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Autore: EmaEspo96    13/12/2012    6 recensioni
[ STORIA INCOMPLETA ] Le aveva promesso di dimenticarla, di non trasformarla e di seguire suo fratello Niklaus pur non accettando quanto egli avesse fatto in passato. E lui l'aveva fatto, cercando di seppellire l'insopportabile ricordo di quella notte fresca e cupa in cui l'aveva vista morire. Ma lei non è morta, lei è tornata e non potrà mai più morire.
Dal secondo capitolo:
– Il mio nome è Sofia. – gli disse improvvisamente mentre avanzava lungo quel marciapiede di Firenze al fianco di quell’individuo. Indossava vecchi abiti risalenti agli anni ‘70 che le davano l’aria di una bambola di porcellana. Il vampiro volse lo sguardo verso di lei notando il suo tentativo di rompere il silenzio, un tentativo che era andato piuttosto bene.
– Elijah. – le rispose freddo, guardandola di sottecchi. Lei sorrise piegando le labbra di quel rosso acceso e socchiudendo gli occhi per pochi istanti.
[...]
– Trovo che Sofia sia uno splendido nome. – affermò il vampiro, complimentandosi con lei.
Lei sorrise divertita ed abbassò timidamente lo sguardo – Io invece penso che Elijah sia un nome davvero strano. – commentò, offendendolo.

- E' la mia seconda fanfiction. Spero di vedervi presto leggere e/o recensire. :) -
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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La sera stava calando lentamente. In una maniera anche troppo lenta, per lei. Il sole che andava tramontando non era tiepido, rilassante o meraviglioso. Era stancante e accecante, ogni suo tenue raggio si moltiplicava in incessanti formicolii sulla sua pelle la quale diveniva estremamente pallida. E Mikael non se ne preoccupava, aveva malamente preso il braccio di Sofia e la trascinava in maniera brusca tra quelle lapidi ammuffite e vecchie i cui nomi apparivano illeggibili. Le labbra rosse e secche della vampira si erano schiuse per rendere quel respiro morto molto più utile. Di certo ritornare a Mystic Falls a piedi, trascinata da quell’individuo, non le stava giovando nonostante fosse una vampira. Solo d’un tratto Mikael si fermò e si voltò a guardarla senza allentare minimamente la presa su di lei, scrutando quegli occhi verdi che stavano andando scurendosi.
– C’è qualcosa che non va, tesoro? – le domandò, fissandola glaciale ed incuriosito. Lei lo guardò con astio senza recargli risposta. L’Originale sorrise, come fosse divertito, e si guardò intorno prima di ritornare su di lei.
– Niklaus non arriverà. – affermò lei con un fil di voce, continuando a fissarlo.
– Dici? Allora sarai tu a portarmi da lui, che dici? – domandò Mikael. Il suo sguardo sembrava trafiggerle l’anima. Strinse le labbra ed i pugni cercando di contenersi e mostrarsi ugualmente determinata nonostante il senso di disagio in cui lui la stesse facendo affogare.
– Non ti permetterò di uccidere Niklaus. – sussurrò verso l’Originale, ingoiando quel seguente groppo che le si era formato in gola. Mikael sorrise beffardo.
– Sei talmente legata a mio figlio da proteggerlo fino a rischiare la vita? – chiese l’Originale. Sofia lo guardò a lungo con un’espressione persa. Non era per Klaus che lo stava facendo, non dopo tutto quello che le aveva fatto. Stefan, Damon, Caroline, erano loro il motivo per cui in quel momento era alle prese con un vampiro estremamente più forte di lei senza preoccuparsi del suo cuore morto che avrebbe potuto essere strappato dal petto da un momento all’altro.
– Non è per lui che lo sto facendo. Se tu uccidi Niklaus, uccidi anche i miei amici. Ed io non posso permetterlo, Mikael. – gli confessò in un sussurro che il vampiro colse pienamente. Fu scosso dalla determinazione e l’altruismo di quella ragazza ma non parve accennare a diminuire la sua presa su di lei. Spostò la mano portandola al collo di Sofia e lo afferrò bruscamente spingendola contro i resti di una parete del vecchio cimitero di Mystic Falls la cui superficie gelida, umida ed ammuffita la fece rabbrividire al solo contatto. La presa dell’Originale divenne improvvisamente forte e lei gli si aggrappò debolmente con ambo le mani stringendo i denti nel tentativo di non soccombere.
