Scusate se la prima parte ridice le stesse cose ma mi
intrigava troppo scrivere i veri pensieri di Sas’ke… anche se mi sa che è un
po’ OOC ma va beh, penso che in generale i maschietti siano un po’ più
sensibili a certe cose rispetto a noi XD però magari mi sbaglio, non so
proprio..
La persona più importante
Sakura era una cretina.
Era arrivato a questa conclusione.
Oppure lui era un maniaco, ma aveva più difficoltà ad
ammettere una cosa del genere su se stesso, quindi la conclusione era che
Sakura era cretina.
Si era presa cura di lui, gli era stata accanto tutto il
giorno, lo aveva vegliato, nutrito, curato, visitato!, e non aveva ancora
capito perché era restìo ad avvicinarsi a lei?
Si era dimenticata di quello che era successo quella notte
stessa?
La vergogna, l’umiliazione, la colpa per quello che le aveva
fatto… era stato costretto, ma non riusciva a credere che fosse successo
davvero.
Quando l’aveva trovata addormentata si era stupito che
avesse potuto fare un errore tanto grossolano, ma l’aveva giustificata pensando
a quanto dovesse essere stanca.
L’irritazione era venuta subito dopo, quando si era reso
conto che, in quella posizione, chiunque l’avesse trovata non ci avrebbe
pensato due volte ad approfittarsene. Stupida.
L’aveva svegliata e si era reso conto, con sollievo, che lei
non sembrava a disagio per quello che era successo, che non sembrava arrabbiata
con lui e che si preoccupava solo per la sua ferita.
Quando si era strappata la gonna però, era impallidito un
attimo.
Non doveva distrarsi, non poteva permettersi certi pensieri,
o era veramente il mostro che aveva dimostrato quella notte? Erano in missione,
per di più in una situazione di merda… l’ultima cosa di cui aveva bisogno era
ripensare alla notte appena passata.
Come Sakura, che sembrava essersene completamente
dimenticata, appurò di nuovo, ma stavolta qualcosa invece di sollevarlo, lo
irritò.
Per questo bruscamente si era ritirato e le aveva chiesto
impaziente se avesse finito.
Immagini di quella notte gli erano venute automaticamente alla
mente, senza che lui potesse bloccarle, mentre lei era così vicina, lei che
continuava a toccarlo con mani leggere come farfalle e che non capiva, non
vedeva.
Aveva evitato di guardarla,
sorpreso e arrabbiato per questi pensieri, per essere così impotente
sulle sue stesse reazioni, ottenendo solo di farla preoccupare inutilmente, e
dovendo poi tranquillizzarla.
Si era riscosso ma
poi aveva esitato a toccarla di nuovo anche solo per prenderle la mano.
Davvero, non si riconosceva.
Si concentrò quindi sulla missione, e quando lei disse che
sapeva che la costa era rocciosa si stupì: perché non glielo aveva detto? Ogni
informazione sull’isola era fondamentale e lei ricordava sempre i dettagli.
Così quando le aveva chiesto come lo sapesse, l’aveva vista
tentennare.
Aveva borbottato qualcosa che chiaramente si era inventata
al momento (dio, ma come facevano le persone a dire che Sakura era una persona
difficile? Come facevano a non leggere quel volto tanto limpido? Come faceva
Naruto a non distinguere quando lei era veramente arrabbiata da quando
scherzava? Perché per lui era tanto semplice?), e lui aveva deciso di lasciar
stare.
Se fosse stata una cosa fondamentale gliel’avrebbe detto.
Sakura era una delle poche (davvero pochissime) persone di cui si fidava ciecamente.
E come avrebbe potuto fare altrimenti, con tutto quello che aveva fatto per
lui?
Fu un sollievo camminare distanziati.
Pian piano infatti, capì che lei aveva ragione.
Naturalmente sapeva che senza adrenalina la ferita sarebbe
stata un inferno da sopportare, ma aveva creduto di poter resistere più a
lungo. Inoltre sentiva la febbre salire.
Evidentemente, il chakra gli dava più resistenza di quanto
avesse immaginato.
A mezzogiorno dovette appoggiarsi, anche se sapeva che
questo l’avrebbe fatta andare in panico.
Cercò di tranquillizzarla, infatti, ma fu messo a tacere,
con sua sorpresa, in poco tempo.
Le lasciò prendere il comando della situazione, anche perché
sentiva di essere stanco anche di pensare, cominciava ad avere difficoltà a
concentrarsi.
Quando lo lasciò ebbe la fortissima tentazione di riposarsi,
chiudere gli occhi, ma si impose di tenersi sveglio e cominciò a pensare, come
accadeva sempre, alla sua vita di prima.
Non al suo periodo di disperazione, ancora prima, ai suoi
preziosi ricordi con Itachi, che facevano un male cane, ma se riusciva a
slegarli dai ricordi del dopo diventavano quasi sopportabili.
