzavo- aggiunse ridendo prima di far partire la macchina.
Le strade a quell’ora della notte erano completamente vuote, almeno nel tragitto tra casa di Chaz e la mia, che era anche abbastanza breve in realtà, ed era quasi rilassante guardare l’asfalto scuro scorrere lentamente davanti a noi.
Stavo quasi per addormentarmi quando arrivammo a casa mia. Con riluttanza scesi dalla macchina, accompagnata sempre da lui e lo salutai con il classico bacio della buonanotte.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi sfilai le scarpe dai piedi tirando un sospiro di sollievo.
Salii lentamente le scale cercando di fare meno rumore possibile e quasi caddi dallo spavento quando vidi mia madre seduta in cima a quest’ultime con le braccia incrociate.
-Ti ho svegliata?
-No- rispose lei sorridendo. Si alzò per farmi passare e mi venne dietro come un cane in cerca di un biscottino.
-Com’è stata la festa?- chiese con fare entusiasta.
-Bene, ma i dettagli te li do domattina!- le puntai il dito contro, intimandole il silenzio, e scoppiammo entrambe a ridere.
-Va bene, buonanotte- rispose lei dandomi un bacio sulla fronte.
Si chiuse la porta alle spalle ed io mi svestii velocemente infilandomi nel pigiama, pronta ad andare a letto.
Proprio quando stavo per mettermi sotto le coperte il cellulare squillò facendomi trasalire.
Lo raggiunsi velocemente e lessi il nome sullo schermo: Noah.
-Noah?- risposi, confusa.
-Volevo augurarti la buonanotte, sono sicuro che a quest’ora sarai già in pigiama.
Sorrisi, scuotendo la testa.
-Mi conosci troppo bene- risposi avviandomi verso il letto.
-Sei già sotto le coperte?
-Quasi- risposi ridendo mentre sfasciavo il letto.
-Ok, sono dentro.
-Bene, ora chiudi gli occhi ed immaginami lì con te, immagina che ti stia abbracciando perché è esattamente quello che vorrei fare adesso.
-Okey…- sussurrai chiudendo gli occhi esattamente come aveva detto lui.
-Ti amo- sussurrò come avrebbe fatto nel mio orecchio se fosse stato lì con me.
-Anche io- risposi qualche secondo dopo.
-Ci hai messo troppo a rispondere!-
-Non è vero!- protestai io a voce alta.
-E invece …. – sentii un forte stridore e poi la voce di Noah mi raggiunse ancora –MERDA.-
Sentii di nuovo quello stridore in sottofondo accompagnato poi da un forte fracasso che non riuscivo ad identificare.
-NOAH?!- urlai, senza accorgermene, mentre balzavo fuori dal letto sentendo il panico montare senza sapere neanche perché.
La chiamate si interruppe qualche istante dopo lasciandomi interdetta.
Rimasi qualche minuto immobile al centro della stanza con ancora il telefono attaccato all’orecchio.
Le mani iniziano a tremarmi in modo incontrollabile mentre cercavo di richiamarlo e la linea continuava a cadere.
Corsi in camera di mia madre e la svegliai dalla sua dormiveglia.
-Che succede?
Gli raccontai tutto freneticamente, cercando di respirare ad intervalli regolari mentre lei mi accarezzava i capelli, come faceva quando avevo degli incubi da piccola.
-Stai tranquilla, magari gli si è solo scaricato il cellulare- disse lei, accogliendomi fra le sue braccia.
Annuii con poca convinzione e mi sdraiai accanto a lei. Non riuscivo a pensare di tornare nella mia stanza con quell’ansia insensata che mi attanagliava lo stomaco.
Era quasi mattino quando il mio cellulare trillò ancora.
Balzai in piedi afferrando il cellulare al secondo squillo.
-Noah?!
Quello che successe dopo lo ricordo a stento. La voce dell’uomo che mi diceva che chiamava dall’ospedale, le brevi frasi con cui mi spiegava che c’era stato un incidente e che avevano chiamato l’ultimo numero che avevano trovato nel cellulare, mia madre che continuava a chiedermi costa stesse succedendo, il telefono che mi cadeva dalle mani.
Le orecchie iniziarono a fischiarmi e l’aria a mancarmi.
-Stai calma!- urlò mia madre afferrandomi il viso fra le mani –Dobbiamo andare all’ospedale ma stai tranquilla.
Mi lasciai trascinare in camera e mi vestii il più velocemente possibile.
Mi sentivo strappata fuori dal mio corpo come se non ne avessi il controllo e non riuscissi più a muovere un singolo muscolo di mia spontanea volontà.
Ricordo solo l’attimo in cui arrivammo all’ospedale, ricordo i visi dei genitori di Noah che aveva avvisato mia madre nel frattempo, ricordo le lacrime della signora Wagner e l’inquietudine che mi misero addosso.
Mia madre mi stringeva la mano e continuava a ripetermi di stare calma quando anche la sua voce saliva di un’ottava di più ogni volta che apriva bocca.
Non ricordo una singola frase dei dottori o dei signori Wagner.
Ricordo solo che all’improvviso avevo iniziato a correre verso la sala dove tenevano Noah, avevo iniziato ad urlare e a sbracciarmi per raggiungerlo.
Non capivo perché non potessi vederlo, perché nessuno mi spiegava veramente cosa stesse succedendo.
Ricordo perfettamente le braccia di mia madre che mi tiravano indietro e mi trattenevano dall’entrare in quella stanza.
Ricordo distintamente il terrore puro e la certezza di averlo perso. Sentiva l’anima strapparsi e lacerarsi ad ogni secondo ed ero certa che ogni strappo che sentivo apparteneva alla sua vita che scivolava via, lentamente.
-Fatemelo vedere!- urlai improvvisamente cominciando a piangere senza controllo.
Furono costretti ad allontanarmi dal corridoio e a costringermi su una sedia nel tentativo di tranquillizzarmi.
Non sentivo neanche una delle loro parole. Sentivo solo la sua voce chiamare il mio nome.
 