– La tua determinazione ti fa onore, ma io non posso permetterti di ostacolarmi. Quindi ora o mi dici dove trovare Niklaus oppure potrai dire addio alla tua piccola testolina bionda. Andiamo, vorresti dirmi che i tuoi amici sono più importanti della tua vita? – canzonò l’Originale. Lei strinse i denti guardandolo con disprezzo nonostante il dolore che stesse provando. Ma non osò rispondergli. Non le importava, avrebbe potuto staccarle ogni cosa, lei non avrebbe mai provocato la morte dei suoi amici. Ma quando Mikael fu sul punto di irritarsi sul serio, dei passi lo destarono. La sua presa sul collo di Sofia s’alleviò permettendole di riappoggiare completamente i piedi a terra e di sospirare compiaciuta. Perfino le sue dita artigliate al polso di Mikael allentarono la loro presa. Sgranò maggiormente gli occhi quando sentì Elijah avvicinarsi. E non solo fu in grado di sentirlo grazie ai suoi passi pesanti, eleganti e tesi che calpestavano il terreno umidiccio del vecchio cimitero, ma lo riconobbe dal suo inconfondibile odore. Lo guardò corrugando la fronte, dispiaciuta. Mikael si voltò a guardarlo mostrando il suo stupore davanti alla figura di uno dei suoi figli che gli si avvicinava con un’espressione minacciosa. E quello che Elijah provò fu inspiegabile. Incontrare di nuovo suo padre, rivivere ogni singolo ricordo avesse di lui con quell’incomprensibile paura che provava sotto lo sguardo severo del padre.
– Padre. – mormorò. La mano di Mikael scivolò via dal collo di Sofia e lei riuscì a scorgere la figura di Stefan qualche passo più indietro rispetto ad Elijah.
– Elijah, figlio mio. – rispose Mikael incredulo. Si voltò completamente verso il figlio coprendo in parte la figura di Sofia, la quale sollevò una mano a massaggiarsi dolorosamente il collo. Il corpo diventava più fragile con la stanchezza e la fame dovuta dal sole. Ma Elijah non tenne testa molto tempo allo sguardo del padre che i suoi occhi scuri si portarono sulla figura di Sofia. Vederla lì, ferma e spaventata alle spalle di Mikael gli portò una strana stretta al suo cuore morto.
– Lasciala stare. – sentenziò Elijah, gelido. Mikael si voltò a guardare Sofia per brevi istanti, perdendo quel suo sorriso beffardo e lasciando spazio ad un’espressione indecifrabile.
– Pensavo che Niklaus ti tenesse ancora nella bara. – rispose Mikael, senza badare al suo dire riguardo la vampira.
– Quello è un capitolo vecchio della mia vita ma, non sono qui per questo. Sono qui per riprendermi lei. – quasi ringhiò il figlio, in risposta. Sofia si scostò lentamente dalla parete umidiccia ed avanzò con passi lenti e misurati cercando di sorpassare la figura di Mikael. E lui non glielo impedì. Se la sentì passare accanto e la vide di sottecchi superarlo ed accelerare il passo fino a raggiungere definitivamente Elijah e Stefan. E fu nel Salvatore che riuscì a trovare un appiglio per reggersi in piedi aggrappandosi con quelle mani gelide agli indumenti del vampiro. Elijah la guardò di sottecchi, strinse un pugno all’interno di una tasca della giacca e ritornò a sostenere lo sguardo del padre.
– I tuoi fratelli? – domandò Mikael. Elijah abbassò il capo per brevi istanti, poi accennò un sorriso divertito.
– Ti preoccupi della tua famiglia solo adesso, padre? Hai passato mille anni a perseguitare tuo figlio e renderlo quello che è adesso. – affermò Elijah, ma il suo discorso fu interrotto dalle parole dello stesso Mikael.
– Ho passato mille anni a cercare di liberarvi da lui. Dall’essere che vi teneva imprigionati come foste le sue bambole. – rispose. Elijah strinse maggiormente il pugno. Alle sue spalle Stefan sosteneva Sofia invogliandola numerose volte a seguirlo verso la vettura con la quale avevano raggiunto il cimitero, eppure lei non riusciva a staccare gli occhi stanchi dalla scena che si ritrovava davanti o da Elijah. Quello sguardo severo, gelido, deluso e ferito. Sembrò entrarle dentro e marchiarle profondamente l’anima. Provava dispiacere per lui, per averlo costretto a fronteggiare suo padre solo per andare a salvarla. E si sentiva in colpa. Elijah calò nuovamente lo sguardo, iniziando ad indietreggiare.
– Sei stato tu a volerlo. Rebekah aveva ragione, sei stato tu a distruggere la nostra famiglia, non Niklaus. – rispose, serrando duramente la mascella. Non aveva altro da dire, si voltò e si avviò verso l’auto seguito da Stefan e Sofia. Mikael lo guardò a lungo prima di dileguarsi nell’aria, sparendo a velocità vampirica. Quel viaggio di ritorno a Mystic Falls venne accompagnato dal silenzio.
 
Sofia si aggrappò alla maniglia della porta d’ingresso aprendola ed inoltrandosi nella sua casa. Elijah la seguiva come fosse la sua ombra.
– Elena e Bonnie sono state qui? – domandò curiosamente dopo aver sentito nell’aria il loro odore ed avanzando con passi lenti verso la cucina. Elijah non le rispose se non con un monosillabo sospirato mentre si accingeva a richiudere la porta. Aveva obbligato Stefan a tornare a casa dicendogli che da quel momento in poi avrebbe potuto badare lui alla bionda, ma nonostante questo la sua mente sembrava persa nei meandri dei suoi pensieri. Lei lo guardò per poco tempo prima di raggiungere il frigo ed aprirlo. Si sentiva stanca, ferita e affamata. I canini avevano reclamato cibo per tutto il viaggio e lei era rimasta incantata a fissare colli scoperti di persone che passavano lungo le strade. Raccolse una di quelle bottiglie bianche e sorrise debolmente.