Quando lei arrivò ci mise un po’ per focalizzare la sua
immagine, e si lasciò trasportare vicino ad un ruscello, accasciandosi su una
roccia. E lasciando che lo medicasse di nuovo.
La sentì allontanarsi di nuovo, ritornare e mettersi ad
armeggiare con foglie e rami.
Sforzandosi di capire che stesse facendo, la seguì con lo
sguardo.
Accorgendosene, Sakura cominciò a parlare, spiegandogli cosa
stava facendo e continuando a parlare, parlare… la sua voce però era diventata
come il rumore dell’acqua del ruscello, fresca, continua, rilassante.
Si accorse che gli stava dicendo qualcosa, e cercò di
spiegare, mormorando parole che subito dopo si scordò.
La voce diventò più squillante, spezzando l’armonia con i
suon della foresta e infastidendolo, quindi cercò di zittirla bruscamente,
ritrovando per l’irritazione un po’ di lucidità.
Che si rivelò uno schifo quando sentì sulle labbra un
intruglio orribile, che gli fece venire voglia di vomitare.
Ripiombò in un torpore più leggero e finalmente la voce lo
fece addormentare.
Quando si svegliò, infastidito da un raggio di sole che
colpiva giusto le sue palpebre, fece uno sforzo per muoversi ma una fitta al
fianco lo fece pentire del gesto.
Si guardò quindi intorno e la vide.
L’immagine di qualche settimana fa di lei nella stessa
situazione, ma completamente nuda non poté che sovrapporsi.
Solo che adesso gli sembrava anche peggio perché lei si
muoveva continuamente, facendo aderire quei ridicoli vestiti al suo corpo, e
lui non riusciva proprio a staccare gli occhi dalle sue gambe, dalla pancia
piatta. Ricordò il bacio, la sensazione di tenerla tra le braccia, di toccarla. Perché non ricordava la
rabbia, invece, l’odio per quelle persone?
Porca troia. La sorte doveva complottare contro di lui.
Niente di strano, fin qui.
Improvvisamente, accadde che Sakura incrociò il suo sguardo,
e arrossì.
Stava per darsi dell’idiota per essersi fatto beccare a
guardarla dopo tutto quello che era successo qualche ora prima, ma subito lei
scosse la testa come a voler cacciare un pensiero ridicolo.
Con una sensazione strana allo stomaco, Sasuke distolse lo
sguardo, incapace di capire perché gli riuscisse così difficile ignorare i
ricordi di quella notte.
Litigò con lei su chi dovesse mangiare i pesci, venendo
messo a tacere due volte su due.
Quando però Sakura cominciò a parlare dei suoi piani dovette
interromperla. Non capiva perché insisteva tanto per la costa ma non aveva intenzione
di fare altri errori.
Sperava solo che nell’interno ci fossero nascondigli adatti.
Presto si resero conto che il ruscello era solo un affluente
di un fiume più grande, che dovettero costeggiare con più prudenza.
Gli sforzi però vennero ripagati.
Si erano ritrovati al tramonto di fronte ad un lago
abbastanza grande, che si trovava in mezzo al fiume, tagliandolo in due.
Dopo averlo lasciato dietro un cespuglio per cercare un po’
di erbe, Sakura era tornata in uno stato pietoso ma raggiante.
Cercando erbe un po’ più rare, aveva seguito un piccolo
ruscello che usciva direttamente dal lago, che era scomparso sotto terra.
Così era scesa dalla collinetta che assorbiva l’acqua e
aveva sentito dei rumori da dentro il rialzamento.
Presumendo quindi che fosse vuoto, aveva trovato un’entrata
alla base che poteva usare a malapena strisciando, così si era fatta coraggio e
aveva cercato di entrare graffiandosi e sporcando ulteriormente i vestiti.
Ma ne era valsa la pena.
Aveva trovato una grotta, pure abbastanza grande.
Vi era da un lato la continuazione del ruscello che si era
interrotto, che fluiva in una piccola cascatella, che produceva il rumore che
aveva sentito, andando a raggrupparsi in un piccolo laghetto largo un paio di
metri, poco profondo, e, soprattutto, limpido e potabile.
Non aveva potuto credere a quella fortuna, così si era messa
a cercarne i difetti.
Certo l’umidità era notevole, ma una spaccatura del tetto
faceva sì che non fosse insopportabile e che si potesse anche accendere un
fuoco senza rimanere soffocati.
L’altro inconveniente era l’entrata. Di sicuro avrebbe
dovuto allargarla per far passare Sasuke, così si era messa di buona lena a
togliere la terra, e quando le era sembrato abbastanza era corsa da Sasuke.
Sasuke pensò all’inizio che fosse stata attaccata, ma lei
gli spiegò subito la situazione.
