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Autore: Avah    13/12/2012    1 recensioni
Traffico di droga, dolore per il passato e rimpianto per un vecchio amore finito male; coraggio, voglia di giustizia e un nuovo amore avvolgono nelle loro spire una donna dalle mille sfaccettature.
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Don Flack, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo - Odi et Amo


Il telefono sul comodino iniziò a vibrare insistentemente, ricordandomi che era ora di svegliarsi e di farla finita con tutto. Allungai una mano e interruppi la vibrazione della sveglia spingendo un tasto, dopodiché mi voltai dall’altra parte del letto vuoto. Aprii gli occhi e rimasi a fissare le lenzuola fredde accanto a me, la porta della stanza chiusa a chiave dalla sera prima e i vestiti gettati alla rinfusa su una sedia lì vicino.
Sospirai, rigirandomi di nuovo sulla schiena, osservando con annoiato interesse il soffitto bianco. Allora era arrivato il giorno, la mia vita sarebbe di nuovo cambiata. Incrociai le braccia dietro la nuca, continuando a ripensare alla lunga chiacchierata con Chris di qualche giorno prima, quando ancora non era partito per tornare a Jersey City.
Mi faceva ancora male pensare a quello che avevo fatto, a come mi ero comportata con lui. Era sempre stato disponibile nei miei confronti, dolce e comprensibile, presente quando ne avevo bisogno. L’uomo che ogni donna avrebbe desiderato di avere al proprio fianco. Ma io, da vera egoista, l’avevo messo da parte, gettato via come un giocattolo rotto. Forse lui in un certo senso era stato felice di andarsene, così non avrebbe più dovuto subire le mie angherie e i miei improvvisi cambiamenti che di solito avevano lui come bersaglio.
Mi alzai a sedere, scacciando quei pensieri. Avevo deciso di rifarmi una vita, no? Beh, era tempo di iniziare a viverla, soprattutto cercando di non arrivare tardi il primo giorno di lavoro nella mia nuova collocazione. Scaraventai le lenzuola di lato e andai in bagno per una bella doccia calda, anche se un po’ frettolosa. Mi asciugai i capelli e mi vestii, poi uscii dal piccolo monolocale che avevo affittato in attesa di trovare qualcosa di più vantaggioso.
Scesi in strada e cercai un taxi, dal momento che il tempo stringeva e il posto era piuttosto lontano da dove mi trovavo. Seduta sul sedile posteriore dell’auto, guardavo le fila di palazzi scorrermi accanto, ripensando a tutte le volte in cui, da ragazzina, camminavo sui quei marciapiedi insieme ai miei amici e ai miei fratelli.
Poco prima che il taxi si fermasse davanti alla mia destinazione, lanciai un’occhiata all’orologio che portavo al polso, e notai con orrore che ero in ritardo. Non appena l’auto iniziò a rallentare, diedi un’occhiata al tassametro e contai i soldi porgendoli al tassista, poi mi catapultai fuori, salendo di corsa i gradini che portavano all’entrata dell’edificio.
Una volta entrata mi sentii spaesata, con tutta quella gente che andava e veniva freneticamente; fermai un uomo e mi feci indicare il piano dove dovevo andare. Riuscii a salire sull’ascensore all’ultimo, proprio mentre le porte si stavano richiudendo; premetti il tasto del 35° piano e aspettai, saltellando da un piede all’altro.
Alla fine le porte si aprirono con un lieve cigolio e io ne balzai fuori come una furia, guardandomi a destra e sinistra, seguendo poi il mio istinto verso la seconda direzione. Seguii il labirinto di corridoi per non so quanto, ma alla fine approdai a una porta doppia che immetteva in un grande open-space adibito a multi ufficio, con scrivanie disposte a coppie una davanti all’altra. Attraversai la stanza e mi ritrovai in un altro corridoio in cui si affacciavano soltanto porte di legno; su quella più lontana vidi brillare una targhetta d’ottone con inciso il nome della persona che stavo cercando:  Brigham Sinclair.
Mi fermai davanti a quella porta e feci un respiro profondo, poi misi a posto i capelli e diedi un paio di colpetti leggeri alla porta; quando sentii una voce dirmi di farmi avanti, inspirai di nuovo e abbassai la maniglia. Mi ritrovai in un ufficio abbastanza grande, completamente rivestito di legni pregiati, a partire dalla grossa scrivania di mogano che stava in mezzo alla stanza, le finestre che rimanevano alle spalle di chi vi si sedeva.
-Prego, si faccia avanti- disse l’uomo di colore seduto su una grande poltrona dietro alla scrivania -La stavamo aspettando- con un gesto indicò un uomo seduto di fronte a lui di cui non riuscivo a vedere il volto.
-Mi scusi- dissi, richiudendo la porta alle mie spalle -Ho avuto un piccolo contrattempo-.
Non appena parlai, l’uomo si girò verso di me con espressione stupita; nel momento in cui vidi il suo volto rimasi letteralmente a bocca aperta, senza sapere cosa dire.
-Ancora tu?!- esclamammo tutti e due all’unisono, con una punta di orrore nella voce.
-Vi conoscete già?- disse l’altro, guardando ora me e ora lui.
-Capo, io non posso lavorare con lei!- lui si voltò di nuovo a guardare l’altro uomo in volto -Mi rifiuto!-.
-Credo che ci sia stato un errore- dissi, facendomi avanti e andando a finire di fianco a lui -Non posso essere con lui-.
-Si può sapere il motivo di questo rifiuto, detective Flack?- continuò l’uomo.
-Ho già lavorato con lei nei giorni scorsi, e non credo che potrebbe funzionare-.
-Ha ragione- intervenni -Non credo di poter riuscire a lavorare con una persona così diversa da me-.
L’uomo ci guardò per un momento, poi proseguì -Non mi importa delle vostre difficoltà personali, a me basta che questo dipartimento faccia il proprio lavoro- fece una pausa -Di conseguenza, siete voi che dovete adattarvi al lavoro, non viceversa-.
Lanciai un’occhiata furtiva all’uomo di fianco a me, poi tornai a guardare l’altro davanti a me -Con tutto il rispetto, signore…- iniziai a dire, ma lui non mi lasciò finire.
-Nessun commento, detective Angell. Per quanto mi riguarda, da questo momento lei è in coppia con il detective Flack- guardò l’altro -Sono stato chiaro?-.
-Sissignore- sospirammo entrambi, arrendendoci.
-Bene. Ora, fuori dal mio ufficio- con un cenno della mano ci invitò ad andarcene; mentre stavamo uscendo, lo sentii alzare la cornetta e chiamare qualcuno dicendo di andare lì appena possibile.
Mi richiusi la porta alle spalle lentamente, ancora un po’ sconvolta; non era certo così che pensavo di tornare. Cioè, più o meno era così, ma non mi aspettavo che sarei finita a lavorare con un… un… un tipo come quello, ecco.
-Per tua informazione, non ho intenzione di farti da cane da guardia- con quelle parole interruppe la sequenza dei miei pensieri -Sono stato chiaro?-.
-Per tua informazione, non ho intenzione di lavorare al tuo fianco per tutto il tempo- dissi con il suo stesso tono di voce irritante -Sono stata chiara?-.
 