– Ho quasi finito le mie scorte. – confermò delusa. Si avviò verso i bicchieri e ne raccolse uno versando quel liquido vermiglio all’interno del vetro. Lo raccolse con dita tese e tremolanti ed Elijah la fissava assente restandosene sotto la soglia della porta della cucina. Lo notò ma preferì accostare quel vetro freddo alle labbra rosse e strappare numerosi sorsi del sangue contenuto nel bicchiere. Era affamata, fin troppo affamata. Strinse gli occhi mentre si nutriva sino a scostare bruscamente il bicchiere dalla bocca e riempirlo di nuovo sangue. Tenne lo sguardo lontano da quello di Elijah come fosse imbarazzata, ma lui non sembrava nemmeno badare a lei. Quando la bottiglia terminò lei non fece altro che richiuderla e tirare un profondo sospiro immersa nel calore che il sangue le portava in tutto il corpo. Solo in quel momento portò lo sguardo su Elijah, il cui sguardo era basso verso la pavimentazione, restandosene nei pressi del bancone.
– Elijah… – lo chiamò con voce tenue e rammaricata e lui sollevò piano lo sguardo cupo verso di lei.
– Mi dispiace. – mormorò ancora lei. Premette le dita sottili sulla superficie marmorea del bancone e quasi non riusciva a sostenere lo sguardo dell’altro.
– Di cosa? – domandò l’Originale. Sofia sorrise affranta, un sorriso che agli occhi del vampiro stonava incredibilmente con il viso angelico che si ritrovava.
– Avrei dovuto restarmene al mio posto. Permettere a Mikael di sbrigarsela con Niklaus come voleva e… – stava dicendo, ma una folata di vento improvvisa ed una mano la invogliarono a girarsi immediatamente. Elijah le si era avvicinato velocemente cingendole un braccio con una mano e costringendola a voltarsi verso di lui, la guardava dall’alto verso il basso. Lei rabbrividì a quello scambio di sguardi improvviso e non poté non perdersi in quegli occhi scuri del vampiro.
– Non pensare che sia stata colpa tua, non lo è. Hai fatto la scelta che ritenevi giusta ed io la accetto. – sussurrò Elijah con tono calmo, affabile e rassicurante. Sofia batté le palpebre tenendo le labbra distorte in una smorfia leggera.
– Ma… – mormorò, eppure lui la interruppe nuovamente, scuotendo il capo.
– Va tutto bene. – le disse, sollevando le braccia e cingendola delicatamente fino a portarle il viso su una sua spalla.
– A me dispiace per quello che ti è successo oggi. – ammise debolmente appoggiando delicatamente il viso alla testa bionda della vampira. La sentì muoversi per scuotere il capo contro la spalla e chinarsi ad appoggiare un orecchio al suo petto.
– L’ho sentito di nuovo. – commentò lei, nascondendo un sorriso alla visuale dell’Originale. Elijah si insospettì allentando la sua presa su di lei e chinando appena il capo, per quanto gli fosse possibile. Non osava spingerla via in alcun modo eppure lei riuscì a notare la sua espressione interrogativa pur non guardandolo.
– Un battito del tuo cuore, l’ho sentito di nuovo. – affermò. Elijah le prese gentilmente le spalle e la tirò indietro allontanandola dal suo petto. Sbuffò ma non sembrava scocciato, quello sbuffo sembrava il vano tentativo di trattenere una risatina.
– E’ colpa del sole, deve averti dato alla testa. – commentò e lei sorrise perdendo i suoi occhi verdi in quelli di lui.
– Grazie per essere venuto a salvarmi, oggi. – gli sussurrò flebilmente.
– Tu hai fatto lo stesso con me. – ammise Elijah mentre la guardava. Le mani scesero lungo le braccia di lei prima di scostarsi definitivamente. Il dolore e la delusione che aveva provato davanti alla visione del padre erano svaniti nel verde di quegli occhioni angelici che lei si ritrovava. E lui lo sapeva, ma non riusciva ad ammetterlo a sé stesso.
 
Era Firenze. Era la solita giornata colma di sole. Era il solito abbaiare dei cani che risuonava nelle orecchie dell’Originale. Era il solito parco. Erano sempre loro. Adagiato comodamente sulla panchina del parco, teneva lo sguardo sollevato per permettere a quella testolina bionda di stare spudoratamente appoggiata al suo petto.
– Credo che tu debba rassegnarti. – mormorò Elijah improvvisamente – E quella signora è laggiù a fissarti già da un po’. – aggiunse, sorridendo affabile verso l’anziana signora seduta su una panchina di fronte. Sofia era appoggiata al petto del vampiro con gli occhi chiusi, nascondendo il verde che li caratterizzava, e lui la lasciava fare.
