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Autore: Raven Callen    14/12/2012    5 recensioni
Quella maledetta guerra non faceva che seminare morte e distruzione.
Dawn era li, schierata insieme agli altri, piccola Corvonero che attendeva come tutti.
Internamente pregava che quella logorante attesa non finisse mai, che si dilatasse all’infinito, e al tempo stesso che cessasse.
Sentiva ogni secondo bruciato arderle sulla pelle come fosse cenere che andava man mano a ricoprirla, che la avvicinava a quella che, forse, sarebbe stata la sua ultima ora di vita.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dawn
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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20 anni dopo... 







 
- Scott! Vieni subito!-
Tempo tre secondi e un uomo dai capelli rossi spalanca la porta della cantina, trafelato.
Ha spalle ampie, lineamenti più maturi e squadrati, portamento superbo.
Ha una leggera barba, accuratamente tagliata, che gli cresce sulle gote.
La canottiera e i jeans scuri che era solito portare da ragazzo sono sempre lì.
Non è cambiato per niente:
solito sguardo di fumo, solito sorriso maligno, soliti capelli scompigliati.
- Che succede? Va a fuoco la casa?!-
Il suo sguardo vaga frenetico per il salotto della casa, fino a trovare la fonte del rumore.
Una giovane donna dai capelli biondo cenere sta scendendo le scale del primo piano.
Sul viso la solita espressione dolce di sempre, arricchita da qualche ruga d’espressione e da una piena maturità.
I tratti sono dolci, materni quasi.
È un po’ più alta, ma rimane sempre così simile ad una bambola di finissima porcellana..
Il suo passo è goffo:
a rallentarle i movimenti ci pensa una pancia esageratamente gonfia.
Sotto gli occhi si vedono ombre scure, segni di una notte in bianco.
Non la prima, non l’ultima.
- Dawn! Quante volte ti ho detto di non alzarti dal letto?!- sbraita l’uomo, accorrendo a sorreggere la donna.
- Scusa, Scott. Volevo bere una tazza di the. - dice lei, semplicemente.
Il rosso sopprime un “Ancora?!” e fa adagiare Raggio di Luna sul divano.
- Tu rimani qui, vado a prenderti il tuo stra-maledetto the!- soffia, in modo sgraziato, per poi sparire oltre la porta della cucina.
Dawn ride, un po’ colpevole, e si sistema meglio sui cuscini:
Negli ultimi sette mesi Scott ha preparato un numero imprecisato di tazze di the e infusi vari.
È comprensibile che sia irritato.
Anzi, è strano che abbia retto tanto a lungo senza perdere la calma.
Beh, forse è perché non vuole farsi vedere arrabbiato da una certa testolina rosso carota che, proprio in quel momento, fa il suo ingresso nel salotto.
 



- Mamma, dov’è papà?- domanda un bambino di sei anni dalla pelle pallida e uno spruzzo di lentiggini sul viso.
Due occhi celesti, quasi uguali a quelli della Lovegood ma con venature grigie, fissano Dawn, in paziente attesa di una risposta.
- Papà è in cucina a preparare il the. - risponde la bionda, con tono affettuoso.
- Ne voglio una tazza anche io, papà!- strilla il piccolo Max, rivolto verso la cucina.
All’udire il ringhio sommesso di Scott madre e figlio si lasciano sfuggire una risatina discreta.
Quel figlio degenere sarà la mia rovina, pensa il rosso, comparendo nel salotto con un vassoio contenente una grossa teiera fumante, un paio di tazzine e dei biscotti.
Anche se fisicamente mi somiglia, caratterialmente è identico a Dawn, compreso il dono della lettura delle aure.
 



- Grazie, tesoro.- ringrazia dolcemente la donna, portandosi alla tazzina le labbra.
- Umpf. - sbotta il diretto interessato, sedendosi sul divano.
- Papà fa il the più buonissimo del mondo!- esclama il piccolo Max, tutto contento.
- Beh, per ora è il più buono della città, ma se continua a fare pratica potrebbe aspirare al titolo mondiale.- ridacchia Dawn.
Il rosso (adulto) incrocia le braccia al petto.
Una volta terminata la gravidanza aveva giurato a se stesso che non avrebbe preparato mai più una sola tazzina di the.
Lui odia il the!
E odia essere preso in giro.
Odia non poter rispondere “alla maniera di Scott”.
Ma c’era un motivo se si trattiene.
Se l’è meritato..
 