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
 
Amore e odio. È incredibile come questi due sentimenti così diversi tra di loro, così lontani l’uno dall’altro, alla fine possano mischiarsi in qualcosa difficile da spiegare. In superficie non fai altro che mostrare il lato peggiore, quello che non può sopportare niente, ma in fondo, dietro quegli specchi imperfetti, si nasconde qualcosa di molto più potente, qualcosa di estremamente positivo che cambia il tuo modo di pensare.
Sono come luci e ombre: uno di essi non può esistere senza l’altro. Si compensano a vicenda, si completano in ciò che manca all’altro; come lo ying e lo yang, in ogni bene c’è un po’ di male, e in ogni male c’è un po’ di bene. Lo stesso vale per questi due sentimenti così contrastanti: non potrai mai odiare fino in fondo una persona, ci sarà sempre quel briciolo di amore che ti tratterrà dal compiere qualsiasi mossa idiota.
Non so come possa essere successo anche a me. Credevo che fossi troppo diversa per poter avere un buon rapporto con un come lui, ma adesso ringrazio Dio di aver fatto questa scelta, perché altrimenti non sarei qui, con una persona così speciale al mio fianco. Se tutto questo non fosse successo, se non avessi deciso di rimanere a New York, se solo avessi scelto un altro dipartimento, ora la mia vita non sarebbe così.
Che altro dire? È qui che la storia finisce, e la vita va avanti. Ma questa non sarà l’ultima puntata, no?

***THE END***

  
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