– Shh! – sibilò lei improvvisamente, intimandolo a restare in silenzio. – C’ero quasi! – esclamò come una bambina sollevandosi dal suo petto e ricambiando il suo sguardo. Le guance gonfie in maniera offesa e la fronte corrugata strapparono ad Elijah un sorriso divertito.
– E’ morto, Sofia. Non batterà. – ammise Elijah guardandola a lungo. Lei scosse bruscamente il capo facendo oscillare quei boccoli biondo platino.
– Invece io so che c’è. Devi solo costringerlo a battere. – rispose, chinandosi nuovamente con l’orecchio sul suo petto. Elijah sospirò rassegnandosi al fatto che non l’avrebbe smossa da lì se non soggiogandola o facendole sentire qualche battito inesistente. Ma nessuna delle due idee sembrava piacergli.
– Parlami ancora della tua famiglia. – disse la bionda, socchiudendo gli occhi e  restandosene contro il suo petto, ignorando gli sguardi dei curiosi che passavano nel parco fiorentino. L’Originale chinò appena il viso verso di lei incuriosito da quelle sue improvvise parole.
– Mi hai sempre parlato di Niklaus, ma hai anche detto di avere altri fratelli e sorelle. Parlamene. – commentò ancora. Le labbra di Elijah si schiusero per pochi istanti lasciando spazio ad un sospiro. Evitava sempre di parlare della sua famiglia, l’averla persa era una delle cose che disprezzava di più di ciò che era.
– E’ vero, avevo altri fratelli, ed una sorella. Rebekah era la donna di famiglia, dopo mia madre. Lei era… – si fermò per alcuni istanti fissando il vuoto davanti a sé. Una mano si strinse a pugno a quei ricordi. L’umanità, la famiglia e tutto ciò che li riguardava era andato irrimediabilmente distrutto.
– …Una ragazza bellissima. Sapeva essere dolce, dispettosa, cocciuta. Più di tutti lei era affezionata a Niklaus ed odiava il comportamento di mio padre nei suoi confronti. – sussurrò perso nei ricordi che albergavano nella sua mente.
– Le volevi bene? – gli domandò Sofia improvvisamente, premendosi maggiormente con l’orecchio contro il suo petto.
– Amavo tutta la mia famiglia. – rispose Elijah prontamente. Solo in quel momento Sofia sussultò cogliendolo impreparato.
– L’ho sentito! – esclamò, gioiosa. L’Originale corrugò la fronte fissandola dubbioso – Un battito, l’ho sentito. Te l’avevo detto io che è vivo, basta solo costringerlo a farsi sentire. – affermò estremamente convinta. D’improvviso il vampiro si sollevò in piedi.
– Sarà stata solo un’impressione. Vieni, ti accompagno a casa. – le disse.
– Ma dico sul serio, Elijah! – esclamò lei alzandosi velocemente in piedi per iniziare a seguirlo.

 
La musica assordante della festa organizzata dalla scuola le entrava in testa con prepotenza. Era avvinghiata al braccio di Elijah dolcemente mentre avanzava lungo quel corridoio allestito scansando gruppetti di ragazzi sempre più ubriachi.
– Caroline non si lamenterà di sicuro del tuo costume. – affermò lei rompendo il silenzio che si era creato con l’Originale. Lui la sentì facilmente nonostante la musica e volse lo sguardo verso di lei.
– Non lo farà. – rispose Elijah col tono di voce di chi non sembrava accettare repliche. Lei sorrise sommessamente piegando quelle labbra di un rosso acceso in un sorriso e trascinandolo con calma verso la sala principale in cui la festa si stava svolgendo attivamente. Era il suo primo anno in quella scuola e non poté non restare stupita davanti all’accuratezza con la quale la scuola era stata risistemata. Una foschia di nebbia artificiale ricopriva la pavimentazione, luci verdastre accecavano i presenti alternandosi con colori bluastri e rossastri. Le pareti erano cosparse di strane sostanze vermiglie che avrebbero dovuto rispecchiare il sangue, ma lei sapeva benissimo che non lo era. Caroline l’attendeva proprio alla fine di quel corridoio e sorrise ampiamente al vederla.
– Sofia! Quel vestito ti sta d’incanto! – le urlò entusiasta ammirando il corto vestito nero che la vestiva raggiungendo la metà delle cosce in cui si apriva in una corta gonnella. Due ali nere stanziavano dietro la schiena mentre quelle calze scure le rabbuiavano la pelle pallida delle gambe terminando in un paio di scarpette dal tacco troppo alto e troppo scomodo, per lei. Caroline allargò le braccia accogliendola in una stretta morbida ed affettuosa.
– Io non mi aspettavo ti vestissi da strega. – rispose Sofia ricambiando delicatamente il suo abbraccio e poi fissandola sorridendo, sotto lo sguardo di Elijah che era rimasto al suo fianco per tutto il tempo. Caroline mosse le spalle.
– Colpa di Bonnie. Lei vuole fare la strega e devo farla anche io, solo perché l’anno scorso l’ho costretta a fare la stessa cosa. A proposito… – si interruppe guardando Elijah di sottecchi scorgendo quel sorriso sghembo che era andato formandosi sul volto di lui. Notò quel semplice e lungo mantello che l’Originale aveva preferito indossare coprendo il suo solito abito elegante.