Neanche lui poteva credere a quella fortuna.
Ebbero un po’ di difficoltà a farlo entrare, perché strisciando
avrebbe messo a rischio la ferita, ma ovviamente Sasuke non fece un fiato.
Appena Sakura entrò dopo di lui, vide che si stava guardando
intorno con sguardo critico.
Attese con ansia che dicesse qualcosa.
- Sì, va bene, ma quell’entrata è pericolosa. Se qualcuno ci
individua facciamo la fine del topo.-
Sakura annuì, ci aveva pensato pure lei.
Poi vide che Sasuke aveva le guance arrossate.
Allarmata, lo fece sedere vicino al laghetto e si accorse
che era sudato e aveva il respiro affannato: la febbre era salita di nuovo.
Perché non se n’era accorta? Perché lui non le diceva mai niente?
Tolse la benda e si accorse con orrore che la ferita aveva
ricominciato a sanguinare.
Esasperata, la ripulì dalla terra, cercò di spremere dalle
ultime erbe che avevano un po’ di succo balsamico, che mise sopra una foglia
più grande che poggiò sul fianco di Sasuke.
Lui era ancora lucido, ma pallido. Gli disse di tenere la
foglia premuta sulla ferita, anche se pizzicava un po’.
Lui annuì, dicendo che non era peggio di prima, allora
Sakura gli disse che avrebbe trovato nuove erbe e che sarebbe ritornata presto,
e se ne andò.
Era rimasto di nuovo solo con i suoi pensieri.
La ferita non faceva male come prima, ma sapeva che questo
era un brutto segno.
Le forze davvero lo stavano abbandonando.
Sbuffò tra sé al pensiero della fine umiliante che gli si prospettava.
Dopo tutte le battaglie in cui era sopravvissuto, in cui non
avrebbe nemmeno dovuto sopravvivere,
sarebbe stato ucciso da una ferita qualunque.
In realtà il pensiero non lo sconvolgeva più di tanto.
Metteva sempre in conto che poteva finire così durante le missioni, che non
erano più semplici come una volta.
Non aveva quello spirito di ostinato attaccamento alla vita
che lo costringeva a non considerare neanche l’idea di morire, prima di
raggiungere il suo obiettivo.
Se viveva, lo faceva per loro.
Per tutto quello che avevano fatto, per la felicità che
sapeva di recargli semplicemente essendo vivo e a Konoha, non poteva
permettersi di deluderli ancora.
Inoltre, il suo debito verso Sakura e Naruto era di quelli
inestinguibili e aumentava ogni giorno. Ogni giorno i suoi fantasmi lo
reclamavano e ogni giorno loro erano lì per scacciarli.
No, non poteva finire così, doveva resistere.
Fu questo l’ultimo pensiero lucido prima di cadere in un
vortice di ricordi confusi, sogni ad occhi aperti. Ancora gli vennero in mente
le immagini di quella notte, ma i contorni erano sfumati, erano solo lui e
Sakura, e non sembrava così sbagliato accarezzare quella pelle… le immagini
cambiarono ed ecco un ricordo di Itachi e sua madre a tavola.. poi Naruto che
urla come un pazzo mangiando ramen… poi di nuovo Sakura, nel suo camice bianco,
che gli sorride e gli assicura che va tutto bene…Kakashi che si complimenta per
il suo chidori… le immagini si fanno vorticose e in qualche angolo della sua
mente da spettatore, pensa che non sia così male, sono tutte immagini felici,
chissà perché, forse qualcuno da lassù gli ha concesso che almeno nei suoi
ultimi momenti fosse accompagnato dalle persone più importanti…
Sakura tornò con le braccia piene di erbe, radici e
quant’altro, felice di poter fare almeno un decotto.
Quando entrò nella tana però, quasi non le fece cadere a
terra.
Sasuke stava disteso su un fianco con un espressione
sofferente sul volto, mentre si premeva la ferita con una mano.
Aveva gli occhi chiusi, era sudato ma brividi potenti
scuotevano tutto il suo corpo.
- Sas’ke-kun! –
Sakura corse verso di lui e gli si inginocchiò accanto,
cercando di fare qualcosa, ma era completamente nel panico, e per istinto gli
afferrò il polso della mano che lui teneva stretta al petto per riscaldarsi.
Di scatto lui le afferrò la mano, e gliela tenne stretta
fino a farle male.
Sakura non poté fermare il ricordo che le affiorò alla mente
come un déjà-vu: Sasuke era stato morso da quel verme innominabile e anche
allora aveva stretta la sua mano come se solo questa potesse tenerlo ancorato
alla realtà, non lasciandolo completamente annegare nel dolore.
Il ricordo le fece venire le lacrime agli occhi, perché,
dopo tutto quello che aveva fatto per migliorare, dopo tutto lo studio e la fatica,
si ritrovava impotente come lo era stato nella foresta della morte?