 
- Papà, posso andare a trovare gli zii?-
- Ma certo, pulce. Vai pure.-
Scott osserva la piccola peste che corre verso la casa degli “zietti acquisiti”, in fondo al viale.
La Iena doveva riconoscere che la Grande Guerra aveva reso uniti tutti i legami già esistendo, e ne aveva creati di nuovo. Già.
Non riusciva a vedere una gran fortuna, in tutto questo, però.
Dopo un paio di anni di tranquillità - troppo pochi..- Geoff aveva deciso di trasferirsi nella stessa via in cui abitavano i Lovegood.
E non era certo venuto da solo. Oh no.
Aveva sentito lo strano e inspiegabile bisogno di trascinare in quella folle idea anche gran parte dei loro amici.
E con “loro amici” era inteso “amici di Dawn”.
Perché Scott, a parte Duncan e sua moglie Courtney, non aveva mai avuto a che fare con il resto della banda. E avrebbe continuato a ignorare la loro esistenza se non fosse successo tutto quel casino.
Stupido Grifondoro festaiolo!
L’unico lato positivo era la presenza costante del suo vecchio compagno di casa:
Si, il tempo ad architettare scherzi con Duncan gli era decisamente mancato.
 



Scott reprime un brivido al ricordo dei primi mesi di convivenza e di buon vicinato.
I suoi pensieri fluiscono di nuovo verso Max, che è sparito oltre la porta di casa McCord.
Zia Gwen sarà contenta di rivederlo.
E magari lo difenderà dal troppo affetto del suo consorte e degli altri esuberanti “parenti”:
Quello sciroccato di Trent si è messo in testa di insegnargli a suonare la chitarra.
Courtney non fa che regalargli dei libri di diritto civico.
Duncan tenta di convincerlo a rovinare il giardino di Zia Courtney, corrompendolo con un mazzo di tarocchi per leggere il futuro.
Geoff vuole insegnargli a surfare.
Povero figlio mio!
Ogni tanto, quando non sono troppo occupati a litigare, Alejandro e Heather Burromuerto cercano di traviare Max con i loro discorsi manipolatori.
Ma è una causa persa, anche se quei due non si arrendono:
Nonostante l’età, Max è troppo simile a sua madre per farsi incantare così facilmente.
 



Scott scuote il capo, rientrando in casa.
- Dawn, amore mio, luce dei miei occhi, quanto ancora mi farai pesare la mia piccola debolezza?- domanda poi, cercando di usare il tono più persuasivo e dolce del suo repertorio.
Peccato che le sue frasi romantiche - o i tentativi di esse.- suonano costantemente come una presa per i fondelli.
Raggio di Luna sfodera un sorrisino compiaciuto.
Scott la trova decisamente inquietante.
- Fino alla maggiore età dei miei figli. È meglio se ti dai da fare, ragazzo del the. -
 
 

Dawn si era svegliata inquieta, quella mattina.
Eppure non ne aveva motivo. Era a casa, nel suo letto. Al sicuro.
La guerra era ormai finita e lei aveva tutto il tempo per costruirsi una nuova vita con..
- Scott.-
Nessuna risposta.
Raggio di Luna corse per il corridoio, rischiando di inciampare una volta o due.
Quando spalancò la porta della camera degli ospiti la trovò vuota.
Il letto disfatto, tutte le cose del rosso.. sparite.
C’era solo un biglietto.

 

“ Mi spiace, Principessa delle fate.
Non posso restare.”

 

Poche parole che aveva faticato a decifrare a causa delle lacrime.
Si era accasciata sul pavimento e aveva pianto a lungo.
Era la prima volta che piangeva lacrime di rabbia..

 
 


- Ma poi sono tornato!- protesta Scott, cercando di difendersi.
 


 

Si era ripresentato a casa Lovegood un anno dopo.
Si era pentito.
Si era preparato di tutto, persino un discorso di scuse nonostante non fosse nel suo stile.
Certo, non si sarebbe mai aspettato di vedere il signor Lovegood che gli veniva incontro in vestaglia e armato di bacchetta.
Tantomeno di essere inseguito da lui per tutta la via.
Non sarebbe stato facile avvicinarsi a Dawn.

 
 
 

Era riuscito a raggiungerla, arrampicandosi fino alla finestra della sua camera.
Proprio come il principe azzurro di qualche film.
Puah.
Dawn era rimasta sconvolta di vederlo.
Aveva tanto l’aria di volergli mollare uno schiaffo.
Ma non lo fece. Scoppiò a piangere tra le braccia del rosso.
La favola sembrava aver trovato un lieto fine.