– …non sei riuscita a fargli mettere niente di meglio? – domandò Caroline in un bisbiglio che sperava di tenere lontano dalle orecchie del vampiro, ma quando lo vide perdere quel sorriso e fissarla in maniera glaciale incassò la testa nelle spalle.
– Oh, andiamo Caroline. Sta benissimo! – esclamò Sofia. L’altra bionda annuì sorridendo timidamente verso l’Originale.
– Diciamo che avresti potuto impegnarti di più. – sussurrò Caroline debolmente nei confronti di Elijah. Ma lo sguardo duro e severo che lui le stava regalando non accennava a sparire.
– Preferisco così. – rispose, glaciale.
– Ad ogni modo, Sofia. Godetevi la festa, a fine serata voglio assolutamente sapere cosa ne pensi. E’ il tuo primo anno qui, il tuo giudizio vale più di tutti per me, che sono l’organizzatrice. – commentò Caroline guardandola con le labbra piegate in un tenero sorriso. Sofia annuì prima di avvicinare una mano ad una di Elijah e prendergliela morbidamente, iniziando ad allontanarsi fra la folla. Lo trascinava facilmente tra quegli studenti che puzzavano di alcolici, almeno fino a quando il corpo dell’Originale non s’irrigidì. Si fermò voltandosi a guardarlo notando quell’espressione confusa, perplessa r sorpresa che aveva disegnato il suo volto. Gli occhi di Elijah erano fissi su una chioma bionda che camminava tra la folla, un volto candido sopra il quale stanziava perennemente un rosso e carnoso sorriso malizioso.
– Rebekah. – mormorò lui. Sofia lo guardò cercando di sporgere lo sguardo in quella direzione.
– Cosa? – gli domandò.
– Seguimi. – le disse il vampiro cingendole la mano con più decisione e trascinandosela con impazienza verso la vampira Originale che si era fermata nei pressi dello spiazzo del ballo a sorseggiare un drink. Quando vide il fratello sbucare dalla folla, sorrise maggiormente.
– Elijah, da quanto tempo. – affermò con finto stupore. Solo in quel momento Elijah lasciò la mano di Sofia tenendola comunque accanto a sé.
– Rebekah, cosa ci fai tu qui? – domandò Elijah, fissandola. Lei strappò un sorso del suo drink prendendosi il suo tempo per rispondere
– Sai, Elijah, ogni tanto mi piace svagarmi. La bara inizia a starmi stretta. – rispose Rebekah sventolando una mano per dare più enfasi alla sua risposta, prima che il suo sguardo saettasse sulla spettatrice che se ne stava silenziosamente al fianco del fratello.
– Oh, tu devi essere Sofia. Nik mi ha parlato molto di te ma pensavo che il suo paragone con Marilyn Monroe fosse esagerato. Eppure eccoti qui. Piacere, io sono Rebekah, la sorella di Elijah e Klaus. – si presentò con un tono di voce e un sorriso presuntuoso e acido. Sofia sembrò stupita inizialmente prima di sorridere in maniera molto più decisa e gentile, piegando quelle carnose labbra rosso sangue.
– Piacere di conoscerti Rebekah. Anche Elijah mi ha parlato molto di te e sei anche più bella di come ti avevo immaginata. – rispose, con tutta la sincerità di cui era in possesso. Elijah la guardò per qualche istante prima di ritornare sulla sorella la quale storse la bocca in una smorfia prima di sorridere nuovamente, palesemente forzata.
– Già. Come sta Mikael? Ho saputo dell’adorabile incontro che hai avuto con lui. Deve essere stato divertente, spero sia andato via da Mystic Falls. Vero? – la incalzò Rebekah iniziando a fissarla con un’espressione tremendamente gelida. Elijah avanzò di un unico passo verso di lei, come volesse intimarla a cambiare discorso.
– Rebekah, sai benissimo che non amo i tuoi giochetti. Dimmi subito cosa state architettando tu e Niklaus o sarò costretto a scoprirlo da solo. – ordinò Elijah con due occhi cupi e gelidi. Rebekah lo fissò con astio, disapprovazione e disprezzo.
– Perché? Così puoi chiudere il capitolo della famiglia anche con me oltre che con Nik? Spero almeno che te la spassi bene con Marilyn per trattare in questo modo la tua famiglia. – sputò fuori Rebekah stringendo maggiormente la presa sul drink. Sofia sussultò a quelle parole avvertendo un’improvvisa stretta allo stomaco mentre fissava l’altra bionda con un’espressione confusa ed affranta. Elijah irrigidì la mascella a quelle parole ed avanzò minacciosamente verso la sorella.
– Elijah. – lo chiamò Sofia, allungando le mani verso di lui come volesse intimarlo a lasciar perdere. Non era quello il luogo o il momento adatto. Ma lui spostò la mano ancor prima che lei potesse sfiorarla e non la degnò nemmeno di una risposta.
– Lascia stare, Elijah. Non è il caso… – continuò a dire in un sussurro. Rebekah sorrise compiaciuta nonostante lo sguardo minaccioso ed infuriato che Elijah le stava regalando.