There I was awaiting death for you,
And all I did was love you too.

 

Bip bip. Bip bip. Bip bip.
Si sentiva estremamente debole, le voci di tutte le persone che lo sovrastavano erano confuse, lontane. Non capiva cosa stesse succedendo, a stento ricordava cosa stesse facendo un attimo prima.
Si sentiva estraneo al suo stesso corpo e la sentiva. Era certo che fosse lei, lì vicino ma troppo lontano per essere raggiunta dalla sua mano.
Sentiva le urla disperate, sentiva il suo nome ripetuto come un mantra, sentiva le voci estranee che le gridavano contro di calmarsi. E allora capì, allora ricordò.
Le stava dicendo quanto l’amasse e poi la luce accecante di quei fari lo aveva invaso. Era l’ultima cosa che era riuscito a vedere.
Sapeva ora che mentre sentiva il respiro mancargli anche lei andava in apnea. Sapeva che la stava perdendo e riusciva a sentire la disperazione di lei crescere con la certezza che lo stesse perdendo a sua volta.
Sentiva che si stava sbracciando per lui, per raggiungerlo, per stringergli la mano fino all’ultimo faticoso respiro, per baciarlo un’ultima volta e dirgli addio.
Sapeva che non aveva la forza per combattere quelle braccia che la trattenevano e avrebbe voluto urlare anche lui il suo nome, baciarla ancora e morire col suo sapore sulle labbra.
Gli sembrò di piangere ma forse era lei a farlo e lui ora poteva sentire il sapore delle sue lacrime.
Vide le figure sfuocarsi, farsi tutto bianco e desiderò poterle dire ancora una volta, prima di andarsene, che l’amava da impazzire come non aveva mai amato nessun altro. Avrebbe voluto urlarle che non avrebbe mai smesso di amarla e che le sarebbe stato sempre accanto.
Provò ad aprire la bocca e ad urlare il suo nome e fu in quell’esatto istante che tutto svanì, senza dolore, senza far rumore. Scivolando.
Bip bip. Bip bip. Bip bip.
Biiiiiiiiiiiiiip.


 

blablablaaaaaa: arrivati a questo punto la maggior parte mi starà mandando i peggio corbi, lo so çwç
Il titolo è chiaramente una frase di "Great Love" dei Flyleaf che ho trovato molto adatta al tutto.

Ora io non so esattamente cosa dire >.<
Questo capitolo è nato moltissimo tempo fa, ho scritto la scena finale, più o meno, tipo quando ero ancora al terzo capitolo...
Era una delle cose che doveva accadere sicuramente e che avevo preventivato già dall'inizio, come altre cose. Per esempio la fine nel tempo è cambiata ma ci sono dei punti fondamentali nella storia che non potevano e non sono stati alterati nella loro interezza.
Ora io mi dileguo perché sento già il rumore degli insulti XD Ho quasi paura a leggere i commenti D:
Va beh, sappiate comunque che io ho pianto e non sono così senza cuore come si pensa! T,T
Come sempre vi ricordo il gruppo di FB: I'm a Renegade, it's in my blood
   
 
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