 


 
- Era il minimo che ti potesse capitare, Scott. Di solito mio padre usa un fucile babbano per scacciare gli inopportuni. -
- Ah, fantastico. Adesso si che mi sento rincuorato.-
- Sei impossibile.-
- Però ti mancavo.-
- Per niente.-
- Non mi pareva che la pensassi così…- ammicca maliziosamente l’uomo.
Dawn risponde tirandogli un cuscino in faccia, senza riuscire ad impedirsi di arrossire.
Oh be, finché Dawn si limitava ai cuscini..
 


 

Se ne era andato. Di nuovo!
Dawn fissa sconvolta il treno partire.
Non è possibile. Doveva essere tutto uno scherzo. Uno scherzo di cattivo gusto.
Si porta una mano al ventre.
Quel ragazzo non poteva essere davvero così irresponsabile da lasciarla in una situazione simile.
Strinse forte gli occhi, mentre una lacrima le graffiava la guancia.
Scott le aveva promesso che non l’avrebbe più fatta piangere.
Aveva mentito, evidentemente.
Sorriso innocente, dita incrociate dietro la schiena.
Promessa falsata.
La biondina strinse i pugni attorno alla stoffa del suo vestito.
Era davvero troppo…

 


 
- Quella volta l’hai combinata proprio grossa.-
- Oh andiamo, lo sai che le promesse non sono mai state il mio forte.-
- Ciò non toglie che tu sia stato un vero idiota.-
Scott sbuffa, cercando di nascondere i sensi di colpa che ancora lo tormentano, a distanza di anni.
- Però alla fine ho sistemato tutto!-
- Si, alla fine hai sistemato tutto.-
 
 

 

Scott stava lottando contro la resistenza della biondina.
Questa volta, al suo ritorno, ad accoglierlo c’era stato un vaso di fiori e qualche schiantesimo che la sua amata gli scagliava addosso.
Non sembrava, ma la piccoletta recalcitrante aveva parecchia aria, nei polmoni.
E una mira più che ottima.
- Vattene via! Vattene!-
- Dawn, calmati.-
- Calmarmi? Io devo calmarmi?! Mi hai abbandonato non una ma due volte e stai dicendo che devo calmarmi?! Ma tu credi che io sia stupida?!-

- Ma fatina, avresti dovuto saperlo che io..-
- Eh no, adesso basta!-
Il rosso si era sentito afferrare per il colletto della maglia che portava e si era trovato davanti un visetto irritato.
No, irritato non rendeva l’idea. Dawn era proprio incazzata nera.
- Non mi importa cosa avrei dovuto sapere o cosa avrei dovuto non fare!- sputò la biondina, con le lacrime agli occhi. - La verità è che sei un vigliacco, che non è capace di rispettare i propri impegni! Sei un…-
Scott pensò che non ci fosse momento migliore per baciarla.
Mentre univa le labbra livide di Dawn alle proprie, il rosso si ripromise di non renderla mai più così infelice..

 
 

 
- Beh, questa volta sono stato bravo, però. Ho mantenuto la promessa.-
- Si, questa te la concedo.-

 
 
Scott sorride alla donna, prima di baciarla con trasporto.
Bacia sua moglie a lungo, fino a farla arrossire.
- Scott!- si imbroncia quella, cercando di nascondere il rossore.
La Iena ghigna, contento di essersi preso una rivincita.
Certe cose non sarebbero cambiate mai..
 
 
 
 
 


 
 
 
Angolo del Corvo:
 
 
Salve a tutti ^^
Ecco finalmente, l’ultimo capitolo della mia ff.
In questo ultimo capitolo avete visto i retroscena di un finale che non è rosa e fiori ma che finisce comunque bene.
Abbiamo una Dawn incattivita e uno Scott addomesticato. Sono un po' OOC ma pazienza.

Ora la mia prima Long è finalmente conclusa.
*si asciuga una lacrima* sono quasi commossa.
Innanzitutto mi scuso per l’abominevole ritardo con cui ho pubblicato questa.. cosa.
Non è neppure un gran che.
Poi volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti, e che hanno messo la storia nelle Seguite, nelle Preferite e nelle Ricordate.
E anche a chi legge nell’ombra.
Grazie a tutti, siete fantastici!
*stappa lo spumante.*
Offro io. ^^
Arrivederci…
  
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