– Va pure, Sofia. Va a divertirti dalle tue amiche. – le disse l’Originale impedendole di controbattere. Sofia iniziò ad indietreggiare stringendo i denti ed i pugni e si voltò allontanandosi da Elijah e sua sorella. E chissà perché le parole di Rebekah le rimbombavano nella testa continuamente, senza darle alcuna tregua. Senza nemmeno rendersene conto raggiunse il bancone allestito per il rinfresco. Lo scrutò con aria assente guardandosi indietro per alcuni istanti, ma di Elijah non c’era più nemmeno l’ombra. Ma quando ritornò a voltarsi verso il bancone sussultò nel notare quell’improvvisa figura sbucata dal nulla. Corrugò la fronte guardando Klaus che si era appoggiato al bancone con noncuranza, standole proprio accanto, prima di voltare lo sguardo ad immergere i suoi occhi in quelli verdi di lei.
– Non devi darle ascolto. – le sussurrò lui, vedendola serrare nervosamente la mascella – Mia sorella Rebekah dice cose senza senso quando è ubriaca o infastidita. E stasera penso ci siano un po’ entrambe le cose. – la rassicurò, guardandola intensamente. Ma l’espressione di Sofia non parve cambiare.
– Ti diverti a raccontare gli affari degli altri a chiunque ti capiti a tiro? – gli domandò. Klaus si voltò completamente verso di lei sorridendo sornione.
– E va bene, non avrei dovuto farlo. Mi dispiace. Ti basta? – rispose lui, sorridendo divertito. Ma lei parve innervosirsi ancora di più.
– No, non mi basta. – commentò secca. L’Originale si fece scappare una risatina mentre afferrava uno di quegli stuzzichini decorati per l’occasione e glielo tese con eleganza.
– Trovo che le ali nere non si abbinino alla tua personalità. Indicano un’anima corrotta ed impura, tu non lo sei affatto. E volevo ringraziarti per quello che hai fatto con Mikael. – le disse nonostante provasse un certo fastidio nel vederla rifiutare quello stuzzichino da lui teso.
– Mi dispiace per quello che sta succedendo tra te ed Elijah. – rispose lei voltando timidamente lo sguardo a quelle parole che nemmeno avrebbe dovuto pronunciare, non verso quel vampiro. Klaus sorrise soddisfatto.
– Vedrai che Rebekah cambierà presto opinione su di te, non ha ancora avuto modo di conoscerti. – le disse Klaus. Lei strinse le labbra. Non era il fatto che Rebekah non l’accettasse, il problema. Dopotutto lei non pensava di poter piacere a tutti. Ma un improvviso odore, che si mescolava alla puzza di alcolici che popolava il loco, la destò. Sollevò lo sguardo di scatto sentendo Klaus irrigidirsi inevitabilmente al suo fianco. Mikael si avvicinò con calma estrema al tavolo ammirando con poco piacere ciò che era appoggiato su di esso.
– Sento aria di tenerezza da queste parti. – mormorò, andando a guardare Klaus e Sofia.
– Oh, ci si rivede Niklaus. Speravi che avessi lasciato Mystic Falls? – domandò verso il figlio con finta sorpresa. Sofia indietreggiò giusto un po’ finendo inevitabilmente per imbattersi nella figura di Klaus, in quel momento alle sue spalle.
– Mikael. Cosa sei venuto a fare qui? – domandò Klaus pieno di odio, disprezzo e paura. Il padre sorrise amaramente.
– Tre dei miei figli sono ad una festa organizzata da adolescenti, sono qui per controllare che non alzino troppo il gomito. A proposito, dove sono Elijah e Rebekah? – domandò, appoggiandosi con una mano al bancone. Solo dopo aver pronunciato quelle parole abbassò lo sguardo su Sofia, sorridendole.
– Che sorpresa incontrarci di nuovo. I miei figli non ci hanno presentati come si deve. Tu sei Sofia vero? – le domandò, educatamente. Lei strinse le labbra annuendo impercettibilmente col capo.
– Andiamo, non avere paura. Il gatto ti ha mangiato la lingua? – aggiunse, ghignando beffardo. Klaus guardò la scena pietrificato scostandosi da quella Sofia che aveva timore di essere troppo vicina all’altro vampiro. Il padre Originale sbuffò e quando sollevò lo sguardo Klaus era sparito nel nulla. Sorrise beffardo e ritornò a guardare la biondina.
– Ti ha lasciata di nuovo qui tra le mie mani. – affermò, riportando il busto perfettamente eretto.
– Un padre che minaccia di uccidere suo figlio, spaventerebbe chiunque. – ammise Sofia solo in quel momento, deglutendo il groppo che le si era formato in gola. Mikael scosse il capo.
– Se ti può consolare, ho cambiato idea. Non ho più intenzione di uccidere mio figlio. – affermò l’Originale, guardandola con un’espressione seria. E lei divenne improvvisamente interrogativa e dubbiosa, come se cercasse la verità in quelle parole. Ma lui sembrava più sincero di chiunque altro in quel momento.