Cercò di riscuotersi, si disse che non poteva crollare
proprio ora, e fece per andare a prendere le erbe, ma la mano di Sasuke glielo
impedì.
Girandosi per districarsi con delicatezza, si accorse con un
sussulto che gli occhi di Sasuke erano aperti.
Per un attimo ne fu sollevata, ma si accorse che il compagno
non stava guardando lei né nient’altro nella grotta. Lo sguardo era rivolto ad
altre immagini, altri mondi che lei non poteva raggiungere.
Poi le sembrò che lui cercasse con enorme sforzo di
focalizzarla, sbattendo le palpebre.
- S-Sakura…-
- Shh, non ti sforzare Sas’ke, sono qui, ti curerò io e
starai subito meglio, sta tranquillo…-
Sperò che non notasse le lacrime che ormai scendevano
copiose tra le guance.
- Mi.. Mi dispiace…-
Fu naturale per lei cominciare ad accarezzargli il viso
sudato, scostandogli i capelli e cercando di tranquillizzarlo.
- Non c’è niente da dispiacersi, va tutto bene, ti
prometto.. –
Ma Sasuke l’interruppe bruscamente, sgranando gli occhi e
stringendo di più la presa sulla mano.
- No! Mi dispiace! Io…-
Sembrava smarrito, in cerca delle parole che con rabbia
cercava attraverso le coltri della mente confusa.
Sakura continuò ad accarezzarlo, cercando di capire quello
che evidentemente per lui era importantissimo esprimere.
- Io… Dì a Naruto che… non voglio, non volevo…-
Le lacrime di Sakura erano ormai senza controllo.
Non aveva mai visto Sasuke così debole, così esposto e
indifeso. Gli si strinse il cuore a vederlo in quello stato, non sopportava di
vederlo soffrire così.
- Shh, lo so, lo sappiamo, Naruto lo sa, sta tranquillo…-
Ma lui non sembrava ascoltarla, e altre parole deliranti la
riempirono d’angoscia.
- Itachi, lui… anche lui voleva che io vivessi…-
- E vivrai Sasuke, non osare pensare il contrario! – gridò
la rosa.
- Voglio stare accanto a lui… dopo…-
- Non c’è nessun dopo Sas’ke, smettila! Tu starai qui con
me, non ti lascerò andare da nessuna parte, mai più! – le sembrava di delirare
anche lei.
- Non volevo… non capivo.. –
La presa della mano si era allentata e lei se la portò alla
guancia, bagnata di gocce salate.
- Lo so, Sas’ke, lo so… ti prego, non arrenderti.. –
Avvicinò la sua fronte a quella di lui chinandosi, e per un
attimo il suo sguardo le sembrò lucido e bellissimo come sempre.
I brividi lo scuotevano ancora. Sakura non ci pensò due
volte e si distese accanto a lui, abbracciandolo stretto, frizionando la pelle
per farlo riscaldare, cercando di trasmettergli tutto il calore che aveva.
Dopo un po’ il corpo del moro sembrò calmarsi e diventò meno
rigido.
Svicolando dall’abbraccio, Sakura prese della legna e accese
subito un fuoco più vicino possibile a Sasuke, sminuzzando, triturando e
spremendo intanto le erbe che aveva raccolto.
Riempì d’acqua un ramo che aveva già tagliato per prendere
solo la parte che formava una concavità, gli mise le erbe e lo tenne
personalmente sopra il fuoco, fregandosene del dolore alle dita, del fumo e
dell’indolenzimento delle braccia. Quando non fissava il fuoco guardava Sasuke,
che anche se era ancora sudato, non pareva tremare più per i brividi e sembrava
immerso in un sonno, se non tranquillo, almeno non così sofferente, anche se a
volte espressioni di dolore attraversavano rapide i suoi lineamenti.
Appena il decotto fu pronto, Sakura gli passò un braccio
sotto il collo per farlo alzare, avvicinandogli alla bocca l’intruglio e
cercando di farglielo inghiottire.
Sasuke era di nuovo rigido, e dopo aver tossito la prima
volta che lei aveva cercato di fargli ingoiare l’intruglio, aveva resistito di
meno.
Appena ne mandò giù quasi tutto, Sakura lo rimise disteso.
Lui si posizionò come prima con la pancia verso il fuoco,
dando la schiena al laghetto.
Sakura non riusciva a staccargli gli occhi di dosso per la
preoccupazione, ma sapeva che se non avesse dormito non sarebbe stata di nessun
aiuto l’indomani.
Volendo rimanere il più possibile vicino a lui, donargli
tutto il calore di cui disponeva, si distese vicino alla sua schiena gelata,
abbracciandolo da dietro.
Sperò che la notte non si portasse via la persona più
importante della sua vita, poi cadde in un sonno senza sogni.