– Perché? – gli chiese istintivamente.
– E’ mio figlio, dopotutto. Ho fatto di tutto per tenere in vita la nostra famiglia ed ora cercherò di rimediare agli errori che ho fatto durante tutti questi anni. Ma questa è una cosa che riguarda la mia famiglia, Sofia. Tu stai pure tranquilla. – sussurrò Mikael, prima di voltarsi ed allontanarsi evitando ulteriori domande da parte della ragazza. Sofia corrugò nuovamente la fronte guardandosi intorno istintivamente. Si spostò dal bancone immergendosi nuovamente tra la folla di studenti cercando nell’aria l’odore di Elijah, in silenzio.
Aprì la porta d’ingresso di quell’enorme scuola allestita per uscire all’esterno, ammirando l’aria della notte. L’oscurità interrotta dai soli lampioni delle strade sembrava rassicurarla. Sentì l’odore di Elijah non troppo distante e si voltò scorgendone la figura di spalle nei pressi di Klaus e Rebekah, accanto ad una parete della scuola. Sembravano parlare. Lei non si avvicinò ma istintivamente alimentò il suo udito riuscendo a sentire appena la voce di Klaus, ma non riuscì a fare in tempo a sentire le parole da lui pronunciate che un braccio l’avvolse per le spalle e la costrinse a voltarsi.
– Ehi guarda Elena, sono riuscito a trovarla. – affermò Damon con un tono di voce beffardo. Se la strinse contro il petto mentre lei batteva le palpebre confusa cercando con gli occhi verdi la figura di Elena che si avvicinava con un gran sorriso stampato in viso.
– Sofia, eccoti finalmente. Che fine avevi fatto? – domandò la Gilbert sorridendole gentilmente. Stefan la seguiva subito dopo.
– Io… – iniziò a dire la bionda, cercando irrimediabilmente una scusa che potesse servirle.
– Abbiamo visto Mikael alla festa. Va tutto bene? – domandò Stefan premurosamente. Damon non spostò il suo braccio da lei.
– Almeno abbiamo appurato che non l’ha rapita di nuovo. Avanti, Marilyn, di cosa avete parlato tu ed il papà Originale? – chiese ulteriormente il fratello maggiore dei Salvatore. Ma non ebbe il tempo di ricevere risposta poiché una mano gli afferrò il polso del braccio avvolto intorno alle spalle della vampira e glielo spostò bruscamente spintonando lontano da Sofia la figura di Damon.
– Credo che tu debba restare al tuo posto, Damon Salvatore. – ringhiò Elijah con tono gelido. Damon si risistemò la giacca.
– Oh, suvvia Elijah, ho fatto molto di peggio alle ragazze. – ammise il vampiro, sorridendo in maniera maliziosa. Elena e Stefan gli regalarono un’occhiata furiosa quasi all’unisono ed Elijah non fece altro che fulminarlo con lo sguardo. Rebekah, non troppo distante insieme a Klaus, sorrise divertita dalla scena che si era venuta a creare. Elijah si fermò nei pressi di Sofia squadrando i due Salvatore e la Gilbert.
– Non penso ci sia bisogno di preoccuparvi. Questa è una cosa che riguarda la nostra famiglia e, inoltre, terrò d’occhio io Sofia. Adesso, con permesso. – mormorò elegantemente Elijah scorgendo l’appena percettibile annuire del capo di Elena, la quale comprendeva pienamente la situazione. Ella sorrise nei confronti di Sofia e subito dopo si allontanò con passi insicuri e lenti insieme ai due Salvatore. Ormai aveva imparato a non impicciarsi negli affari degli Originali fino a quando non si ritrovava ad essere la diretta interessata e dal comportamento di Elijah aveva ben capito che lui non voleva alcun aiuto. Sofia si avvicinò a Klaus e Rebekah insieme ad Elijah e fu proprio Klaus a guardarla con un’espressione incerta. Ancor prima che loro potessero farle delle domande, lei schiuse le labbra per iniziare a parlare.
– Ha detto che non vuole più uccidere Niklaus. – affermò sicura sebbene il tono di voce lieve. Rebekah sembrò sorpresa ma allo stesso tempo estremamente contenta. Elijah, insieme a Klaus, non parve molto convinto di quelle parole.
– Ti ha spiegato il motivo? – domandò Elijah. Gli occhi verdi di lei si spostarono tranquillamente sul volto dell’Originale.
– Ha detto che vuole farsi perdonare per quello che ha fatto in tutto questo tempo. E penso voglia rimettere in piedi la vostra famiglia. – rispose ancora una volta Sofia facendo saettare lo sguardo sui tre volti gelidi che si trovava davanti. Klaus sussultò a quelle ultime parole.
– Non vorrà risvegliare Kol e Finn? – domandò istintivamente. Elijah e Rebekah lo guardarono eppure lui parve soffermarsi sull’espressione gelida che stanziava sul volto del fratello.
– Hai paura delle loro reazioni dopo che li hai rinchiusi in una bara per così tanto tempo? – domandò Elijah e Klaus sembrò ringhiare infastidito.
– Non ci sarò quando dovrai affrontarli. – ammise ancora una volta Elijah incitando Sofia ad allontanarsi insieme a lui, di nuovo verso la scuola. Sorrise in una maniera terrificante e glaciale voltandosi insieme alla bionda ed avviandosi verso l’ingresso. Lei strinse la testa nelle spalle.
– Non dovresti accompagnarlo? Sei suo fratello, dopotutto. – mormorò la vampira guardandolo di sottecchi. Lui varcò velocemente l’ingresso della scuola riportandosi in quel corridoio sonoro che portava alla sala in cui tutti gli studenti si erano ammassati per la festa. E quando quegli occhi verdi posarono sul viso di Elijah, riuscì a vedere il modo con cui teneva serrata la mascella e come sembrava teso.
– Non ti fidi di quello che ha detto tuo padre, vero? – gli chiese lei riprendendo a guardare davanti a sé.
– Conosco mio padre da molto tempo. Perdonare Niklaus così facilmente, non è da lui. – rispose lui ma si fermò improvvisamente e la costrinse a fare altrettanto – Ma tu non dovrai crearti alcun problema, Sofia. Non permetterò che gli succeda niente per salvaguardare la vita dei tuoi amici. E per stasera dovrai solo goderti questa festa. Per quanto riguarda la mia famiglia, provvederò a tutto io. – le disse, fissandola intensamente negli occhi. Era serio, teso e quei suoi occhi scuri quasi facevano paura nella penombra, eppure lei piegò le labbra rosse in un sorriso. Si era sempre fidata di Elijah, sin dall’inizio.
 
Mikael si guardò intorno ammirando la grandezza e la maestosità con cui i suoi figli erano riusciti a mettere su una casa, la dimora dei Mikaelson. Sorrise amaramente prima di riuscire a sentire il vento gelido della morte carezzargli la schiena. Si voltò riuscendo a malapena a scorgere la figura sfocata e debole di Esther, sua moglie.
– Mio amore. – disse il vampiro, fissandola. Esther restò seria e concentrata, cercando di mantenere il contatto che era riuscita ad avere con il mondo dei vivi grazie ai poteri delle streghe.
– Mikael, marito mio. Sei riuscito a prendere in mano la situazione? – domandò Esther, con quella sua voce cupa e lontana. Mikael annuì, continuando a guardarla.
– Mi sto riavvicinando alla famiglia, manca solo il tuo ritorno. – confermò il vampiro. Esther sorrise in maniera tenue apparendo sempre meno visibile.
– Non manca molto ma per interagire nel pieno delle mie capacità con il mondo dei vivi ho bisogno di un corpo in cui depositare la mia anima. Quello di Rebekah. – disse la donna fantasma senza tanti giri di parole.
– Vuoi usare nostra figlia Rebekah? – domandò Mikael, forse incredulo. La donna annuì.
– Mi farò rivedere quando tutto sarà pronto. Mikael, mio amore, non dimenticare che lo stiamo facendo per i nostri figli. – sussurrò debolmente Esther. Lui scosse il capo.
– Non lo dimenticherò. – rispose, guardandola sparire e lasciando nella casa nient’altro che un silenzio. Quando si voltò, ammirò i cadaveri degli ibridi ammassati all’ingresso e raccolse un pallido fazzoletto dalla tasca del suo elegante completo per ripulirsi la mano sporca del loro sangue, accuratamente.

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Note dell'autrice:
Oddio, questo capitolo non mi piace per niente. PER NIENTE.
Ci sono stata praticamente una settimana intera a scriverlo, cancellarlo e riscriverlo ancora una volta
e nonostante questo continua a non piacermi. Ma dovevo farlo, purtroppo avevo esaurito le idee, l'ispirazione
e la pazienza. Ringraziate vivamente che non siete la mia compagna di banco, nonché mia migliore amica, costretta
ad ascoltare i miei problemi su questo capitolo per ben sei ore di fila ogni mattina. Detto questo, voglio lasciare a
voi qualsiasi tipo di commenti, e me ne aspetto molti di negativi a dirla tutta. Passiamo direttamente ai ringraziamenti. u.u''
Dunque, ringrazio Anonymous writer, Iansom e Pipia per aver recensito il precedente capitolo. Inoltre ringrazio vivamente Iansom per aver recensito tutti i capitoli della storia ed aver iniziato a seguirla. **
Ringrazio elyforgotten, iansblueyes, ladyselena15, morgan_le_faye e SaraIS per aver aggiunto la storia nelle preferite ed infine ringrazio le quindici persone che l'hanno aggiunta tra le seguite. :D E voglio fare un ringraziamento speciale a meiousetsuna che sta leggendo pian piano la mia storia e la recensisce nonostante non abbia molto tempo, grazie. :3 Ah, ho anche modificato tutti i titoli dei capitoli passandoli in italiano. Il mio inglese fa davvero schifo, lo ammetto, e quindi ho preferito metterli così anche se non rendono benissimo l'idea come avrebbe fatto l'inglese. u.u'' Detto questo, a voi la parola!

   
 
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